Messaggi: 4042Località: Turate (CO)Iscritto il: 15 giugno 2006, 18:11 |
Ozzy Osbourne
Ozzy Osbourne + Korn live @ PalaSharp - Milano, 22 settembre 2010
Milano 22/09/2010
Arianna Mossali L’estate volge al termine, le giornate iniziano ad accorciarsi inesorabilmente, e insieme all’incipiente oscurità arriva a Milano il Principe delle tenebre per antonomasia. Fondatore degli intramontabili Black Sabbath, creatore dell’heavy metal, impagabile commediante e provocatore, nonché divinità semiufficiale di svariati milioni di devoti sparsi per il mondo: Mr. Osbourne non si può definire semplicemente un cantante. A colpi di scandali e dissidi ecclesiastici, folle adoranti e batoste clamorose, questo spiritello folle e incontenibile ha conquistato un posto di diritto tra le icone degli ultimi due secoli, e non solo dal punto di vista musicale. L’ultima leggenda metropolitana che circola sul suo conto – così come su Keith Richards - vuole che un’equipe di scienziati sia pronta a studiare il suo codice genetico, per capire come sia riuscito a sopravvivere: agli eccessi, alle dipendenze assortite (non esiste intruglio chimico che Ozzy non abbia personalmente sperimentato nel corso della sua quarantennale carriera), alle scorpacciate di pipistrelli; a se stesso, ai Black Sabbath e alla tempestosa genesi della creatura metal.
Ebbene, nonostante tutto quello che ha combinato, è più vivo che mai, e in scena sfodera un carisma monumentale e un’energia che certi cosiddetti “musicisti” ventenni, palestrati e salutisti se la sognano; tanto che, mentre gli spettatori più attempati accusano i primi acciacchi dell’età e si tengono prudentemente alla larga dalla bolgia delle prime file, ci si ritrova a pensare che, dannazione, qualche cosa di soprannaturale quest’uomo deve pur averla. Le truppe osbourniane raggruppano diverse generazioni: tra i più giovani accorsi al PalaSharp ci sono, probabilmente, anche numerosi estimatori degli americani Korn, chiamati ad aprire lo show del Madman. Gran concerto anche per loro: anche chi non impazzisce per il loro metal di stampo molto “moderno” non può che convenire che Jonathan Davis, che balla, salta, ringhia e scuote i dreadlocks senza tregua per un’ora, è un vero animale da palcoscenico. Particolarmente apprezzate Beatin’ Me Down, Did My Time, la cover di One dei Metallica e, naturalmente, l’immancabile Freak On A Leash. Ma sta per arrivare il momento del mattatore della serata.
Alle 21,30 spaccate, a luci ancora accese, mentre il pubblico – che probabilmente non fa troppo affidamento sulla puntualità delle rockstar, vedi i Guns’n Roses qualche giorno fa – si sta godendo una meritata pausa, ecco rimbombare nel PalaSharp una potente voce fuoricampo. Quella voce, unica e inconfondibile: “CAN YOU FUCKIN’ HEAR ME?!?!”. Boato, delirio, ovazione, come da copione. Che Ozzy sia. Il Madman irrompe sul palco, più sobrio rispetto ad altre occasioni (salvo per la sfavillante magliettina decorata con ali d’angelo) e chiarisce subito le sue intenzioni: “The crazier you get, the longer we will play”. L’accordo è sottoscritto con entusiasmo dagli spettatori, che non esitano a scatenarsi sulle note di Bark At The Moon. Segue il nuovo singolo Let Me Hear You Scream, sorprendentemente più heavy dal vivo rispetto alla versione studio: merito soprattutto di Tommy Clufetos che picchia come un indemoniato sulla batteria, accompagnato da Blasko, Gus G. e Adrian Wakeman; merito anche di un’acustica miracolosamente all’altezza e, ovviamente, di Ozzy: gli anni passano e magari la voce ha perso un po’ di smalto, ma se non altro le sue famigerate stecche stasera sono solo un ricordo. In teoria, il concerto dovrebbe presentare il nuovo album Scream, ma lo spazio maggiore è concesso, com’è giusto, alle tante pietre miliari che Ozzy ci ha regalato in quasi mezzo secolo di grande rock. E allora largo a Mr. Crowley, Fairies Wear Boots (un pezzo di storia!), e Suicide Solution. Inutile dire che Ozzy si sente in obbligo di movimentare un po’ la situazione, e quindi, per la disperazione degli inservienti, si impossessa di un manicotto antincendio, con le conseguenze che si possono immaginare: il Madman armato di un estintore a schiuma è, praticamente, un pericolo pubblico, ben più di un incendio (gli spettatori delle prime file avrebbero qualcosa da dire al riguardo), ma, per par condicio, provvede egli stesso a rinfrescarsi le idee con parecchie secchiate d’acqua.
Momento di commozione generale quando Ozzy dedica Road To Nowhere al suo “caro amico Ronnie James Dio”, l’altro padre nobile del metal, scomparso lo scorso maggio. E’ poi la volta di Shot In The Dark, e Ozzy ne approfitta per presentare i suoi musicisti e concedere loro un congruo spazio per i rispettivi assoli. Poi torna in scena e... “I AM THE IRON MAN!!!”. Non c’è altro da aggiungere, e il pubblico del PalaSharp è nuovamente fuori di testa. Si prosegue con I Don’t Want To Change The World e Killer Of Giants. Crazy Train sembra dover chiudere il concerto, ma, memore della promessa fatta all’inizio, Ozzy deve cedere alle pressanti richieste dei suoi fan, e scende nuovamente in campo con Mama I’m Coming Home. Ma “Mama” dovrà attendere ancora qualche minuto per vederci arrivare a casa, perché un concerto del Madman non può dirsi tale senza l’irresistibile Paranoid e la massiccia War Pigs, che puntualmente arrivano. E questa volta è veramente finita.
Alla faccia di chi lo ha dato svariate volte per morto, moribondo, scoppiato e/o svenduto alla macelleria dei reality show, vedere Ozzy così in forma è una gioia per gli occhi e per il cuore. E siamo certi che, se mai gli scienziati riusciranno a scoprire il segreto della sua pseudo-immortalità, ci sarà gente che litigherà per impossessarsene.
(25/09/2010) - ©2002 - 2010 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
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