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Indice  ~  Get Off Of My Cloud  ~  A proposito di Woodstock

MessaggioInviato: 9 agosto 2009, 15:21
Avatar utenteMessaggi: 4670Iscritto il: 8 luglio 2006, 17:02
Ho letto questo articolo controverso sull'opportunità di ricordare il quarantennale di Woodstock. In pratica il giornalista dice che questa generazione mitica ha rotto un po'....Voi cosa ne pensate? Io ho sempre provato invidia per chi aveva 20 anni nel 68 o giù di lì, ma sono veramente una generazione così leggendaria? E lo hanno poi veramente cambiato il mondo? Se non avete nulla di meglio d fare, credo che questo articolo dia degli spunti interessanti di discussione...


Basta con Woodstock, finalmente


Sono passati quarant’anni. Ma nessun li celebrerà. Il mancato concerto-memorial di Woodstock - non ci sono gli sponsor, ed era ora! - segna la fine di un Mito Rock e l’inizio della fine del Rock. Come ognuno ben sa, dal 15 al 18 agosto del 1969, in una località chiamata Bethel, nello Stato di New York, si tenne un raduno musicale che generò un film, due album, e tre equivoci.

I primi due equivoci erano ridicoli: il raduno fu infatti ricordato non come Festival di Bethel, ma di Woodstock; e con lo slogan «tre giorni di pace, amore & musica» benché a rigor di matematica i giorni fossero quattro - Hendrix suonò a festival finito, la mattina di lunedì 18.

Ben più gravido di seccanti conseguenze fu il terzo equivoco: la generazione che era giovane in quell’agosto 1969 si convinse che sarebbe rimasta giovane per sempre e con il diritto divino di stressare l’anima a chi sarebbe stato giovane dopo, spacciando il proprio mito generazionale per Mito Generazionale assoluto, buono per ogni generazione a venire.

L’equivoco ha retto a lungo poiché quella supponente generazione, dopo aver sognato Pace, Amore & Musica per pochi mesi, ha praticato Potere, Profitto & Inamovibilità per infiniti anni: e - come ogni altra Classe Dirigente della Storia, dai Caldei ad oggi - ha celebrato, forte di una spocchiosa prevalenza economica e culturale, il proprio Mito fondativo. Dal che concerti, rievocazioni, film, libri, articoli e altre banali nefandezze in memoriam, imposte a nuove generazioni sempre più distratte, sempre più indifferenti al Mito imposto a mezzo mass-media. Poi, finalmente, è arrivata la generazione capace di gridare il liberatorio «Di Woodstock non me ne frega una mazza!», se solo sapesse che cos’è Woodstock. Ma per i quattordicenni di oggi - per quelli più acculturati, intendo - Woodstock è l’uccellino amico di Snoopy. E basta. Non sanno chi siano «gli eroi di Woodstock», non più di quanto non sappiano chi siano gli eroi dei Mille, del Piave, della Guerra d’Etiopia e pure - diciamocelo francamente - della Resistenza.

Nell’iPod non hanno Joan Baez, né Joe Cocker, né gli Who: qualcuno ha sentito parlare - dai padri - di Hendrix, ma per carità non domandategli di più. Hanno altri miti, senza la maiuscola, però loro: e se mai leggeranno questo articolo, si domanderanno perché un vecchio sprechi un po’ dello scarso tempo che gli resta per dare rilievo a una Non Notizia, ovvero che nessun concerto celebrerà il Quarantennale di Woodstock. Così come non spargeranno una lacrima se chiude «il glorioso Rolling Stone» (e perché mai glorioso? E perché Rolling Stone?), né chiederanno chi erano i Beatles. Erano roba dei tempi dei padri e dei nonni. Come per noi - per la generazione di Woodstock - l’impresa dei Mille, il Piave, la Guerra d’Etiopia e la Resistenza. Miti Generazionali. Ma di altre generazioni. Che passano, come passano, prima o poi, i loro monumenti. Cenere alla cenere, polvere alla polvere.

LA STAMPA - 7/8/09 Gabriele Ferraris


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MessaggioInviato: 9 agosto 2009, 16:50
Avatar utenteMessaggi: 1658Località: TORINOIscritto il: 14 giugno 2007, 16:56
All'inizio ero d'accordo con Ferraris, poi come suo costume, avendolo letto per anni, e' andato in vacca, mettendo nel pentolone Beatles, Stones, etc. etc. e la geniale conclusione sul Piave, Risorgimento si commenta da sola. Woodstock e' un mito abusato come lo stesso 68' il flower power per non svaccare ricordo che Neil Young, non un signor nessuno, ha sempre evitato le commemorazioni di woodstock criticando anzi la mercificazione del suo mito. Poi a ognuno la sua...


