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Indice  ~  Get Off Of My Cloud  ~  Jimi Hendrix

MessaggioInviato: 27 marzo 2009, 10:23
Avatar utenteMessaggi: 3987Località: MilanoIscritto il: 23 marzo 2008, 12:49
da http://jimihendrixitalia.blogspot.it/

Chas Chandler racconta:
La sera prima, con gli Animals suonammo in Central Park e dopo il concerto, qualcuno mi fece ascoltare una versione di "Hey Joe", che circolava in America già da nove mesi, questa era l'interpretazione suonata da Tim Rose.
Questa canzone mi prese così tanto che subito pensai "Appena torno in Inghilterra devo trovare un gruppo a cui far registrare questa versione".
Più tardi quella sera, andammo in un club chiamato "Ondine's", appena entrammo, si fece incontro Linda Keith e si fermò a parlare. Mi disse di questo ragazzo del Village, lo dovevo proprio andare a vedere. Sebbene non fosse ancora una cosa pubblica, però tra gli amici era circolata la voce che non appena gli Animals si fossero sciolti, io avrei iniziato la carriera di produttore. Linda mi suggeriva questo suo amico per iniziare la mia carriera, così presi accordi per incontrarci l'indomani.



Il giorno dopo andai giù al Village e vidi Jimmy James and the Blue Flames suonare al Café Wha? e fu così che la prima canzone che Hendrix suonò quel pomeriggio fosse proprio "Hey Joe", poi suonò la sua versione di "Like a rolling stone" che mi impressionò altrettanto. Conoscevo Bob Dylan e in genere mi piaceva quel che faceva, però "Like a rolling stone" era la prima delle sue canzoni che non mi piaceva molto. Forse era il modo in cui la cantava, non credo che riuscisse ad esprimere la canzone in maniera adeguata.
Quando Jimmy la cantò, lo fece con grande convinzione e allora le parole mi entrarono dentro.

Ricorda Bob Kulik che era con Chas al Café Wha?
Chandler era così gasato e agitato durante il concerto che si rovesciò un bicchiere di latte sulla manica.

Ricorda Ken Pine (chitarrista dei Ragamuffins):
Chas era così eccitato e continuava a darmi di gomito, cavoli mi stava facendo a pezzi, mi chiedevo se sarebbe sopravvisuto al concerto.


Chandler si presentò a Jimmy non appena finì il concerto.
Così racconta Chas:
Ci sedemmo e parlammo per circa un'ora.
Rimasi incredulo nel sentire che , a parte delle piccole etichette per cui aveva firmato come session-man, nessuno lo avesse ancora messo sotto contratto. Ricordo che Jimmy mi disse che questi accordi precedenti, si intendevano come garanzia per lavori di registrazioni di sessions di studio e non come reali contratti discografici.
Jimmy non aveva particolari riluttanze nel venire in Inghilterra, era solo un po' preoccupato circa la strumentazione che avevamo in Gran Bretagna e su com'erano i musicisti inglesi.
Una delle prime cose che mi chiese fu se conoscessi Eric Clapton e Jeff Beck.
Risposi che conoscevo benissimo Eric Clapton in quanto ci frequentavamo anche socialmente.
Così egli rispose " Se mi porterai con te in Inghilterra mi farai conoscere Eric Clapton?".
Dissi che quando Eric lo avrebbe sentito suonare sarebbe stato lui a voler conoscere Jimmy.
Allora Hendrix rispose " Bene, allora verrò con te".
Credo che fu così che lo convinsi a venire in Inghilterra.
Il gruppo di Jimmy, i Blue Flames, al contrario, non mi fecero alcuna impressione.
Erano solo una band di supporto che sembrava avessero cominciato ad accompagnare Jimmy solo da quella sera stessa.
Non mi interessava far registrare nessun altro della band. Il batterista era mediocre, Randy California, l'altro chitarrista, era un caro ragazzo, ma voleva solo suonare blues e non era solo quello che volevo far registrare a Jimmy Hendrix.
Hendrix chiese di portare anche Randy California. Gli spiegai che Randy aveva solo quindici anni e per prima cosa ci avrebbero arrestato.
Jimmy voleva sinceramente portare Randy in Inghilterra e per questo insistette ma io rimasi fermo nella mia posizione e gli dissi " Ma ragiona Jimmy, come cazzo faccio ad ottenere un visto per un ragazzino di quindici anni, magari senza il permesso dei genitori, scappato di casa?
Capisci che razza di implicazioni ci sarebbero in tutto questo? non ci arrivi?".
Gli dissi poi che avrei continuato il tour con gli Animals e quando finito, da lì a qualche settimana sarei tornato da lui.
Lo lasciai dicendogli " quando tornerò a New York, se sarai ancora della stessa opinione allora ti porterò in Inghilterra e cominceremo"





Jimi ricorda di quell'incontro:
"Cercai di non eccitarmi troppo ma pensavo ai successi discografici degli Animals, che mi piacevano, e mi stavo convincendo che questo davvero poteva essere un buon aggancio. Cercavo di rimanere distaccato, ma Chas continuava a ricoprirmi di complimenti, con quel suo accento pesante. Voglio dire, mi adulò fino a mettermi in
imbarazzo; era impazzito per la versione lenta di Hey Joe.
Sembrava anche che gli piacesse come cantavo Like a rolling stone. Non avevo mai parlato così a lungo con uno come lui, un inglese figo, appassionato di blues e così via. Mi disse che si sarebbe fatto vivo con me non appena avesse finito di lavorare con il suo gruppo. Non lo rividi per altre sei settimane."


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MessaggioInviato: 27 marzo 2009, 10:29
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Nuovo nastro di Hendrix

Immagine

Un nastro dimenticato e inascoltato da molto tempo sarà battuto all'asta il prossimo 28 Aprile a Londra, presso il CEO Fame Bureau.
Le quotazioni potrebbero raggiungere la ragguardevole cifra di £100,000.

