17 Luglio 1982 - Napoli, Stadio San Paolo

 

 

Under My Thumb

When The Whip Comes Down

Let's Spend The Night Together

Shattered

Neighbours

Black Limousine

Just My Imagination

Twenty Flight Rock

Going To A Go Go

Let Me Go

Time Is On My Side

Beast Of Burden

You Can't Always Get What You Want

Little T & A

Angie

Tumbling Dice

She's So Cold

Hang Fire

Miss You

Honky Tonk Woman

Brown Sugar

Start Me Up

Jumpin' Jack Flash

Satisfaction

Copertina del bootleg



Ricordo bene quel giorno, avevo avuto problemi di stomaco fino alla mattina del 17 luglio e rischiai di perdermi il concerto. Fortunatamente il concerto era di sera e quindi ebbi modo di sentirmi meglio con il passare del tempo. Mi rammento le ore di attesa.
Arrivammo allo stadio intorno a mezzogiorno e già c’era molta gente all’interno. Oggi tutto è molto più rapido. Il palco era enorme.

La G. Jeils Band fece il suo set riuscendo a coinvolgere tutto lo stadio, una rarità se si pensa che da diversi anni difficilmente si presta attenzione al gruppo di spalla. I Rolling Stones attaccarono alle 21 con Under My Thumb e l'emozione fu immensa, Jagger inarrestabile seguito a ruota da Richards e Wood, mentre a volte ti capitava di non riuscire a vedere Wyman, tanto che quando Jagger ha presentato la band lo ha preso e portato davanti al palco.

Fu uno show dai ritmi veloci, con poche concessioni ai brani lenti, Ron Wood suonò davvero bene, mentre Richards mi sembrò opaco, almeno quella sera. Confesso che non feci molta attenzione a Watts, d'altronde allora mi sembrava solo un batterista che tutto sommato faceva solo il minimo indispensabile. Quanto mi sbagliavo. Il bello di quel concerto, almeno per me, fu il fatto che metà della scaletta era basata sugli ultimi 3 dischi pubblicati.
Splendide Neighbours, Beast Of Burden e Black Limousine.

Già allora ci si chiedeva se sarebbero stati in grado di reggere un concerto essendo dei quarantenni. Li ho rivisti a Roma nel 90 e suonarono meglio, con Richards stavolta in gran forma, sebbene ricordo che su Tumbling Dice Jagger entrò completamente fuori tempo e ci fu

uno spostamento della battuta per rimediare al suo errore con Wyman che si gira verso Richards che gli risponde con un'occhiata che sembrava dire "30 anni che canta e fa ancora questo genere di cazzate" (ero sotto il palco e vidi bene la scena).

Potrebbero andare avanti ancora a lungo se evitano si salire su un albero.

 

Gabriele Marino


Stadio San Paolo


Articoli Corriere della Sera Luglio 1982






Il commento che segue è stato scritto, durante il viaggio di ritorno dal concerto, da una ragazzina di 14 anni. Questa quattordicenne, grazie ai fratelli maggiori, ascoltava i Rolling Stones fin da bambina.
Un giorno, i fratelli maggiori decisero che la bambina era cresciuta e le regalarono il suo primo disco. Era il Natale del 1981 e il disco era Tattoo You.
La ragazzina ascoltò il suo disco ogni giorno e, nel frattempo, sognava.
E il 17 Luglio 1982 il sogno si avverò e la ragazzina era a Napoli, sul prato del San Paolo, per vedere il suo primo concerto dei Rolling Stones.
Dopo quello ce ne sono stati altri 30, in giro per il mondo. Quasi tutti sono stati più spettacolari del primo, ma quella fu l’esperienza che cambiò la vita della ragazzina.
Non avevo più letto queste pagine da moltissimo tempo ma quando, la scorsa estate, ad Amsterdam, Jacopo mi ha chiesto di scrivere qualcosa su quel concerto, mi sono ricordata con immenso affetto di quella ragazzina così entusiasta, la stessa ragazzina che ritorna ogni volta che un lampo squarcia il buio, Keith compare sul palco e Mick inizia a cantare.
Buona lettura!


