Rolling Stones Italia - Discografia Ufficiale - Exile On Main St. 1972


1972
EXILE ON MAIN ST.

 

 

 

1 Rocks Off
2 Rip This Joint
3 Shake Your Hips
4 Casino Boogie
5 Tumbling Dice
6 Sweet Virginia
7 Torn And Frayed
8 Sweet Black Angel
9 Loving Cup
10 Happy
11 Turd On The Run
12 Ventilator Blues
13 I Just Want To See His Face
14 Let It Loose
15 All Down The Line
16 Stop Breaking Down
17 Shine A Light
18 Soul Survivor

 


 

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Etichetta:

Virgin

Data di pubblicazione:

26 Maggio 1972

Formazione band:

Mick Jagger: Voce

Keith Richards: Chitarra

Charlie Watts: Batteria

Bill Wyman: Basso

Mick Taylor: Chitarra

Altri musicisti:

Bobby Keys - Sax

Jim Price - Piano, organo, trombone, tromba

Nicky Hopkins - Piano, tastiere

Bill Plummer - Basso

Ian Stewart - Piano, tastiera

Billy Preston - Piano, organo

Al Perkins - Steel guitar

Jimmy Miller - Percussioni, produttore



Note:

Exile on Main St., Viene pubblicato nel 1972, è la quattordicesima uscita dei Rolling Stones in Gran Bretagna (26 Maggio) e la diciassettesima negli Stati Uniti (22 Maggio).
Aveva come titolo provvisorio Tropical Disease poi sostituito con quello noto. Raggiunse il numero 1 sia nella classifica inglese, sia in quella statunitense, rimanendovi rispettivamente per una e quattro settimane.

Il titolo dell'album allude al loro esilio dall'Inghilterra (raffigurato con una serie di foto nel retro della copertina) a causa di problemi con il fisco con conseguente trasferimento in Francia. Infatti, le registrazioni vengono fatte nella cantina della
Villa Nellcote in Costa Azzurra di Keith Richards con l'aiuto del Rolling Stones Mobile studio in giardino, il famoso camion.

Exile on Main St. occupa la settima posizione nella classifica dei 500 migliori album di tutti i tempi stilata dalla rivista Rolling Stone.
Keith Richards nel 2004 affermò che questo fu "il primo disco grunge" della storia. In questo album infatti si instaura un duello tra blues e boogie, tra rumore e silenzio, tra armoniche country e chitarre slide in evidenza.
La canzone più famosa è probabilmente Tumbling Dice, ma molto note sono pure Rocks Off, Shine a Light, Sweet Virginia, All Down the Line e Happy. Quest'ultima fu incisa da Keith Richards insieme al produttore Jimmy Miller e al sassofonista Bobby Keys mentre aspettava gli altri membri che erano in ritardo in studio.

In "Exile on Main Street" i Rolling Stones escono dalle formalità commerciali puntando dritto alle viscere del rock nella sua forma piu' grezza e brutale. In effetti le canzoni perdono la tipica orecchiabilita' dei riff-stoniani dilagando il tutte le tradizioni care ai nostri.
A Mick Jagger non piacque molto: lo considerava troppo grezzo e mal prodotto. Il buon Keith si immerse con tutta la sua passione per gli stili tradizionali lavorando al disco e registrandolo, in buona parte, nella sua villa nel sud della Francia, rielaborando scarti dei dischi precedenti.
"Exile on Main Street" è la summa del Richard-pensiero. Nel doppio album del 1972 c'e' tutta la musica con la quale il chitarrista era nato: il blues, il gospel, il boogie, la tradizione popolare ed il folk, il rock'n'roll, l'honky tonk avvolti dal nuovo stile 'cockney' di cantare dell'ottimo Jagger.
La vena creativa di Richards, in quel 1972, risente in parte, probabilmente, anche della frequentazione ed amicizia con il country-rock man Gram Parson.

Il periodo così prezioso, fu paradossalmente uno dei più fragili per la vita di Keith, ormai tossicodipendente di eroina ma comunque mai così prolifero nelle composizioni.
Esiliati come fuggitivi nella claustrofobica umidità del seminterrato della villa di Richard (il che probabilmente spiega perché l'lp stesse per essere intitolato 'malattia tropicale') i Rolling Stones riuscirono a produrre il loro capolavoro, un album che non solo essi stessi, ma anche i loro contemporanei, devono ancora superare.
In verità, questo è l'album che tutti desideravano che gli Stones ambissero a realizzare e così facendo essi superarono di gran lunga tutte le aspettative.
E' un album impreziosito anche da Mick Taylor e da Ian Stewart: i loro apporti nella miscela rollingstoniana in "Exile" sono impareggiabili.
Richard non amava molto Taylor: lo considerava bravissimo con la chitarra elettrica, ma privo di cuore: troppo tecnico, insomma. Taylor non amava molto il tipo di vita degli Stones, ma probabilmente non tollerava che alcune sue intuizioni chitarristiche fossero poi non incise nei brani (un anno e mezzo piu' tardi se ne ando' dal gruppo di sua volonta').
In effetti il duo Jagger-Richards era parecchio egoista sui brani da inserire nei dischi e Bill Wyman, anni dopo, se ne ando' proprio per quel motivo!



