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Indice  ~  Get Off Of My Cloud  ~  A proposito di Woodstock

MessaggioInviato: 10 agosto 2009, 15:03
Messaggi: 376Località: RomaIscritto il: 29 maggio 2007, 12:15
Però le tv e soprattutto i tg sono più forti. Ad ognuno la propria caporetto ad ognuno la propria vittoria. Per tornare in tema Woodstock potrà essere criticabile, la generazione americana dei figli dei fiori, quella europea più contestataria e il 68 sono pieni di difetti. Ma almeno sono qualcosa.


Secondo me molto più di qualcosa. Questi movimenti avranno prodotto fenomeni da baraccone psichedelici, ma anche prese di coscienza molto forti. L'amore libero in fondo era un modo, per le donne, di rivendicare la propria indipendenza dall'uomo. E credo che in millenni di storia occidentale tuttociò non era mai avvenuto. Non possiamo dimenticare la condizione sociale della donna, in America ed in Europa, ancor di più in italia. Da secoli subordinata all'uomo.
E forse è stata una spinta che ha fomentato e determinato altri avvenimenti.
Pensiamo all'Italia conservatrice ed ultracattolica degli anni 70, dominata da una classe politica che ... meglio sorvolare, pronta alla censura ed alla repressione, bombe, massonerie, tranelli, ecc. Eppure, in questo contesto, si ottenevano diritti come il divorzio. A me non sembra poco, considerando il fatto che ormai con cinismo, riusciamo a denigrare ed a sminuire tutto ciò che è stato fatto. Con questo, la mia idea è che Woodstock, i figli dei fiori e tutto il resto, non devono essere un obiettivo da perseguire, da rievocare. Ma nemmeno da deridere e sminuire come fenomeno da baraccone. Altrimenti dovremmo essere tutti onesti con noi stessi, nel considerare fenomeni da baraccone gli Stones Street Fighting Man e tutte le smorfie di Jagger, la disperazione di Janis Cry Baby, Hendrix Hey Joe e tutto quel meraviglioso fenomeno artistico che è esploso. Forse proprio l'arte, in tutte le sue espressioni può essere il nostro metodo di valutazione


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MessaggioInviato: 15 agosto 2009, 11:34
Avatar utenteMessaggi: 2745Località: ROMAIscritto il: 1 luglio 2007, 12:08
[quote="carla"]Ho letto questo articolo controverso sull'opportunità di ricordare il quarantennale di Woodstock. In pratica il giornalista dice che questa generazione mitica ha rotto un po'....Voi cosa ne pensate? Io ho sempre provato invidia per chi aveva 20 anni nel 68 o giù di lì, ma sono veramente una generazione così leggendaria? E lo hanno poi veramente cambiato il mondo? Se non avete nulla di meglio d fare, credo che questo articolo dia degli spunti interessanti di discussione...


Basta con Woodstock, finalmente

Impossibile Carla

Fu come una foto di gruppo dell’energia esplosiva e liberatoria sperimentata da un’intera generazione.

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"Pensavamo di essere tutti singoli hippie dispersi", "Ma quando arrivammo là, cambiammo idea di colpo.. dal nostro elicottero vedevamo la NY State Thruway bloccata per una trentina di chilometri e una folla gigantesca di almeno mezzo miione di persone: la mente vacillava. Non era mai accaduto prima, pareva quasi che dal nulla fosse emersa una terra aliena".

David Crosby

Nel fine settimana di Ferragosto 1969, circa 400.000 persone provenienti da tutta America arrivarono alla fattoria di 240 ettari di Max Yasgur. a Berthel, nello stato di NY, per la tre giorni di concerti nota come Woodstock Music and art Fair. Lunedì 18 agosto tornarono a disperdersi per tutta America dopo aver assistito a concerti leggendari di, solo per fare qualche nome, Who, Santana, Janis Joplin, Creedence Clearwater Revival, Joe Cocker, Sy and the Family Stone, Jimi Hendrix


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E tanti, tanti ancora. Penso che 40 anni non siano bastati a far cessare l'eco di quell'urlo immenso che 400.000 giovani lanciarono in aria il 15 agosto 1969

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Io il 15 agosto 1969 probabilmente ero al mare o forse no.
Non vi frega niente ed e' meglio cosi'.