Sono le 13,30. Sul piazzale antistante lo stadio non vedi che due parole: Rolling Stones. Dappertutto ci sono magliette, spille, dischi, poster con le loro facce o con la lingua.
Dentro lo stadio, lo spettacolo che ci si presenta offre un colpo d’occhio eccezionale.
Sul fondo c’è un enorme palco rosso, viola e giallo con una passerella per lato.
E’ diviso in quattro pannelli: sul primo c’è disegnata una macchina rossa, sul secondo una chitarra, poi c’è il sipario, aperto, sul terzo dei dischi e sul quarto un sax.
Sopra c’è un pannello viola con disegnata una specie di freccia, e una fila di palloncini colorati che va da una parte all’altra del palco. Ma ciò che ci separa dal palco non è un campo di calcio ma un tappeto di gente in piedi, seduta o coricata che cerca di ingannare queste ore di attesa.
Anche sugli spalti c’è tanta gente ma la grande concentrazione è sul campo, ed è lì che ci dirigiamo. Con qualche difficoltà, raggiungiamo uno spiazzo libero a pochi metri dal palco e ci sediamo sul grosso telone nero che protegge l’erba ma che attira il sole in maniera pazzesca: dopo un po’ lo elimineremo e rimarremo direttamente sull’erba.
Vicino a noi c’è gente di ogni tipo: alla mia sinistra tre ragazzi tedeschi sdraiati su un sacco a pelo; di fronte un gruppo di ragazzi e una ragazza di Arezzo; sulla destra un numeroso e turbolento gruppo di romani; alle mie spalle un ragazzo e una ragazza napoletani con un cane. Dio mio, ci mancava il cane! E poi la gente più strana: uno in mutande ma con il borsello saldamente stretto sotto il braccio, un’altra con un basco alla Bob Marley, trecce e occhialini che balla.
Sugli spalti alla mia destra un gruppo di americani sventola una Stars and Stripes e si mette a cantare l’inno. Ingenui: siamo campioni del mondo da meno di una settimana e questi ci sfottono in casa? “Italia, Italia” grida il pubblico, tutto in piedi.
L’età media sarà intorno ai vent’anni, ma non mancano i più piccoli, come me, né i coetanei ormai sulla quarantina delle favolose 5 Pietre.
Il tempo non passa mai e il sole è davvero cocente, ma a nessuno viene in mente di mollare ora: It’s only Rock’n’Roll but we like it. Eccome!!!
Alle 17,45 l’annuncio ufficiale: la J Geils Band si esibirà alle 19 e i Rolling Stones alle 21. Coraggio, ancora tre misere ore e poi li vedrai, il peggio è fatto.
Nel cielo appare una mongolfiera colorata con scritto su Welcome Rolling.

Finalmente, la J Geils Band incomincia il suo show. E’ uno spettacolo abbastanza buono, la musica è piacevole e coinvolgente. Alle 19,40 finiscono con una canzone già sentita a Mr. Fantasy, fanno la piramide umana per ringraziare e salutare, e il pubblico risponde con grandi applausi. E’ di nuovo attesa, ma l’ultima ora passa in fretta.
Il palco è pieno di gente: chi appende altri palloncini, chi monta il mega-schermo, chi prova la batteria. Alle 20,50 spariscono tutti, il sipario si chiude mostrando la ben nota linguaccia rossa.
La musica di sottofondo cessa di colpo, la tensione sale al massimo perché ormai è chiaro che tutto è pronto. Prendo mio fratello per mano, gli occhi fissi sul sipario rosa, il cuore a mille.

