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Indice  ~  Get Off Of My Cloud  ~  The Who

MessaggioInviato: 9 settembre 2011, 20:14
Messaggi: 2142Località: trevisoIscritto il: 24 febbraio 2006, 0:28
una chicca!


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MessaggioInviato: 28 novembre 2011, 17:47
Avatar utenteSite AdminMessaggi: 3974Località: MilanoIscritto il: 6 gennaio 2006, 23:20
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Venerdì 9 Marzo 2012 - Padova, Gran Teatro Geox
Domenica 11 Marzo 2012 - Genova, Teatro Carlo Felice
Lunedì 12 Marzo 2012 - Torino, Teatro Colosseo
Domenica 18 Marzo 2012 - Trieste, Teatro Rossetti
Martedì 20 Marzo 2012 - Firenze, Teatro Comunale
Mercoledì 21 2012 - Roma, Auditorium Conciliazione
Venerdì 23 Marzo 2012 - Roma, Auditorium Conciliazione
Sabato 24 Marzo 2012 - Milano, Teatro Smeraldo


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MessaggioInviato: 29 novembre 2011, 12:25
Messaggi: 2142Località: trevisoIscritto il: 24 febbraio 2006, 0:28
grande! speriamo che non perda la voce


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MessaggioInviato: 29 novembre 2011, 12:38
Avatar utenteMessaggi: 3987Località: MilanoIscritto il: 23 marzo 2008, 12:49
si va .


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MessaggioInviato: 29 novembre 2011, 13:29
Avatar utenteMessaggi: 4750Iscritto il: 29 ottobre 2007, 20:25
ecco questo mi piace dei musicisti....grande!!!


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MessaggioInviato: 29 novembre 2011, 17:03
Avatar utenteMessaggi: 684Iscritto il: 22 marzo 2007, 16:52
se non ci sono gli stones in tour andrò sicuramente a milano altrimenti il budget va centellinato :roll:


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MessaggioInviato: 29 novembre 2011, 19:31
Messaggi: 4076Località: SALERNOIscritto il: 5 maggio 2008, 23:29
...Da quanto mi pare di capire, soltanto Roger Daltrey va in tour, senza Pete Townshend e quindi senza usare la sigla "Who", giusto?!?Qualcuno sa dirmi come mai, visto che negli ultimi tempi i due sembravano molto affiatati sia in studio che on stage?!


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MessaggioInviato: 30 novembre 2011, 1:08
Messaggi: 213Iscritto il: 28 agosto 2011, 18:50
perchè townshend a causa di un disturbo all'orecchio rischia di perdere l'udito , tuttavia ha dato il proprio appoggio al progetto dell'amico...


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MessaggioInviato: 30 novembre 2011, 11:40
Avatar utenteMessaggi: 3987Località: MilanoIscritto il: 23 marzo 2008, 12:49
L’ALBUM LEGGENDARIO DEGLI WHO SUONATO PER INTERO DAL VIVO. IL CONCERTO INCLUDE ANCHE UNA SELEZIONE DEI CLASSICI DEGLI WHO

Fra il 9 e il 24 Marzo 8 concerti in Italia a Padova, Genova, Torino, Trieste, Firenze, Roma e Milano

Roger Daltrey, voce e icona di The Who, annuncia un tour europeo nel quale eseguirà dal vivo dall’inizio alla fine la leggendaria opera rock della band, “Tommy”, un’impresa mai portata in scena nemmeno dagli Who medesimi. Oltre alla musica maestosa di Tommy, i fan ogni sera ascolteranno anche una selezione degli storici brani degli Who e altra musica composta da Roger Daltrey nel corso della sua straordinaria carriera.
Otto i concerti in Italia fra il 9 e il 24 Marzo: i primi saranno il 9 al Gran Teatro Geox di Padova, l’11 al Carlo Felice di Genova e il 12 al Colosseo di Torino, poi ancora il 18 Marzo al Teatro Rossetti di Trieste, il 20 al Comunale di Firenze, il 21 e il 23 doppia data all’Auditorium Conciliazione di Roma e infine il 24 al Teatro Smeraldo di Milano.

