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MessaggioInviato: 9 marzo 2011, 16:36
Avatar utenteMessaggi: 2966Località: Lamezia TermeIscritto il: 16 febbraio 2007, 19:51
Olia ha scritto:
su proposta del presidente del Consiglio e del Ministro per i Beni Culturali (nonché poeta) Sandro Bondi

non è ancora disponibile la faccina che vomita?


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MessaggioInviato: 9 marzo 2011, 17:00
Avatar utenteMessaggi: 4670Iscritto il: 8 luglio 2006, 17:02
eccola Giuliano:
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MessaggioInviato: 9 marzo 2011, 17:00
Avatar utenteMessaggi: 4670Iscritto il: 8 luglio 2006, 17:02
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MessaggioInviato: 9 marzo 2011, 17:38
Avatar utenteMessaggi: 2966Località: Lamezia TermeIscritto il: 16 febbraio 2007, 19:51
hey sembra proprio la faccia di ciccio bondi...
:twisted:


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MessaggioInviato: 11 marzo 2011, 1:08
Avatar utenteMessaggi: 179Iscritto il: 22 novembre 2009, 20:44
Ma scusate il Ministro non era dato per dimissionario??????
Ho letto un articolo sul Corriere che lo dava praticamente in Prepensionamento in attesa delle dimissioni vere e proprie e tra l'altro diceva che Il Sandrino non si vedeva più al ministero da tanto tanto tempo.
Cos'è l'ultima cazzata prima di queste benedette dimissioni????? che secondo me con le figure di merda fatte recentemente sono stradovute??????
Se poi penso che per il solo fatto che in negozio ho una radiolina modello anni 80 per cui pago regolarmente un abbonamento alla RAI oltre che un centinaio di euro annui alla SIAE mi viene un accidente!!!!!
Che si inventerà mai il vecchietto neo direttore???????
PS qualcuno sa a quanto ammonterà lo stipendio?????????? <)


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MessaggioInviato: 16 marzo 2011, 14:37
Avatar utenteMessaggi: 3012Località: TORINOIscritto il: 26 luglio 2006, 0:15
14 marzo 2011
Come l’Italia fa scappare la musica: un film racconta l’esodo del Rototom
In un Paese pieno di problemi come l’Italia, l’esodo in Spagna di un festival musicale non ha fatto molto scalpore. Certo, il Rototom Sunsplah, Festival Reggae più importante d’Europa – dal 1994 andava in scena Friuli – non è la Fiat che (forse) va a Detroid, né l’Olivetti che dilapida un patrimonio industriale nazionale. Ma il suo trasferimento in Spagna, adesso raccontato in un documentario che verrà presentato oggi a Roma, rappresenta bene l’incapacità della nostra politica di valorizzare la cultura giovanile e le eccellenze del territorio.

Appuntamento fisso fino al 2009 ad Osoppo, in provincia di Udine, il Rototom ha rappresentato per oltre un decennio un punto d’incontro fondamentale per i ragazzi di tutta Europa: 150mila partecipanti nell’ultima edizione, otto giorni di incontri, mostre, campeggi e naturalmente, concerti che negli anni hanno visto la partecipazione di tutti i più importanti artisti reggae sulla scena mondiale: da Alborosie agli Africa Unite, da Buju Banton a Luciano.

La situazione però precipita nel 2009: una serie di avvisi di garanzia piovono sulla testa dell’amministrazione comunale della cittadina che ospita il Rototom e sui responsabili dell’associazione che organizza il festival. Agli indagati viene contestata la violazione della Legge Fini-Giovanardi che all’articolo 79 punisce chi: “adibisce o consente che sia adibito in un locale pubblico o un circolo privato a luogo di convegno di persone che ivi si danno all’uso delle sostanza stupefacenti”. L’equazione giudiziaria, basata sulla durissima legge che punisce i consumatori di droghe anche leggere nel nostro paese è che, essendo la cultura che ruota intorno alla musica reggae favorevole all’antiproibizionismo e all’uso di cannabis, allora anche il solo organizzare un concerto reggae può essere reato.

