Bella, bellissima domanda.
Bella come un giro di blues su cui si puo' jammare per ore ed ore, finche' le bottiglie sono vuote e le mani non le senti piu'.
Ognuno comincia a rotolare in modo diverso, ma quando cominci, non puoi piu' fermarti.
Io ho cominciato dalla culla, come gia' raccontato. E ancora grazie zio Rob per quelle ninna-nanna in stereo che a detta dei testimoni oculari mi facevano sorridere anche senza denti.
Me li sono portati via, un giorno, quei 33 giri, diciamo "prestati", e ancora te li devo restituire.
Non contarci troppo.
Una sera, danno una replica di Hyde Park in TV, avro' avuto 10 anni.
Se prima ero cullato, accompagnato da quella musica, dopo quel concerto e' come se mi avessero preso e sbattuto contro il soffitto.
Tutto quello che chiedevo a quel punto era essere vestito di bianco e suonare quelle canzoni davanti a un milione di persone.
Be', c'e' chi sogna di diventare astronauta o cowboy...
Tatto you e' stato il primo disco che ho comprato "in diretta", il giorno stesso della sua uscita italiana.
A quel punto, la vita ha preso il volo.
Sognavo di essere Mick Jagger, avevo 14 anni.
E l'aver trovato un compagno di giochi che voleva essere Keith Richards e' stata, ancora oggi lo penso, una delle fortune piu' grandi della mia vita.
Trovi altre quattro persone, tra cui un formidabile (per l'eta' che aveva) chitarrista proveniente da South London trasferito con la famiglia a Roma
e da quel giorno sei parte di una BAND.
Dai 14 ai 29 anni, non e' esistito altro che musica, musica e ancora musica.
Prove tutti i giorni (in Via Panetteria, alla Sedia del Diavolo, vicino P.zza Alessandria, in mille e mille posti prima di attrezzarci in un garage vicino casa di Tommy).
Ci chiamavamo Hot Rocks, facevamo cover degli Stones e materiale nostro.
Mai entrati nel grosso giro, chiarisco subito.
All'epoca, a Roma c'era solo il mitico Uonna club, e si sentiva solo alternative o Heavy metal di quello tutto masturbazioni chitarristiche e doppia cassa.
Degli Stones e del rock n' roll non fregava niente a nessuno.
Suonavamo a feste private, nelle scuole, nell'universita' occupata, nei centri sociali. E avevamo anche un gran bel riscontro (senza meriti particolari, era la musica degli Stones, alla fine, a darci ragione).
Poi, arrivano i Guns n' roses, tutti riscoprono il rock classico, tutti si mettono in testa bandane e si fanno tatuaggi, insomma, aria nuova.
E arrivano buone band sulla scena romana come i Miss Daisy.
Intanto, noi avevamo scoperto tutti gli annessi e connessi della mitologia del Rock n' roll.
E che si, era vero. Suonare porta tutte quelle cose altrimenti negate a sei coglioni dai capelli lunghi, secchi e vestiti fuori moda in un mondo di paninari.
Fumo, erba, coca, pasticche e alcool a fiumi. Aggiungici il Rock n' roll e avrai anche un discreto numero di ragazze, altrimenti assolutamente fuori dalla tua portata. Non dico niente che chi suoni in un gruppo non sappia da solo.
Il resto della vita, incluso scuola, universita', lavori saltuari, famiglia, era solo contorno.
Ascoltavo gli Stones in cuffia a scuola, studiavo le liriche e intanto imparavo l'inglese (grazie anche al fatto che Tommy non parlava italiano) e la chitarra.
Le accordature aperte per noi furono un chock : dopo tanti tentativi infruttuosi, ECCO dov'era il trucco (tenete presente che stiamo parlando di anni senza internet).
Anni selvaggi, magari pericolosi, ma tutto sommato felici. A parte qualche another goodbye to another good friend...E sempre su qualche strada di merda.
Poi arriva la vita, ti ritrovi alla soglia dei 30, e devi fare le tue scelte.
Devi prendere una direzione.
L'unica cosa che avevo imparato negli ultimi anni, era la lingua inglese.
Perfetto, mi dico, entriamo nel turismo.
E cosi' entrai in una grande catena alberghiera di Roma, e con la vita professionale, il gioco finisce.
Ma non l'amore per la musica e per i Rolling Stones. Quando la vita e' bella, lo e' ancora di piu' se intanto senti gli Stones, quando la vita e' di merda, lo e' di meno se senti gli Stones.
Ho superato ogni difficolta' semplicemente pensando al volto e agli occhi di Keith Richards, il mio angelo custode, il mio forgiatore di carattere.
"Vivi e lavora come Keith sul palco, ricorda quello che dice: sul palco, non puoi esitare mai, o sei fottuto".
Con questa frase in testa, sono andato avanti, sempre.
Il lavoro porta un sacco di rotture, ma anche uno stipendio.
Con lo stipendio, soldi, chitarre, equipaggimento per home recording..
Poi, mi imbatto nella piu' meravigliosa, bella e pulita persona che abbia mai incontrato.
Mia moglie.
Alla quale, in una notte, al secondo appuntamento, ascoltando "Goat's head soup" e "Grace" di Jeff Buckley, ho raccontato tutta la mia vita prima del suo incontro, senza censure od omissioni. Lei neanche fuma.
Oggi, dopo sette anni di fidanzamento e quattro di matrimonio, passati con lo stereo perennemente acceso, ho una compagna vera, che mi lascia tenere il frigo pieno di birra e non s'incazza piu' di tanto quando passo una serata con i miei amici Jack, Jose o Stoli.
Perche' sa bene che queste sono le uniche "zozzerie" che assumo da quando l'ho incontrata.
Oggi e' lei che ghiaccia i miei denti e mi mette lo "gnocco" in gola quando la guardo.
Al momento, dirigo un albergo a quattro stelle, da dove sto scrivendo ora.
Giacca, cravatta, e anello d'argento Keef-replica all'anulare destro.
Casa, lavoro, viaggi e chitarre. E Rolling Stones 24 su 24.Questo sono io oggi.
Domani, non lo so che faro'.
So solo che potranno cambiare i lavori, le case, le macchine.
Ma mai la musica che mi accompagna.
Il minimo che posso dire dei Rolling Stones, e' che hanno reso la mia vita migliore, e che da quarant'anni mi fanno rotolare dietro di loro.
Li amo, ed e' dire ancora troppo poco.
Sorry if I've been so long,,,

Jam on