Il nastro fu regalato a Carl Niekirk da Hendrix stesso. Il signor Niekirk lavorava in uno studio fotografico situato al piano sotto l'appartamento di Brook Street dove abitava Jimi , central London. Siccome c'era solo un'entrata per l'appartamento e questa era in comune con il negozio, il signor Niekirk incrociava spesso Hendrix e i suoi amici – incluso George Harrison – .

"Era un costante viavai di gente e di feste" ricorda.

Una volta, Hendrix domandò al signor Niekirk se poteva prestargli del latte e dello zucchero. Quando questi glieli portò su nell'appartamento, Hendrix gli regalò il nastro.

Il signor Niekirk disse: "Solo perchè glielo chiesi, lui me lo diede. Più semplice di così..."

Il nastro poi passò alla sorella del signor Niekirk, che gestiva un pub a Epping Forest, e là ha languito per decenni dimenticato in un armadio.
Il nero nastro di poliestere racchiuso in una anonima scatola verde, macchiata di caffè non dava assolutamente l'idea di che tesoro musicale potesse racchiudere. Una volta suonato, il nastro era inconfondibilmente Jimi Hendrix.
Si tratta di 14 tracce in tutto, registrate nel 1968, alcune probabilmente durante la lavorazione del terzo album Electric Ladyland ma la maggior parte sono registrazioni private, in cui Jimi suona la chitarra e canta accompagnato solo da un armonicista.
Probabilmente si tratta delle registrazioni con Paul Caruso.

Alcuni estratti di queste registrazioni di Jimi con Paul nel suo appartamento newyorkese, in passato sono già apparsi su alcuni bootleg:
"Bright Lights Big City" , "Room Full Of Mirrors" (MCA 2000 box) e "Tears Of Rage" (excerpts on the "Happy Birthday Jimi" bootleg)

Il nastro al momento è di proprietà di Mark Sutherland e Paul Jackson, che gestiscono il Cafe Music Studios in east London. Acquistarono il nastro una decina di anni fa dalla sorella del signor Niekirk, e ora, finalmente dopo anni di battaglie legali con Experience Hendrix, i due finalmente possono mettere all'asta il nastro.

Fonte:
www.independent.co.uk
http://jimihendrixitalia.blogspot.it/


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MessaggioInviato: 28 marzo 2009, 16:51
Avatar utenteMessaggi: 4364Località: CelleIscritto il: 18 settembre 2006, 13:04
Per quello che conta il mio parere (0,merda) anche secondo me l'unica versione sensata di like a rollin stone è quella di hendrix: dopo monterey il nulla


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MessaggioInviato: 8 aprile 2009, 17:09
Avatar utenteMessaggi: 3987Località: MilanoIscritto il: 23 marzo 2008, 12:49
da http://jimihendrixitalia.blogspot.it/

Greenwich Village 1966 (Part 4)
Il 6 Agosto 1966 ad Atlantic City gli Animals terminano il loro tour d'addio e tornano a New York.

Chas Chandler:
Pernottai al Gorham Hotel dove condividevo una suite con Hilton Valentine (chitarrista degli Animals) e mi diedi subito da fare per cercare Jimmy James, e non fu affatto facile, in quanto pare non avesse una residenza fissa, si diceva che avesse una stanza in uno scalcinato albergo dalle parti di Broadway, ma il portiere disse che Jimmy non ci andava mai.
Così mi misi a cercarlo entrando ed uscendo da tutti i locali del Village, qualcuno mi disse che Jimmy stava combinando ancora qualcosa con John Hammond Jr, ero preoccupatissimo avevo paura che il padre, il signor Hammond, lo mettesse sotto contratto.
Imprecai all'idea di essermi lasciato sfuggire Jimmy. Mi ci volle quasi una settimana per riuscire a mettermi in contatto con lui, e solo quando lo incontrai e mi disse "Allora, quand'è che iniziamo davvero?" tirai un sospiro di sollievo.

Jimmy dal canto suo era abituato alle promesse non mantenute e non aveva veramente preso sul serio Chas a riguardo di tutti quei discorsi sull'Inghilterra. Rimase effettivamente sorpreso quando invece lo rivide e per di più ansioso di iniziare.

Il pomeriggio successivo Chas si recò al Cafè Au Go Go. Presentò Jimmy al manager degli Animals, nonchè futuro socio di Chandler, Michael Jeffery, un tizio di media altezza con i capelli castani e l'aspetto regolare da inglese, con occhi attenti sempre incorniciati dagli occhialetti sfìgati da uomo d'affari che non mancava mai di indossare.
Jeffery non aveva mai sentito suonare Jimmy James, ne gli chiese di farlo per lui quella volta. Era là semplicemente per studiare il look di quell'insolito personaggio di cui Chas aveva tessuto lodi sperticate.
Dopo pochissimi minuti sussurrò a Chas: "Potrebbe essere l'Elvis nero!".

Ellen McIlwaine, che si era trasferita a New York da Atlanta e che in seguito sarebbe diventata nota per la sua bravura alla slideguitar, in quel periodo suonava il piano e cantava al Cafe Au Go Go, dove incontrò Jimmy James.
Ellen ricorda le visite di Chas Chandler al Cafe Au Go Go:
Quando Jimmy iniziò a parlare con gli inglesi, ci presentò. Sentii Chandler che gli diceva: 'Vieni con me in Inghilterra, faremo questo e quello.
Jimmy voleva sapere se avrebbe potuto portare qualcuno dei Blue Flames con sé.
Chandler rispose: 'Non hai bisogno di loro. Ti metterò su io un gruppo a Londra. E il nome
Blue Flames deve scomparire. Abbiamo già dei Blue Flames in Inghilterra'".


Jimmy restò ad ascoltare Chandler e Jeffery fino in fondo.

Parlarono del suo vero nome e della possibilità di cambiarlo nel più affascinante J-i-m-i, che avrebbe attirato di più l'attenzione. Hendrix fece rapidamente cenno al contratto discografico che aveva firmato con Ed Chalpin quasi un anno prima, e anche all'accordo con la Sue Records. "Illegale" disse Jeffery. "Non eri rappresentato. Non preoccuparti, me ne occupo io."