Un anno fa, quando partì l’inchiesta, gli organizzatori del Festival ricevettero la solidarietà da tutta Italia e organizzarono una giornata di protesta ad Udine: “Non processate Bob Marley” alla quale prende parte anche un applauditissimo Beppe Grillo. Nonostante la solidarietà anche di alcuni esponenti politici (tra tutti Debora Serracchiani e Ignazio Marino); tutto si dimostrò inutile: l’unica soluzione per far sopravvivere il Rototom era esportarlo, e così è stato: dal 2010 la manifestazione si svolge a Benicassim, sulla costa orientale della Spagna.

Questa storia, con il racconto dei protagonisti e degli artisti, è oggi al centro del documentario “Exodus, Finding Shelter” diretto da Tommasso D’Elia e Silvia Bonanni e prodotto proprio dal Rototom Sunsplash. Il doc, presentato nei giorni scorsi a Udine, verrà proiettato questa sera al cinema L’Aquila di Roma e nei prossimi giorni in altre città italiane.
Dalle storie del Rototom alla delusione di amministratori e cittadini del Friuli, dall’entusiasmo delle amministrazioni spagnole alle difficoltà in cui si trovano gli organizzatori italiani, Exodus mostra plasticamente come un’impostazione ideologica e reazionaria da parte del governo in carica (“La marijuana fa i buchi nel cervello” dice il sottosegretario Giovanardi in un passaggio del film) abbia portato all’azzeramento di un evento che portava al nostro Paese non solo cultura, ma anche ricchezza (circa 4 milioni di euro ogni edizione il calcolo degli organizzatori).

“Il Rototom ha fatto la fine della ricerca, degli scienziati, dei ricercatori universitari che vengono cacciata dall’italia. Non c’è spazio per la cultura nel nostro paese!” dicono i Sud Sound System in un passaggio del documentario.

Per ora gli organizzatori del Festival mantengono una punta di ottimismo: “Speriamo un giorno di riuscire a tornare in Italia” il loro auspicio. Ma non si vede ancora all’orizzonte alcun governo in grado di capire il valore sociale, culturale ed economico che si porta dietro un evento come il Rototom. La vicina Spagna, al contrario, sembra averlo capito benissimo.

di Lorenzo Galeazzi e Federico Mello

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=qTsvJ364otE&feature=player_embedded[/youtube]


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MessaggioInviato: 19 aprile 2011, 21:36
Avatar utenteMessaggi: 4042Località: Turate (CO)Iscritto il: 15 giugno 2006, 18:11
“Processo 22 minuti”: Trotta di Barley nuovamente assolto

Di Onstage

“22 volte moderatamente soddisfatto”. Così si è definito oggi Claudio Trotta, titolare dell’agenzia di promozione Barley Arts, dopo che la Corte di Appello del Tribunale di Milano ha pronunciato la sentenza per il cosiddetto “Processo 22 minuti”, che fa riferimento ai minuti oltre il tempo massimo consentito in cui si è attardato Bruce Springsteen nel 2008 con il concerto tenuto allo Stadio San Siro di Milano. Anche in appello è stata infatti confermata la sentenza di primo grado secondo la quale il fatto non costituisce reato, con motivazioni ed una sentenza che verranno rese note entro il 20 maggio.


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MessaggioInviato: 20 aprile 2011, 15:40
Avatar utenteMessaggi: 4314Località: leccoIscritto il: 18 luglio 2009, 23:29
"melisenda"


Purtroppo questa è l'Italia oggi ! Grazie a tutti per averci regalato quest'Italia !


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MessaggioInviato: 23 novembre 2011, 23:34
Avatar utenteMessaggi: 3012Località: TORINOIscritto il: 26 luglio 2006, 0:15
Il festival che celebra i Beatles
Vittima dei tagli del governo Cameron

Da vent'anni è il più importante evento musicale gratuito dell'isola. Ha contribuito a creare 15mila nuovi posti di lavoro e porta un ritorno di circa 20 milioni di sterline ogni anno alla città, ribattezzata capitale della cultura del regno. Eppure il festival sui fab four è rimasto stritolato dai tagli. E qualcuno chiede soldi direttamente a Paul McCartney.



Da vent’anni celebra le glorie dei Beatles in quella che fu la loro città, Liverpool. Ma, dall’anno prossimo – cinquantesimo anniversario della formazione della band, fra l’altro – lo storico “Mathew Street Festival” - potrebbe sparire. Tutto perché, in Gran Bretagna, si taglia il possibile e l’immaginabile. La riduzione della spesa pubblica voluta dal governo Cameron sta colpendo indiscriminatamente e nella città nel nord dell’Inghilterra verranno a mancare, per i prossimi tre anni, 102 milioni di sterline. Solo tre anni fa, Liverpool, una delle città più povere del Paese, fu resa scintillante come capitale della cultura. Oggi di quella patina rimane solo la polvere, se si arriva a rinnegare persino la storia dei Beatles, che tanto l’hanno resa famosa nel mondo.