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MessaggioInviato: 9 agosto 2009, 16:57
Avatar utenteMessaggi: 4670Iscritto il: 8 luglio 2006, 17:02
No, guarda che non nomina i Rolling Stones, bensì la rivista Rolling Stone.
Comunque conoscendolo, non mi sarei stupita se lo avesse fatto, e naturalmente in tono denigratorio, visto che li detesta.
Ma qui l'argomento è la generazione di Woodstock...che avesse ragione Pasolini? Che fossero solo dei figli di papà con le spalle coperte che giocavano a fare gli alternativi?
Mah....


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MessaggioInviato: 9 agosto 2009, 17:27
Avatar utenteMessaggi: 1658Località: TORINOIscritto il: 14 giugno 2007, 16:56
penso che quello che diceva Pasolini sia condivisibile sul fatto che i veri proletari fossero i poliziotti nel 68', e comunque anche adesso i contestatori sono spesso figli di avvocati, giudici, sindaci...


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MessaggioInviato: 9 agosto 2009, 19:05
Avatar utenteMessaggi: 2745Località: ROMAIscritto il: 1 luglio 2007, 12:08
Albi, mi piacerebbe conoscerti ma non ti ho mai visto in nessun raduno o concerto dei nostri amici, rimani una voce anzi una scrittura, ma lasciamo perdere, Pasolini che e’ un vero mito che ha studiato i miti, non diceva questo, diceva altro.
Pasolini aveva notato un paradosso, cioe’ i figli della borghesia contestavano la loro origine ed erano repressi da persone che provenivano da una classe sociale che invece era difesa dai primi.
Un paradosso Albi, non una difesa di classe, nessuno nel 68 non si era accorto di questo anzi ti garantisco che fu una bandiera dei giovani di allora
La proletarizzazione della classe intellettuale e’ il 68’, la contestazione nasce da questo.
Con Woodstock e via dicendo.
Prodigalson


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MessaggioInviato: 9 agosto 2009, 19:45
Avatar utenteMessaggi: 1658Località: TORINOIscritto il: 14 giugno 2007, 16:56
tra il 68' italiano e la contestazione americana ritengo che c'e' poco in comune, in America teneva banco la protesta contro la guerra del vietnam, quindi una protesta non politicizzata come da noi ma legata a un contesto molto preciso il pacifismo...


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MessaggioInviato: 9 agosto 2009, 21:03
Avatar utenteMessaggi: 2745Località: ROMAIscritto il: 1 luglio 2007, 12:08
Andrea Ruozzi apri' un topic sulle copertine degli LP americani anni 60, li e' la risposta a quello che affermi, rileggitelo.
Fatti vedere, sa capita
Con simpatia Prodigalson


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MessaggioInviato: 10 agosto 2009, 1:36
Messaggi: 376Località: RomaIscritto il: 29 maggio 2007, 12:15
In comune però c'era la voglia di uscire dai reciproci dogmi sociali, dalla cultura repressiva della religione e dalle censure bigotte delle istituzioni. In più c'era il R'NR, la minigonna e la voglia di colorare gli abiti grigi. Fu come un vulcano. La voglia di libertà e la richiesta di diritti civili, l'emancipazione della donna, la necessità di non sentirsi sfruttati . E c'era chi lo viveva direttamente come i proletari e chi lo teorizzava, come gli artisti o i radical chic. Forse Pasolini si riferiva proprio a questi. Fu una generale richiesta di libertà, che fece paura e destabilizzò con modi e motivazioni diverse tutto l'occidente. Ci sarebbe invece da discutere sugli effetti che questa specie di rivoluzione ha prodotto, pensiamo all'affermazione dei diritti delle donne, all'imbarazzo della chiesa che di colpo si è ritrovava fuori dal tempo ed invecchiata di secoli ed alla presa di coscienza da parte dei politici dell'esistenza della classe operaia, che da ora in poi sarebbe stata un cuore pulsante e non più una catena di montaggio. E sarebbe anche interessante valutare in quali modi tuttociò fu ostacolato ed utilizzato dai governi occidentali per affievolire ed affondare questi movimenti. Magari sono tutte sciocchezze, ma questo è quello che penso. Quanto ai revival di Woodstock, a me piacerebbe dimenticarlo con una nuova fresca ondata di musica meravigliosa, la cerco, ma non riesco a trovarla, aspetto una magia o una compilation da quel giornalista