Rocks Off apre l'album: e' un rock'n'roll uscito da una session di "Sticky Fingers" che si muove tra chitarre ritmiche ed il piano di Ian Stewart.
Stupendo l'arrangiamento ai fiati di Jim Price.
In effetti la realizzazione dell'album dipese spesso da improvvisi momenti d'ispirazione e "Rock off" è un esempio calzante. La registrazione si era protratta fino all'alba, fino a quando, anche Keith Richard era crollato esausto. Solitamente per Andy Johns, il fonico, quello era il segnale che la seduta di registrazione era aggiornata e che finalmente poteva andarsene anche lui a dormire. Fece così anche quella volta, ma non appena fu arrivato alla casa (distante una mezzora d'auto da Nellcote) che divideva con il trombettista Jim Price sentì squillare il telefono: era Keith: "Dove cazzo sei?" gli chiese il chitarrista "Beh dormivi" gli rispose Johns "e ho pensato che avessimo finito visto che erano le 5 del mattino".
Normalmente Richards avrebbe atteso fino alla seduta di registrazione della sera seguente, ma in quel momento si sentiva particolarmente ispirato e pertanto voleva assolutamente sfruttare il momento. "Oh no torna qua devo assolutamente registrare quella parte di chitarra" disse. Johns tornò a Nellcote: "tornai là, lui attaccò la telecaster e registrò la seconda parte di chitarra ritmica e il brano come dire, decollò" Ricorda Johns, il secondo take fu quello buono, evidentemente Richard era davvero ispirato…

In Rip This Joint gli Stones suonano un boogie abbastanza indurito e di facile presa con un grande solo di sax di Keys.

Shake Your Hips (cover di James Moore) e' costruito sopra un riff che assomiglia molto ad ''On The Road Again'' dei Canned Heat nel giro di note suonate dal basso di Wyman. Un chiaro omaggio alle loro radici.

Casino Boogie lento shuffle si smuove tra honky tonk e boogie rafforzata con la slide ed il sax. Troviamo Richard al basso. Brano ispirato dalle giornate passate da Keith al vicino casinò.

Tumbling Dice in questo brano Jagger suona parti di chitarra e le parti di basso sono a cura di Mick Taylor e grande groove di Richards.
Titolato in origine "Good Time Woman", il brano viene provato all'infinito a causa dell'insodissfazione di Richard a trovare il riff centrale.
Il brano richiama il boogie blues caro a Richards: il pezzo si muove anche in territori gospel. La voce di Jagger risulta affogata tra gli strumenti.

Sweet Virginia: un avanzo della session di Sticky Fingers tenute a Stargroves, si spiega il perché di un suono separato migliore. Una song-tradizione, molto honky tonk e splendidamente condita di armonica, piano e sax. Anche qui cori gospel.

Torn And Frayed: Si denota l'ispirazione Country Western fornita agli Stones dalla presenza a Nellcote di Gram Parson con la vivace steel guitar di Al Perkins. La vesione definitiva è contraddistinta da una rarissima prestazione all'organo da parte di Jim Price. Semplicemente si sentì ispirato a suonare un'organo Hammond che si trovava a portata di mano, senza rendersi conto di poter essere sentito dalla sala controllo e che nell'udirlo suonare Johns e Miller decisero su due piedi di registrarlo.

Sweet Black Angel: altro avanzo di Sticky Fingers e' un bel brano dove la chitarra acustica e le percussioni dominano; il finale e' lasciato ad un solo d'armonica. Brano discusso dai media per l'onesta dedica all'attivista di colore Angela Davis.

Loving Cup si sogna con il piano del grande Nicky Hoopkins; diventa un bellissimo gospel impreziosito dai fiati della coppia Price & Keys.

Happy è l'inno disperato commovente e al tempo duro di Keith. L'enfasi ritmico del brano è come sempre estremamente grintoso e trascinante e se anche la voce di Richards è in questa occasione più sottile e sgangherata che in altre occasioni è difficile resistere allo spirito presente in Happy, grazie anche alle ben posizionate armonie vocali di Jagger.

