8 Agosto - Oslo, Valle Hovin, Norvegia

 

 

Scaletta:

Start Me Up
You Got Me Rocking
Rough Justice
Bitch
Monkey Man
You Can't Always Get What You Want
Midnight Rambler
I'll Go Crazy
Tumbling Dice
You Got The Silver
I Wanna Hold You
Miss You (to B-stage)
It's Only Rock'n Roll
Satisfaction
Honky Tonk Women (to main stage)
Sympathy For The Devil
Paint It Black
Jumping Jack Flash

Brown Sugar

 

 

 

 


Lasciata Copenhagen ieri mattina, in un’ora circa di volo siamo arrivati ad Oslo.
La città è piccola, carina, cara come il fuoco. Dopo averla girata a lungo, a metà sera decidiamo di fermarci in una panchina del giardino che sorge accanto al Parlamento e ... davanti all’albergo dei Rolling. L’idea è di riposarci giusto pochi minuti: andremo via da lì soltanto a notte fonda.
C’è un viavai continuo di crew, mogli e figlie, ragazzi della band (Bernard, Lisa, Tim, Darryl) e di fans. Arriva un’auto sportiva nera, cabrio, con la lingua dipinta sulla fiancata.
Ancora un po’, e da una Mercedes nera scende Charlie.
Ci precipitiamo a salutarlo, e io immortalo il momento storico in cui firma l’autografo a Derek sul biglietto del concerto di Brno.
Mentre la folla, sempre più imponente, si accalca di fronte all’ingresso principale, l’italico gruppetto si defila verso l’angolo a sinistra.
Ed è così che individuiamo la stanza di Ronnie, che chiamato a gran voce si affaccerà più volte a salutarci (anche perché Teresa, fin da Nizza, ha con lui un rapporto confidenziale) e quella, un piano sopra, di Keith il quale, mandate le ragazze a cena fuori, dà inizio al festino con Bobby Keys (purtroppo, da quella finestra non voleranno televisori).
Quando si affaccia gli gridiamo “alla faccia di chi ci vuole male” e Keith mostra di capire, salutandoci calorosamente.



La mattina dopo giriamo ancora per la città, poi ci rechiamo al concerto.
Rispetto al centro città, Valle Hovin si trova in Culonia, oltretutto nel bel mezzo di un cantiere. Capire quale sia il nostro ingresso non sarà cosa facile (non mi venite a dire che l’organizzazione italiana è disastrosa, vi assicuro che c’è di molto peggio).
Passare i controlli è sempre un’esperienza interessante: se a Copenhagen era consentito portare roba da mangiare ma non da bere, ad Oslo accade l’esatto contrario: niente cibo ma tutte le bottiglie che vuoi. Sono giunta alla conclusione che lo facciano per noi, così inganniamo le ore di attesa scommettendo su cosa può entrare o meno allo stadio, e non ci si annoia.


Il pubblico di Oslo è assai eterogeneo: ci sono almeno quattro generazioni e tanti ragazzi giovanissimi. I miei vicini di transenna, una decina di ventenni, si sono messi in fila alle 9 del mattino.
Nel frattempo arrivano le nuvole, ed una leggera pioggia disturberà la performance, non esaltante, dei Dandy Warhols.

Poiché questa sarà la mia ultima transenna (per quest’anno) ho deciso di lasciare la fotocamera in albergo e di godermi ogni singolo istante del concerto.

Lo spettacolo è fantastico, grandioso, non mi stancherò mai di vederlo e rivederlo.
Cosa c’è di più divertente che vedere Charlie, sornione, dirigere le danze, e Ronnie zampettare felice da un lato all’altro del palco? Cosa c’è di più coinvolgente che morire dietro ogni gesto di Keith, giacca nera lunga con ricamati sulla schiena i gigli di Firenze, e dietro ogni movenza di dio-sceso-sulla-terra-Mick?
Bitch, Monkey Man, You Can’t, bellissima, la riascolto con immenso piacere, Midnight Rambler (può una canzone sembrarti ancora più bella ogni volta che la riascolti?) sono una sequenza micidiale di suoni e immagini.
E anche se, per il resto, la scaletta è immutata, la magia si è compiuta, tutti sono felici e appagati, ed io già non vedo l’ora di essere a Londra.

Dopo il concerto torniamo, speranzosi, sotto l’albergo ma, a parte i tentativi di una bionda, diversa da quella di turno a Copenhagen, di salire nella stanza di Bernard, tentativi alla fine premiati, ci dobbiamo accontentare delle ragazze Richards, che con Liah Wood e la figlia di Cohl vanno all’Hard Rock Cafè. La sortita al bar sulla terrazza non va oltre l’avvistamento di Bobby Keys e Darryl Jones.

Il giorno dopo andiamo a visitare il trampolino di Holmenkollen ma facciamo in modo di essere nuovamente sotto l’albergo, ormai ci abbiamo preso gusto, per l’ora in cui, presumibilmente, i nostri partiranno per Losanna. Mi perdo l’uscita di Keith, dal garage, direttamente a bordo dell’auto, ma non quella di Mick, che ci saluta. Esilarante Teresa che si butta sulla macchina e manda baci mentre Pino parte all’inseguimento. Che giornate!
Ma, ormai, è già tempo di guardare avanti: arrivederci a Londra!!!

Daniela






Special thanks to Daniela e Pino for the pics !!








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