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Indice  ~  Generale  ~  recensione Jamming With Edward

MessaggioInviato: 19 marzo 2010, 15:42
Messaggi: 3367Iscritto il: 29 giugno 2007, 9:18
Era il 1972 quando comprai questo disco dalla copertina curiosa con dentro gente come Ry Cooder e Nicky h. Molti di quelli che scrivono in questo forum non erano ancora nati, a parte Isy e Jigi che avevano già fatto lo sbarco dei mille con Garibaldi e sicuramente lo conoscono, e quindi, ai non nati in quell'anno pazzesco di rock e Stones, consiglio di procurarselo non foss'altro per capire come si fa il blues sporco e sotterraneo che abbiamo sempre desiderato ascoltare e che solo i Rolling sanno creare. Un disco per intenditori, per stoniani con la S maiuscola da ascoltare in una stanza vuota senza quadri alle pareti e i vetri rotti delle finestre e un cane che abbaia giu' in cortile tra i bidoni arrugginiti di una fabbrica vicina. Cosa penso io di questo disco lo sapete già quindi sotto vi riporto la recensione di DeBaser con la quale concordo pienamente.

ROSSO57 rock in movimento e racconti stoniani



Che cosa succederebbe se la sezione ritmica dei Rolling Stones mandasse per una volta affanculo le firme Jagger / Richards e al loro posto invitasse due vecchi amici come Nicky Hopkins e Ry Cooder? Suonerebbero blues a tutto spiano, ci potete giurare! E' un po' quello che è accaduto una notte dell'aprile 1969 durante le sessions di registrazione di "Let it bleed", nell'attesa di Keith Richards che si attardava a gustare qualche "brown sugar" da qualche parte. Ebbene i signori Watts e Wyman decidono di sgranchirsi le mani in compagnia dei due session men di lusso Nicky Hopkins al piano e del grande, ma allora sconosciuto, Ry Cooder alla chitarra. Quella primadonna di Jagger sente le note librarsi nello studio e si accomoda con qualche grugnito e la sua armonica tanto per passare il tempo. In sala di registrazione è presente anche Ian "Stu" Stewart che lascia scorrere i nastri e così è tramandata ai posteri una mezzora di "allenamento" che è più spettacolare di tante altre "partite ufficiali" che si tengono al giorno d'oggi.

Intendiamoci, il disco si trova spesso catalogato come un'uscita dei Rolling Stones ma in effetti è da assegnare a Nicky Hopkins (l'Edward del titolo) e a Ry Cooder accompagnati dalla sezione ritmica degli Stones e questo risulta evidente attraverso l'ascolto dei sei brani dove il tastierista e il chitarrista la fanno da padrone.

Ok, si comincia con il solito blues cadenzato alla Stones: "The Budoir Stomp" è condotta dal piano "da saloon" del compianto Nicky, accompagnato dagli echi dell'armonica di Jagger e la chitarra quasi funky di Cooder, mentre la ritmica sbuffante va in progressione fino al finale esagitato. Quando il pezzo termina, Wyman strimpella ancora il suo basso e si sente uno strepitio di voci con Ian Stewart che domanda dove cazzo è Keith!

"It hurts me too" è l'unica cover e qui il brano di Elmore James è reso nel pigro stile stoniano, con Mick che s'inventa le parole rispetto all'originale. Inutile dire che la slide di Ry Cooder è formidabile nell'esaltare l'indolenza del brano. E' incredibile ma sembra essere proprio là davanti, nella sala semibuia a battere il piede al ritmo della stanca batteria dell'ancor più stanco Watts che m'immagino con la sigaretta all'angolo della bocca. L'assolo honky tonk del piano accompagnato dalla slide rende il pezzo uno dei migliori dell'album assieme al successivo "Edward ‘s Thrump Up" che inizia con la base ritmica all'unisono e poi Nicky Hopkins si libra in una lunga improvvisazione boogie da far ballare anche i paralitici. E' impossibile resistere al ritmo della jam con piano e chitarra che duettano assecondati dalla sbuffante armonica di Mick e dalla pestante ritmica di quei due meravigliosi stoccafissi di Watts e Wyman.

La slide di Cooder inizia da sola la lunga "Blow with Ry" e poi si uniscono progressivamente gli altri strumenti e la voce di Jagger che pare venire da dietro le quinte. Anche stavolta si inventa il testo che parla di morte e cimiteri: "I went to the graveyard and I looked at my woman's face"... Ragazzi, questo è il puro piacere di fare musica, senza costrizioni, senza pressioni, come la faremmo noi se ci riunissimo nello scantinato del condominio.