Turd on the Run: in questa specie di rito voodoo che è 'Turd On The Run' si trova una delle prestazioni all'armonica di Jagger più trascinanti e ipnotiche di sempre. Mentre Richards e Taylor infuocano le proprie chitarre, Jagger suona e geme in modo inquietante quasi sinistro sputando fuori un testo che parla di amore tormentato e tormentoso.

Ventilator Blues: brano che rievoca le radici blues e in particolar modo Robert Johnson. Tra le altre cose questo è l'unico brano dove Mick Taylor viene accreditato come compositore. Rimarrà anche l'unico...
Canzone sicuramente ispirata dal caldo pazzesco con unico aiuto un ventilatore che penzolava dal soffitto.

In I Just Want To See His Face gli Stones sperimentano riti voodoo ed affini con vocalizzi: siamo nella semi-psichedelia gospel, ma lontani da "Sympathy For The Devil".
Alle percussioni Jimmy Miller e Bill Plummer al basso.

Let It Loose presenta memorabili fraseggi di piano, di chitarra elettrica e la voce aggressiva di Jagger; il brano quindi si fa trascinare con le trombe in pieno gospel. Troviamo, dopo una richiesta da parte di Jagger a Dr John, ai cori Tammy Lynn, Shirley Goodman e lo stesso Dr John.

All Down The Line trascinante sound rock, costruito sulla base di accordi carichi di saturazione di Keith assieme a a qualche breve lampo solistico da parte di Taylor. Gli eleganti fiati di Price & Keys si intrecciano con con un coro di pressanti armonie vocali che accompagnano Jagger mentre chiede 'non vuoi essere la mia bambina per un pò?'

Stop Breaking Down e' un blues di Robert Johnson che gli Stones rendono grande e molto pulito soprattutto con la ottima solista di Richard; la batteria suona come dinanzi ad un rito pagano.
Oltre alla notevole chitarra di Mick Taylor, un altro elemento chiave è la prestazione al pianoforte di Ian Stewart. Si tratta di una delle tre apparizioni nell'album da parte dell'uomo che era stato buttato fuori dagli Stones perché aveva un aspetto troppo normale. Stu era una specie di pilastro di sostegno in simili circostanze e la sua collaborazione nella incisioni della band era sempre la benvenuta: senza dubbio una canzone come questa sembrava particolarmente adatta al suo stile pianistico ispirato al boogie woogie.

Shine A Light: l'Hammond pulito e vibrato di Billy Pereston fa da tappeto alla song che si muove tra pop e rock easy con ottimi coretti gospel.

Soul Survivor con quell'aspro e tagliente riff di chitarra che va avanti all'infinito come se fosse un loop. Nonostante Jagger si dia da fare con la voce, qui la vince il muro di suono creato dalle chitarre e questo brano sottolinea la potenza ritmica di Richards.
"Se si vuol capire come suona la chitarra Keith Richards, bisogna osservarlo come gioca a biliardo" diceva George Chkiantz "Ha dei problemi a mantenere le palle sul tavolo… è assolutamente esplosivo"

 



Con "Exile on Main Street" del 1972 si chiude un ciclo per i Rolling Stones. Nessuna delle pagine discografiche successive si accosterà piu' alle vette musicali raggiunte da dischi degli anni '60 e dai primi due album dei '70: "Sticky Fingers", il disco leggendario, ed "Exile on Main Street" appunto.
Quest'ultimo doppio LP viene considerato anche l'ultimo grande disco dei Rolling Stones ed è, probabilmente, il miglior disco blues "bianco" realizzato.
I fiati sono un monumento, il piano di Ian Stewart lo e' anch'esso. Ma il disco in toto e' parecchio inferiore al precedente "Sticky Fingers" e, probabilmente, comunque, il piu' impegnato album delle Pietre Rotolanti.

Il doppio album e' il piu' memorabile furto perpetrato ai danni, o a favore, dei neri. Sudicio e selvaggio e grezzo, "Exile on Main Street" e' fatto del cantare di Jagger (qui come cantante soul istrionica) e della inventiva di Richard. Nonostante la minore presenza dei riff tipici degli Stones e', comunque, "Exile on main street" un inno al sano e creativo Rock.

Il Suono Stones negli anni in avanti non e' stato piu' lo stesso. Jagger diventa troppo attaccato a seguire le musiche in voga al momento. Richard non le considerava per niente. Raggiunsero compromessi negli anni successivi, ma anche divergenze che misero in crisi la band; con un Ron Wood (entra nei Rolling Stones ufficialmente nel 1975, ma li frequentava da tempo addietro) a fare spesso da paciere tra le parti. Quello che e' certo e' che il primo grande periodo degli Stones termina con questo bel doppio disco.

Olia



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