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MessaggioInviato: 27 ottobre 2011, 17:00
Avatar utenteMessaggi: 4042Località: Turate (CO)Iscritto il: 15 giugno 2006, 18:11
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RYAN ADAMS
Ashes & Fire(Pax Am / Capitol) 2011
1.Dirty Rain
2.Ashes & Fire
3.Come Home
4.Rocks
5.Do I Wait
6.Chains Of Love
7.Invisible Riverside
8.Save Me
9.Kindness
10.Lucky Now
11.I Love You But I Don't Know What To S

a mio parere molto bello

recensione di Gabriele Benzing
Le macerie delle occasioni perdute e la scintilla di un nuovo giorno. C'era una volta Ryan Adams, la promessa dell'alt-country americano. Una reputazione costruita a cavallo del nuovo millennio, prima alla guida degli Whiskeytown e quindi con i successi solisti di "Heartbreaker" e "Gold". Poi, una suicida ipertrofia produttiva, una catena di abusi e dipendenze e le inevitabili incomprensioni con l'industria discografica hanno finito per appannare sempre più il suo nome.
"Ashes & Fire" si presenta oggi come il disco del ritorno alla vita per Adams: ha lottato con la malattia (la sindrome di Ménière), si è sposato con l'attrice e popstar Mandy Moore, ha creato la sua personale etichetta (battezzata Pax Am), è riuscito a superare lo scioglimento della sua backing band, i Cardinals. E alla fine ha ritrovato la musica, l'unico punto fermo anche nei giorni più bui: "Per me la musica è il football, è il Natale, è la religione, è la poesia".

La morbidezza malinconica di "Dirty Rain" introduce il nuovo presente di Ryan Adams con una carezza d'organo che evoca il Dylan anni Settanta. La title track acquista vigore tra le note del pianoforte, mentre il sussurro di "Come Home" si lascia sfiorare da spazzole e pedal steel. L'atmosfera è quella intima di "Love Is Hell" (a tutt'oggi una delle prove più riuscite nella confusa discografia del songwriter americano), il desiderio è quello di cercare di tracciare una linea di congiunzione che porti fino ai tempi di "Heartbreaker".
"Ashes & Fire" rimane ben saldo nei confini roots, sfoggiando un tono classico che bussa alla porta della generazione di Ryan Bingham e Jesse Malin per rivendicare il proprio ruolo. Gli ospiti illustri, del resto, non mancano, dalle tastiere di Benmont Tench degli Heartbreakers alla voce di Norah Jones, fino al leggendario produttore di "Who's Next" e dei primi Eagles Glyn Johns (il cui figlio, Ethan, è stato alla consolle in molti dei dischi di Adams). Alla lunga, però, le canzoni di "Ashes & Fire" si perdono nell'anonimato, tra gli immancabili santini di Neil Young ("Rocks") e progressioni pop prive di sorprese ("Do I Wait").

La pioggia ha smesso di cadere, i fantasmi del passato sembrano lontani: "È come se fossero cose successe a un'altra persona", confessa Adams. La sua voce si rifugia nelle certezze tardo-springsteeniane di "Chains Of Love", cerca il calore confortante delle mura di casa. Mura costruite un mattone dopo l'altro, fatte per resistere ai venti della vita che soffiano su "Come Home".
Il grido d'aiuto di "Save Me" ("Somebody save me / I just can't go on / If someone don't save me / By the morning I will be gone") trova in "Kindness" la risposta di una cura alla ferite del cuore. E nel riflesso dello specchio di "Lucky Now" c'è un volto dai lineamenti irriconoscibili: "I feel like somebody I don't know / Are we really who we used to be? / Am I really who I was?". La sincerità con sé stessi è la chiave di ogni nuovo inizio: Ryan Adams ha ricominciato a camminare, e per ora è quello che conta per provare ancora a dargli fiducia.