Jimmy non firmò nulla con Chandler o Jeffery in quel periodo. Tuttavia, verso la metà di agosto - senza ancora avere mai visto Hendrix suonare la chitarra - Michael Jeffery aprì un conto a nome "Jimi Hendrix", occultato dallo scudo fiscale delle Bahama che all'inizio del 1966 aveva costituito con il nome di Yameta. A Hendrix ciò non fu riferito, ne gli fu fatta mettere la firma sul conto.

"A quell'epoca al Village" racconta Ellen Mcliwaine "si usava suonare insieme, c'era uno spirito cameratesco. Jimmy mi influenzò per come usava la sua chitarra, come se fosse una voce, e mi insegnò a riprodurre effetti sonori in tré semplici lezioni! Li faceva solo con la chitarra e un amplificatore.
Non gli serviva nessuno di quei trucchetti che divennero famosi in seguito. Adoravo stare a guardarlo.
Suonava con Johnny Hammond e ce la metteva tutta per spazzarlo letteralmente via dal palco! E poi voleva suonare ancora nei miei set, e io pensavo: 'Ehi, ma che scherzi? Vuoi che ti chieda di pugnalarmi alle spalle?'. Ma con me non lo faceva. E ripensandoci mi sono resa conto che John
era un tale amico da consentire a Jimmy di esprimersi. Era un atto di generosità".

Chas si divertiva a osservare il pubblico in molte delle esibizioni di Hendrix e Hammond; la risposta affettuosa ed eccitata rinforzava la profonda convinzione del novello manager riguardo al talento della sua futura star.
A prescindere da quanto tardi avesse fatto la sera prima, le giornate di Chas erano dedicate a costruirne il futuro.
Liquidò la Sue Records - bastarono 100 dollari - per assicurarsi che non avrebbe avuto nulla da pretendere sulle future registrazioni di Hendrix. Fu deliziato dal fatto che quella magra offerta venisse accettata così.
Gli fu più difficile districarsi a Seattle. Parlò parecchie volte con gli impiegati dell'anagrafe per procurarsi un atto di nascita di Jimmy; il cambio di nome operato da Al Hendrix complicava la faccenda.
Chas si affidò ad avvocati per accelerare al massimo l'emissione del primo passaporto
di Hendrix e lottò contro la resistenza di Jimmy nel sottoporsi al vaccino contro il vaiolo. Chas dovette letteralmente spingerlo nello studio del cortese dottor Meyerhoff, sulla Cinquantasettesima Ovest, dove Jimmy chiuse gli occhi e l'impresa venne finalmente compiuta.

Erano trascorsi più di quattro anni da quando Jimmy aveva lasciato Fort Campbell, sicuro che il suo talento musicale gli avrebbe aperto le porte dei circoli che contano. Non lo
aveva neppure sfiorato il pensiero di essersi ingenuamente predisposto alla delusione, al disincanto, alla povertà, a notti insonni e al doloroso sgomento di dovere regolarmente impegnare la sua chitarra per sopravvivere.

Continuava a cadere in ginocchio e a pregare Dio. Aveva pianto e lottato e si era risollevato un'altra volta, sempre in attesa del giorno - come aveva scritto il bluesman Wìllie Dixon -
in cui "the world wanna know what this all about".

Jimmy /Jimi era pronto.


Finalmente il 23 settembre 1966, con 40US$ in tasca, prestatigli da un amico musicista, la sua chitarra e un cambio di vestiti dentro la custodia, Jimi Hendrix decollò dal Kennedy Airport diretto a Londra.
La veduta di New York dall'aereo fu l'ultima vista dell'America per Jimi.
Per quasi un anno Hendrix sarebbe rimasto in Europa.


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MessaggioInviato: 18 maggio 2009, 15:51
Avatar utenteMessaggi: 3987Località: MilanoIscritto il: 23 marzo 2008, 12:49
Un sabato Hendrixiano!!!!!!!!!!!!!

Installazione artistica del
Maestro ALEX SCHIAVI
dedicata a
JIMI HENDRIX

Milano, sabato 23 maggio 2009
a partire dalle ore 16.00.
Lungo Viale Alemagna

Il 23 maggio 1968 suonava a Milano il grandissimo chitarrista americano: fu il suo unico concerto milanese che si tenne al Piper, locale sito sotto la Triennale, che ora non esiste più.
Impossibile dimenticare questo show, che lo vide protagonista insieme alla Experience (Mitch Mitchell alla batteria, Noel Redding al basso).
Sia JIMI HENDRIX che i suoi due collaboratori ci hanno lasciato, ma la loro musica, la loro arte ed il loro valore vivono e resistono nel corso dei decenni.

Impossibile dimenticare Jimi Hendrix.
ALEX SCHIAVI ebbe la fortuna di assistere al suo unico show milanese (il serale, dato che il pomeridiano venne stranamente cancellato), e mai lo dimenticherà.
In memoria di questo indimenticabile show, come tutti gli anni, il maestro ALEX SCHIAVI appenderà lungo tutta la recinzione del Parco Sempione (in viale Alemagna stesso) ben 500 manifesti raffiguranti JIMI HENDRIX ed i due dell'Experience.
Poi ognuno potrà prendere gli stessi manifesti e portarseli a casa come ricordo: il tutto gratis!
Appuntamento è in viale Alemagna a partire dalle ore 16.00 del pomeriggio (indipendentemente dal tempo, anche in caso di pioggia).


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MessaggioInviato: 18 maggio 2009, 16:01
Avatar utenteMessaggi: 4364Località: CelleIscritto il: 18 settembre 2006, 13:04
se ci vai me ne prendi uno? 8)


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MessaggioInviato: 18 maggio 2009, 16:09
Avatar utenteMessaggi: 3987Località: MilanoIscritto il: 23 marzo 2008, 12:49
zac ha scritto:
se ci vai me ne prendi uno? 8)


Ho già delegato, percui come diceva Battisti; anche per te!!!!!!