Prodigalson


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MessaggioInviato: 15 agosto 2009, 17:58
Avatar utenteMessaggi: 5575Località: sud MilanoIscritto il: 27 settembre 2006, 18:07
Brian morto da poco. Sicuramente ci sarebbe andato, magari solo come spettatore.


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MessaggioInviato: 16 agosto 2009, 23:31
Messaggi: 3369Iscritto il: 29 giugno 2007, 9:18
E' bene chiarire prima che il free concert per antonamasia è quello che i Rolling Stones hanno tenuto nel luglio del 1969 in memoria di Brian Jones ad Hyde Park, prima di Woodstock. Punto. Anche in questo i Rolling erano già avanti. Loro, si che l'hanno fatta la rivoluzione. Naturalmente la nostra TV bigotta se ne guarda bene dal dirlo e parla, ipocritamente e a vanvera, di pace, amore e liberta'.

Woodstock come Marylin Monroe, come la CocaCola, insomma un mitone americano alla fine abbastanza stucchevole tra mielosità, pace e amore e tutte ste vaccate ipocrite di una generazione di ricconi che andarono a vedere gente come Jimi Hndrix, Who, Cocker senza capire un cazzo di musica. Gli americani ci hanno abituato purtroppo a mitizzare tutto, dal cesso alla vasca da bagno e ci sta dentro pure Woodstock. Non lo so ma non mi ha mai convinto sto raduno, appunto supermitizzato che aveva solo un senso dal punto di vista musicale ma non certamente da quello politico o rivoluzionario. Non hanno nessuna rivoluzione a parte che la gente che si esibiva sul palco era praticamente mezza scoppiata fisicamente e artisticamente. Sono contento che Irolling non abbiano partecipato a questa festa dell'ipocrisia e abbiano tirato avanti dritti sulla strada del diavolo e di LET IT BLEED, e del resto loro erano l'antitesi a tutte le cazzate dell'amore, della pace, dei fiori e quant'altro. Woodstock non mi è mai piaciuto salvo per Hendrix ,Joe Cocker, gli Who che si sono salvati per la loro grande capacità di esibizione dal vivo, per il resto si puo' pure buttare a mare. La mitizzazione di Woodstock fatta dai media in questi giorni, non è altro che la conferma di come si voglia inglobare tutto nel sistema e quindi sgretolare anche quel poco che nel 1968-1969, la ribellione giovanile aveva conquistato a fatica. Si vuole camcellare le conquiste sociali e di costume, avvenute all'epoca, annegandole nel marasma finto rivoluzionario del perbenismo giovanile americano che andava ai concerti finto-liberi proprio come quello di Woodstock. C'è sempre il bisogno di mitizzare il buono e distruggere e far dimenticare il cattivo e infatti non una parola è stata spesa dai media sul concerto di Hyde Park, proprio perchè i Rolling erano gli unici a rappresentare davvero lo scontento e la rabbia dei ceti medio bassi contro il puritanesimo inglese e imperante un po' in tutta Europa. Infatti Woodstock oggi viene accettato e benedetto dalle stesse facce che allora condannavano la droga e l'amore libero per il semplice motivo che non era stato rivoluzionario e perchè l'America ha deciso di crearsi un altro falso mito per sopravvivere alla sua attuale morte culturale. Al contrario Hyde Park e Altamont vengono condannati ancora oggi perchè non si è riusciti a stritolarli nella grande macchina dei falsi-miti proprio perchè appartenevano, nella loro tragica e beffarda autenticità, alla storia del rock. In questi giorni imperversano Woodstock e MJackson, non a caso due falsi-miti tirati fuori dalle multinazionali della cultura, da buttare in pasto alle industrie discografiche e continuare a fare soldi sul nulla, mentre dei Rolling del 1969, nessuno ne parla.Meglio cosi', almeno da questo si sono salvati.


