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MessaggioInviato: 1 gennaio 2009, 17:08
Messaggi: 25Iscritto il: 19 agosto 2006, 18:56
…Sir Michael Philip Jagger - Mick per i milioni di persone che ogni giorno si risvegliano al suono dei Rolling Stones - saprei cosa fare, quest’oggi. Intanto, rimetterei al volo nel cassetto quella copia di “I viaggi di Gulliver”, dalle pagine dedicate all’esplorazione di Lilliput ormai più consunte delle gomme di Raikkonen a fine gara. Poi, farei a meno dell’abituale pastone lounge-ambient per lo stretching mattutino. Da solo con i miei pensieri. Per un giorno.

Sì, perché con oggi non inizia un anno come un altro, per il frontman degli Stones. Per carità, se sei Mick Jagger nessun giorno è come un altro, ma quelli che l’amministratore delegato delle Pietre vivrà nel 2009 lo saranno meno ancora. Quarant’anni tondi sono infatti passati da quel 1969 in cui la band attraversò un uragano di fuoco in confronto al quale Hiroshima assume la flebile eco d’una miccetta.

Il raid anti-droga ad opera di giudici e poliziotti in cerca di fama nella casa di Cheyne Walk, la morte di Brian Jones e, dulcis in fundo, Altamont. Un cocktail talmente micidiale da spezzare i reni perfino a un pachiderma, che i nostri trangugiarono “a goccia” (come dicono in Romagna), facendosene pure un bel gargarismo finale. Infatti, non solo gli riuscì di restare in piedi, ma di pubblicare anche un indiscusso faro nella loro oceanica discografia, qual è “Let It Bleed”.

Per cui, con gli scaldamuscoli ancora indosso, mi siederei sulla panca pesi e rifletterei sul fatto che innumerevoli - sospinte da un presente fatto di nulla, tale da condurre chiunque a guardare con interesse al passato - saranno le curiosità in merito, di giornalisti, fan e nostalgici in genere. A quel punto, inizierei a riconoscere che gli Stones hanno infranto ogni record immaginabile, ma uno, quello dell’onestà intellettuale, è ancora intonso e, ahimé, non sta nella loro bacheca dei trofei.

Beninteso, non vogliamo la verità sulla morte di Brian Jones. Non siamo “Vanity Fair” e poi quella, ci scommetterei un mese di cene, nessuno la conosce veramente, viste le circostanze in cui è avvenuta, ed è forse tanto banale da far sembrare uno scivolone su una buccia di banana un atto eroico. Sarebbe però l’ora che la band mettesse nero su bianco, e meglio di quanto non abbia fatto Stephen Woolley con quell’infame cesareo intitolato “Stoned”, quanto sia stato fondamentale il ruolo del blues-addict di Celtenham nell’ottica dell’affermazione degli Stones (chi era al Palalido nel 1967, sa di cosa stiamo parlando).

Sarebbe l’ora di farlo, anche perché la lettura di “According to the Rolling Stones”, l’unico volume sulla band che vanti, negli ultimi dieci anni, la ceralacca dell’ufficialità, lascia un gran amaro in bocca. In quelle pagine, Andrew Loog Odlham, lo Svengali che ha impresso la rotazione alle Pietre, emerge come poco più d’un Valletto, mentre Brian Jones interpreta la parte del fantasma Casper. Ci manca che, con un bel “morphing”, Ronnie Wood venisse inserito nelle foto della line-up dell’epoca e poi si potrebbe tranquillamente concludere che Auschwitz è il frutto della mente di un esperto in marketing.

Sarebbe già un bel passo avanti e, trovato l’ardore di compierlo, viste le gambe meno traballanti, si potrebbe pure provare a muoverne un secondo. Ovvero, ammettere -guardando dritto in camera- che l’omaggio al compagno scomparso (che nessuno degli altri, a parte Bill Wyman e Charlie Watts, accompagnarono nell’ultimo viaggio terreno) in realtà fu contrabbandato come tale. Lo show di Hyde Park, andato in scena il 5 luglio 1969, era notoriamente già in programma, per presentare al mondo il chitarrista mutuato dalla tribù “Mayall” Mick Taylor, e furono le circostanze, non la commozione dei compagni, e men che meno la riconoscenza, a trasformarlo in omaggio funebre.

Il fiume d’onestà, ormai copioso, potrebbe poi sgorgare portando ciò che anche l’ultimo fan arrivato alla corte degli Stones vede ad occhio nudo, vale a dire che quella testimoniata dal film “In The Park” fu la loro peggior esibizione in quegli anni d’oro. Non tanto perché pure ai più grandi possa capitare una serata no, ma per il semplice fatto che –come Wyman ha raccontato in più interviste (l’ultima volta a Parigi, incontrando i fan alla Cité de La Musique)- suonare di fronte a 250.000 persone, con 30 gradi nell’aria, rendeva impossibile mantenere l’accordatura degli strumenti per oltre trenta secondi. Nessuno ha problemi nel riconoscere che gli dei dell’Olimpo rock siano in realtà esseri umani, forse è un dato che sfugge più che altro a loro stessi.