La conclusiva "Highland Flying" pare un esercizio classico al pianoforte di Hopkins che poi si lancia in lungo assolo boogie blues supportato dal basso di Bill Wyman che giuro di non aver mai sentito così frenetico e in completa libertà espressiva!

Da considerare che queste registrazioni videro la luce solo nel 1972 ma l'ellepi rimase in catalogo per poco. Io l'ho beccato in una ristampa in compact disc Virgin del 1995 e non so voi che mezzo di ascolto userete, ma se vi piace il blues e vi piacciono gli Stones vi raccomando di non perderlo..

E chissà dove cazzo era andato a finire Keith ?!?

Chi vuole aggiungere commenti sarà ben gradito e se qualcuno puo' mettere la foto della copertina dell'album, gliene sarò grato, io non so farlo, non so smanettare con quest aggeggi. ROCK'N ROLL!!!!!!!


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MessaggioInviato: 19 marzo 2010, 16:22
Avatar utenteMessaggi: 4042Località: Turate (CO)Iscritto il: 15 giugno 2006, 18:11
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MessaggioInviato: 19 marzo 2010, 16:29
Avatar utenteMessaggi: 4314Località: leccoIscritto il: 18 luglio 2009, 23:29
<) Bravo Rosso concordo con la recensione tra l'altro molto bella, un album questo "diverso" molto bello per questo, l'improvvisazione di questi grandi musicisti sono alla base di questo grande album <)


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MessaggioInviato: 19 marzo 2010, 19:12
Avatar utenteMessaggi: 2966Località: Lamezia TermeIscritto il: 16 febbraio 2007, 19:51
quando si parla di Ry Cooder con me si sfonda una porta aperta.
trovai questo disco in uno scaffale di un negozietto di Cosenza, era solo soletto e me lo sono portato a casa in buona compagnia.
vorrei solo che in quella session d'allenamento avessero suonato qualche altro blues, visto che la versione di 'It hurts me too' è abbastanza velenosa...

lo tengo tra i dischi di Ry Cooder a ricordare la grandezza di quest'uomo.


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MessaggioInviato: 19 marzo 2010, 19:31
Avatar utenteMessaggi: 403Località: VerbaniaIscritto il: 28 marzo 2007, 19:34
E' gustosissimo, come del resto anche altri album non intestati alla band ma con collaborazioni dei nostri. Uno per tutti "Pay Pack anf follow" di J. PHillips.


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MessaggioInviato: 7 marzo 2014, 2:03
Avatar utenteMessaggi: 4402Località: CelleIscritto il: 18 settembre 2006, 13:04
Stavo ascoltando il disco giusto ora e ho notato per la prima volta come in "Blow with Ry" ci siano già accennati fraseggi che Cooder avrebbe poi usato su "Sister Morphine", il mood del pezzo è un po' quello, anche se qui c'è un groove più funky/blues (a volte sembra il ritmo di Monkey Man)...
della serie non si butta via niente. Interessante no? Gli anni sono quelli, mi pare che sia Jamming with Edward sia Sister Morphine siano del 69.

PS e se vogliamo esagerare ci troviamo pure echi dell'armonica di midnight rambler


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MessaggioInviato: 7 marzo 2014, 18:26
Avatar utenteMessaggi: 2115Località: ItalyIscritto il: 20 dicembre 2010, 22:27
grandissimo disco! con un ry non ancora molto conosciuto.

linko anche un altro grandissimo episodio di ry

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=kLI5xFbaghM[/youtube]


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MessaggioInviato: 7 marzo 2014, 19:05
Avatar utenteMessaggi: 2966Località: Lamezia TermeIscritto il: 16 febbraio 2007, 19:51
nonostante ami Ry Cooder quanto gli Stones, a distanza di qualche anno dal mio precedente intervento in questo topic non ho cambiato molto il mio parere.
se si eccettua "It Hurts Me Too" e "Blow With Ry", il resto non mi entusiasma.
è sicuramente una piacevole dimostrazione di quanto fosse talentuoso Nicky Hopkins, di quanto fosse delizioso il suo stile, ma mi pare esatto quanto afferma Mick nelle note di copertina e cioè che si tratta semplicemente di una bella session fatta mentre si aspettava il risveglio di Keith.
avrei preferito altri pezzi tipo "It Hurts Me Too" più che queste improvvisazioni.
Lo tengo gelosamente tra i dischi di Ry, anche se preferisco di gran lunga altre sue prove.