Contenuti video di grande impatto accompagnano la musica in quello che promette di diventare un’esperienza indimenticabile sia per i fan di vecchia data sia per i nuovi adepti, che hanno scoperto solo in anni più recenti THE WHO e Tommy, opera fra le più acclamate e simboliche del rock mondiale, un album letteralmente transgenerazionale che da decenni continua ad esercitare sul pubblico la medesima fascinazione. Uscito nel 1969 ed entrato nella Grammy Hall of Fame nel 1998, il doppio album ha venduto fino ad ora oltre 20 milioni di copie nel mondo e l’omonimo film di straordinario successo che ne è stato tratto nel 1975, con Roger Daltrey nel ruolo del protagonista Tommy, non ha fatto che rimarcare la posizione di assoluto rilievo che l’opera riveste nel firmamento culturale mondiale.



L’esperienza live di “Tommy” prenderà vita ogni sera sul palco nella vibrante complessità sonora creata da Roger Daltrey, accompagnato in questo progetto da una band composta da musicisti di assoluto rilievo: Frank Simes (chitarra), Scott Deavours (batteria), Jon Button (basso), Loren Gold (tastiere) e ancora alla chitarra SIMON TOWNSHEND, fratello del leggendario chitarrista di The Who, Pete Townshend, il quale ha così commentato la notizia del tour: “E’ fantastico vedere Roger che porta in concerto Tommy con la sua band. Il mio cuore e il mio spirito sono con loro e Roger ha il mio appoggio totale. Roger ha messo in scena dal vivo una versione eccezionale di Tommy, utilizzando la sua fedele rappresentazione del lavoro originale come ossatura di uno spettacolo che comprende anche altro materiale. E’ meraviglioso sentire come Roger e la sua nuova band hanno saputo reinterpretare le vecchie canzoni degli Who”.

In questo show brani come “Pinball Wizard”, “The Acid Queen”, “I’m Free”, See Me, Feel Me” e “We’re Not Gonna Take It” trasportano il pubblico nel mondo di questo album leggendario con poetica energia e intensità da brividi.

In un tour del 1989 The Who proposero “Tommy” dal vivo, ma la differenza sostanziale è che Roger Daltrey in questa occasione suonerà tutte le canzoni dell’album dall’inizio alla fine. L’anteprima di questo progetto, che Daltrey ha presentato nel marzo 2011 alla Royal Albert Hall di Londra in un concerto di beneficienza, ha generato commenti entusiastici da parte di critica e pubblico: l’Independent ha definito lo show “una rilettura fedele ed elettrizzante di un album seminale”. Il blog dedicato agli Who è stato inondato da commenti di fan di lunga data che, avendo assistito al concerto, hanno dichiarato “Roger ha inchiodato Tommy”, e lo stesso Daltrey lo ha definito “lo Show di Tommy per il pubblico dei nostri giorni visto da una prospettiva differente”, alludendo anche all’impiego di visual particolari e di grande effetto. E aggiunge che “Tommy – la storia di un ragazzo sordo, muto e cieco che diventa il capo di un movimento messianico – è l’album che rappresenta tuttora un punto di svolta per la storia degli Who. In Tommy ho trovato la nuova voce degli Who e la band ha trovato il suo passo e la sua identità nel suonare quella musica, sfruttando tutte le conoscenze che avevamo in ambito jazz e blues, per farla funzionare in chiave rock.”