ROSSO57 agosto 2009

Briano, obtortocollo, ho dovuto tirare fuori la politica, ma quando ce vo, ce vo


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MessaggioInviato: 17 agosto 2009, 10:00
Messaggi: 1247Iscritto il: 11 giugno 2008, 19:39
rosso57 ha scritto:

Briano, obtortocollo, ho dovuto tirare fuori la politica, ma quando ce vo, ce vo



Insomma mi hai dato ragione nel giro di 5 minuti... Anche io tiro spesso fuori la politica, perchè serve per inquadrare storicamente un evento. Penso che con Woodstock sia impossibile non farlo.

Detto questo Hyde Park è stato il primo free concert di una band mainstream (non che non ci fossero band underground accanto agli Stones). Ti chiedo solo se pensi veramente che Peter Brown (Battered Ornaments e Piblokto) abbia prima di Hyde Park solo suonato a pagamento. Era il guru dell'underground londinese, a me non sembra possibile. Degli happening dell'underground nessuno ne parla ed è difficile ricostruirli. Molti gruppi underground infatti facevano solo concerti gratuiti. Faccio alcuni esempi i Roots of Madness si esibivano nel 1969 solo gratuitamente e nella loro carriera (che dura fino al 73) hanno solo fatto un concerto a pagamento. Angus MacLise è uscito dai Velvet perchè si facevano pagare nei locali: Angus si è sempre esibito gratuitamente (tra l'altro è il suonatore di percussioni che si vede nel film Woodstock tra il pubblico mentre batte su un bongo). Non penso che nell'area psichedelica di San Francisco i concerti fossero tutti a pagamento: spesso erano veri e propri happening. E via dicendo... Quindi gli Stones sono il primo gruppo di fama internazionale che lo fa. L'industria dello spettacolo non avrà mitizzato Hyde Park ma di certo non si può dire che gli Stones siano esenti da una fagocitazione delle multinazionali. Ristampe, DVD, Magliette, ecc. Non sono come i Roots of Madness, Pete Brown o Angus MacLise, gente che ha rifiutato denaro e successo.


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MessaggioInviato: 17 agosto 2009, 11:40
Avatar utenteMessaggi: 2745Località: ROMAIscritto il: 1 luglio 2007, 12:08
Ciao Briano, ciao Rosso e’ giusto e bello quello che avete scritto e lo condivido, almeno in parte, ma Woodstock io lo vedo con il cuore, come tante cose, con il cuore di un ragazzo non ancora ventenne italiano della fine degli anni 60’, quando il nostro paese si interrogava ancora sul 68 e aveva tanti interrogativi senza risposte, tanti dubbi, eravamo ad un bivio, insomma Woodstock per me fu un miraggio, di liberta’, di musica, di idee, di comportamenti, per farti capire come era la situazione nel nostro paese basti pensare che da li’ a poco Piazza Fontana sarebbe stata dilaniata, ecco la realta’ in cui colloco Woodstock.
Cari amici noi in Italia nel 1969 non avevamo neppure il divorzio e ci volle una battaglia per ottenerlo……….e quando divenne legge Woodstoock era gia memoria
Non facciamo paragoni….ne critiche, secondo me fuori posto, non paragoniamo Hyde Park con Woodstock, due eventi completamente diversi.
Hyde Park e Woostock evocano due sentimenti contrari, in uno la gioia esplosiva di una generazione che si rotolava nel fango (che liberazione !!) nell’altra ( come spesso accade nel mondo cattolico ) si fini’ per ricordarla (ma non era nata cosi’) per la celebrazione della morte di Brian.
Non voglio continuare ma sarebbe bello, l’antiamericanismo e’ parte della mia educazione giovanile, quindi rispetto quello che avete affermato, ma ho delle critiche e sarebbe bello discutere ma finiremmo troppo fuori. E poi ricordiamoci che qui c’e’ gente i cui genitori nel 1969 non erano neppure amici o …..fidanzati.
Non uccidetemi un mito...non avevo neppure 20 anni.