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MessaggioInviato: 29 ottobre 2011, 10:51
Avatar utenteMessaggi: 2966Località: Lamezia TermeIscritto il: 16 febbraio 2007, 19:51
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NON C'ENTRA NULLA COI GOV'T MULE!

io ancora non ho questo disco, ma ieri sera l'ho ascoltato a casa di un amico e la sua bellezza mi ha lasciato attaccato alla sedia.
Non ricordo se qualcuno l'aveva già segnalato, ma Warren scende al sud e mischia blues e soul, più soul che blues.
Tutto profuma di casa Stax, una bellezza.
Oggi arrivo pure fino a Cosenza solo per trovarlo.


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MessaggioInviato: 30 ottobre 2011, 19:19
Avatar utenteMessaggi: 2966Località: Lamezia TermeIscritto il: 16 febbraio 2007, 19:51
mailexile ha scritto:
...Giuliano, nella categoria in cui ho incluso l'ultimo di Mellencamp cosa ci "accosteresti", così, a pelle?!

Max, ora non so se lo puoi mettere nella stessa categoria di cui parlavi, ma sicuramente nello scaffale dei dischi accanto a quello di Mellencamo questo ce lo puoi piazzare

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forse quello di Mellencamp è più affascinante per come è stato registrato (strumenti, attrezzature e sitemi vintage) e per i luoghi in cui è stato registrato, ma anche questo è un disco struuggente, di una bellezza che non immaginavo.
senza batteria, Steve si accompagna solo con chitarra acustica, mandolino, armonica, fiddle, basso acustico, e ogni tanto Emmylou Harris accompagna alla voce.
nient'altro che pura musica americana suonata col cuore!


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MessaggioInviato: 1 novembre 2011, 13:33
Avatar utenteMessaggi: 3987Località: MilanoIscritto il: 23 marzo 2008, 12:49
Beach Boys

«Smile»


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Released October 30, 2011 (iTunes))
November 1, 2011 (CD, vinyl)
Recorded May 11, 1966 – May 19, 1967
Except "Good Vibrations": recorded February 17 – September 1, 1966

Eccolo qui il capolavoro di Brian Wilson, il capolavoro andato cancellato dopo l'ascolto di Sgt Peppers e preceduto da quell'altro monumento chiamato Pet Sound.
Per chi pensasse che i ragazzi sopra erano solo tavole surf e belle bionde consiglio un caloroso viaggio all'interno di questo caleidoscopio musicale.
Imperdibile per catturare il momento di quei favolosi anni.


Vi allego un paio di articoli:

http://www.corriere.it/spettacoli/11_ot ... 9c54.shtml


http://www.ondarock.it/pietremiliari/be ... _smile.htm

E il topic di Oscar:

viewtopic.php?f=5&t=6747


Olia.


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MessaggioInviato: 22 novembre 2011, 13:47
Messaggi: 2Iscritto il: 22 novembre 2011, 2:26
Ciao a tutti, recentemente ho comprato (tra i prodotti "nuovi", non parlo di remasters o di Road Trips dei Dead che sennò ce famo notte..) "The Harrow and The Harvest" di Gillian Welch e "Top Hat Crown and the Clapmaster's Son" dei Band of Heathens, sono davvero dei bei lavori, soldi spesi bene. Il primo è un lavoro acustico, voce e due chitarre, in pratica, un country dai toni scuri, in alcuni momenti vicino a qualcosa di Sandy Denny. Il secondo è un bell'album rock con venature funky e soul, molto "americano" direi.
Io sinceramente mi regalerò prossimamente "Living Proof" di Buddy Guy, che ho sentito ed è un album di bel blues potente e "You Are not Alone" di Mavis Staples, ho sentito dei "samples" e mi sembrano gran bei dischi..


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MessaggioInviato: 22 novembre 2011, 20:29
Avatar utenteMessaggi: 2966Località: Lamezia TermeIscritto il: 16 febbraio 2007, 19:51
alexx23 ha scritto:
"Top Hat Crown and the Clapmaster's Son" dei Band of Heathens, è un bell'album rock con venature funky e soul, molto "americano" direi.


si davvero un bel disco di americana, me l'ha regalato il mio amico ed ho apprezzato. credo che la definizione che hai dato tu sia molto giusta!

