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Indice  ~  Get Off Of My Cloud  ~  addio al grandissimo Lou Reed

MessaggioInviato: 28 ottobre 2013, 20:26
Messaggi: 64Località: milanoIscritto il: 30 giugno 2006, 11:30
lou è stato uno dei miei più grandi amori musicali e ora provo un grandissimo dispiacere


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MessaggioInviato: 30 ottobre 2013, 2:22
Avatar utenteMessaggi: 4404Località: CelleIscritto il: 18 settembre 2006, 13:04
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=LrMLt9bMd_I[/youtube]


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MessaggioInviato: 30 ottobre 2013, 2:31
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MessaggioInviato: 30 ottobre 2013, 2:36
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Spero di non infrangere alcun copyright,

la foto è tratta dal sito http://www.loureed.it, scattata da Jean Baptiste Mondino.


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MessaggioInviato: 1 novembre 2013, 22:17
Avatar utenteMessaggi: 4042Località: Turate (CO)Iscritto il: 15 giugno 2006, 18:11
Laurie Anderson: 'Così è morto Lou Reed, principe e combattente'

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Nella marea di omaggi, pensieri e ricordi tributati a Lou Reed da colleghi e collaboratori mancava ancora quello di Laurie Anderson, moglie e inseparabile compagna del rocker di Brooklyn scomparso domenica scorsa. La musicista non si è fatta pregare, affidando a un giornale di Long Island, l'East Hampton Star, i suoi pensieri in una breve ma toccante lettera indirizzata ai "vicini" e in cui, firmandosi come la sua "moglie amorevole ed eterna amica", svela alcuni dettagli sulle ultime ore di vita del marito. "Lou e io abbiamo trascorso un sacco di tempo qui negli ultimi anni", racconta la Anderson, "e anche se siamo gente di città questa è la nostra dimora spirituale".

"La settimana scorsa avevo promesso a Lou di tirarlo fuori dall'ospedale e di tornare a casa a Springs. E ci siamo riusciti!"

"Lou era un maestro di tai chi e ha trascorso gli ultimi giorni qui, felice e abbagliato dalla bellezza, la potenza e la dolcezza della natura. E' morto di domenica mattina guardando gli alberi e facendo la famosa posizione 21 del tai chi, muovendo attraverso l'aria le sue mani da musicista".

"Lou", conclude la Anderson, "era un principe e un combattente e io so che le sue canzoni sul dolore e la bellezza che abitano nel mondo colmeranno molte persone dell'incredibile gioia che lui sentiva nei riguardi della vita. Lunga vita alla bellezza che su tutti noi discende attraversandoci".

http://www.rockol.it


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MessaggioInviato: 5 novembre 2013, 9:53
Avatar utenteMessaggi: 4042Località: Turate (CO)Iscritto il: 15 giugno 2006, 18:11
Patti Smith, l'addio a Lou Reed

Ha preferito aspettare un po'. Patti Smith non ha voluto unirsi all'immane immediato coro di condoglianze per la scomparsa di Lou Reed, una massa di messaggi (molti via Twitter) giunti anche da artisti che precedentemente non avevano mostrato alcuna ammirazione per Lou. L'ex sacerdotessa del rock, che canterà il prossimo 7 dicembre all'Auditorium Conciliazione di Roma e della quale i meno giovani ricordano il "mitico" (e controverso) concerto a Bologna nel 1979, ha atteso che il polverone calasse. E poi ha indirizzato una missiva al "New Yorker". Patti, dopo la breve dichiarazione ("Tanti di noi hanno tratto beneficio dal lavoro da lui compiuto...siamo tutti in debito con lui") che aveva rilasciato alla Associated Press, ha scritto una serie di ricordi. L'ex maudit del rock ha riferito d'aver appreso della scomparsa di Lou attraverso un sms mandatole da sua figlie Jesse mentre guardava il mare sulla spiaggia a Rockaway Beach, Brooklyn. L'aveva visto per l'ultima volta pochi giorni prima, e aveva intuito che Reed era malato. "Quando Lou mi disse 'arrivederci', i suoi occhi scuri sembravano contenere una tristezza infinita e benevolente". L'ex Velvet Underground, per Patti, era "curioso, a volte sospettoso, un lettore vorace, un esploratore sonico".