Ciao-Prodigalson


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MessaggioInviato: 17 agosto 2009, 12:02
Messaggi: 3369Iscritto il: 29 giugno 2007, 9:18
Innanzitutto un saluto stoniano e un abbraccio a Prodigalson. Se in Italia ci fossero piu' persone come te, non saremmo conciati in questo miserando modo. Non voglio ucciderti il mito di Woodstock, ci mancherebbe altro, fosse per me te lo ricostruirei domani per farti rivivere i tuoi 20 anni. Il disocorso sui 2 eventi sarebbe troppo lungo e complicato soprattutto per come si collocano in modo diverso, nella storia del rock, gli Stones rispetto a gli altri. Ma lasciamo perdere. Io spero invece di sedermi davanti a un buon Chianti con Prodigalson e Briano e continuare questo meraviglioso viaggio insieme, parlando e magari azzufandoci pure ma con la passione per la musica e l'arte nel sangue. Spero che succeda presto e se vogliamo che accada, accadra'. Con affetto stoniano, Rosso.

ROSSO57


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MessaggioInviato: 17 agosto 2009, 13:56
Avatar utenteMessaggi: 4253Località: ladispoliromaitaliaeuropamondoIscritto il: 9 gennaio 2008, 22:17
forse e' una domanda che ogni stoniano dovrebbe sapere,ma perche' gli stones non andarono a woodstock?


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MessaggioInviato: 17 agosto 2009, 14:34
Messaggi: 3369Iscritto il: 29 giugno 2007, 9:18
Perchè gli Stones non andarono a Woodstock? Io ho già risposto nel mio intervento di cui sopra.

ROSSO57


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MessaggioInviato: 17 agosto 2009, 15:37
Avatar utenteMessaggi: 1703Iscritto il: 7 marzo 2008, 18:22
perchè rosso57, non gli avrebbe mai perdonati !!!!! :lol: :lol: :lol:

JJ <)


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MessaggioInviato: 17 agosto 2009, 16:21
Messaggi: 2144Località: trevisoIscritto il: 24 febbraio 2006, 0:28
Camillo sono con te,sul primo intervento su Woodstock


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MessaggioInviato: 23 settembre 2009, 16:04
Avatar utenteMessaggi: 3987Località: MilanoIscritto il: 23 marzo 2008, 12:49
Purtroppo non ho avuto modo ad agosto di seguire questo interessante topic e...a proposito di Woodstock come dice la carissima Carla, posto questa bellissima intervista da Rolling Stone a Michael Wadleigh, colui che ha ripreso e fatto il famoso documentario sulla 3 giorni di pace musica e amore:

In quelle 76 e più ore d’agosto, dietro la macchina da presa, oltre a uno sconosciuto di nome Scorsese, c’era lui: Michael Wadleigh. Un idealista multilaureato che oggi come allora – rivela tra una birra e l’altra a RS – si occupa di pacifismo, difesa dell’ambiente, africa e felicità. E pensare che Wikipedia lo dava per morto…




