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Indice  ~  Generale  ~  Hackney Diamonds - nuovo album 2023

MessaggioInviato: 25 ottobre 2023, 9:53
Avatar utenteMessaggi: 691Iscritto il: 26 marzo 2013, 11:47
THE ROLLING STONES. Hackney Diamonds


"Diciotto anni di attesa sono tanti, nonostante la parentesi cover blues di Blue and Lonesome, ma ne valeva la pena perché Hackney Diamonds è un album sorprendentemente fresco e al passo coi tempi. I Rolling Stones dimostrano la loro longevità artistica con un album forte, brillante, energico, evocativo dove sono presenti gli elementi caratteristici del loro stile ma spostati in avanti in virtù di una produzione, il newyorchese Andrew Watt (Elton John, Iggy Pop) che ha saputo conferire al loro sound quella lucidità e modernità necessarie per non scivolare in un prodotto di nostalgia o una ripetizione di uno standard. Registrato in diversi studi sparsi per il mondo, da Los Angeles a New York, da Londra a Nassau, ed intitolato come lo storico Hackney Empire, epicentro dell’arte pionieristica nell’East London da almeno 125 anni, e suonato dai tre rimasti del gruppo più una pletora di collaboratori tra cui Benmont Tench, Paul McCartney, Elton John, Matt Clifford, con la presenza di Steve Jordan alla batteria (ma in un paio di brani c’è ancora Charlie Watts ed in uno Bill Wyman), Hackney Diamonds è una dimostrazione di vitalità senza eguali, la testimonianza di una band rimasta ancorata a quel flusso di rock n’roll e blues che ha forgiato la loro essenza artistica e la loro passione, nonché la loro carriera. Si rimane sbalorditi davanti a dei musicisti instancabili che pur conoscendo così tanti saliscendi, baciati dal successo ma anche avversati da lutti e capitomboli, riescono ad essere ancora oggi portavoce di un rock n’roll che nonostante il fiorire di tanti altri idiomi musicali, rimane una plausibile fonte di piacere, eccitazione e consolazione. Mick Jagger, Keith Richards e Ron Wood e con loro tutti quelli che si sono portati appresso in questa cavalcata selvaggia, hanno realizzato un lavoro che appaga i desideri di qualsiasi fan, dove ballate romantiche e polverose convivono con micidiali e feroci pugnalate rock, canti gospel inneggianti a quegli anni settanta di cui loro furono angeli e diavoli si intrecciano con sensuali e maliziosi funk di scuola soul, vecchi blues acustici dell’età della pietra si accompagnano a smargiassi pop-rock adatti a riempire di eros, macchine e cuoio nero un video con cui far ballare il mondo intero (se questo pensasse di più a divertirsi che a creare guerre). Insomma Hackney Diamonds è un disco che ha lasciato di stucco anche un vecchio fan come me e questo non è lavoro per cui bisogna dire l’età degli autori per esaltarlo o semplicemente giustificarlo, questo è un ottimo disco di rock, senza tempo e senza ma. Parte con Angry, il singolo pubblicato il cui video diretto da Francois Rousselet riassume la risaputa iconografia glamour del gruppo tra scenari urbani, auto sportive, belle ragazze e cartellonistica amarcord, ma subito dopo si entra in pista con le scalpitanti note di Get Close in cui appare chiaro come la voce di Jagger sia ancora giovane e squillante e come il drumming di Steve Jordan sia ben diverso da quello di Charlie Watts, più tosto e meno swingante e quindi più in linea con la moderna produzione di Watt. Detto questo, chi scrive non dimentica che la peculiarità ritmica degli Stones sia stato lo swing del maestro Watts. Matt Clifford e Elton John lavorano con le tastiere, il produttore Andrew Watt si occupa del basso, in altri pezzi ci penserà Keith Richards, le chitarre graffiano. A metà irrompono il sassofono di James King e Ron Blake e allora è facile ricordare quello che facevano Bobby Keys e Jim Price quando c’era bisogno di sporcare il rock con il rhythm and blues del Sud. Arriva Depending On You e le acque si calmano, una superba ballata con tanto di arrangiamento d’archi (dovrebbero prendere nota quelli invaghiti dalla pompa magna delle stelle dell’Ovest ) evoca l’antica bellezza di Waiting For A Friend, un’ aria di romantico e corale country&western infonde un sapore epico. Al pianoforte c’è Andrew Watt, l’organo è di Benmont Tench, Jagger è un mattatore, il crescendo mette al tappeto anche i più duri del reame, traspare commozione. Niente lacrime di circostanza, gli Stones innestano la marcia e con due brani estraggono l’armamentario da battaglia. Bite My Head Off è di una violenza inaudita, chitarre a palla, suono compatto, furia punk, giro ossessivo, muscoli ed urla. La cosa che lascia di stucco è il basso nelle mani Paul McCartney, ovvero come schiaffeggiare una carriera con tre minuti e mezzo di hard-rock. Non da meno è Whole Wide World, una sorta di rockabilly metallizzato alleggerito da un refrain cantabile e indurito dal secco e arrembante assolo di chitarra di scuola British. Andando di questo passo ai tre verrebbe un infarto e allora in Dreamy Skies la slide di Ron Wood ricama uno sfilacciato country della serie Faraway Eyes. Jagger parlotta citando Hank Williams e l’honky tonk, le chitarre acustiche ci mettono una elegia western e la sezione ritmica lavora in punta di piedi. Al contrario in Mess It Up gli Stones si ricordano di aver fatto ballare tutte le discoteche del pianeta con Miss You, Charlie Watts swinga ed il brano si traduce in un funk-dance piuttosto furbetto, col falsetto di Jagger che rimanda alle leggerezze pop di Emotional Rescue. Niente di grave, Elton John, Bill Wyman e Charlie Watts rimettono le cose in carreggiata, Live By The Sword è tagliente come una lama, suona come una registrazione live, inizia con una nota rubata a Spoonful e poi diventa un duro pop-rock venato di blues per cui gli Artic Monkeys farebbero carte false per averlo. Chitarre strapazzate e martellate da parte di Jordan, delirio e caos. Come da copione il ritmo rallenta, Driving Me Too Hard è un'altra ballata polverosa e stradaiola, da gustarsi in autostrada. Jagger è superlativo e sa che di lì a poco entrerà in scena Keith Richards per una di quelle sue ballate dondolanti di soul esangue ed intimo ma emozionante da morire. Keef non si smentisce e lascia il segno nella lenta Tell Me Straight. Siamo alla traccia numero undici ed è il momento di alzarsi in piedi per un applauso fragoroso. Nei sette e passa minuti di Sweet Sound of Heaven, un canto celestiale di spiritualità biblica, convergono il soul, il gospel delle chiese battiste del Sud, riverberi old shool, You Got The Blues e You Can’t Always Get What You Want, Gimme Shelter ed una magnifica Lady Gaga che qui fa la Merry Clayton della situazione dialogando con l’inarrivabile Mick Jagger in una ascesa vocale che porta direttamente in Paradiso. Al pianoforte c’è Stevie Wonder, il finale e la coda sono brividi caldi di estasi e piacere, pura leggenda, tra le cose migliori dei Rolling Stones dal 1972 ad oggi.