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MessaggioInviato: 18 maggio 2009, 16:54
Avatar utenteMessaggi: 4364Località: CelleIscritto il: 18 settembre 2006, 13:04
ottimo, grazie!


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MessaggioInviato: 18 maggio 2009, 20:59
Avatar utenteMessaggi: 3987Località: MilanoIscritto il: 23 marzo 2008, 12:49
................Una testimonianza di quel 23 maggio a Milano
da http://jimihendrixitalia.blogspot.it/



Una giornata indelebile!
Jimi, l’ho conosciuto, musicalmente parlando, alle Messaggerie Musicali di Milano dove andavo spesso per sentire in anteprima i nuovi ‘45 giri di quei complessi che a me interessavano ma che purtroppo erano irreperibili nei juke box , forse perché troppo poco commerciali, come per esempio, Thane Russel, Dave Anthony’s Moods e altri...

comunque sia, un giorno vidi esposto, dietro il bancone dei dischi, una copertina che attrasse subito la mia attenzione. Si trattava del secondo ’45 del nostro grande Jimi , “Purple Haze” (cosa insolita Hey Joe che era uscito qualche mese prima è arrivato poco dopo alle mie orecchie..)

Beh!, come misi il dischetto sul giradischi nella cabina d’ascolto, subito, sentii uscire delle note a dir poco dell’altro mondo! In quel momento capii che QUELLA sarebbe stata la mia musica, quella che avrebbe accompagnato la mia vita, non più i vari Rokes o Equipe84, addio caro beat !!

A quel tempo ero un assiduo frequentatore del Piper Club in Viale Alemagna di Milano, dove ho passato, soldini permettendo, la maggior parte delle mie domeniche, dall’apertura del locale, inizio 1966 fino circa alla fine del 68 , dopo di che espatriai per motivi personali…

Ad ogni modo, era già da più di un anno che seguivo le notizie su Jimi sulle riviste musicali, questo, per vedere se caso mai avrebbe fatto una visitina nel nostro paese con la sua band.
Arrivò finalmente un bel giorno, in cui appresi che ci sarebbe stato in programma una Tournee in Italia , tra l’altro Jimi avrebbe suonato anche a Milano, credetemi che non stavo più nella pelle, non vedevo l’ora che arrivasse quel fatidico giorno!!!


23 Maggio 1968


Accompagnato dalla mia ragazza, mi avviai dalla zona dove allora abitavo, viale Zara, al Parco Sempione. Avevo programmato la presenza al concerto per le ore pomeridiane (forse anche perchè essendo un giovedì l’indomani la mia ragazza sarebbe dovuta andare al lavoro, ma chi si ricorda esattamente..)
Arriviamo in zona presto, just in case.., e si spende cosi qualche oretta nei paraggi del Parco Sempione, dove tra l’altro per immortalare quel giorno ci siamo fatti fotografare dietro il castello da un fotografo professionista, sai di quelli che senza dirti niente prima ti davano il mangime per i piccioni in mano e ti scattavano subito una foto naturalmente fasulla, etc..etc..... hehehe

Anyhow, finalmente si entra nel corridoio che porta al Club sotto il Palazzo dell’arte..

Da quel momento in poi, dal tanto spasimo per l’attesa al grande evento mi son sentito come se fossi intorpidito…in stato di trance…
Devo dire la verità che Wes & the Airdales NON me li ricordo proprio, infatti con la mente mi trovavo gia più avanti, volevo VEDERE e SENTIRE solo Jimi Hendrix, tutto il resto per me era solo “contorno” !

Ad un certo punto si sparge la voce che Jimi non avrebbe potuto suonare per via di problemi con la dogana dove pare gli avessero bloccato tutti gli strumenti.
Il casino generale che avvenne poi, e’ stato gia descritto più volte, posso solo aggiungere che l’arrivo di Jimi al Piper nel pomeriggio l’ho perso, ero rimasto in giardino a prendere una boccata d’aria e CERCARE di rilassarmi un po’ dalla tensione.
A quei tempi lo “stress”, che era dentro me già fin dalla mattina, era una parola sconosciuta… fatto stà, che sia io, che la mia ragazza e pure altri fans, rifiutammo il rimborso del biglietto per la mancata esibizione.

madocina..se penso a tutte le ore che ho aspettato la dentro bevendo solo gazzose e coke tutto il giorno e sera senza neanche mangiare un panino, ma ero cosi eccitatato dall'idea di vedere Jimi che credo che anche se m’ avessero preso a pedate nel sedere non me ne sarei accorto dalla tanta suspence che c'era dentro me quel giorno... :-))

Rimanemmo cosi ad attendere dentro il “Paips” fino a quando FINALMENTE non annunciarono che Jimi Hendrix sarebbe salito sul palco da li a poco.

Ragazzi!!! come gli Experience hanno cominciato a suonare io sono andato come IN ESTASI, veramente!!
Adesso, a quasi 41 anni di distanza, non posso dire a che ora cominciò o finì il concerto e neanche la tracks listing, sai dopo tanto tempo, la memoria etc. etc..
Quel che mi ricordo benissimo è che ero posizionato in angolo, cioè, immaginandovi davanti lo stage ero tutto sulla destra dello stesso, in un’angolazione che mi permetteva di vedere Jimi dalla sua parte sinistra, posizione questa che non mi ha impedito di vedere i suoi movimenti sul piccolo palco.
Noel e Mitch li ho solo “sfiorati” con lo sguardo , il fulcro era lui, Jimi e quello che usciva dalla sua Fender bianca.
Anche se dalla mia posizione, l’ascolto non era proprio del tutto ottimo, il sound che usciva dalla casse l’ho percepito proprio come lo avevo sentito sui dischi.
Fin da quando ascoltai i suoi ’45 , ancor prima del concerto, mi ero riproposto di cercare di capire da DOVE e COME potevano uscire questi suoni incredibili, immaginandomi chissà in che in studio di registrazione e con che tecnica “Spaziale” fossero registrate queste musiche da fantascienza, invece era semplicemente Hendrix l’ALIENO.