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MessaggioInviato: 10 agosto 2009, 11:40
Messaggi: 1247Iscritto il: 11 giugno 2008, 19:39
Questo topic è la prova che non si possa parlare di cultura senza parlare di politica. Come si fa a parlare di futurismo o surrealismo senza parlare di politica? Non si può. E non lo si può fare nemmeno con il rock se si vuole affrontare il contesto. Woodstock, Revolution dei Beatles, Street fighting man degli Stones, Berkley, i bed in di Lennon e Ono, Country Joe and the fish, David Peel, Fugs, i Deviants e Mick Farrenn, ecc ecc. Per non parlare di punk o di folk revival...
Beh se devo essere sincero non amo particolarmene nè woodstock nè il 68. Penso che il 68 americano fosse diverso da quello europeo soprattutto da quello italiano e francese. Penso che a woodstock Joplin e Hendrix abbiano suonato e cantato peggio che a Monterey che amo molto di più come raduno. Trovo che certa roba tripposa e hipposa sia datata: ho messo su facebook John Sebastian, mi sembra un chiaro esempio. Woodstock ha avuto tanti aspetti negativi: il fatto che sono stati aiutati a livello medico e alimentare dall'esterno, la commercializzazione di Lp e souvenirs negli anni, ecc.
Detto questo lo sapevo che Albi avrebbe fatto l'intervento che ha fatto. E mi viene da difendere il 68 e Woodstock, continuando l'ipocrisia di non poter parlare di politica in termini reali. Penso che nessun concertone neo folk, supereuropeo di certa cultura da terza posizione abbia mai partorito qualcosa di paragonabile ai 3 o 4 concertoni della controcultura progressista americana ma neppure al Parco Lambro e a Villa Panphili. Quindi sputiamo pure su Fazio, sulla sua ruffianeria, sulle sue scelte e i suoi comportamenti, ma rendiamoci conto che se dall'altra parte l'unica trasmissione di libri consiglia testi sui gatti e il libro di Alfonso Signorini c'è poco da dire.


Ultima modifica di Briano il 10 agosto 2009, 11:50, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 10 agosto 2009, 11:48
Messaggi: 1247Iscritto il: 11 giugno 2008, 19:39
Neanche io mi sono mai fatto vedere ma Camillo sai che è stato un destino avverso...


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MessaggioInviato: 10 agosto 2009, 12:09
Avatar utenteMessaggi: 1658Località: TORINOIscritto il: 14 giugno 2007, 16:56
in quest'Italia di reduci e (finti) rivoluzionari e' piu' coraggioso essere reazionari...


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MessaggioInviato: 10 agosto 2009, 12:21
Messaggi: 1247Iscritto il: 11 giugno 2008, 19:39
se essere progressisti è da pecoroni vista la maggioranza di intellettuali, essere reazionari non è certo da pecore nere tenendo conto di tv, capi e modelli dominanti

Però se hai voglia e tempo rispondi a quello che ho detto


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MessaggioInviato: 10 agosto 2009, 13:54
Avatar utenteMessaggi: 1658Località: TORINOIscritto il: 14 giugno 2007, 16:56
effettivamente sono il primo a rimproverare alla destra italiana di non aver approfittato degli anni di governo per esprimere in giornali e televisioni un proprio modello culturale, che non sia ovviamente quello televisivo... penso che gli intellettuali di destra siano schiacciati tra la loro parte politica che e' diffidente e pavida nel dargli spazio, per la scomodita' di certi temi storico-politici, e la predominanza storica della sinistra nei centri di potere culturali...


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MessaggioInviato: 10 agosto 2009, 14:03
Messaggi: 1247Iscritto il: 11 giugno 2008, 19:39
Io invece penso che gli intellettuali progressisti siano spesso in malafede, abbiano trattato la cultura come un campo dove mettere la propria bandierina, abbiano espresso pregiudizi diventati regola, si siano disinteressati del pluralismo in favore di un acaparramento gramsciano di università, case editrici e giornali. La fine che ha fatto quella parte politica è frutto anche di questa mentalità, più di imposizione che di proposizione. Detto questo hanno agito da soli, fatto e disfatto in libertà, perchè dall'altra parte quasi nessuno era realmente interessato a proporre una cultura alternativa a quella progressista. Però le tv e soprattutto i tg sono più forti. Ad ognuno la propria caporetto ad ognuno la propria vittoria. Per tornare in tema Woodstock potrà essere criticabile, la generazione americana dei figli dei fiori, quella europea più contestataria e il 68 sono pieni di difetti. Ma almeno sono qualcosa.


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MessaggioInviato: 10 agosto 2009, 14:48
Avatar utenteMessaggi: 1658Località: TORINOIscritto il: 14 giugno 2007, 16:56
si, sicuramente noi abbiamo la tecnologia, mille marchingegni per fare tutto ma ci manca il cuore e la passione che, nel bene e nel male, ha contraddistinto tanti anni, decenni precedenti. In fondo la fine delle ideologie e della storia ha appiattito l'Occidente: non si crea ne' inventa nulla di nuovo, per appassionarci dobbiamo fare vintage...


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