Dove è nata tutta la storia, si chiude. In due minuti e 45 secondi Jagger e Richards, nudi e soli, voce, chitarra e armonica, rileggono la genesi del loro viaggio nella musica con una scarna , primitiva e spartana Rolling Stone Blues dove il blues di Muddy Waters incontra quello di Skip James. Eleganza, amore e riconoscimento verso i padri fondatori di tutto quello che è venuto dopo, i Rolling Stones rimangono la più grande rock and roll band del pianeta, vecchi e solo in tre in un mondo che ha perso la ragione."



MAURO ZAMBELLINI OTTOBRE 2023



La aspettavo questa recensione, il mitico Zambo alias Mauro Zambellini non delude, imprescindibile e quando si tratta degli Stones punto di riferimento e metro di paragone, la condivido al cento per cento, con emozione immutata, e gratitudine anche.

http://zambosplace.blogspot.com/2023/10 ... monds.html


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MessaggioInviato: 25 ottobre 2023, 10:43
Avatar utenteMessaggi: 430Iscritto il: 17 gennaio 2006, 21:22
@rosso57
Louie Louie = Dreamy Skies ... sicuro sicuro?

la versione dei Flamin' Groovies:
https://www.youtube.com/watch?v=ifoPtq0x_A4

l'originale dei Kingsmen
https://www.youtube.com/watch?v=1RZJ4ESU52U

Mi arrendo!
ciao
m.