Immagine


L’unica distrazione durante il concerto, e’ stata quando ho intravisto qualcuno (Eric Barret o Gerry Stickells) che cercava di tenere in bilico un’Amp che per motivi di ressa o roba del genere, comiciò a spostarsi verso la sponda del palco.

Purtroppo per me possedere una macchina fotografica a quel tempo sarebbe stato come avere una Lancia Fulvia, cioe’ per motivi di budget, out of this world.. cosi che di foto proprie niente da fare..
Come ripeto non ricordo esattamente quando Jimi finii di suonare, so solo una cosa; per me, anche se da quel giorno son passati ben 40 anni e 9 mesi , ebbene si, il concerto continua ancora…


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MessaggioInviato: 18 maggio 2009, 21:05
Avatar utenteMessaggi: 3987Località: MilanoIscritto il: 23 marzo 2008, 12:49
Bologna 26 Maggio 1968
da http://jimihendrixitalia.blogspot.it/


THE JIMI HENDRIX EXPERIENCE. Bologna 26 maggio 1968, The soundboard tape
The Soundboard tape

Vi sono momenti nella vita di un fan che sono importanti. Momenti che ti ripagano delle fatiche, di anni di ricerche e a volte anche di delusioni. Il grande Bonanzi ha messo a segno un altro colpo: ha trovato la registrazione dal mixer, del concerto di Bologna.


Ecco qui di seguito l'intervista con l'autore della registrazione soundboard del concerto della Jimi Hendrix Experience al palasport di Bologna il 26 maggio 1968.
L'intervista e' stata effettuata il 20 maggio 2008 da Roberto Bonanzi.


D.Mi puoi parlare di quello che accadde esattamente 40 anni fa?

R.Quello che mi ricordo e' che, allora con il mio socio eravamo i concessionari di Semprini.
Semprini era una ditta di impianti di amplificazione, che allora era sicuramente la piu' conosciuta, perche' insieme a quella c'era il vecchio Geloso e Beanson(?), che pero' facevano impianti piccolini, non all'altezza di amplificare un palazzo dello sport.
Mi ricordo che Semprini da Milano ci chiamo'siccome eravamo i suoi concessionari sulla zona, per dirci che c'era questa amplificazione da fare al palazzo dello sport di Bologna a un certo Jimi Hendrix..che noi....io ti confesso non conoscevo assolutamente chi fosse, per me era uno dei lavori normali che ogni tanto ci passavano perche' eravamo i loro referenti sulla zona.
E mi ricordo che io partii da qui con meta' impianto perche' il mio socio era alla "Bussola" di Viareggio la sera prima con Mina per amplificare, perche' lui era sempre al seguito di lei.
Pero' con lei due casse e un amplificatore da 80w erano piu' che sufficenti, in qualsiasi tipo di locale andasse.
Mi ricordo che lo aspettai perche' lui la sera prima fini' lo spettacolo a Viareggio, poi parti' nella notte e arrivo' in tarda mattinata a Bologna con l'altra meta' dell'impianto.
Noi mettemmo assieme i due impianti e lo montammo, e mi ricordo che ci avevano detto che erano tre persone.
Ho messo tre microfoni sul palco...i D12..te li ricordi quelli quadrati della KG.
Ho messo tre aste con tre microfoni posizionati, uno nel centro, uno....perche'...c'erano..quattro Marshall,..cioe' due Marshall doppia cassa per la chitarra due Marshall doppia cassa per il basso.
Ne misi uno davanti..uno vicino al batterista pensando che potessero essere utili...che cantassero tutti e tre che facessero dei cori, non so, quindi ripeto non conoscendo niente....

D.Per cui notizie tecniche su come dovevi gestire la situazione non te ne avevano date.

R.No,no io avevo messo tre microfoni sapendo che erano tre persone, fine.
Poi quando sono arrivati...noi abbiamo provato l'impianto, funzionava tutto, poi il mio socio che era stanchissimo si e' addormenteto su una panchina(ride)e poi sentivo anche che russava nella registrazione e.....dopo siamo usciti un attimo per andare a mangiare qualcosa perche' avevamo finito di montare l'impianto: c'era un barettino li di fuori, abbiamo mangiato un paio di panini e poi ci siamo messi ad aspettare.
Dopo sono arrivati quei ragazzi che hanno suonato prima. No, prima sono arrivati loro, hanno provato l'impianto, hanno detto che andava tutto bene, Hendrix mi ha fatto togliere due microfoni perche' ha detto che non servivano, tanto cantava solo lui.
Me li ha fatti smontare, io li ho tolti, poi e' venuto li di fianco al palco dove io avevo messo la centralina e avevo messo il Revox.
Mi ha chiesto che cosa era quello.
Io gli ho detto che era l'eco(ride)perche' magari non mi dicesse che non dovevo registrare...no quello e' per creare l'eco, lui mi ha detto no niente eco io canto senza eco.
Va bene io lo tengo spento e ho fatto cosi'...(mima il gesto di pigiare il tasto di arresto), poi quando hanno cominciato ho fatto partire il registratore, perche' era una mania per me..., ripeto io ho registrato lui non perche' sapevo che c'era Jimi Hendrix...no perche' io dove andavo registravo tutto.

D.Quindi per te Hendrix era una persona totalmente sconosciuta.

R.No,mai sentito nominare,..cioe' sentito nominare ma non sapevo niente, dopo poi sono rimasto entusiasta quando l'ho visto suonare...cioe' io i pezzi Foxy Lady e Hey Joe li conoscevo, pero' non mi figuravo questo personaggio, li sentivo..questi gruppetti qui, li suonavano...e allora dopo sono rimasto impressionato quando...lui aveva solo il wah-wah da quello che mi ricordo perche'per fare distorcere la chitarra, puntava la paletta della Stratocaster contro il Marshall, la puntava sopra la cassa in modo che andasse in distorsione, Whuuu...Whuuu

D.Da come viene evidenziato da altre registrazioni, Jimi si rivolge al pubblico dicendo che alcuni pezzi non li puo' fare perche' ha problemi di tensione(potenza elettrica).