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[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=nhHop1JaLXo[/youtube]


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MessaggioInviato: 7 dicembre 2011, 14:42
Avatar utenteMessaggi: 4042Località: Turate (CO)Iscritto il: 15 giugno 2006, 18:11
RICH ROBINSON
"THROUGH A CROOKED SUN"
Audio CD (October 11, 2011)
Original Release Date: 2011

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1. Gone Away
2. It's Not Easy
3. Lost and Found
4. I Don't Hear the Sound of You
5. Hey Fear
6. All Along the Way
7. Follow You Forever
8. Standing on the
9. Surface of the Sun
10. Bye Bye Baby
11. Falling Again
12. Station Man
13. Fire Around


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MessaggioInviato: 13 dicembre 2011, 20:25
Avatar utenteMessaggi: 3987Località: MilanoIscritto il: 23 marzo 2008, 12:49
The Black Keys "El Camino"

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El Camino



Track Listing:
1. Lonely Boy
2. Dead And Gone
3. Gold on the Ceiling
4. Little Black Submarines
5. Money Maker
6. Run Right Back
7. Sister
8. Hell Of A Season
9. Stop Stop
10. Nova Baby
11. Mind Eraser


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MessaggioInviato: 15 dicembre 2011, 16:23
Avatar utenteMessaggi: 4042Località: Turate (CO)Iscritto il: 15 giugno 2006, 18:11
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Jonathan Wilson
GENTLE SPIRIT
Bella Union (CD)

TRACKLIST:
“Gentle spirit”
“Can we really party today? ”
“Desert raven”
“Canyon in the rain”
“Natural rhapsody”
“Ballad of the pines”
“The way I feel”
“Don’t give your heart to a rambler”
“Woe is me”
“Waters down”
“Rolling universe”
“Magic everywhere”
“Valley of the silver moon”

Lo sto ascoltando in questi giorni, consigliato !!!

recensione da rockol

Il Laurel Canyon, a Los Angeles. E’ lì, che tra gli anni ’60 e gli anni ’70 andarono a vivere molti musicisti, dando vita ad una delle comunità artistiche più creative che la storia del rock ricordi, da cui uscirono capolavori senza tempo. C’è un libro che racconta bene quella storia, uno dei più bei libri rock: “Hotel California” di Barney Hoskins. Un volume, di cui mi è già capitato di parlare da queste parti, che narra le gesta di Eagles, Jackson Browne, Joni Mitchell, Neil Young e di tanti, tanti altri.
C’è un artista che ha fatto tornare quel nome sulle pagine delle riviste specializzate, e si chiama Jonathan Wilson. Ve ne parliamo con un poco di ritardo, è vero: “Gentle spirit” è uscito un paio di mesi fa. Ma è uno di quei dischi che a fine anno saltano fuori, inevitabilmente: per la loro qualità, perché prima o poi qualche amico te lo consiglia se te l’eri perso (grazie Marco e Michele!) e perché ottengono riconoscimenti nei referendum delle riviste. Per dire: “Uncut” l’ha nominato “New artist of the year”.
Tanto “new” Jonathan Wilson non è: ha lavorato come musicista e produttore con fior di nomi, da Elvis Costello a – guarda caso – Jackson Browne. Il suo studio di registrazione, guarda caso, era nel Laurel Canyon (almeno fino al 2009); Qualche anno fa ha pubblicato il suo primo disco, “Frankie Ray”, di cui non si è accorto quasi nessuno. Si inizia a parlare di lui sul serio nel 2009, quando il LA Times gli dedica un articolo sul suo ruolo nel rivitalizzare il Canyon, attirando musicisti, organizzando jam.
Poi arriva questo disco, questo piccolo capolavoro, e il processo è completo: perché “Gentle spirit”, a parte la copertina fricchettona, è la miglior dimostrazione del talento di questo cantautore: che pesca a piene mani dal suono dilatato, rilassato e psichedelico del Canyon, e lo attualizza. Nelle tredici canzoni di questo album, qualcuno ci troverà forse un po’ di Pink Floyd. Forse. Ma ci sono i momenti migliori di CSN&Y, qua dentro: come nel bellissimo singolo “Desert raven”, nella lunghissima e conclusiva “Valley of the silver moon”, che sembrano delle “Wooden ships” di questi anni (ed è un complimento, con un termine di paragone così ingombrante). Ci sono i riferimenti alla California del sud, e c’è una scrittura delle canzoni di altissimo livello e degli arrangiamenti ancora migliori, dominati da chitarre “liquide”, da jam che sembrano fatte per essere suonate dal vivo (ma che su disco suonano già benissimo).
E’ andato in tour con i Wilco, Jonathan Wilson – e non è un caso: se vi piace il rock neo-tradizionalista, quello di Band Of Horses e Black Crowes, per intenderci, non troverete un disco migliore di questo, in questo periodo.