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MessaggioInviato: 25 ottobre 2023, 12:04
Messaggi: 3369Iscritto il: 29 giugno 2007, 9:18
"i rock'n roll micidiali" lo sa solo lui dove li ha sentiti in questo album pop. Al massimo c'è qualche accenno al punk e nulla più. Più lo ascolto e più trovo poco poco dell'anima Stones e tanto di musichetta pop alla Oasis. Poi, il riferimento agli anni 70, anche quello lo sa solo lui dove lo ha scovato in questo patinoso album pop. Lo ripeto e lo ribadisco : spero che gli Stones ritrovino la strada verso casa, quella dissestata, non quella tutta in discesa e la smettano con gli ospiti di cui francamente non mi frega nulla. . Capito la metafora della strada?

Rosso57


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MessaggioInviato: 25 ottobre 2023, 13:24
Messaggi: 3369Iscritto il: 29 giugno 2007, 9:18
Ho sbagliato, non è Louie Louie ma city light dei flamin groovies. L'incedere è quello. Rubacchiata pure lei?

Rosso57


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MessaggioInviato: 25 ottobre 2023, 14:41
Avatar utenteMessaggi: 691Iscritto il: 26 marzo 2013, 11:47
Esperimento paranormale
Il nuovo disco dei Rolling Stones è un vero disco

di Stefano Pistolini

Dopo decenni di torpore, la leggendaria band inglese si è affidata al producer del momento Andrew Watt e ha sfornato tredici brani di alto livello in cui la voce di Jagger suona come se avesse eternamente trent’anni e la chitarra di Richards sembra un esercizio d’intelligenza artificiale


Prevale un inevitabile stupore nel mettere le mani su “Hackney Diamonds”, il nuovo album del Rolling Stones e – sorvolando sull’orrenda copertina – cominciare ad ascoltare un lavoro che suona proprio come… un album dei Rolling Stones! Diamine, siamo nell’anno 2023 e questi sono gli stessi che, fino al 1969, rivaleggiarono coi Beatles per il titolo di gruppo più famoso del mondo – era più di mezzo secolo orsono, poco più d’una ventina d’anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Sono proprio loro, i superstiti del line-up originale, o meglio, il quaranta percento, due su cinque, Mick e Keith, gli altri sono morti, Brian e Charlie, o sono in perenne convalescenza (l’ottantasettenne Bill– ma le cose poi non stanno nemmeno così, ci sono i vivi, i morti e i sospesi, coinvolti nella comunque realizzazione dell’opera, Watts in due pezzi, Wyman in uno solo).

Il fatto è che nel XXI secolo di album d’inediti gli Stones ne avevano pubblicato uno solo, nel 2006, “A Bigger Bang”, e non era stato un passaggio memorabile nella loro storia. Poi sono passati tanti altri anni, “Metronomo” Watts ha lasciato i compagni orfani del più blasé dei portatori di ritmo, c’erano state periodiche sortite live, ma la sensazione era sempre più quella del parco a tema, della visita tra i venerabili ruderi d’un passato leggendario e ormai codificato. Invece, nel non convenzionale entourage della band si dev’essere poco alla volta aperta la strada un’idea bizzarra e perfino rischiosa: coi due campionissimi Jagger e Richards al traguardo degli ottant’anni, rifarlo ancora una volta.

Tornare in studio, rimettersi ad attizzare l’artigianale formicolare da cui soltanto può nascere un long playing, tredici brani, poco meno di cinquanta minuti di musica, equamente suddivisi nella rivisitazione di tutti i generi da sempre battuti dalla band, il blues, i graffianti uptempo, le ballate, le variazioni country, tutto creato, scritto ed eseguito per l’occasione e all’insegna dell’originale, ma anche, e soprattutto, della reiterazione di una invitta liturgia musicale: i riff di chitarra che si rispondono tra loro, quella voce che sembra sempre avere fame, l’impressione d’un meccanismo vibratile che s’accende, con un’impareggiabile coesione di tutti gli ingranaggi.