I due si erano conosciuti nel 1970, ad uno show dei Velvet Underground al Max's Kansas City di New York. Reed successivamente si era avvicinato al Patti Smith Group e alla fine aveva dato la sua benedizione ai suoi pezzi riletti ad hoc da Patti.

www.rockol.it


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MessaggioInviato: 7 novembre 2013, 12:52
Avatar utenteMessaggi: 3987Località: MilanoIscritto il: 23 marzo 2008, 12:49
Leggete con quanto amore....

L’addio di Laurie Anderson a Lou

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Laurie Anderson, moglie di Lou, ha inviato questa emozionante e struggente lettera per raccontare il loro amore, il vero Lou e gli ultimi momenti insieme.

Ho conosciuto Lou a Monaco, non a New York. Era il 1992, e stavamo entrambi suonando con John Zorn al Kristallnach festival in ricordo della Notte dei Cristalli del 1938, che ha segnato l’inizio dell’Olocausto. Ricordo che guardavo alle espressioni confuse delle facce degli ufficiali di dogana mentre un flusso continuo di musicisti di Zorn attraversava la dogana tutti con indosso delle magliette rosse con scritto “Abbiamo ritmo e siamo Ebrei”.

John voleva che ognuno di noi incontrasse gli altri e suonasse con gli altri, contrariamente a come si usa nei festival. Ecco perché Lou mi ha chiesto di leggere qualcosa insieme al suo gruppo. L’ho fatto, ed era forte e intenso e molto divertente. Dopo lo spettacolo, Lou mi ha detto “lo hai fatto nello stesso identico modo in cui lo faccio io!”. Perché aveva avuto bisogno di me per fare un qualcosa che poteva benissimo fare da solo ancora non l’ho compreso, ma era sicuramente inteso come un complimento.

Mi è subito piaciuto, ma rimasi sorpresa che non avesse un accento inglese. Per qualche ragione pensavo che i Velvet Underground fossero inglesi, E avevo solo una vaga idea di quello che avessero fatto (lo so, lo so). Venivo da un mondo completamente diverso. E tutti i mondi a New York all’epoca (il mondo della moda, il mondo dell’arte, il mondo della letteratura, il mondo del rock, il mondo della finanza) erano abbastanza provinciali. In un certo senso sprezzanti. Ancora non legati tra loro. Come poi avemmo modo di scoprire, Lou ed io non vivevamo molto lontano l’uno dall’altro a New York, e dopo il festival Lou suggerì di vederci.Penso gli sia piaciuto quando ho risposto “sì! Assolutamente! Ora sono in tour, ma quando tornerò, vediamo, tra circa quattro mesi, vediamoci sicuramente!”. Andò avanti per un po’, e finalmente mi chiese se volevo andare all’Audio Engineering Society Convention. La Convention è uno dei posti più grandi e importanti dove entusiasmarsi sull’ultimo equipaggiamento tecnico, E passammo un pomeriggio felice guardando amplificatori, cavi e parlando delle cose elettroniche da comprare. Non avevo alcuna idea che quello dovesse essere un appuntamento, ma quando andammo a prendere un caffè dopo mi chiese “vorresti andare al cinema?”. Certo. “E dopo di quello a cena?”. OK. “E poi una passeggiata?”. Um … da quel momento non ci siamo mai separati.

Lou ed io suonavamo insieme, diventammo migliori amici, e poi compagni, abbiamo viaggiato, ascoltato e criticato il lavoro dell’altro, studiato cose insieme (la caccia alle farfalle, la meditazione, andare in kayak). Facevamo battute ridicole; smesso di fumare 20 volte; combattuto; imparato a trattenere il fiato sott’acqua; andati in Africa; abbiamo cantato arie d’opera in ascensore; fatto amicizia con persone improbabili; ci siamo seguiti in tour quando è stato possibile; abbiamo avuto una dolcissima cagnolina che suonava il piano; condiviso una casa che era diversa dai nostri rispettivi appartamenti; abbiamo protetto e amato l’altro. Andavamo spesso a vedere arte, musica, spettacoli, teatro e ho osservato come amava e apprezzava altri artisti e musicisti. Era sempre così generoso. Sapeva come fosse difficile l’ambiente. Amavamo la nostra vita nel West Village e i nostri amici; e, in tutto ciò, abbiamo sempre fatto tutto nel miglior modo che ci riuscisse.