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MessaggioInviato: 9 febbraio 2012, 13:25
Avatar utenteMessaggi: 4034Località: Turate (CO)Iscritto il: 15 giugno 2006, 18:11
Roger Daltrey, 'Tommy' 2012: l'intervista di Rockol

09 feb 2012 - Roger Daltrey E’ Tommy.
Immortalato nel film che Ken Russell trasse nel 1975 dalla prima rock-opera degli Who, uscita sei anni prima, il cantante ha finito per immedesimarsi nel protagonista – almeno agli occhi dei fans. Il doppio album che procurò alla sua band il lasciapassare per la leggenda e a Pete Townshend quello per l’empireo dei più grandi autori di genere, regalò anche a Daltrey una dimensione più completa: il suo Tommy cinematografico, per quanto figlio di un’interpretazione da novizio, si sovrappose al bullo dalla voce potente che roteava i microfoni sul palco, rendendolo più artista che mero interprete. Oltre quattro decenni dopo, Roger insieme ai suoi No Plan B (Frank Simes e Simon Townshend alle chitarre, Jon Button al basso, Loren Gold alle tastiere e Scott Devours alla batteria) è tornato a calcare le scene per raccontare la storia del ragazzo cieco-muto-sordo diventato guru: è straordinario quanto il simbolismo che il personaggio e la trama incarnano per la nostra società sembri ancora fresco come una rosa. Roger sta per approdare in Italia per otto date dal vivo: lo abbiamo intervistato alla vigilia del suo mini-tour e ha parlato, tra l’altro, di Keith Moon, di un nuovo progetto con Townshend per un tour di “Quadrophenia” e di talent-show...