(Gianni Sibilla)

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MessaggioInviato: 28 dicembre 2011, 0:06
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Jimmy Page - Playin' Up A Storm - 2011

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canzoni del periodo pre-led zeppelin con:

Jimmy Page (guitar);
Keith De Groot (vocals);
Albert Lee , Jim Sullivan (guitar);
Chris Hughes (tenor saxophone);
Nicky Hopkins (piano);
Clem Cattini (drums).
John Paul Jones (bass)
------
Lovin' Up A Storm See All
Everything I Do Is Wrong See All
Think It Over See All
Boll Weevil Song See All
Livin' Lovin' Wreck See All
One Long Kiss See All
Dixie Fried See All
Down the Line See All
Fabulous See All
Breathless See All
Rave On See All
Lonely Weekend See All
Burn Up See All
Everyday See All


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MessaggioInviato: 26 gennaio 2012, 17:30
Avatar utenteMessaggi: 4042Località: Turate (CO)Iscritto il: 15 giugno 2006, 18:11
Ringo Starr “Ringo 2012”

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Ottimo album di rock’n roll orecchiabile e ben suonato.
Collaborazioni: Joe Walsh degli Eagles, Dave Stewart degli Eurythmics e Benmont Tench dei Tom Petty & The Heartbreakers

1. "Anthem" (scritta da Richard Starkey, Glen Ballard) 5:01
2. "Wings" (scritta da Starkey, Vini Poncia) 3:31
3. "Think It Over" (cover of Buddy Holly song) (scritta da Buddy Holly, Norman Perry) 1:48
4. "Samba" (scritta da Starkey, Van Dyke Parks) 2:48
5. "Rock Island Line" (cover) (Arrangiamento by Starkey) 2:59
6. "Step Lightly" (una ri-registrazione di un brano originariamente pubblicato su Ringo nel 1973) (scritta da Starkey) 2:44
7. "Wonderful" (scritta da Starkey, Gary Nicholson) 3:47
8. "In Liverpool" (scritta da Starkey, Dave Stewart) 3:19
9. "Slow Down" (scritta da Starkey, Joe Walsh) 2:57


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MessaggioInviato: 6 febbraio 2012, 17:02
Avatar utenteMessaggi: 4042Località: Turate (CO)Iscritto il: 15 giugno 2006, 18:11
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Van Halen