Come molte coppie, ognuno di noi ha costruito un modo d’essere: strategie, e a volte compromessi, che ci hanno permesso di essere parte di una coppia. A volte abbiamo perso un po’ di più di quello che eravamo capaci di dare, o abbiamo ceduto un po’ troppo, o ci siamo sentiti abbandonati. A volte ci siamo davvero arrabbiati. Ma anche quando ero fuori di me, non ero mai annoiata. Abbiamo imparato a perdonarci l’un l’altro. E in qualche modo, per 21 anni, abbiamo intrecciato le nostre menti e i nostri cuori, insieme.

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Era la primavera del 2008. Stavo camminando per strada, in California, mi sentivo abbattuta e parlavo al cellullare con Lou. “Ci sono tante cose che non ho mai fatto e che volevo fare” gli ho detto.

“Come cosa, per esempio?”

“Non so, non ho mai imparato il tedesco, non ho mai studiato fisica, non mi sono mai sposata”

“Perché non ci sposiamo?” mi ha chiesto. “Ci incontriamo a metà strada. Arrivo in Colorado. Che ne dici di domani?”

“Uhm … non pensi che domani sia un po’ troppo presto?”

“No, non lo penso”.

E così il giorno dopo ci siamo incontrati a Boulder, in Colorado, e ci siamo sposati nel giardino di un amico di sabato, indossando i nostri normali vestiti da sabato, e sebbene dovessi fare uno spettacolo subito dopo la cerimonia, per Lou andava bene. (I musicisti che si sposano è come quando si sposano due avvocati. Quando dici “accidenti devo lavorare in studio fino alle tre di notte” o cancelli tutti i tuoi appuntamenti per chiudere il caso, sai esattamente cosa significhi e non fai necessariamente dei salti di gioia).

Suppongo ci siano molti modi di sposarsi. Alcune persone sposano qualcuno che conoscono a malapena, cosa che può anche funzionare. Quando sposi quello che è anche il tuo migliore amico da diversi anni, dovrebbe esserci un altro nome per chiamare la cosa. Ma la cosa che mi ha sorpreso di più nello sposarmi è come si alteri il tempo. E anche come in qualche modo aggiunga una tenerezza che era, in qualche modo, completamente nuova. Per parafrasare il grande Willie Nelson: “Il 90% delle persone in questo modo finisce con la persona sbagliata, ed è questo che fa ancora andare gli juke box”. Lo Jukebok di Lou era pieno di amore e di molte altre cose: bellezza, dolore, storia, coraggio, mistero.

Lou era malato da due anni a questa parte: prima per il trattamento con interferone, una serie di iniezioni ignobili ma spesso efficaci per trattare l’epatite C che è equipaggiata con una bella serie di fastidiosi effetti collaterali. Poi è subentrato un cancro al fegato, che si andava a sommare a una forma di diabete in stato avanzato. Abbiamo ottenuto buoni risultati in ospedale. Lui ha imparato tutto quanto su queste malattie e sui rispettivi trattamenti. Ha continuato a fare Tai Chi ogni giorno per due ore più fotografie, libri, registrazioni, la sua trasmissione radiofonica con Hal Willner e molti altri progetti. Ha amato i suoi amici, e ha chiamato, mandati messaggi, email quando non poteva essere con loro. Abbiamo cercato di comprendere e applicare gli insegnamenti che il nostro maestro Mingyur Rinpoche impartiva; specialmente quelli più difficili come “devi imparare a padroneggiare l’abilità di sentirti triste senza in realtà essere triste”.

La scorsa primavera, all’ultimo minuto, ha ricevuto un trapianto di fegato che sembrava aver funzionato completamente e ha riguadagnato istantaneamente la salute e l’energia. Poi anche quello ha cominciato a funzionare male, e non c’era via di scampo. Quando il dottore ha detto: “E’ finita. Non ci sono più opzioni”, l’unica parte che Lou ha sentito era “opzioni”. Non si è dato per vinto fino all’ultima mezz’ora della sua vita, quando improvvisamente lo ha accettato: all’improvviso e completamente.

Eravamo a casa. Lo avevo portato via dall’ospedale qualche giorno prima. E anche se era molto debole, ha insistito per uscire fuori nella luce accecante del mattino.