Ciao Roger, innanzitutto come introdurresti il concetto di ‘rock opera’ se il tuo interlocutore fosse un giovane nativo-digitale abituato a download, YouTube e ‘pay per’ e, quindi, alla logica dei singoli?
Una volta gli album erano qualcosa a cui dedicavi molto tempo per approfondirli e da cui, dopo una decina di ascolti, potevi ricavare un’impressione anche molto diversa da quella originale. Era un’esperienza abbastanza normale che accadesse questo. Prendeva tempo e attenzione. Oggi ovviamente non è più così. E quindi, se dovessi spiegare cos’è una rock opera, la assimilerei semplicemente alla musica classica.
“Tommy” all’epoca della sua uscita nel 1969 ricevette recensioni contrastanti all’inizio, ma poi fu un enorme successo di critica e pubblico: cosa dei suoi contenuti, secondo te, faceva presa sulla gente?
Penso che “Tommy” fosse particolarmente in sintonia con i suoi tempi. Non ho mai ritenuto che “Tommy” raccontasse la storia di una persona, ma che parlasse invece di tutti noi. Quando uscì fu accolto con scetticismo e molti reagirono in modo negativo. Ai tempi l’opinione pubblica e la critica potevano ritenere addirittura osceno che un disco popolare che andava in radio parlasse di qualcuno che era muto, cieco e sordo. Ma quella metafora serviva per guardare all’esterno con occhi diversi, per raccontare la società in cui vivevamo, le sue distorsioni e le sue oscenità.
Quanto Pete Townshend vi presentò “Tommy”, come funzionò? Sapevate cosa stava creando?
Quando rileggo le cronache rock del tempo, devo dirti che spesso trovo delle inesattezze, nel senso che non è che Pete se ne uscì con questa rock opera che portò alla band perché la suonasse: la genesi fu in realtà molto diversa, più organica, più partecipativa. Pete ci chiese cosa ne pensavamo dell’idea di raccontare di questo ragazzo che viveva e comunicava solo attraverso delle vibrazioni. All’inizio aveva solo un abbozzo di canzone introduttiva. Da quel punto di partenza in poi, aggiungemmo qualcosa e l’opera si sviluppò in maniera graduale, acquisì personalità. Ricordo bene, per esempio, che fu John a pensare al personaggio di Uncle Ernie, mentre la suggestione di Keith fu quella di Cousin Kevin, e così via.
Ma oggi che lo porti in tour, dopo averlo vissuto nella sua genesi e dopo averlo interpretato in un film, per te “Tommy” è soprattutto un album, un musical o un film?
Come ho detto prima, per me “Tommy” è veramente un’opera di musica classica. E’ così che va concepito: sia per la sua struttura, sia per la costruzione delle canzoni, sia perché è un lavoro organico. Io lo tratto e lo considero con lo stesso rispetto che di solito si riserva a un pezzo di musica classica di grande levatura.
Come ti sei avvicinato al personaggio quando hai interpretato “Tommy” nel film di Ken Russell del 1975?
Quando mi chiesero di farlo, ero pieno di dubbi. Non avevo mai recitato prima di allora, così cominciai a interpretarlo dentro di me. Sai, mi cantavo e mi recitavo le parti a bassa voce, mi mettevo alla prova. Ma poi si passò a trasporlo davanti alla cinepresa e trovai sorprendentemente difficile attuarlo nel film, perché mi toccava trasformare Tommy da idea a persona reale - e per me Tommy non era una persona reale, come dicevo prima. Ken Russell? Era un pazzo completo. E il mio impatto con i metodi dell’industria cinematografica fu catastrofico: dovevi alzarti alle sei per essere sul set alle sette di mattina. Un musicista rock si alza alle sei di pomeriggio, semmai, giusto? E i miei primi due giorni di riprese furono terribili. Il primo rimasi immerso nell’acqua per oltre quattro ore e dopo un po’ l’acqua si raffreddò completamente e stavo letteralmente gelando; il secondo lo passai a essere frustato con l’antincendio. E il vecchio Ken sembrava provarci gusto… Dopo due giorni il mio intero corpo era coperto di lividi blu e neri… Allora mi dissi: “Beh, peggio di così proprio non potrà andare….”.
Dal cinema al palco: un momento epico di “Tommy” avvenne quando suonaste “See me, feel me” a Woodstock…
Oh, non credere che ricordi molto di Woodstock (ride)... Al momento di suonare eravamo stravolti. Però mi restano negli occhi quella sensazione e quell’immagine di salire sul palco mentre all’improvviso ecco che sorgeva il sole e illuminava tutta quella gente sotto di noi...
Invece che ricordi hai di una sera a Verona, nel giugno 2007…? Rockol era presente in massa e tra noi ci diciamo che è una notte da dimenticare ma anche una notte da ricordare…