R.Si c'erano degli alti e bassi, sbalzi di corrente, ma l'impianto Semprini aveva uno stabilizzatore con un'escursione di 30w e dovevamo tenerlo d'occhio perche' con la lancetta si vedeva che la corrente era bassa la tiravo su.

D.Come abbiamo modo di sentire dalla registrazione, Jimi come effetti usa solo il wah wah.

R.Io mi ricordo che con la paletta puntava verso la cassa facendo whuuu.whuu..poi sono rimasto entusiasta quando suonava con i denti, non mi aspettavo mai di vedere questo...sembrava che se la mangiasse, la mordeva....ero li'sotto di lui.

D.Hai avuto la possibilita'di parlargli prima dopo lo show.

R.Si lui prima quando ha provato l'impianto adesso si chiama soundcheck ha sentito che si sentiva bene e' venuto li' ha guardato come eravamo disposti e poi e' andato nei camerini.

D.Hai avuto richieste particolari .

R.No lui mi ha fatto togliere via due microfoni, io li avevo messi anche perche' cosi' sarebbe venuta meglio la registrazione se avessi potuto disporre di tre fonti invece di una sola, perche' quello che c'e' e' entrato tutto nel suo microfono, e dopo un'altra cosa che mi ricordo alla fine..ecco tu mi parli di uno spettacolo serale..io ti giuro ci ho pensato tanto ma di uno spettacolo serale per me non c'e' stato.
Io mi ricordo che quando e' finito loro sono scappati nel camerino, noi abbiamo smontato la roba, poi siamo andati a salutarli e una cosa che mi ricordo e' che c'era il batterista che con le bacchette che ci dava su una sedia (mima l'azione-ride), si vede che non aveva ancora scaricato tuta la tensione.
Poi li abbiamo salutati e siamo venuti via,quindi escludo, sai la memoria dopo quaranta anni pero' al 95% che noi abbiamo smontato e siamo andati via.

D.Come partecipazione di pubblico.

R.Non era pieno ma molto partecipe

D.Mi puoi dire i mezzi usati per la registrazione.

R.Il registratore un Revox, la bobina Geloso, recuperata al volo perche' non eravamo partiti con l'intenzione di registrare pero' all'ultimo momento la prima bobina che abbiamo avuto fra le mani..io ho iniziato a 14 anni a fare questo mestiere ora ne ho 66 all'inizio lo facevo solo d'estate perche' andavo a scuola poi e' diventato il mio lavoro a tempo pieno fino ad ora.
L'ultima e unica volta che ho sentito il nastro e' stato 20 anni fa assieme ad alcuni amici..ora tocca a te..

M. Comandini, E. De Pascale, R. Bonanzi, Paolo e Cico.


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MessaggioInviato: 18 maggio 2009, 22:20
Avatar utenteMessaggi: 2239Località: BeneventoIscritto il: 11 settembre 2006, 22:40
Ma le installazioni dei Rolling Stones non le fa più?


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MessaggioInviato: 19 maggio 2009, 13:31
Avatar utenteMessaggi: 3987Località: MilanoIscritto il: 23 marzo 2008, 12:49
Altre testimonianze del concerto di Roma
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25 maggio 1968 – Orrore! Al Brancaccio c'è Jimi Hendrix


Il 25 maggio 1968 il Teatro Brancaccio di Roma ha in cartellone un concerto di Jimi Hendrix. È il secondo e ultimo della breve permanenza romana del chitarrista la cui popolarità si sta diffondendo anche in Italia dopo il successo ottenuto al Festival di Monterey. Nonostante la buona campagna promozionale i giovani della capitale non fanno la fila per essere presenti all’appuntamento ed Hendrix si esibisce in un teatro che presenta numerosi posti vuoti. Non si tratta di disinteresse. I prezzi dei biglietti sono troppo alti per le tasche del pubblico giovanile, l'unico consumatore di questo tipo di musica e un destino analogo tocca anche ai Soft Machine, ai Pink Floyd, a Donovan e Julie Driscoll. Nemmeno il tour degli Who raccoglie i risultati sperati in termini d'incasso, nonostante l'affollamento di ragazzi fuori dai luoghi dove si svolgono i concerti. Qualche tempo dopo il problema del costo dei biglietti ai concerti, legato a quello della reale fruibilità della musica da parte dei giovani, diventerà esplosivo e provocherà grandi mobilitazioni di massa. Nonostante la non entusiasmante partecipazione di pubblico l'esibizione di Hendrix al Brancaccio è all'altezza della fama del chitarrista. Sugli spettatori si riversano le note acide della sua chitarra, ricche di distorsioni armoniche e di suoni elettronici puri, su un tessuto ritmico solido e aggressivo. Un'ovazione accoglie le note di Hey Joe, il brano del suo repertorio più conosciuto dal pubblico italiano, mentre il chitarrista canta con un accento americano molto marcato mangiandosi le parole del testo. Il risultato è una cadenza suggestiva e allucinata che contribuisce all'espressività dell'esibizione. Nei giorni successivi una parte dei critici italiani ignorerà l'evento, ma non mancheranno i commenti entusiastici. Tra tutti, però, quello che passerà alla storia sarà il giudizio dell'inviato del "Messaggero” di Roma, presentatosi all'appuntamento senza conoscere niente dell'artista. Alcune righe del suo articolo gli regaleranno l'immortalità tanto da essere ancora oggi citate come uno dei più clamorosi infortuni del giornalismo musicale italiano. Sono quelle in cui, volendo forse sintetizzare le sensazioni provate, così descrive l'esibizione del chitarrista: «Orrore al Brancaccio... la bruttezza di Jimi Hendrix è tale da superare i comuni concetti estetici».