Come persone use alla meditazione, eravamo preparati per questo: come muovere l’energia dalla pancia fino al cuore e poi spingerla fuori dalla testa. Non ho mai visto un’espressione così piena di meraviglia come quella di Lou quando è morto. Le sue mani stavano facendo la forma 21 del Tai Chi, quella dell’acqua che scorre. I suoi occhi erano spalancati. Stavo tenendo tra le braccia la persona che amavo più di ogni altra cosa al mondo e le parlavo mentre moriva. Il suo cuore ha smesso di battere. Non aveva paura. Ero riuscita a camminare con lui fino alla fine del mondo. La vita – così bella, dolorosa e spettacolare – non può dare qualcosa più di questo. E la morte? Penso che lo scopo della morte sia liberare l’amore.

Al momento, non posso che essere piena di gioia e sono così orgogliosa del modo in cui ha vissuto e in cui è morto, della sua incredibile potenza e grazia.

Sono sicura che verrà a trovarmi in sogno e sembrerà ancora vivo. E all’improvviso sono qui in piedi da sola incantata e piena di gratitudine. Com’è strano, eccitante e miracoloso che possiamo cambiarci l’un l’altro in modo così profondo, amarci l’un l’altro così tanto attraverso le nostre parole e la musica e le nostre vite reali.

Laurie Anderson
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Lou Reed .It


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MessaggioInviato: 7 novembre 2013, 17:24
Avatar utenteMessaggi: 2133Località: RomaIscritto il: 8 giugno 2007, 0:58
bello e intenso, grazie


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MessaggioInviato: 7 novembre 2013, 18:01
Messaggi: 2144Località: trevisoIscritto il: 24 febbraio 2006, 0:28
grazie Olia,grazie Laurie


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MessaggioInviato: 7 novembre 2013, 23:05
Messaggi: 520Località: MilanoIscritto il: 1 giugno 2006, 21:32
Ho avuto il piacere di conoscere Laurie Anderson al teatro Dal Verme di Milano, in occasione
di un suo concerto, e dall' autrice di " Let X=X" e " It Tango" non mi sorprendono la sensibilità
e la profondità d' animo che si leggono in queste bellissime parole che Olia ci ha fatto conoscere.
Grazie Lou e grazie Laurie.


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MessaggioInviato: 20 gennaio 2014, 22:31
Avatar utenteMessaggi: 4042Località: Turate (CO)Iscritto il: 15 giugno 2006, 18:11
Bologna: preview il 23, poi dal 25 mostra su Lou Reed

Lou Reed, ritratto assieme ai Velvet Underground, a Nico ed Andy Warhol, si potrà ammirare dal 25 gennaio alla Ono Arte Contemporanea di via Santa Margherita 10, Bologna, in occasione di Arte Fiera. L'icona rock, che ci ha lasciati recentemente, è stato fotografato da Steve Schapiro in 20 scatti che raccontano la band con quel taglio intimo ed emozionante caro allo stile del fotografo newyorkese classe 1934 che in passato già aveva immortalato Warhol e la Factory, Martin Luther King Jr., Sofia Loren, Mastroianni e altri ancora. La mostra s’intitola "Lou Reed & The Velvet Underground: Steve Schapiro". Il 23 gennaio, dalle 19 alle 22.30, ci sarà una preview - come riporta "Il Resto del Carlino" - al caffè Colazione da Bianca, in via Santo Stefano 1, aperta al pubblico e con una gigantografia di uno scatto. L’atmosfera parlerà di Warhol, in ogni cocktail e finger food presentato su vinile o cupcakes al cioccolato con decorazioni pop. Nelle foto in mostra, in un suggestivo bianco e nero, si vedono i Velvet Underground anche in momenti privati. Inaugurazione 25 gennaio alle 18,30. La mostra prosegue fino al 28 febbraio.

www rockol.it


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MessaggioInviato: 24 gennaio 2014, 3:25
Avatar utenteMessaggi: 4314Località: leccoIscritto il: 18 luglio 2009, 23:29
...un grande !!!!


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MessaggioInviato: 28 ottobre 2014, 2:19
Avatar utenteMessaggi: 4404Località: CelleIscritto il: 18 settembre 2006, 13:04
A un anno dalla morte, omaggio di John Cale:

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=Ln77F25hXVQ#t=74[/youtube]


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