Il mio spirito? Sempre giovane e libero. Il guaio è che il corpo dà i primi segnali di cedimento: avrai notato che zoppicavo. Colpa di un'arrampicata, sto diventando sul serio troppo vecchio per queste cose». Ride, una birra Menabrea in mano e una maglietta con una bella mucca stampata sul petto, ci tiene a farmi capire subito che non è un fricchettone distratto e naïf (non solo almeno), che ha già capito e notato tutto. «Mia moglie è una veterinaria, che in latino vuol dire più o meno “medico delle mucche”, e così tengo su questa t-shirt». Ha già bevuto molto più di me, e a dispetto delle prime risposte, è perfettamente lucido.
Michael Wadleigh è l'uomo che ha filmato la Storia, i tre giorni di pace e musica di Woodstock che hanno cambiato una generazione e tutti i generi, musicali e sessuali. Il regista di Woodstock, documentario fiume, premio Oscar nel 1971 e reliquia religiosa. Wadleigh sorride del suo capolavoro, rimasto quasi figlio unico (Wolfen, il suo fantahorror, è una perla sconosciuta, il resto è soprattutto un riaccreditamento tardivo del lavoro già fatto), ha 67 anni sfacciatamente ben portati, capelli lunghi, bandana in testa, sguardo acuminato, fascino naturale. Si aggira sempre tra il Woodstock Lounge e il prato sintetico del Biografilm Festival di Bologna, scruta, assorbe, sorride guardando la moglie e i bellissimi figli. La prima curiosità che ci toglie è il mistero sulla sua data di nascita. «Sono del 1942, forse questa confusione nasce dal fatto che mi sono spesso aumentato l'età per lavorare o per guidare la macchina. Qualcuno ha esagerato, Wikipedia a un certo punto mi ha anche dato per morto, mentre IMDB ha scritto che facevo l’autista d'autobus! Di Internet fidati poco: io ho imparato a usare il pc, ma continuo a diffidarne, come dei suoi derivati, social network in testa». Va al dunque, perché non ha voglia di parlare di sé, non con il registratore acceso, almeno. «Non serve, preferisco far parlare le mie idee o le mie azioni. Come faceva la Woodstock generation, che si poneva domande, tante, e su tutto. Ora, invece, nella situazione drammatica che viviamo, compriamo e ci chiudiamo in noi stessi».