A Mathew Street c’è il Cavern Club e la strada dà il nome al più grande festival musicale gratuito d’Europa. Ora, però, la festa pare veramente finita se non si trovano nemmeno le 900mila sterline necessarie all’organizzazione dell’evento. Che, tuttavia – così ha messo in luce uno studio – genera per l’economia della città un ritorno di quasi 20 milioni di sterline. La scelta per l’amministrazione di Liverpool è stata difficile. Ma in città non ci sono soldi nemmeno per portare avanti alcuni servizi essenziali, così il tagliabile è stato tagliato. Del resto, la città non è affatto autosufficiente: fra tasse comunali, parcheggi e multe, l’amministrazione riesce a racimolare il 20% del proprio budget. Quello che resta deve venire obbligatoriamente da Londra.

Liverpool potrebbe veder cancellati i risultati del suo recente processo di rinascita, grazie al quale sono stati creati 15mila posti di lavoro nel settore privato: nuovi musei, un fronte mare rinnovato e restaurato, centri commerciali e hotel a cinque stelle. Mentre tanti altri centri dell’Inghilterra settentrionale soffrivano, vedendo i disoccupati aumentare, Liverpool pareva un’isola felice, pur con tutti i suoi problemi. Alcuni numeri, infatti, spaventano. La città dei Beatles ha fra i più alti tassi nel Paese di alcolismo, di disagio mentale, di gravidanze giovanili e di obesità. Eppure qualcosa sembrava essere cambiato, grazie anche alla Tate Liverpool – sezione locale del famoso museo londinese – e alle sue mostre e grazie soprattutto al nuovissimo Museum of Liverpool, un’opera avveniristica proprio sul lungomare.

Ora il portafogli è vuoto. E poco importa se uno dei motivi principali per venire a Liverpool sia proprio il poter vedere i luoghi dei Beatles. La memoria è importante, hanno pensato gli amministratori locali, ma ancora più importante è la sopravvivenza. Certo, dicono in molti, i reduci del gruppo potrebbero anche finanziare il festival di Mathew Street. Del resto, i soldi non mancano, soprattutto a Paul McCartney, che continua a fare tour in giro per il mondo. Sarebbe un bel gesto, sperano i quotidiani inglesi.


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MessaggioInviato: 8 dicembre 2011, 19:06
Avatar utenteMessaggi: 3012Località: TORINOIscritto il: 26 luglio 2006, 0:15
di Pasquale Rinaldis

Il pericolo per il futuro della musica è… il passato

Qualche giorno fa sul New York Times (notizia prontamente rilanciata da rockol.it), lo storico manager dei Metallica e dei Red Hot Chili Peppers, Cliff Burnstein, ha dichiarato in un’intervista che le due band californiane anticiperanno i rispettivi tour nel Vecchio continente, poiché temono “un possibile crollo dell’euro e la conseguente perdita di una consistente fetta di guadagni”.

In particolare, i Metallica anticiperanno alla prossima estate una serie di eventi programmati inizialmente per il 2013, come la partecipazione al Rock Im Park e il Rock Am Ring in Germania. I Red Hot hanno preferito dar la precedenza alle esibizioni in territorio europeo anziché al tour negli Stati Uniti. E la spiegazione che Burnstein fornisce è molto semplice e lineare: “Non sono un economista, ma ho una laurea, che in questo caso mi è servita. La cosa che devi sempre chiederti è quando sia meglio fare cosa: nei prossimi anni il dollaro si rafforzerà sull’euro e io sono intenzionato a trarre profitto da questa situazione, mandando i miei gruppi a suonare in Europa finché la valuta locale sarà più forte di quella statunitense”. Più chiaro di così? “Con le tariffe di cambio attuali, i costi in Europa sono molto più alti che negli Usa. E questa situazione sta diventando sempre meno sostenibile”. Del resto, al giorno d’oggi – afferma Burnstein – il 75% degli utili per le band arrivano proprio dall’attività dal vivo e considerando lo stile di vita dei propri clienti (case e auto lussuose, famiglie allargate da mantenere) gli impegni sui palchi diventano imprescindibili”.

