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Indice  ~  Get Off Of My Cloud  ~  Pamela Des Barres sui Rollig Stones..............

MessaggioInviato: 1 maggio 2008, 10:32
Avatar utenteMessaggi: 3987Località: MilanoIscritto il: 23 marzo 2008, 12:49
The Rolling Stones
Il numero fortunato di Pam è sempre stato il 4. Poi, i 5 Stones fecero irruzione nei suoi 16 anni e lei decise che Jagger doveva essere suo

DI Pamela Des Barres 30.03.2008
Quando avevo all’incirca otto anni, un amico mi chiese quale fosse il mio numero preferito. Prima di allora, non ci avevo mai pensato tuttavia, per qualche curiosa ragione, dalla mia bocca uscì fuori l’ardito numero 4. In seguito, molti anni dopo, scoprii che per la numerologia, il 9 settembre, la mia data di nascita, fa di me un 4, che corrisponde al Percorso del Creatore. Nella numerologia di Aleister Crowley, il 4 rappresenta “Il potente”, una descrizione che mi fa sentire meglio con me stessa. Entrai nella pubertà esattamente nel periodo più figo della storia della musica e il fatto che i Beatles fossero proprio 4 non fece altro che consolidare la mia devozione al mio numero fortunato. Sì, sì, sì! Quei 4 allegri musicisti capelloni mi sorridevano dalle 4 pareti della mia stanza mentre guardavo con aria rapita e andavo in estasi ascoltando a ripetizione la canzone We Can Work It Out, cercando di perfezionare il mio accento di Liverpool. A quei tempi Paul McCartney, che aveva 22 anni e lunghe gambe, era stato scelto quale mia divinità della musica pop. Inoltre la sua età, 22 anni, che sommata dava il numero 4, non faceva altro che confermarmi che un giorno il Beatle Bello sarebbe stato mio. A un certo punto, però, cinque ragazzi alquanto depravati e trasandati, originari di Londra, fecero la loro irruzione violenta nei miei sogni adolescenziali. All’improvviso, mi ritrovai a rigirarmi nelle mie lenzuola rosa disfatte, ansimante e sudata. «I’m a King Bee, baby, let me come inside», gemeva al microfono Mick Jagger, lo snello e androgino cantante dei Rolling Stones e io divenni immediatamente consapevole della mia nascente e pulsante femminilità. La musica arrapante degli Stones sconvolse a ritmo di rock la mia gioventù proiettandomi nell’età adulta. Non è che avessi abbandonato i Beatles, ma, sola nella mia stanza, mentre ascoltavo le pressanti richieste di Mick «Let me put it in, it feels all right…», iniziai a riflettere su cosa fosse il sesso, quello vero. E volevo lui. Cominciai a immaginare le zone private di Mick e, per un progetto d’arte moderna commissionatomi al liceo, realizzai un dipinto con pastelli a olio disegnando il suo pene e le sue palle nelle tonalità della ruggine, del malva, del rosso e del rosa. Avevo preso la decisione di conoscere i Rolling Stones. Victor Hayden era un semestre più avanti di me al liceo e finiva sempre nei guai perché si era lasciato crescere i capelli di un centimetro in più rispetto a quanto concesso dalle severe regole della scuola. Per questo motivo, oltre che per l’intelligenza artistica e l’eccezionale gusto musicale di Victor, fui attratta da questo ragazzo insolito e insieme unimmo le nostre forze. Victor fumava marijuana e ascoltava Bob Dylan e suo cugino Don Van Vliet era un musicista d’avanguardia che si faceva chiamare Captain Beefheart. Morivo dalla voglia di conoscerlo. Io e Victor aspettammo in una lunga fila per accaparrarci i biglietti del concerto dei Rolling Stones e mescolandoci agli altri fan ci sentimmo come sul punto di partire per un trip hippie alla volta della stratosfera. Uno dei biglietti era per Don, il cugino di Victor, quindi la sera del concerto avrei dovuto mantenere un certo ritegno davanti al bravo Captain mentre la mia bocca si riempiva di acquolina e il mio ventre si infiammava. Vidi le altre ragazze togliersi il reggiseno e lanciarlo sul palco ai piedi di Mick, mentre strusciavano lungo i drappeggi del palco aggrappandosi alle cosce scheletriche di Keith Richards. Dopo il peccaminoso concerto, Don invitò me e Victor all’Ambassador Hotel per passare del tempo insieme agli Stones. Fu forse un po’ troppo per un’allegra 16enne della Valley ma mi sforzai di adattarmi con fare indifferente alla situazione, mentre muovevo ritmicamente la mia testa ascoltando Charlie Watts che suonava per noi i suoi pezzi di blues preferiti e Bill Wyman impegnato a collegare il suo basso. Tutto questo era bellissimo e straordinario ma dov’era Brian Jones, il lascivo biondino? L’inquieto Keith Richards? E soprattutto dov’era Mick Jagger? Dal momento che sapevo dove stavano gli Stones, il giorno successivo ritornai all’Ambassador, determinata a incontrare lo sguardo dell’uomo dalle appetibili labbra che faceva pulsare il mio cuore. Da dove proveniva un simile desiderio? E cosa mi faceva pensare che sarei riuscita a trasformarlo in realtà? Era la musica. Quella musica fottuta mi eccitava e mi faceva girare la testa. Non esisteva nemmeno l’opzione di dire “No”. Aspettai nella luce del crepuscolo sul vasto prato verde dell’Ambassador in compagnia di alcune altre audaci ragazze, sperando di intravedere il mio idolo. Arrivai a sbirciare alle finestre del bungalow di Brian Jones, dove lo vidi spassarsela con un paio di bambole mezze svestite e con gli occhi da gatte, e continuai a osservare mentre Brian se la prese con una fan per aver bussato alla sua porta. Quando scese il buio, trovai il coraggio di bussare alla porta di Mick e, mentre la porta si apriva, lo vidi davanti a me in piedi, meravigliosamente nudo, con un sorrisetto compiaciuto sulle labbra. Io, troppo giovane, troppo acerba e troppo inesperta, fuggii a gambe levate come una fan adolescente, proprio come Mick sapeva che avrei fatto. Mortificata, ma non soddisfatta, andai sul retro del suo bungalow e sbirciai dalla finestra, ma un bianco opaco bloccava la mia vista; sollevando lentamente lo sguardo sempre un po’ più su vidi la faccia sorridente e maliziosa di Mick e capii che gli stavo fissando le mutande. Mick si limitò a dirmi: «È ora di andare a nanna, graziosa bambina». Quella notte seguì il suo consiglio ma la lussuriosa fantasia del mio progetto d’arte del liceo alla fine avrebbe scoperto che “No” non era assolutamente un’opzione possibile.