A DIFFERENT KIND OF TRUTH

Occhio: prima di ascoltare questo album prendete nota di almeno un paio di importantissime avvertenze. Primo - il girovita delle persone normali in 28 anni aumenta, eccome se aumenta... a volte in maniera esponenziale. Secondo - il mullet e/o la chioma cotonata che rendevano gloriose le vostre giornate (e le vostre teste) nel 1984 potrebbero non essere più al loro posto.
Tenete ben a mente tutto ciò, perché il nuovo album dei Van Halen - "A different kind of truth", incidentalmente il primo con David Lee Roth dal 1984, appunto - potrebbe risvegliare l'eroe da party metal che è in voi; risultato? Vi verrà voglia di rientrare in quei vecchi spandex a righe, magari a torso nudo, con il capello svolazzante nell'aere del salotto trasformato in palcoscenico del Troubadour.
Insomma, alla faccia degli scettici che non credevano possibile un ritorno in grande stile della coppia Eddie Van Halen/David Lee Roth, questo disco è senza dubbio il degno successore di "1984"; certo, il tempo è passato e non sarebbe corretto fingere di non saperlo, però un'uscita simile tiene, se non altro, fede alla reputazione che il gruppo si è costruito in quelli che furono i suoi anni d'oro.
"A different kind of truth" è pop metal scanzonato, scintillante, pirotecnico, sbruffone il giusto e gigionissimo: i suoi brani melodici e saltellanti sono anche percorsi da una piacevole vena più hard del solito... insomma, è quasi a prova di bomba. E lo è soprattutto se non siete appassionati hardcore e collezionisti di demo e outtake, perché in questo caso poco vi importerà della polemica che impazza intorno alle 13 canzoni dell'album - pare infatti che la maggior parte di questo materiale sia stata presa da vecchi demo, scarti e frattaglie di 30 anni orsono.
Detto questo, alla fine della giornata quello che ci resta in mano è una bella prova. Il girovita di David è rimasto quasi quello di 28 anni fa, l'energia istrionica che sa trasmettere ha perso solo poco smalto, la voce regge ancora dignitosamente (i capelli un po' meno: il trapiantino è innegabile); ma nonostante tutti gli occhi siano puntati su di lui, il figliol prodigo tornato all'ovile, spenderei qualche doverosa riga per Mr Eddie Van Halen, in forma smagliante. Le sue dita fanno numeri esaltanti sul manico della EVH Wolfgang, con quel suo classico stile melodico e rock - esuberante, ma privo del tipico e borioso compiacimento neoclassico di alcuni colleghi: è decisamente un piacere ascoltarlo, anche senza essere chitarristi o appassionati del virtuosismo senza limiti.
Paradossalmente il brano meno convincente è proprio il singolo (nonché traccia d'apertura del disco) "Tattoo", con quel suo piglio sciocchino e il ritornello da pop song finita in classe differenziale. Il resto invece è focalizzato, energetico e convincente, senza cali di tensione - tanto che anche l'ultimo brano ("Beats workin'") è un gioiellino di hard rock, cabaret e istrionismo.
Se avete amato i Van Halen di Diamond Dave e lo rimpiangevate - magari in silenzio - comprando i dischi con Sammy Hagar; se siete troppo giovani per avere vissuto i Van Halen nel loro momento aureo; se amate l'hard rock/metal melodico e divertente, che ha il profumo di California, spiagge e feste "no limits"; se godete nell'ascoltare chitarristi pirotecnici... allora questo disco difficilmente potrà non piacervi nemmeno un po'.

(Andrea Valentini)

TRACKLIST
"Tattoo"
"She's the woman"
"You and your blues"
"China town"
"Blood & fire"
"Bullethead"
"As is"
"Honeybabysweetiedoll"
"The trouble with never"
"Outta space"
"Stay frosty"
"Big river"
"Beats workin'"
(06 feb 2012)

© Riproduzione riservata. Rockol.com S.r.l.


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MessaggioInviato: 20 febbraio 2012, 20:53
Avatar utenteMessaggi: 4042Località: Turate (CO)Iscritto il: 15 giugno 2006, 18:11
U.F.O. – Seven Deadly (2012)

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Tracklist:

01 – Fight Night
02 – Wonderland
03 – Mojo Town
04 – Angel Station
05 – Year Of The Gun
06 – The Last Stone Rider
07 – Steal Yourself
08 – Burn Your House Down
09 – The Fear
10 – Waving Good Bye
11 – Other Men’s Wives (Bonus Track)
12 – Bag O’ Blues (Bonus Track)


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MessaggioInviato: 5 marzo 2012, 15:36
Avatar utenteMessaggi: 4042Località: Turate (CO)Iscritto il: 15 giugno 2006, 18:11
LESLIE WEST - Unusual suspects - 2011

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MessaggioInviato: 5 marzo 2012, 16:40
Avatar utenteMessaggi: 4750Iscritto il: 29 ottobre 2007, 20:25
già ce l'ho questo Oscar gran bel disco e gran chitarrista con controballe e mica è un giovinotto questo signore.....consigilato anche da me!!!!!


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