Roma: 24-25 maggio, concerto di Jimi Hendrix

L’anno ’68 è stato vissuto in uno stato di semi-coscienza, non si capiva bene, ma si intuiva dove andare, da che parte stare; a spingere le prime assemblee, le manifestazioni, il movimento, ma anche cose semplici: la contestazione giovanile, i capelli lunghi, l’abbigliamento, la musica.
Ad aprile era stato assassinato Martin Luther King con conseguenti tensioni razziali e fermenti giovanili; quel maggio a Parigi vi furono le barricate degli studenti e l’inizio del ’68, in Italia, mese della Madonna, vennero comunque occupate la Statale e la Cattolica e……l’arrivo di Jimi Hendrix.
Quell’anno ero uno dei tanti 20enni innamorati pazzi del rock al quale un bel giorno arrivarono confuse notizie circa un concerto che Jimi avrebbe tenuto a Roma per promuovere l’LP Are You Experienced?; come se fosse previsto lo sbarco dei marziani, nessun’altra notizia, tanto meno circa il luogo e l’ora d’inizio, i più fortunati avevano avuto modo di vedere una sua foto o di ascoltare Foxy Lady alla radio come sigla di Per Voi Giovani.
Allora suonavo la batteria in un Complesso, così come venivano chiamati e con il chitarrista decidemmo di partire; la sua presenza era indispensabile perché imparava e memorizzava ogni cosa che ascoltava, non leggeva una nota, ma era in grado di ricomporre i pezzi. Cominciai a sondare il terreno a casa e ottenuto l’ok, come raggiungere Roma? L’ideale era trovare una macchina: chiedemmo a scuola e in comitiva, dove ingaggiammo due con la mitica 500. A Roma, eccitati per essere riusciti a trovare subito i biglietti (2.500 lire ognuno), si respirava un’aria magica, psichedelica, simile a quanto accadeva a Londra e Amsterdam con concentrazioni di capelloni contestatori nelle principali piazze; all’epoca portare i capelli lunghi era pericoloso, ma andammo lo stesso a Piazza di Spagna dove gruppi di capelloni stazionavano da tempo, per sentirci uno di loro, successivamente al mercato di Via Sannio dove allora era possibile trovare capi di abbigliamento originali militare, hippie, beat o rock.
Trovammo il Teatro Brancaccio, dove si sarebbe esibito a sera Jimi Hendrix, con largo anticipo ma appena in tempo per ascoltare confusamente le ultime note del concerto pomeridiano; improvvisamente si aprì la tenda dell’atrio e un boato salutò Hendrix, subito dopo gruppi di giovani uscirono di corsa dalla sala urlando e staccando dai muri tutto quanto c’era con la faccia di Jimi Hendrix, eccitati facemmo lo stesso dal muro alle nostre spalle sul quale ci eravamo schiacciati.
Entrammo, era un teatro con appena 2.000 poltrone di legno e prendemmo posto sulla destra a pochi metri dal palco; dopo l’esibizione di sconosciuti gruppi nostrani, si apre il sipario ed ecco i mostri, i primi amplificatori di quelle dimensioni, poi uscì Jimi che accordava la Stratocaster bianca, indossava pantaloni di velluto rosso scarlatto e camicia rosa con volants, i capelli meno lunghi del solito con meches bianche sui lati. Improvvisamente le note del primo pezzo, rimanemmo impietriti dal volume proibitivo per chi era abituato in fondo ad ascoltare solo delle canzoni; era il suono che avevamo sempre sognato, sembravano tre chitarre in una, la batteria, contrariamente agli altri pezzi rock dell’epoca non era in primo piano, martellante e non sembrava neanche amplificata. L’eccitazione saliva, la sala rumoreggiava forse per il bisogno di commentare ad alta voce quello cui stava assistendo, … incredulità! … disorientamento!
Eseguiva pezzi senza toccare le corde, ma solo percuotendo il corpo della chitarra che sprigionava una quantità pazzesca di watt o usando la sola mano degli accordi, le sue mani sembravano ferme e non si capiva come facesse a fare la ritmica e il solista nello stesso tempo; suonava sempre e comunque, con i denti, dietro la testa o sotto la gamba, poi si lanciò contro gli amplificatori, il tutto in una valanga di suoni, distorsioni e wha-wha che nessuno aveva mai sentito da alcun strumento. Alla fine, lanciò la chitarra in aria ed uscì di scena.
Fu il creatore della musica psichedelica, delle suggestioni, non c’erano messaggi, il suo mondo era denso di racconti indiani, gioia di vivere, voglia di libertà; una realtà fatta di sogni, fumetti, fantascienza, teorie cosmiche.
Durante il viaggio di ritorno, eravamo ancora sotto shock, certi di aver visto qualcosa di unico, un marziano, e non parlammo d’altro tutta la notte con la consapevolezza di non poter mai arrivare a suonare qualcosa neanche lontanamente simile a ciò che avevamo ascoltato. Nei mesi successivi, con i compagni del Complesso, continuammo a suonare ancora per un po’ inserendo Hey Joe, il brano più semplice, con molta moltissima modestia per poi smettere definitivamente di suonare.
Jimi non ha avuto il tempo di invecchiare, la sua breve vita musicale (4 anni, 1400 giorni) è passata alla velocità della luce, è rimasta nella dimensione giovanile dell’eroe con la chitarra, del mito e come tale appartiene ai giovani di oggi come quelli della sua generazione.
Unici souvenir di quel giorno, la copia di questa foto che ho scattato con la mia Kodak, l’originale è del chitarrista (oggi insegnante di musica) che comprò il rullino e pagò lo sviluppo, e l’LP Are You Experienced? Rimasto a casa della mia compagna di università ed ancora oggi lì.
Raccontarlo ora 40 anni dopo, serve a capire meglio, ad amare di più, a ricordare la sua breve e intensa stagione.


