Once upon a time…Brian Jones
Vi racconto velocemente cosa abbiamo fatto noi in Inghilterra mentre a Torino e Verona si celebrava l’anniversario di Brian.
Arriviamo a Cheltenham che sono le 14 passate di Sabato 4 Luglio, circa 30 minuti di ritardo sull’ora del raduno fissato dal Brian Jones fan club.
Guido, suo figlio Tommy, mia figlia Luna ed io ci dirigiamo direttamente verso la tomba di Brian.
Ci sono già stato due anni fa, con Isy,Vanni,PG e Bardo.
In lontananza ci viene incontro Andrea, grande amico ed organizzatore delle due serate con Anita Pallenberg svolte negli scorsi anni.
Poco più in là un piccolo capannello di persone, molto silenziose, molto colorate.
Sono le 30-40 persone che hanno deciso di ricordare i 40 anni della morte di uno dei più grandi talenti del Rock.
Mi viene da sorridere ai milioni di persone per Michael Jackson, ai tabloids con le foto che lo ritraevano pochi secondi prima di morire, con la maschera d’ossigeno ma ormai inerme.
Paparazzate di un barelliere che l’ha ritratto con il telefonino, speriamo che finisca ll’inferno.
Ma torniamo a Brian, forse all’epoca che lui morì c’era la stessa attenzione che c’è stata adesso per MJ, o forse solo meno amplificata perché c’erano meno media.
Però auguro a Michael Jackson che per il quarantennale della sua morte ci sia qualche persona in più sulla sua tomba di LA.
Onestamente mi aspettavo poca gente ed in cuor mio speravo di sbagliarmi, il fondatore dei Rolling Stones dimenticato, neanche una foto sui giornali, neanche un’immagine in tv, neanche una parola, un telegramma, un nonsochè dai suoi vecchi compagni.
A quel punto ci è venuta incontro una signora sulla sessantina, capelli rossi e un sorriso smagliante.
Con cordialità assoluta ci ha fatto gli onori di casa, salutandoci, chiedendoci da dove venivamo e presentandoci alle altre persone.
Devo dire che ci hanno tutti fatto i complimenti, venire dall’Italia per commemorare Brian Jones, quando c’è qualcuno che scrive tutti i giorni su IORR abita ad un’ora da Cheltenham e non ci ha proprio pensato di venire.
Intorno a noi dicevo,gente colorata, molta emozione, un ragazzo è addirittura vestito come Brian.
Sembriamo un gruppo di folli e forse lo siamo, omaggiare una persona morta da 40 anni e che manco conoscevamo.
La signora rossa poi va dietro la tomba, tutti si mettono in semicerchio ad ascoltarla.
Scopriamo essere Pat Andrews, una delle prime donne di Brian, quella che gli ha dato un figlio mai riconosciuto da Brian (ma assolutamente uguale a lui), quella del video allegato.
http://www.youtube.com/watch?v=L0INnOCeym4
Oggi mi dirà il Vanni che fu anche la prima a tradirlo.Un giorno si presento Mick a casa sua per parlare con Brian,Brian non era ancora arrivato ed allora pensarono bene di farsi un giro…di walzer.
Ecco, quella donna però inizia a parlare del primo Brian, quello più vero, quello innovativo,grintoso,coraggioso,tenero.
Il Brian che ancora non era devastato dalle droghe e dai complessi d’inferiorità nei confronti di Mick Jagger.
Ne viene un ritratto dolce e malinconico, di quello che è stato e di quello che potrebbe essere diventato se quella notte non fosse stato solo,in piscina, con ogni tipo di droga o magari con qualcuno che gli metteva la testa sotto.
Ma quale fù l’apporto di Brian agli Stones?
Tutto, lui fece scoccare la scintilla e fece anche partire involontariamente l’amicizia collaborativi tra Mick,Keith e ALO.
Ma chi può dire che con Brian gli Stones non sarebbero stati ugualmente grandissimi o magari più grandi?
Desolante vedere che 30 persone ricordano Brian Jones in Inghilterra.
Ma orgoglioso di essere italiano una volta di più perché 6 di quelle persone sono italiane ed in Italia abbiamo organizzato due eventi straordinari, nel nome di Brian Jones.
Terminata la cerimonia,Guido,io e figli siamo tornati a Londra, Andrea ed un suo amico hanno proseguito per Dublino ed hanno assistito ad uno splendido concerto di Rod Stewart
A Londra abbiamo poi visitato Edith Groove dove al 102 vivevano Brian ,Mick e Keith nel primo periodo londinese e cheyne walk, dove abitavano Mick e Marianna e poco distante Keith e Anita.
Quindi cena allo Sticky Fingers, ormai un’istituzione.
Ciao!
Sici