Infine, se due più due fa ancora quattro, visto che per la riconoscenza bisogna rivolgersi all’ufficio “Oggetti smarriti” e che il piccione viaggiatore chiamato a portare al mondo il plauso pubblico a Jones pare essersi schiantato contro un volo British Airways nei cieli di Heathrow, rendersene conto nell’anno del quarantennale rappresenterebbe un’idea tutt’altro che malvagia. Dal momento che “Time waits for no one”, seppur in “zona Cesarini”, esistono ancora i margini per fare qualcosa che non abbia il gusto di una goffa riparazione. Non un tour con le immagini dell’ex chitarrista che si susseguono sul maxi-schermo, alla stregua di quanto fatto da Roger Waters con Syd Barrett. Quello, in effetti, sarebbe kitsch per un gruppo dalla tradizione ruvida come quella stoniana. Oltretutto, scavare a mano un secondo tunnel sotto il Monte Bianco si rivelerebbe più semplice di convincere Charlie Watts a tornare on the road per mesi.

Basterebbe una serata, in un posto come il “100 Club”, lungo Oxford Street, rampa di lancio delle Pietre verso il pianeta Eternità. Michael Cohl (l’unico al mondo capace di far sembrare Re Mida un dilettante da corso per corrispondenza) rigorosamente in panchina, nessun invitato-zavorra nel pubblico, biglietti in vendita solo su Internet: “first come, first served”, come fu per Paul McCartney al Cavern. Un set di soli standard blues, quelli che risuonavano di continuo tra le mura di Edith Grove. Registrazione dell’evento su Internet, esattamente come già fatto da Pearl Jam e Who, a poche ore dal termine, acquistabile a 99 centesimi a traccia. Il ricavato di tutte queste operazioni devoluto a una fondazione, o a un’entità che tuteli i diritti dei padri del Delta ancora in vita, secondo una legittima richiesta di Giorgio Gomelsky (vedi, ancora una volta, “According To The Stones”), andata sinora incontro a meravigliose orecchie da mercante. Stop.

Se non sono Mick Jagger, facilmente, un motivo c’è. Quindi, meglio dimenticarsi che nel 2009 possa accadere nulla di tutto ciò. Però, ciò non toglie che si tratterebbe della migliore, perché per una volta sincera, risposta all’interrogativo “cosa potrebbero ancora fare gli Stones, che non abbiano già fatto in trentasette anni?”. Pensaci, Sir Michael. Così sì, chiudendo definitivamente un’ossessione nell’armadio, diventeresti un Highlander.

Christian Diemoz


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MessaggioInviato: 1 gennaio 2009, 17:21
Avatar utenteMessaggi: 2239Località: BeneventoIscritto il: 11 settembre 2006, 22:40
infatti chris hai tanta ragione....ma mick è così...ormai nessuno si stupisce più di tutto ciò....però chissà che non possa farlo...e ricordare il loro amico biondino che suonava tanto bene la slide da impressionare i due glimmer quella sera nel club ... chissà...


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MessaggioInviato: 1 gennaio 2009, 17:25
Avatar utenteMessaggi: 4403Località: CelleIscritto il: 18 settembre 2006, 13:04
suonare di fronte a 250.000 persone, con 30 gradi nell’aria, rendeva impossibile mantenere l’accordatura degli strumenti per oltre trenta secondi
ma la folla fa perdere l'accordatura?


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MessaggioInviato: 1 gennaio 2009, 18:44
Avatar utenteMessaggi: 4670Iscritto il: 8 luglio 2006, 17:02
ma perchè il 3 luglio 2009 non andiamo a cheltenham?
e poi il 5 a hyde park a chiudere gli occhi ed immaginare lo stesso posto 40 anni prima.....
prenotando ora con ryan air un volo A/R tasse incluse è sui 50 euro (da Torino).....pensiamoci!


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MessaggioInviato: 1 gennaio 2009, 22:10
Messaggi: 851Località: CagliariIscritto il: 14 novembre 2006, 21:20
[quote="carla"]ma perchè il 3 luglio 2009 non andiamo a cheltenham?
e poi il 5 a hyde park a chiudere gli occhi ed immaginare lo stesso posto 40 anni prima.....
prenotando ora con ryan air un volo A/R tasse incluse è sui 50 euro (da Torino).....pensiamoci!

Grandissima idea. Io ci sono <)
Baci Daniela <)


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MessaggioInviato: 1 gennaio 2009, 22:42
Avatar utenteMessaggi: 1465Località: PalermoIscritto il: 23 gennaio 2007, 22:03
zac ha scritto:
suonare di fronte a 250.000 persone, con 30 gradi nell’aria, rendeva impossibile mantenere l’accordatura degli strumenti per oltre trenta secondi
ma la folla fa perdere l'accordatura?


Tecnicamente si! :wink:


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MessaggioInviato: 2 gennaio 2009, 15:16
Avatar utenteMessaggi: 5575Località: sud MilanoIscritto il: 27 settembre 2006, 18:07
Daniela ha scritto:
carla ha scritto:
ma perchè il 3 luglio 2009 non andiamo a cheltenham?
e poi il 5 a hyde park a chiudere gli occhi ed immaginare lo stesso posto 40 anni prima.....
prenotando ora con ryan air un volo A/R tasse incluse è sui 50 euro (da Torino).....pensiamoci!

Grandissima idea. Io ci sono <)
Baci Daniela <)


Dai!!!!


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MessaggioInviato: 2 gennaio 2009, 16:33
Avatar utenteMessaggi: 684Iscritto il: 22 marzo 2007, 16:52
io verrei sicuro!!.....è proprio una bella idea!!


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