Questo è “Hackney Diamonds”: il frutto dell’improbabile risveglio degli assegnatari di uno stato di mistica beatitudine, volteggianti a mezz’aria, nel nirvana delle eterne popstar. Che hanno voluto capricciosamente rifarsi reali e assaporare ancora una volta la meravigliosa routine su cui hanno costruito l’esistenza: scovare la scintilla di una nuova canzone, attivare il magico congegno, un lick di chitarra elettrica su un beat inquieto, fino al dispiegarsi shakespeariano delle vocalità di Jagger, che inchioda l’ascoltatore alla poltrona, snocciolando un’altra delle sue perverse novelle.


A governare questo esperimento paranormale, gli Stones hanno scelto il produttore più on fire del momento: Andrew Watt, producer dietro ai successi di Post Malone, Miley Cyrus, Justin Bieber, Dua Lipa, capace d’infondere un po’ di nuova linfa in spiriti musicalmente terminali come Ozzy Osbourne e Iggy Pop. Watt non è un animista conservatore alla Rick Rubin, non rispetta la radice primaria del suono di un artista o di una band. Per lui la tecnologia governa il suono e ai consunti clienti accorda trattamenti-choc di ammodernamento.

Date un primo ascolto a “Hackney Diamonds” e capirete: la voce di Jagger suona come se avesse eternamente trent’anni, la chitarra di Richards, nei suoi intrecci col dirimpettaio Ron Wood, sembra un esercizio d’intelligenza artificiale – Richards suona più Richards di Richards. Il resto sono sessionmen di livello eccelso e ospitate eccezionali, accuratamente selezionate per accarezzare gli acquirenti: Elton John nella parte dell’oscuro pianista, in un brano Paul McCartney nel ruolo del bassista pazzo che si concede un assolo in distorsione che di cui mai l’avremmo creduto capace, la solita Lady Gaga prima della classe, che nel pezzo migliore del disco (“Sweet Sounds of Heaven”) ingaggia una sfida freestyle con Mick, tenendo nelle retrovie uno Stevie Wonder di passaggio.


Sul tutto, una curiosa atmosfera a doppia velocità: da un lato il divertito atteggiamento di chi sa che, se lo rifà un’altra volta, metterà ancora in fila tutto il cucuzzaro. Dall’altra un’immanente sensazione conclusiva, non triste o piagnona, fortunatamente nemmeno malinconica, ma ironica, scanzonata, consapevole di quell’assurda ribalta che s’illumina allorché i più vetusti dei veterani del rock rispolverano lustrini e bandane, lubrificano le giunture col dicloreum, s’assoggettano quietamente all’autotune e, come in un antico trip psichedelico, si concedono a quella speciale condizione semi-inconscia, quella naturale ispirazione che da sempre li rende capaci di dare forma e volume (talvolta perfino contenuto) a una musica.

Così “Hackney Diamonds” diventa un esercizio di metempsicosi: corpi finiti, rivivono in alias baldanzosi, il suono corre, il rock’n’roll srotola il suo campionario, è pleonastico ricordare che questa è la musica del diavolo, sesso in quattro quarti e che ascoltarli ti renderà perverso. La cosa diventa, soprattutto, contemplazione: come al cospetto dell’ultima piroetta di Nureyev, dell’ultimo quartetto di Eliot, dell’ultima fiamma di Bacon. Gli Stones hanno suonato ancora una volta per noi, per riassaporare l’effetto che fa, per godersela, guardarsi e guardarci. Senza stare a fare troppi commenti, alziamo un ultimo, convinto, commosso peana ai re.

https://www.linkiesta.it/2023/10/hackne ... ng-stones/


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MessaggioInviato: 25 ottobre 2023, 17:00
Messaggi: 436Iscritto il: 9 ottobre 2016, 23:30
più che lo ascolto e più mi fa dimenticare il patetico ABB, che sia un album più di Jagger che di Richards non ci vuole molto a capirlo, ma altrettanto dire che Richards non ha messo nulla di suo anche questo mi pare ridicolo. chiamarlo capolavoro è esagerato ma io credo che sia un buon disco.