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MessaggioInviato: 19 maggio 2009, 20:02
Avatar utenteMessaggi: 4253Località: ladispoliromaitaliaeuropamondoIscritto il: 9 gennaio 2008, 22:17
grande Olia :wink:


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MessaggioInviato: 20 maggio 2009, 20:44
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MessaggioInviato: 21 maggio 2009, 12:43
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Jimi Hendrix interview 4 febbraio 1970

Questa è un'intervista realizzata da John Burks per Rolling Stone, il 4 febbraio 1970.
L'intervista si tenne nell'appartamento newyorkese di Michael Jeffery.
Oltre naturalmente ad Hendrix, erano presentì anche Noel Redding e Mitch Mitchell.

L'intervista era stata realizzata per annunciare la riunificazione degli Experience, riunifìcazione che fu di brevissima durata.
L'incontro venne registrato ma il nastro risultò tanto disturbato da rumori esterni che non venne mai utilizzato. In seguito Burks pubblicò l'artìcolo su Rolling Stone, il 19 marzo 1970, riportando ciò che si ricordava di quella intervista.
Grazie alle moderne apparecchiature dopo un po' di anni si è riusciti a filtrare i disturbi presenti sul nastro e quindi poterlo ascoltare ed utilizzare...

Qui un estratto di quell'intervista:

D
Quali sono i tuoi prossimi progetti?

R
"Forse scriverò una storia imperniata sulla figura di un personaggio abbastanza divertente che va incontro a strane esperienze... ma ancora non voglio parlarne".

D
Nel comporre le tue canzoni ricorri al pianoforte o alla chitarra, oppure le scrivi direttamente?

R
"La musica che sento dentro non sempre riesco ad esprimerla attraverso la chitarra. Spesso, mentre sono rilassato, mi metto a pensare, poi quando prendo in mano la chitarra tutto svanisce come un sogno. Ancora non so suonare abbastanza bene da riprodurre tutta la musica che ho in mente, per questo ho intenzione di imparare a scriverla".

D
Nel caso di brani come "Foxy Lady" componi prima la musica e poi le parole?

R
"Dipende. Per "Foxy Lady" ho cominciato a suonare mentre mi trovavo in studio, poi qualcuno mi ha portato un microfono e le parole sono venute da sole".

D
II modo di suonare degli Experience sembra riallacciarsi a certi schemi tipici del jazz d'avanguardia...

R
"...ciò che da l'impressione del jazz d'avanguardia è la batteria. Anche io, comunque, mi sono interessato a questo tipo di sound. Sono andato in Svezia per ascoltare alcuni jazzisti, musicisti sconosciuti che suonano però in modo eccezionale

D
Quali sono i locali che preferisci per le tue esibizioni?

R
"Preferisco le 'sessions' in piccoli club, per lo più di notte. Quando, invece, vi è molto pubblico, il 'feeling' è completamente diverso... cerco di non pensare alle persone che mi ascoltano e che mi trovo su un palco".

D
Nel tuo Ip "Electric Ladyland" hai incluso "All Along The Watchtower", ci sono altre canzoni di Bob Dylan che vorresti incidere?

R
"Certamente! Mi piacciono molto "Please Help Me In My Weakness", "Blonde On Blonde" e "Highway 61 Revisited".

D
Ascolti mai delle band country come, ad esempio, i Flying Burrito Bros?

R
"...Chi suona la chitarra nei "Burrito Bros"? Quel musicista è veramente preparato... è l'unico motivo per cui li ascolto".

D
Hai delle preferenze per quanto riguarda cantanti o gruppi?

R
"... Nina Simone, Mountain".

D
Sono vere le voci secondo cui con la "Band Of Gyspys" provavi 12 o anche 18 ore al giorno?

R
"Si, almeno dodici ore, mentre con l' "Experience" ho suonato al massimo tre ore e in concerto".

D
Adesso realizzerete un singolo?

R
"Forse... le case discografiche non fanno che richiedere dei 'singles', ma noi non possiamo incidere la prima cosa che ci viene in mente purché sia di facile presa sul pubblico, non lavoreremo mai in questo modo".

D
...Ma i Creedence Clearwater Revival non facevano altro che incidere dei '45' finché non ne avevano abbastanza per realizzare un album...

R
"Questo si poteva fare tre o quattro anni fa. Io mi considero un musicista con una mentalità da musicista'... credo di essermi spiegato".

D
Tornando agli Experience, avete intenzione di restare in tre o suonerete anche con altri musicisti?

R
"Per il momento resteremo un gruppo di tre persone, ciò non esclude la possibilità che ognuno di noi collabori con altri musicisti. Personalmente, continuerò a suonare con Buddy Miles e Billy Cox".

D
Hai mai pensato di dar vita ad una band formata da dieci, dodici musicisti?

R
"Se lo farò, sarà solo per una session. Uno degli artisti che ammiro di più e che vorrei con me è Stevie Winwood".

D
Introdurresti un'altra chitarra solista?

R
"Certamente! Potrebbe essere Duane Eddy".

D
Conosci Roland Kirk?

R
"Si, abbiamo anche suonato insieme nel corso di una 'jam' al "Ronnie Scott" di Londra. E' stata una serata indimenticabile. All'inizio avevo quasi il timore di suonare, ma alla fine abbiamo trovato il giusto affiatamento e Roland si è persino congratulato".

D
Trovi che il pubblico americano sia più violento di quello di altri paesi?

R
"...Soprattutto a New York. Nel Texas, invece, l'atmosfera è completamente diversa, per questo preferisco suonare al sud. Nel Mid—West, ad esempio, mi sento tesissimo, sarà forse effetto del clima. In Arizona, a Utah, New Orleans la situazione ambientale è indubbiamente migliore; il pubblico segue i concerti con attenzione e senza protestare o urlare".

D
Paragonato a quello di un normale musicista di rock o di R&B, il tuo bagaglio di cultura musicale è molto più ampio...

R
"...Ma ancora non è tale da permettermi di introdurre nel mio sound la musica di personaggi come: Haendel, Bach e Muddy Waters, per quanto riguarda il blues".


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