Soltanto loro.
Solo questi quattro
maledetti strafighi potevano convincermi a superare la paura
dei voli lunghi. Ma tant’è, siamo nella Grande Mela: Isy e
Simona, Roberto e Ornella, Lucia e, naturalmente, la
sottoscritta.
Due sere
fa abbiamo visto il concerto al Madison Square Garden (!!!),
oggi ci aspetta lo stadio.
Il
viaggio, non più di una mezzoretta, è divertente:
l’appuntamento è in Times Square,
poi tutti
a bordo del pullman noleggiato dagli ottimi fans olandesi.
Insieme a noi italiani ci sono anche spagnoli e tedeschi.
Fuori dallo stadio gli americani fanno picnic, arrostiscono
bistecche sui barbecue e giocano con i palloni da football.
Pare di essere dentro un telefilm.
Noi
facciamo le foto con la bandiera italiana ed una foto con
l’amico tedesco vestito come Mick quando faceva Sympathy con
il mantello, il cappello a cilindro e gli occhialini tondi.
Praticamente un pazzo!
Lo stadio
è veramente gigantesco. Qui negli States tutto è grande, ma
questo stadio è davvero imponente. Il nuovo, bellissimo,
stage ha trovato la sua collocazione ideale.
I nostri
posti, sul prato, fila 33, dalla parte di Keith, sono molto,
molto buoni.
La serata
è perfetta, calda abbastanza da stare in maglietta.
Nell’attesa ci guardiamo in giro: la persona più eccentrica
è sicuramente una donna che non avrà meno di sessant’anni,
con minigonna davvero mini, calze a rete e giacchino corto
con ricamata la lingua. Spettacolo!
Il bello
dei concerti americani è che tutti i posti sono numerati,
perciò, anche se sei sul prato, non devi fare ore ed ore di
attesa come da noi, in Europa. Di lì a poco, infatti, appena
fa buio, Alanis Morrisette apre le danze. E’ brava e scalda
a dovere il pubblico.
Poi è di
nuovo attesa, il momento si avvicina, eccolo, è arrivato:
BANG!
Ed è
subito Start Me Up e You Got Me Rocking,
travolgenti. Mick è in grandissima forma, persino la voce mi
sembra migliore che nel 40 Licks Tour. Shattered è la
sorpresa (non si sentiva dal 1982) Tumbling Dice, con
i suoi splendidi fiati, la conferma.
Subito
spazio alle novità con Rough Justice che è
potentissima, già un classico Stones.
Ruby
Tuesday ci porta in un’atmosfera da sogno, mentre
Heartbreaker è veramente un inaspettato colpo al cuore.
Il pubblico è già al delirio. Con Night Time Is The Right
Time (omaggio a Ray Charles) Mick trova in Lisa
la spalla perfetta, il duetto è semplicemente divino. Alla
presentazione della band seguono le solite parole smozzicate
di Keith, accolto da un’ovazione, che per The Worst
si fa accompagnare da Tim Ries e Bernard Fowler. E poi
Infamy, che naturalmente adoro, molto divertente.
Miss You (la preferivo con i fiati) ci porta
letteralmente nel B-Stage. La nuovissima e strepitosa Oh
No, Not You Again fa ballare tutto lo stadio, molti
sulle sedie, ed il ritmo si mantiene altissimo con l’altra
perla ripescata dagli anni ’80, She’s So Cold.
Tornati sul palco con il gioiellino Honky-Tonk Women,
che non si può non cantare a squarciagola, un altro
bellissimo momento ce lo regala la raffinatissima Out Of
Control, eseguita in maniera più sapiente che in
passato. Sympathy For The Devil è in versione
capolavoro, con Mick che ritorna a cantare in falsetto.
Jumpin’ Jack Flash, Brown Sugar e
Satisfaction, in rapida successione, ci ricordano, come
se ce ne fosse bisogno, che i migliori sono ancora loro.
Il primo encore è You Can’t Always Get What You Want,
semplicemente favolosa, il secondo It’s Only Rock’n’Roll,
che chiude il concerto in un crescendo da vertigine.
Che altro
dire? La set list è un ben dosato insieme di classici, meno
classici, novità assolute e finezze straordinarie. Tutta la
band appare in forma smagliante, questa sera non ci sono
stati errori. Lo stadio, ne sono sempre più convinta, è la
loro dimensione ideale.
Insomma,
è proprio come c’è scritto sulla mia maglietta:
IT’S NOT A
CONCERT. IT’S THE ROLLING STONES ON STAGE.
Daniela
Caddeo
|