Lo provoco, dicendo che forse la rete lo dà per morto, perché la sua generazione, per dirla alla Gaber, ha perso. «Ok, a te piacciono i numeri. Ne dò io tre: 1, 66 e 92 (naturalmente me li sono giocati... e ho perso, ndr). Bastano loro per dipingere la situazione di merda in cui ci troviamo. Siamo ossessionati dall'anidride carbonica e dall'inquinamento, eppure questo enorme problema è solo uno dei tanti che abbiamo. Tengo molte lezioni nelle università; al MITT, dopo una mia presentazione sul tema, un professore mi disse che l'anidride carbonica era solo una casella della tavola periodica degli elementi chimici: ce ne sono almeno altri 66, dei 92, in condizioni terribilmente critiche». Ecco il Wadleigh scienziato psichedelico. Quel-lo con tre lauree e mezza, chimico-fisico che sta per fare poker con l'alloro in medicina. «Ma mi interessano anche, e forse soprattutto, economia e politica». Il lato oscuro della forza, l'Al Gore capellone che porta la sua presentazione in giro per il mondo: i mali del pianeta, con slide tanto precise nei dati quanto improbabili nella grafica (molti ancora si chiedono il perché della presenza di un pneumatico accanto a notizie e numeri, così come di uccelli fantastici e oggetti simili ad astronavi).
«250 sono i soggetti più ricchi del mondo, 70 sono stati sovrani, se proprio li vogliamo chiamare così, 180 delle corporation. Io spero in Obama, ma con questi dati è dura persino per lui. Non a caso nel suo organigramma governativo non mancano uomini provenienti da lobby ricchissime. Come potrà, se vorrà, combatterli? Dovrà, perché siamo a un punto di non ritorno: dalle nascite allo sviluppo insostenibile, questo mondo sta dichiarando bancarotta». Fraudolenta, peraltro. «Inutile puntare il dito verso il basso. Basta vedere qui come è stato accolto il mio documentario, nonostante la durata e il fatto che abbia 40 anni: metà delle persone non sono potute entrare, praticamente nessuno ha abbandonato la visione. Credo che i giovani apprezzino quella splendida musica, certo, ma anche quella spontaneità innocente, la libertà profonda, anche fisica, quelle nudità del corpo e dell'anima. Ora anche un bel festival come questo che ci ospita necessita di sponsor per vivere. Woodstock, invece, nacque da 26 persone libere e non proprio sane di mente, senza alcuna pressione esterna, economica o di marketing». Certo, il documentario è targato Warner Bros, e alcuni, dai Grateful Dead a Bob Dylan, contestarono la cosa. «Vero, ma pagai da solo pellicola, attrezzature, troupe. La major arrivò dopo, comprò senza metter bocca: i produttori di allora erano dei fratelli che sapevano di cinema, che rischiavano. Ora le multinazionali sono tentacolari, arrivano ovunque, rendendo tutto impersonale: magari pure mia madre è azionista della Warner, perché un broker le ha comprato dei titoli! Nessuno rischia più, prima si pensava a fare qualcosa, guadagnando. Qualità e quantità. Ora c'è solo la seconda».
Grandi vecchi che sanno elegantemente districarsi nel capitalismo dal volto disumano. «In questo io sono con Neil Young quando dice “Non canto per la Pepsi, non canto per la Coca-Cola”. Abbiamo bisogno di queste compagnie per produrre e distribuire: ma c'è una bella differenza tra l'incassare l'assegno prima o farlo dopo. Nel primo caso sei un loro strumento, nel secondo sei libero. E lo dice uno che si è creato qualche problema per l'enorme successo della sua opera (600mila dollari il budget, 50 milioni l'incasso nei soli Stati Uniti!). Il punto è che molti l'hanno visto. La commercializzazione avvenuta non mi ha tolto il controllo sul film, così come Artie Kornfeld, Lang e gli altri l'hanno sempre avuta sul concerto. Ora, purtroppo, è impensabile organizzare una Woodstock senza uno sponsor. Ma è ovvio che è di per sé una contraddizione in termini: i palchi che riproducono enormi logo alle spalle degli artisti e davanti a folle oceaniche sono solo una grottesca imitazione».