La strategia delle due band è senza dubbio condivisibile: la gente non acquista più dischi e il bisogno di pecunia, nonostante i milioni di album venduti in passato, rimane immutato, soprattutto quando si ha il bisogno di lusso… Ma quel che qui si sostiene è altro: in ambito pop (inteso come genere popolare fatto da artisti e band popolari) fino a non molto tempo fa, ribolliva un’energia dinamica capace di “donare” quel promettente senso di speranza nel futuro, mentre oggi la sensazione è che vi sia un affievolimento verso la ricerca e quindi verso il progresso. Tanto più band come i Metallica e i Red Hot, che da anni propongono canzoni che sembrano vere e proprie cover di pezzi di successo del passato, in tutte le salse e con un sound pressoché identico (soprattutto i Rhcp).

Mentre l’italica rockstar Vasco Rossi, giustamente, annuncia di ritirarsi perché non più in grado di reggere performance all’altezza, vecchi leoni come Bob Dylan (lui sì, in età pensionabile, secondo i parametri dei tecnici nostrani, 70 anni) continuano a calcare i palchi del pianeta (a novembre si è esibito a Roma insieme con Mark Knopfler, 62 anni, storico leader dei Dire Straits e il costo del biglietto era tutt’altro che accessibile, nel nome di “spremi fin che puoi, tutto il possibile”), anche se più che leone adesso ricorda un felino ammansito e, più che ruggire, miagola. Senza la chitarra del grande Knopfler sarebbe ancora peggio.

Certo, è difficile rinunciare all’adrenalina di un pubblico in visibilio, ma anche agli incassi che ne derivano. Non che si voglia fare il “rottamatore delle rockstar”, ma fino a quando la nostalgia blocca la nostra capacità di guardare avanti, la cultura non può progredire.

E che dire di Paul McCartney (69) e Ringo Starr (71) che sono ancora in piena attività, così come Mick Jagger (68 anni) e Bruce Springsteen, che a 62 anni continua a esibirsi in concerti che durano non meno di tre ore con la sua E-Street Band (che comincia a perder pezzi) formata da coetanei… Insomma, andare a un concerto o entrare in un club “è come guardare History Channel” e “il rock è un pezzo da museo”. Non si fa che reinterpretare un sentimento vecchio lasciandosi possedere dai fantasmi dell’epoca che fu. Personalmente, preferisco ricordarli quando splendevano di luce propria, non illuminati dal riflesso del loro glorioso passato.

Simon Reynolds, il più illustre critico musicale vivente del pianeta secondo Rolling Stone, nel suo illuminante “Retro mania” (Isbn Edizioni, pagg. 472, 26,90 euro) sostiene che “i Duemila sono stati il decennio del riciclaggio rampante: generi d’antan rivitalizzati e rinnovati, materiale sonoro d’annata riprocessato e ricombinato. Troppo spesso sotto la pelle soda e le guance rosee delle giovani band si intravede la flaccida carne grigia delle vecchie idee”. Ecco, se poi anche i giovani, che dovrebbero suonare “nuova musica”, attingono pesantemente dal passato in maniera spudorata e intellettualoide, non c’è davvero scampo.


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MessaggioInviato: 12 dicembre 2011, 19:07
Avatar utenteMessaggi: 3012Località: TORINOIscritto il: 26 luglio 2006, 0:15
Trieste, crolla il palco del concerto
di Jovanotti. Morto un operaio di 19 anni

I feriti sarebbero 12, alcuni gravi. Durante il montaggio, la struttura si è accartocciata travolgendo i lavoratori che la stavano allestendo. L'esibizione, prevista stasera come tappa dell'"Ora Tour 2011", è stata annullata

Un operaio diciannovenne è morto e dodici sono rimasti feriti al Palatrieste, dov’erano in corso i lavori di allestimento del palco per l’esibizione di questa sera di Jovanotti. Una ventina di operai stavano montando il palco dell’ “Ora Tour 2011″ quando, per cause imprecisate, la struttura è venuta giù. Alcuni dei feriti sono gravi, in particolare due, a quanto si apprende. Sul posto sono intervenuti anche Vigili del Fuoco, Polizia e Carabinieri e il medico legale, Fulvio Costantinides.

