Mississippi Fred McDowell
Mississippi Delta Blues
Nei primi anni ’60,nel periodo “Blues Revival” furono decine i vecchi bluesmen che vennero riscoperti e portati alla ribalta in un momento storico-sociale particolarmente bui nella storia degli Stati Uniti. Molti di questi vecchi musicisti avevano gia goduto di una certa popolarità negli anni 30 e 40 potendo anche registrare alcuni dischi. Stranamente uno dei pochi che nel primo periodo del blues era rimasto sconosciuto all’industria discografica è Mississippi Fred McDowell, forse il più grande di tutti quelli che vennero riportati alla ribalta dal revival dei ’60. Quando il manager e proprietario della Arhoolie Chris Strachwitz e subito dopo Alan Lomax lo misero sotto contratto ,dandogli la possibilità di esibirsi nei campus universitari e nei festival blues, la sua popolarità ebbe una improvvisa e fulminea impennata. All’epoca Fred aveva gia quasi 60 anni e tutti si chiesero come era possibile che un simile talento era rimasto sconosciuto per tutto questo tempo. Mississipiano d’adozione,cresce seguendo le orme di Charlie Patton e Tommy Johnson trovando uno stile molto personale tra la tradizione del Delta, anche se meno violento e cupo e lo stile bianco del Piedmont.
Il suo stile del tutto personale lo rende tra i più apprezzati ed influenti esecutori del genere.
Innanzitutto l’uso dello slide che come dice leggenda,iniziò ad usarlo ricavandolo da un osso di costata,seccato e levigato per poi passare all’uso di una lama di coltello sfregata sulle corde e poi al classico haig bottleneck risultando un suo marchio d’esecuzione.
La sua voce incorporata al suono bottleneck,i fraseggi ipnotici danno una nuova svolta al genere.
La sua tecnica particolare tende a prediligere le accordature aperte generando ritmi intensi e pieni di enfasi e suggestioni.
La causa di questa sua strana emarginazione dal mondo della musica professionistica è da ricercarsi anche nella natura tranquilla e pacifica del personaggio. McDowell era infatti un uomo molto umile, ha passato praticamente tutta la vita lavorando nei campi e come allevatore e suonando per le strade o nelle feste durante il week end. Fred era dotato di una voce potente ed espressiva in grado di “raccontare” le canzoni in modo assolutamente coinvolgente e drammatico.
Fred Mc Dowell è stato tra i bluesmen uno dei più particolari e discussi.
Utile al primo ascolto l’album “Live in New York” registrato il 5 novembre 1971 al The Gaslight con Fred alla chitarra elettrica e Tom Pomposello al basso.(Morirà l’anno dopo)
Questo album descrive il tipo di performance carica di feeling che questo artista sapeva generare
attraverso la qualità del suo repertorio tra cui la sincopata “Someday”,la celebre “You gotta move “(Impropriamente attribuita ai Nostri),”White lightnin” dedicata al Moonshine,il famoso whiskey fatto in casa clandestinamente in un gioco di parole che lascia intendere sia al chiarore della luna,sia a una cosa preziosa e proibita.
Egli infatti amava scrivere brani incentrati sul dramma ma sempre con un finale ricco di speranza che tradiva la sua vena sacra abbastanza vicina come cultura a quella degli spirituals. Il suo stile chitarristico era di tipo bottleneck ed usava solitamente come slide un osso di bue scavato al centro per poterci infilare il dito. La musica di McDowell era inoltre caratterizzata dal grande uso di fraseggi dallo stile ipnotico ma dotato di una grande originalità brillantezza derivata soprattutto dalla sua caratteristica ,unica tra i bluesmen, di usare lo slide non come risposta al canto ma sovrapponendolo ad esso in modo amplificare il tono della voce e di accentuarne le inflessioni umorali.. Questa sua caratteristica è stata mantenuta anche nella seconda parte della sua carriera quando si cimentò con la chitarra elettrica prima di morire di cancro nel 1972. Molti furono i dischi importanti realizzati dal chitarrista e cantante del Mississippi ma sicuramente il suo primo lavoro per la Arhoolie è quello di maggior rilevanza perché lo fece scoprire al grande pubblico.