Ore 20,58: inizia la canzone scelta da Charlie per incominciare lo spettacolo.
ORE 21: risuona nell’aria il primo tocco di Keitharra di Under My Thumb, subito riconosciuta ed applaudita dal pubblico.
Si apre il sipario tra grida selvagge: sul palco compaiono LORO, i 5 favolosi ROLLING STONES! Sono attimi pazzeschi, incredibili, c’è un chiasso assurdo, sento il primo Under my thumb di Mick e poi basta, solo grida e applausi. Mi sembra di volare.
Cerco di riconoscerli: Mick si toglie subito il giubbotto e rimane con una camicia multicolore e i pantaloni bianchi e rossi da football. Si muove come un ossesso da una parte all’altra, e con lui tutto il pubblico. Keith ha una giacca rossa da cui ne spunta un’altra viola, i jeans, una cintura marrone che sembra una cartucciera e le bretelle nere allacciate alla sua maniera.
E’ l’uomo più figo che abbia mai visto. Ronnie ha pantaloni a righe blu e azzurre, gilet rosso, un codino in mezzo alla testa e gli occhialini tondi neri. Bill ha pantaloni gialli e giacca azzurra, Charlie pantaloni bianchi e maglietta azzurra.
Che schianto! Mentre balla, Mick fa l’occhiolino. Alla terza canzone io mi sento già male: “Passiamo la notte insieme” urla Mick, rimasto in canottiera rossa. Il ritmo di Let’s Spend ... è travolgente, e c’è gente che balla, che canta, che urla e batte le mani.
E poi Shattered, Black Limousine, one, two, three, four Neighbours, oh my God, ma allora è vero: sono al concerto dei Rolling!
Keith è in canottiera bianca piena di buchi con disegnato un teschio nero, e fa di continuo i coretti con Ronnie. Mick si muove divinamente e anche lui suona la chitarra su Just My Imagination. E poi Time Is On My Side, che bellezza, Mick e Keith cantano insieme, e Beast Of Burden (quanto ho sperato che la suonassero: tra le canzoni più recenti è la mia preferita) con Mick che va sulla parte destra del palco e Keith sulla sinistra mentre Ronnie resta al centro dello stage.
Poi Mick ci invita a cantare. YCAGWYW viene scandita all’infinito dal pubblico che si sostituisce a Mick mentre le chitarre si abbassano. “Cantate bene”, si complimenta alla fine.
Poi si passa alle presentazioni: Ian Stewart, Bobby Keys, ci sono applausi per tutti, Charlie Watts, Ron Wood,  Bill, Bill Wyman, Mick lo prende per mano e lo trascina in mezzo al palco.
“And now Keith Richards gonna sing for you Little T&A”.
Mi dimentico del giorno, del posto, del caldo, della stanchezza, di tutto. Ehi Daniela, c’è Keith che canta, honey, è tutto per te!
E poi, ancora canzoni. Angie, la più amata dagli Italiani (che bella dal vivo). “Ma che caldo, avete caldo?” fa Mick scolandosi l’acqua Evian e buttando acqua sul pubblico.
Intanto Ronnie toglie dalle dita di Keith l’ennesima sigaretta.
She’s So Cold, e Mick va sulla passerella di sinistra e Keith su quella di destra.
Con Tumbling Dice Mick si rotola sul palco mentre Bill non fa un passo per tutta la serata, con Miss You tutti ballano e urlano quando Mick resta a torso nudo (quanto è magro, si vedono le costole).
Poi Start Me Up, che in un delirio crescente dura un sacco di tempo, non la dimenticherò mai.
E poi tutte le canzoni che ho sempre ascoltato a casa da quando sono nata: Honky Tonk Women, Brown Sugar, JJF. E’ come accendere lo stereo di casa, solo che questa volta posso quasi toccarli.
Poi Mick ringrazia e si chiude il sipario. “Fuori, fuori” grida il pubblico.
Si riapre il sipario ma sono solo quattro. Keith, spalle al pubblico, attacca l’inno dei Rolling.
E Mick dov’è? Ma canta Keith? No, eccolo lì Mick, illuminato da mille riflettori, sbuca sul braccio mobile ricoperto di tricolori da un punto sulla destra del palco. Tutti ballano e cantano. Mick scende sul palco e salta e balla e si dimena. Tutti e cinque danno davvero il meglio di sé: è il massimo!
Poi i saluti “I love you” è l’ultima cosa che ci dice Mick. C’è l’inno di Mameli, cantato dal pubblico, e fuochi d’artificio e palloncini.
Sono le 23,30. Abbiamo passato 10 ore nello stadio, ma che Satisfaction!
Fuori ci siamo presi finalmente panini e acqua e ci siamo mossi verso la stazione.
Per un po’ non ho parlato, avevo ancora gli occhi pieni di Rolling.

Daniela Caddeo


Il Biglietto





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