Oddio, che notte tremenda! Sai, per come si era messo il tempo, era veramente pericoloso restare a suonare sul palco, così tentammo di aspettare che la tempesta passasse, e fortunatamente passò. Poi quando le cose si sistemarono, eravamo pronti e al momento di “Who are you?” non so semplicemente dirti dove andò a finire la mia voce. Ma veramente: un attimo prima stavo bene ed ero caldo, un attimo dopo non c’era più. Che devo dire? Meglio viverla una sera così che non provarla. La definirei una vera rock and roll night!
Mentre tu porti in tour “Tommy”, gli Who hanno da poco ripubblicato una versione deluxe di “Quadrophenia”: che te ne pare? Il remaster ha fatto giustizia, la tua voce si sente meglio che non nell’originale?
Non l’ho ascoltata! Com’è?
Ma che risposta furbetta… A me è piaciuto essere immerso nuovamente in un classico, riscoprirlo e trovarci elementi nuovi. E credo che la tua voce ne esca meglio…
Beh, ottimo allora. Io ricordo solo che quando venne pubblicato l’album lo trovai molto diverso da come lo ricordavo suonato in sala d’incisione, come se passando dallo studio al vinile ne fosse uscito molto meno potente.
Che ricordi conservi di Keith Moon e John Entwistle?
Meravigliosi. Con il tempo tendi a ricordare solo le cose belle, le più divertenti, i momenti piacevoli. Ma ripeto: meravigliosi. Erano due persone eccezionali e posso giurarti che ogni volta che sono sul palco e canto i nostri pezzi, loro due sono sempre là con me. Tieni presente che, come cantante, durante i concerti non vedevo molto né Keith è John, ma soprattutto Keith. Eppure sento la loro presenza costantemente al mio fianco.
E che ne è del tuo vecchio progetto del film su Keith Moon?
Ah, la verità è che appena avrò un po’ di tempo dovrò mettermi a scriverlo. In passato ha attraversato molte fasi, ma il progetto di fatto non è mai decollato. Però posso dirti che quando sarà pronto sarà qualcosa che il pubblico forse non si aspetta. Desidero che sia una rappresentazione articolata e complessa perché dovrà parlare di una persona estremamente intensa, molto divertente, geniale, comica e, purtroppo, anche tragica. Keith era un ragazzo buonissimo e un musicista incredibile. Per me era un eroe. Parlare oggi di chi potrà interpretarlo ha poco senso. Molto tempo fa (saranno stati vent’anni, ormai) ne parlai con Robert Downey Jr., trovavo che fosse perfetto per Keith. Ma ora non saprei…
Pete è l’amico di una vita: come sta, vi sentite spesso?
Pete sta bene, grazie, e ci parliamo moltissimo, anche proprio in questi giorni. E sai una cosa? Stiamo parlando proprio di “Quadrophenia”: vorremmo rifarla dal vivo, possibilmente entro la fine dell’anno. Non che abbiamo un’agenda, ma potrebbe succedere tra novembre e dicembre. Posso solo dirti che abbiamo idea di farla diversa da come la riproponemmo nel 1997. Sì, con Pete ci sentiamo continuamente.
Come hai reagito di fronte alle accuse di pedofilia nei suoi confronti?
Il più colossale carico di merda che abbia mai sentito. Quando accadde fui sconcertato, fu devastante. Ma conosco Pete nell’intimo, e quando lo vidi al telegiornale e guardai i suoi occhi mentre raccontava la sua versione dei fatti, seppi immediatamente che non aveva fatto nulla di ciò per cui lo accusavano. Disse che era vero che aveva visitato quei siti, ma con uno scopo e senza scaricare nulla. Gli credo senza dubbio. Non so come qualcuno abbia potuto montare questa cosa contro di lui, forse lo deve a certi suoi atteggiamenti arroganti. Ma su internet certe cose accadono spesso, no?
Roger, chi è il migliore cantante rock di sempre?
Il migliore è sempre quello che ti piace, no…?
Diplomatico… Però puoi dirmi almeno chi è il più grande cantante blues…
Mmmh… Difficile. Se proprio devo dirne uno, allora scelgo Howlin’ Wolf. Ma anche John Lee Hooker.
Quali nuove band ti piacciono?
Guarda, cerco di avere il polso della scena, ma mi è difficile - e quando sono in tour, perdo contatto con tutto il resto. Posso dirti che ho la sensazione che ci sia dell’ottima musica che viene prodotta là fuori, ma personalmente non amando molto internet (la uso solo per le email, in pratica) trovo che sia paradossalmente più difficile scoprirla. Ce n’é moltissima, ma devi cercarla e a me non piace. E mi rendo conto, allo stesso tempo, che la radio non assolve più alla funzione primaria che aveva una volta, non è più il mezzo principale per ascoltare o scoprire buona musica.
Per concludere: da vecchio leone del palco, che ne pensi dei talent show?
Credo che i talent facciano emergere buoni cantanti. Ma credo anche che non scoprano nessuna star. Mai. Se ci fai caso, tutti i cantanti dei talent show sono tecnicamente eccellenti ma terribilmente ordinari. Non prendono rischi. Non si stagliano tra la folla. La mia impressione è che i talent stiano preparando la scena per una rinascita del punk. Mi sembra la tipica situazione nella quale una reazione è matura: presto si avvertirà il bisogno di qualcosa di verace, essenziale, sporco, duro.