Della giovane vittima si sa soltanto che è di Trieste. Lo ha detto il sindaco Roberto Cosolini lasciando l’impianto dopo un breve sopralluogo. “In questo momento il primo pensiero va al povero ragazzo rimasto vittima e allo sua famiglia”, ha detto Cosolini. “Ogni commento è superfluo”, ha aggiunto spiegando che “l’incidente è avvenuto mentre stavano montando il palco e la struttura ha ceduto”. Al momento non ci sono ipotesi sulle cause.

Stando alle prime testimonianze, l’impalcatura si è “accartocciata” su se stessa: gli operai sono stati investiti dal crollo e alcuni di essi sono rimasti incastrati tra i tubi di acciaio. Sarebbe stata la caduta in avanti dei due pilastri anteriori a causare il cedimento. Complessivamente, nel montaggio del palco era coinvolta una squadra di una cinquantina tra tecnici e operai.

La struttura, situata nel rione di San Sabba del capoluogo friulano, adiacente allo stadio “Nereo Rocco”, è stata transennata e posta sotto sequestro. Il concerto è stato annullato, annuncia Azalea Promotion, che aveva organizzato la data triestina del tour. Ma Jovanotti ha deciso di sospendere tutte le date, in accordo con il suo manager Maurizio Salvadori.


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MessaggioInviato: 14 aprile 2012, 8:51
Avatar utenteMessaggi: 3987Località: MilanoIscritto il: 23 marzo 2008, 12:49
Londra 2012 «invita» Keith Moon degli Who
Peccato che se ne sia andato nel 1978...
La gaffe del comitato organizzatore dei Giochi olimpici
Il batterista morì a 32 anni per un'overdose di farmaci

Keith Moon

MILANO - Per l'Olimpiade londinese, il comitato organizzatore sta facendo le cose in grande anche sotto il profilo musicale: sotto l'egida dei 5 cerchi quest'estate dovrebbero esibirsi Paul McCartney, i Rolling Stones e Madonna. Ma per quanto fascino possa esercitare, il celeberrimo spirito olimpico non è ancora in grado di resuscitare i defunti.


MORTO NEL 1978 - Narra infatti Bill Curbishley, eterno manager degli Who, di essere stato contattato dall'organizzazione. Che gli avrebbe chiesto la disponibilità di Keith Moon per i concerti legati agli eventi olimpici. Peccato che il talentuoso quanto matto batterista se ne sia andato nel lontano 1978 a 32 anni, ennesimo martire del rock, dopo un'overdose di farmaci. «Ho risposto alla mail - ha dichiarato il manager- dicendo che Keith ora risiede a Golders Green [il cimitero dove venne cremato, ndr], avendo vissuto all'insegna del verso degli Who: "Spero di morire prima di diventare vecchio"».

Matteo Cruccu


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MessaggioInviato: 14 aprile 2012, 10:13
Avatar utenteMessaggi: 5575Località: sud MilanoIscritto il: 27 settembre 2006, 18:07
Allora ripiegheranno su Brian Jones.
Pazzesco, ma sta gente non si documenta un pochino prima di esternare queste idee brillanti?


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MessaggioInviato: 20 aprile 2012, 13:24
Avatar utenteMessaggi: 4405Località: CelleIscritto il: 18 settembre 2006, 13:04
Riporto il comunicato stampa dal sito:

"Il Festival Balla Coi Cinghiali si ferma un anno
Cari amici,

purtroppo vi dobbiamo comunicare che BCC 2012, in programma dal 22 al 25 agosto, non avrà luogo.

Una serie di problematiche di natura logistica, che non avrebbero consentito lo svolgimento ottimale della prossima edizione, ci hanno fatto ritenere opportuno lo stop di un anno.
Siccome pensiamo che il divertimento sia una cosa seria, non essendo possibile l'organizzazione che vi meritate, abbiamo preferito passare.
Siamo tristi, ma risoluti nel pensare che sia la decisione migliore.

Questo perciò è solo un arrivederci; il progetto nato 10 anni fa non si chiude e noi non andiamo in letargo, anzi, stiamo già pensando e lavorando all’edizione 2013.


Lo Staff di Balla Coi Cinghiali"


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MessaggioInviato: 21 aprile 2012, 11:28
Avatar utenteMessaggi: 3987Località: MilanoIscritto il: 23 marzo 2008, 12:49
Queste notizie mi rattristano.


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