Avevamo 30 minuti, è passata almeno un'ora. Parliamo, ci fomentiamo, ci sfoghiamo. Ed è difficile non lamentarsi dell'Italia: se il mondo è in agonia, qui da noi il dramma è che pure l'encefalogramma è ormai piatto. «Ma io sono felice di essere qui a Bologna, il centro di uno dei comunismi più belli e importanti, insieme a quello cileno. Woodstock fu scelta (e ne conservammo il nome anche dopo aver constatato che fosse troppo piccola, aver incassato il rifiuto di altre città e aver dirottato su Bethel) perché nel 1911 fu la culla del partito comunista americano. Io aderii subito al progetto. Avevo raccontato la nascita di questo movimento politico in un film che feci all'università, e dopo aver visto il simbolo con colomba e chitarra e ascoltato i tre temi portanti del concerto, non ho avuto dubbi: pacifismo, diritti umani, ambientalismo rimangono motivi di lotta fondamentali, ora come allora. Non a caso siamo finiti in una fattoria. E come noi si comportarono centinaia di migliaia di persone. Sentivamo di poter fare una rivoluzione, insieme. Una ribellione generazionale, che nel documentario è evidente proprio nell'intervista a un ragazzo di origini italiane. Il padre venne via da qui per trovare fortuna in America, lui era lì perché il mondo potesse essere migliore. Ecco, noi, ora siamo tornati al materialismo dei suoi genitori». Impossibile non parlare, però, anche di quelle performance. E finisce, inevitabilmente, per associarsi alla massa. Un'unica volta.
«Sarò banale, ma ricordo come eravamo stanchi e come ci svegliò Jimi Hendrix. Fece cose difficili da credere. E ricordo una proiezione all'Empire Theatre di Londra in cui tutti i più grandi chitarristi dell'epoca, Eric Clapton, Jeff Beck, Angus Young in prima fila, vennero a sentire lui. Erano estasiati e increduli. Ricordo Clapton che disse che di fronte a tanto talento veniva solo voglia di arrendersi e godersi lo spettacolo. Ma Woodstock fu speciale, magica: ho seguito Joan Baez, Janis Joplin e Jefferson Airplane per altri lavori, ma come in quei giorni non suonarono più». Di fronte a quelle telecamere, dietro quella gioiosa macchina da guerra cinematografica, c'era, ad assisterlo, anche un allora sconosciuto Martin Scorsese. «Intanto voglio precisare che il segreto del suo successo», sorride sornione, «l'ha pescato da me: è Thelma Schoonmaker, la montatrice di molti suoi film, con cui condivideva la sedia di assistente alla regia e responsabile della seconda unità. Una vera forza della natura. Poi c'è da dire che il suo talento era già evidente, lo stimo molto, anche se siamo così diversi: io protestante, lui cattolico, io di famiglia borghese, lui di estrazione proletaria e figlio di immigrati. Ma, soprattutto, lui vive per i film, adora il cinema in quanto tale,mentre per me è solo un mezzo per parlare di economia, politica, ambiente. Per lui, invece, è la vita».
Non a caso, Wadleigh non gira dagli anni 80 e ha un'organizzazione no-profit che lavora in Africa. «Nasce tutto da mia moglie, lei è in Tanzania da 25 anni. Dieci anni fa la mia Homo Sapiens Foundation si occupava di persone che avevano fatto molto per quel continente: lei e la sua organizzazione erano tra queste. Ho lavorato molto anche in Darfur, soprattutto con reportage fotografici: il modo migliore per fare una propaganda immediata ed efficace». Qui si suggella l'intesa: parliamo del Fespaco, festival cinematografico che Thomas Sankara (altro comunista eroico, un Salvador Allende in divisa) seppe rendere grande in Burkina Faso. «L'Africa è la Woodstock del futuro, da lì può partire una vera rivoluzione. Terre perfettamente autosufficienti, ma saccheggiate. Pensiamo se tutti venissimo isolati: noi affonderemmo, la Tanzania no. Io credo ad altri tipi di riunioni: a Woodstock grandi artisti cantavano e suonavano, facevano qualcosa di naturale senza danneggiare il pianeta. Ora chi sono le rockstar? Kakà? Cristiano Ronaldo? Portiamoli a giocare, a esibirsi, a regalare gioia, a condividere un po' della loro fortuna, non solo materiale. E così facciano anche gli attori di cinema. Non puntiamo a facili moralismi: non ci interessa che siano strapagati, ma che diano felicità. Partiamo da questo per veicolare, come allora, certe tematiche. Ritornare alle sensazioni primitive del divertimento, dell'ascoltare musica, del bagno nudi, dell'essere sé stessi».


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MessaggioInviato: 18 ottobre 2009, 21:14
Avatar utenteMessaggi: 3987Località: MilanoIscritto il: 23 marzo 2008, 12:49
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MessaggioInviato: 18 ottobre 2009, 21:26
Messaggi: 1247Iscritto il: 11 giugno 2008, 19:39
Una tra le tante ombre dietro Woodstock:

http://www.tempi.it/cultura/007369-wood ... ert-sommer

Gli affari e la musica... che strana coppia...


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MessaggioInviato: 19 ottobre 2009, 17:53
Messaggi: 2144Località: trevisoIscritto il: 24 febbraio 2006, 0:28
Anche Motel Woodstock è molto bello,è girato talmente bene da sembrare a tratti il documentario di Waleigh..consigliato


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