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MessaggioInviato: 25 ottobre 2023, 17:01
Messaggi: 436Iscritto il: 9 ottobre 2016, 23:30
Stefano Pistolini la pensa come me riguardo ABB ma forse non capiamo nulla di musica :lol:


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MessaggioInviato: 25 ottobre 2023, 18:09
Messaggi: 313Iscritto il: 18 marzo 2014, 16:17
Ahah! Sempre divertende leggere i tuoi post. Eri il tizio che sparava a zero su Steve Jordan e odiatore seriale dei Beatles. Interessante l' uso del termine "cocco". Ad ogni modo o metti i link oppure c'è il nulla. Anche Some Girls et altri vengono definiti album di Mick! In quanto musicista, tu Open/Closed G, potresti mandare una mail a Mister Jagger e spiegare come dovrebbero suonare gli Stones. D'altronde pare che il buon Mick parli anche un ottimo italiano. Potresti anche evitare di usare l' inglese ;)
Ps forse se non fosse stato per Mick non avremmo avuto album dopo gli anni 80. Chissà, chiedi anche questo, magari in quanto musicista ti risponde ;)

Open G ha scritto:
C'è una bella intervista su Virgin Radio dove Mick racconta quando e dove ha scritto Angry, un'altra dove dice che dopo avere scritto questo album ha già materiale pronto per un altro nuovo album, basta cercare su google cocco, non penserai che mi metto ora a cercare tutti i link per te. Cercali e li trovi io li ho trovati e letti, basta appunto cercare, io mi documento su internet anche con interviste in lingua straniera

quindi vai vai , cerca e leggi e vedrai quante ne trovi anche in lingua francese e spagnola.

Ha scelto lui il produttore, ha suonato la chitarra , ha scelto lui gli ospiti, ha dato la scadenza di San Valentino 2023 per la conclusione lavori ( altra intervista che si trova facilmente), ha scelto la copertina, ha scelto il titolo ( c'è scritto in tutte le interviste).......basta così ?

Per il resto, lo avete quasi scritto tutti che è un album di Mick con ospiti e la cosa è palese, per chi conosce gli album solisti di Mick, potrà riconoscere anche diversi passaggi letteralmente presi in prestito da sue canzoni


A me alla fine poco importa se ormai comanda lui, però poteva fare un album di blues e rock and roll non questa cosa pop

l'unico momento magico è quando appare Bill insieme a Charlie, unico momento di vera magia del disco e in cui si risente il caro buon vecchio 'pulsare' della musica dei VERI Stones


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MessaggioInviato: 25 ottobre 2023, 20:21
Avatar utenteMessaggi: 691Iscritto il: 26 marzo 2013, 11:47
È un disco che parte in sordina, ma che più lo ascolti più ti entra dentro, siamo a livelli alti, sinceramente non so come si faccia a dire che è un disco pop, ma le chitarre di Keith e di Ronnie le sento solo io?


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MessaggioInviato: 25 ottobre 2023, 23:46
Messaggi: 72Iscritto il: 11 giugno 2022, 1:34
Io le sento eccome!!! E infatti sono d’accordo con te


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MessaggioInviato: 26 ottobre 2023, 10:34
Avatar utenteMessaggi: 430Iscritto il: 17 gennaio 2006, 21:22
perchè non credo alle recensioni dei giornalisti ...

Ref: recensione del sig. stefano pistolini
abbiamo un suo n.ro di telefono? giusto per chiedergli dove trovare il suo spacciatore di fiducia! o quantomeno cosa gli ha fatto ascoltare 13 (non è un errore, lo ripete due volte) pezzi ... anche io vorrei tanto ascoltare il 13mo pezzo! che abbia contato anche (featuring Lady gaga) ? "il dispiegarsi shakespeariano delle vocalità di jagger" ... ma questo sa chi è Shakespeare? l'ha mai letto? ha mai visto uno spettacolo teatrale tratto da? ha provato a leggere i testi di HD? "la voce di jagger suona come se avesse eternamente 30 anni" vero, l'autotune fa miracoli! il sig. pistolini questo disco se l'ha ascoltato non gli ha dedicato più di 10 anzi no, 13 minuti!