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MessaggioInviato: 21 marzo 2014, 22:52
Avatar utenteMessaggi: 6Iscritto il: 21 marzo 2014, 22:22
J W E
L'ho sempre cercato come qualcosa di magico, quando nn era affatto facile cercare e sopratutto trovare i bootlegs in vinile dei Nostri. Un giorno la mia donna me l'ha fatto vedere a milano (CD) e l'ho preso.
Per me il disco è degli Stones e i pur grandissimi Nicky e Ry lo sono in quanto sessionnen della band. Qui manca Keith (addormentato) e i nostri si sparano blues da favola in libertà.
E' una delel anime della band ed è per questo che è grande


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MessaggioInviato: 28 marzo 2014, 23:40
Avatar utenteMessaggi: 2115Località: ItalyIscritto il: 20 dicembre 2010, 22:27
Ho riascoltato in questi giorni l'intero album ed ho pensato alla collaborazione di Ry con gli Stones e l'influenza che lo stesso ha avuto, direttamente ed indirettamente sul suono di let it bleed oltre che sulla componente musicale di una parte di storia degli Stones.

Del resto quelle con Ry non furono delle semplici sessions di uno o due giorni.
Cooder provo' con i ragazzi per almeno tre mesi, dall'inizio delle registrazioni di let it bleed.

Molte informazioni si trovano nell'ottimo libro di Sean Egan; tra le altre cose non sapevo che Al Kooper rischiò, inizialmente, d'occupare il posto di secondo chitarrista dopo l'uscita di Jones.


[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=fHa17mcQBmk[/youtube]


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MessaggioInviato: 29 marzo 2014, 1:29
Avatar utenteMessaggi: 4314Località: leccoIscritto il: 18 luglio 2009, 23:29
Credo che gli Stones siano delle spugne e spesso sono influenzati dagli artisti che frequentano, io ad esempio continuo a pensare che Exile risente molto dell'influenza di Gram Parson in molti brani.


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MessaggioInviato: 29 marzo 2014, 11:32
Messaggi: 177Iscritto il: 10 luglio 2006, 16:28
Si penso sia proprio cosi, anche se mi ha sempre stupito il fatto che Parson pare non aver avuto un ruolo nelle sessions. Non e' accreditato,non mi pare abbia suonato nelle traccie di Exilel.


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MessaggioInviato: 29 marzo 2014, 14:40
Avatar utenteMessaggi: 2115Località: ItalyIscritto il: 20 dicembre 2010, 22:27
Secondo alcuni autori pare che GP abbia composto e cantato (background vocals) torn and frayed, probabilmente il brano più parsoniano del disco americanissimo di suo.

Io, ad esempio, sento un sacco di Captain Beefheart e Ry Cooder in brani come: Shake Your Hips, Ventilator Blues (ed in modo particolare l'armonica in) Stop Breaking Down.


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MessaggioInviato: 30 marzo 2014, 5:33
Messaggi: 1831Iscritto il: 11 febbraio 2007, 4:36
purtroppo nessuna fonte ufficiale conferma gram parsons ai cori o a qualche strumento nel disco poi mixata ad LA, per quanto mi pare probabile che possa aver cantato in sweet virginia o torn and freid.

circa l'influenza che ha avuto sul gruppo, è immensa, innegabile lampante e molto importante, a mio avviso dal momento che la lezione country appresa da Richards c'ha regalato perle che precedono lo stesso exile. I due infatti, si conoscevano e frequentavano dal 68. senza Gram non ci sarebbe stato country honk, dead flowers, wild horses, dear doctor ed molti dei brani acustici di exile. il country rock, con tanto di slide e "testi" a tema, fu poi accontonato dagli stones negli anni che seguirono la morte di GP.

ed è stato un gran peccato, secondo me.

in quel mood sono state scritte alcune tra le più belle canzoni degli stones di sempre.


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MessaggioInviato: 30 marzo 2014, 22:44
Avatar utenteMessaggi: 4314Località: leccoIscritto il: 18 luglio 2009, 23:29
Su Gram Parson in Exile ci sarebbe da approfondire...negli accrediti ufficiali non appare Gram, ma si sa che Mick non gradiva molto la sua presenza in quanto Keith se ne stava ore con Gram a discapito del gruppo. Non mi stupirebbe se avesse partecipato in qualche modo, dal momento che secondo gli stessi Stones in quella villa in francia era tutto confuso e quindi difficile dire e ricordare chi ha suonato o cantato ai cori in quel determinato brano.


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