gdc


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MessaggioInviato: 23 aprile 2012, 12:22
Avatar utenteMessaggi: 3987Località: MilanoIscritto il: 23 marzo 2008, 12:49
Eleonora Bagarotti

Tommy,

libro guida all’opera rock



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Quando nel 1968, in piena epoca lisergica e con il “magico ingrediente” (LSD) che contribuisce a dar vita a una nuova corrente artistica e culturale, Pete Townshend, mente e chitarrista degli Who, dichiara durante un’intervista a Rolling Stone che sta scrivendo un’opera rock con protagonista un giocatore di flipper cieco, muto e sordo, in pochi gli credono. Eppure Pete non scherza e infatti “Tommy”, una delle prime opere rock concettuali esce l’anno successivo, nel 1969. Si tratta di un concept album, ovvero un disco in cui tutte le canzoni ruotano attorno a un tema e sviluppano una storia. Dall’album in seguito scaturisce anche un film, diretto da Ken Russell e tra le guest star che compaiono vi sono Tina Turner ed Elton John. Jack Nicholson, Eric Clapton e Robert Powell.

“L’argomento portante di Tommy è quello del viaggio spirituale, infatti inizialmente il titolo scelto per l’opera da Townshend è Amazing Journey” scrive in “Tommy – The Who” Eleonora Bagarotti, giornalista musicale e fan appassionata della storica band su cui ha scritto numerosi articoli e libri. L’ultimo, “Tommy” appunto, è uscito lo scorso 21 marzo, edito da No Reply per la Collana Tracks (collana che contempla gli album diventati pietre miliari della storia della musica) in straordinaria coincidenza con il tour di Roger Daltrey, frontman degli Who, che quel viaggio spirituale, nonostante i 68 anni compiuti, continua a riproporlo sui palcoscenici di mezzo mondo e che proprio in quei giorni era in Italia, all’Auditorium della Conciliazione in Roma (dopo essersi esibito a Milano e Padova).

Nel libro, Eleonora Bagarotti oltre ad analizzare verso dopo verso tutte le canzoni del disco, racconta molti retroscena sulla storia di Tommy, il protagonista, ragazzino cieco, muto e sordo che impara a “vedere” e a “sentire” il mondo attraverso le vibrazioni che percepisce e la sua immaginazione. Un altro gran lavoro quello di Eleonora Bagarotti che proprio come una guida in un museo immaginario del rock ci accompagna, ci racconta e ci spiega le gesta di una band che assieme ai Beatles e ai Rolling Stones forma la Trinità del Rock. Esattamente come una guida ci dà la possibilità di comprendere lo spessore e cogliere la bellezza di un album che la rivista Rolling Stone ha inserito fra i migliori dischi della storia del rock e di un film che ha cambiato il costume di una società e che ha fatto la storia del cinema.

Vi sono aneddoti raccolti direttamente da Pete Townshend che in Tommy ha inserito molti elementi della sua esistenza e poi i racconti del dietro le quinte dell’opera, interventi e materiali inediti tra cui l’ultimo scritto di Ken Russell (scomparso di recente), un’intervista a Roger Daltrey, e testimonianze di addetti ai lavori, le osservazioni di George Martin, produttore dei Beatles che curò la registrazione del musical a Broadway nel 1992, di Matt Kent biografo e storico collaboratore degli Who e di Francesco Cabras fotografo e regista.


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MessaggioInviato: 23 aprile 2012, 12:26
Avatar utenteMessaggi: 3987Località: MilanoIscritto il: 23 marzo 2008, 12:49
The Who - Pure and Easy





Authors: Eleonora Bagarotti
Publisher: Arcana
Publication date: 2011
N. of pages: 540
Language: Italian
Price: 22,00 €



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Insieme ai Beatles e ai Rolling Stones, gli Who formano la trinità del rock". Parola di "Rolling Stone", e come dargli torto? In oltre quarant'anni di attività la band britannica capitanata dal chitarrista e songwriter Pete Townshend ha coniato l'espressione power pop, cavalcato la sottocultura mod, definito il genere della rock opera con TOMMY e QUADROPHENIA, regalato al pubblico concerti incendiari.
Le canzoni di Townshend sono riuscite a dare voce, come forse nessun'altra, all'impeto, alla rabbia e alla disperazione dei giovani, con inni leggendari come My Generation e Won't Get Fooled Again, ma nel tempo hanno affrontato anche temi come la ricerca spirituale, la riflessione sull'invecchiamento e sul ruolo della musica. Il libro di Eleonora Bagarotti ripercorre la storia affascinante e folle della band, tra liti, progetti mancati, reunion e lutti: dalla formazione a Shepherd's Bush alla metà degli anni Sessanta alla tragica scomparsa del geniale e sregolato batterista Keith Moon nel 1978 e del fenomeno del basso John Entwistle nel 2002, da I Can't Explain a ENDLESS WIRE, l'album pubblicato dal chitarrista insieme al vocalist Roger Daltrey nel 2006 dopo ventiquattro anni di silenzio discografico.
Pungolato dall'autrice, lo stesso Townshend si è prestato al gioco del commento ai suoi stessi testi con dichiarazioni inedite ed esclusive. Portavoce suo malgrado di una e più generazioni, colui che molti anni fa dichiarò "spero di morire prima di invecchiare" è ancora un punto di riferimento per tanti artisti più giovani. Perché, come afferma Ernesto Assante nella sua prefazione, "vi piaccia o no, gli Who sono il rock. Il segreto, il mistero, il fascino, la forza, la potenza, la passione, il sentimento, l'originalità, l'energia, il sentimento del rock sono tutti racchiusi nella musica degli Who, in ogni brano degli Who, in ogni parola degli Who, in ogni nota degli Who".