The Rolling Stones


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MessaggioInviato: 1 maggio 2008, 14:11
Avatar utenteMessaggi: 2825Località: SienaIscritto il: 25 agosto 2007, 15:22
io la des barres non l'ho mai tollerata....mi sta sul culo in un modo inimmaginabile...l'ho sempre considerata una Groupie(troia)...ma detto in termini offensivi....comunque sta storia non la sapevo...interessante...Grazie.... :wink:


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MessaggioInviato: 1 maggio 2008, 14:46
Avatar utenteMessaggi: 1652Località: VeneziaIscritto il: 21 marzo 2007, 23:33
perchè?


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MessaggioInviato: 2 maggio 2008, 1:47
Avatar utenteMessaggi: 4405Località: CelleIscritto il: 18 settembre 2006, 13:04
perché...
le donne (anche da giovani) ce l'hanno con le donne? soprattutto quelle che si divertono?


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MessaggioInviato: 2 maggio 2008, 3:48
Avatar utenteMessaggi: 1652Località: VeneziaIscritto il: 21 marzo 2007, 23:33
zac ha scritto:
perché...
le donne (anche da giovani) ce l'hanno con le donne? soprattutto quelle che si divertono?


eeeeesatto... tutta invidia


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MessaggioInviato: 2 maggio 2008, 16:57
Avatar utenteMessaggi: 2825Località: SienaIscritto il: 25 agosto 2007, 15:22
ma veramente no...potrei divertirmi ank'io...ma invece non lo faccio....è solo questione di educazione e pudore....a me hanno insegnato cosi...certo non sono una monaca... pero...un minimo di ritegno...


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MessaggioInviato: 2 maggio 2008, 21:57
Avatar utenteMessaggi: 706Località: Acqui Terme (AL)Iscritto il: 12 luglio 2007, 12:01
DAI retta allo zio: divertiti, chè la maturita e l'età della saggezza arrivano già fin troppo velocemente per conto loro, senza evocarle ulteriormente....


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MessaggioInviato: 4 maggio 2008, 13:45
Avatar utenteMessaggi: 680Località: TorinoIscritto il: 14 febbraio 2008, 17:55
Si l'avevo letto...era sul Rolling Stones di Marzo nelle pagine dei Backstage :lol: Comunque poteva andarci con Mick...un'occasione irripetibile :twisted: <)


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MessaggioInviato: 5 maggio 2008, 13:49
Avatar utenteMessaggi: 1222Località: GenovaIscritto il: 12 gennaio 2006, 20:43
Sticky'92 ha scritto:
ma veramente no...potrei divertirmi ank'io...ma invece non lo faccio....è solo questione di educazione e pudore....a me hanno insegnato cosi...certo non sono una monaca... pero...un minimo di ritegno...

Erano altri tempi Sticky, perché giudicare?
Allora Keith Richards era un tossico di merda e Mick Jagger un porco.


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MessaggioInviato: 5 maggio 2008, 15:55
Avatar utenteMessaggi: 2825Località: SienaIscritto il: 25 agosto 2007, 15:22
hai ragione...erano altri tempi! ;)


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