Ref: recensione del sig. mauro zambellini (che conosco e stimo, vero appassionato degli Stones)
un pò meglio del suo collega pistolini ma perchè rincorrere sempre il passato e riferirsi a quello? se ogni canzone ha un richiamo al passato dove sta la freschezza e l'essere al passo con i tempi? nelle magie di Andy Watt che ne hanno, a mio avviso, spersonalizzato il suono? furbo nel citare solo 2 degli assistiti da Watt - iggy pop e ozzy, bolliti e stracotti - e non dua lipa, justin bieber, miley cirus (detto fra noi, chi cazzo sono? quale traccia hanno o stanno lasciando nel mondo della musica?). se leggete la recensione è importante notare che, a parte jagger, cita più gli sporadici collaboratori - primo fra tutti Watt - che Richards e Wood.

una volta i giornali erano buoni per incartare le uova o il pesce, devo trovare il modo di farlo online.

ciao
m.


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MessaggioInviato: 26 ottobre 2023, 11:24
Messaggi: 3369Iscritto il: 29 giugno 2007, 9:18
Caro pizza, posso chiamarti così? Sono assolutamente d'accordo con te. Di quello che scrivono i giornalisti sugli Stones me ne sono sempre strafregato. Io ragiono col mio cuore e con la mia mente, se devo dire che un disco dei Rolling non è alla loro altezza lo dico e basta senza leggere prima le recensioni che lasciano il tempo che trovano. Io sto ascoltando in questi giorni l'album e mi dispiace ma non mi suscita emozioni se non in qualche frammento poi magari in futuro chissà.... Al momento sono abbastanza deluso. Spero in un ritorno alle loro radici perché sono certo che possono farlo benissimo. Qui hanno fatto una scelta ne più ne meno e ha prevalso la linea di Mick Jagger.

Rosso57


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MessaggioInviato: 26 ottobre 2023, 13:17
Avatar utenteMessaggi: 691Iscritto il: 26 marzo 2013, 11:47
Ma infatti le recensioni di chiunque siano non sono la Bibbia, le ho riportate non perchè si debba essere d'accordo per forza ma al contrario perchè siano elemento di discussione, d'altrone in un forum le discussioni sono indispensabili altrimenti uno si apre un blog personale e scrive quello che vuole senza contraddittorio.
Se si scrive in un forum automaticamente si accettano le opinioni anche opposte alle proprie, si discute anche duramente (duramente non significa però con maleducazione o senza rispettare l'altro), e alla fine il mondo è bello perchè è vario.
Certamente una recensione di Zambellini per me vale infinitamente di più dell'opinione personale di chicchessia, anche della mia alla fine, perchè reputo Zambo e qualche altro persone capaci di farmi riflettere, di farmi cambiare prospettiva e perchè no, anche di farmi cambiare idea.
Sulle emozioni personali però quello no, quelle sono personali e quindi non influenzabili.


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MessaggioInviato: 26 ottobre 2023, 14:06
Avatar utenteMessaggi: 4314Località: leccoIscritto il: 18 luglio 2009, 23:29
Secondo me qui tutti fingono di non sapere che Keith ha l'artrite alle mani, che gli Stones hanno 80 anni a testa e che tutto quello che arriva è fantastico solo per il fatto di essere arrivato.
Questo è un' album de 2023, chi lo avrebbe detto? Si, non scrivono più un samba che diventa SFTD, perché lo hanno già fatto.


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MessaggioInviato: 26 ottobre 2023, 14:39
Avatar utenteMessaggi: 691Iscritto il: 26 marzo 2013, 11:47
vasco ha scritto:
Secondo me qui tutti fingono di non sapere che Keith ha l'artrite alle mani, che gli Stones hanno 80 anni a testa e che tutto quello che arriva è fantastico solo per il fatto di essere arrivato.
Questo è un' album de 2023, chi lo avrebbe detto? Si, non scrivono più un samba che diventa SFTD, perché lo hanno già fatto.


Concordo, fingono di non sapere oppure lo rimuovono proprio, hanno 80 anni e già fare un album del genere con Keith che non articola più bene le dita sulla tastiera, e ciononostante la sua chitarra e il suo basso "si sentono" eccome, a me dà una gioia straordinaria ogni volta che metto su il disco, mi sembra ancora un sogno


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