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MessaggioInviato: 18 luglio 2012, 23:12
Avatar utenteMessaggi: 4034Località: Turate (CO)Iscritto il: 15 giugno 2006, 18:11
Concerti, Who in tour con ''Quadrophenia'

18 lug 2012 - Lo scorso anno Pete Townshend e Roger Daltrey, gli Who superstiti, avevano affermato che nel 2012 avrebbero portato in tour mondiale la loro rock-opera del 1973 "Quadrophenia". In ottobre però Daltrey era parso più cauto. "Sì, certamente ci speriamo", aveva detto il cantante. "Ci piacerebbe, lo faremmo con la nostra band. Di sicuro non spariremo. Però, credetemi, Pete ha dei grossi problemi col suo udito, e questa non è una scusa: voglio dire, al momento lui gira con gli apparecchi acustici. Questo non può che causare grossi problemi di ordine tecnico nel suonare in lunghi spettacoli dal vivo. Al momento non c'è nulla di certo". Oggi, informa la Reuters, gli Who hanno deciso che eseguiranno integralmente "Quadrophenia" nel corso di quello che sarà il loro primo tour nordamericano dopo
quattro anni. Oltre a "classico" disco del 1973, basato sulla storia di un giovane mod a metà anni Sessanta, Pete e Roger proporranno anche una selezione dei brani più noti degli Who. Con i due suoneranno Zak Starkey, Pino Palladino, Simon Townshend, Chris Stainton, Loren Gold e Frank Simes. Le 36 date sono state spezzate in due tranche; la prima terminerà in Connecticut il prossimo 9 dicembre, poi, dopo le vacanze natalizie, la seconda inizierà il 28 gennaio 2013 dalla California.

Nello scorso novembre Townshend, nato nella zona londinese di Chiswick pochi giorni dopo la fine della Seconda guerra mondiale, disse: "Direi che abbiamo fatto solamente tre dischi che si possono considerare delle pietre miliari. E cioé 'Tommy', 'Who's next' e 'Quadrophenia'. Ho sempre avuto la sensazione che 'Quadrophenia' sia stato l'ultimo album definitivo degli Who. L'ho sempre ritenuto un album molto ambizioso".


© Riproduzione riservata. Rockol.com S.r.l.


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MessaggioInviato: 31 luglio 2012, 19:23
Messaggi: 4076Località: SALERNOIscritto il: 5 maggio 2008, 23:29
...Io ci metterei anche "Sell out" che a me piace moltissimo ed e' molto innovativo e a tratti direi sperimentale e un gradino sotto "My generation" e "By numbers" molto introspettivo e intimista che ha bisogno secondo me di piu' ascolti ma che e' altrettanto bello, dal vivo poi "live at Leeds" e comunque un qualsiasi live del periodo '68/'73 sono un must per qualsiasi appassionato di musica Rock e non solo...


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MessaggioInviato: 14 agosto 2012, 19:42
Avatar utenteMessaggi: 1435Località: bergamoIscritto il: 14 giugno 2006, 17:39
bella esibizione alla chiusura delle olimpiadi...
http://www.youtube.com/watch?v=rsGQ8C64WlQ


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