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Indice ~ Get Off Of My Cloud ~ I primi distorsori e i primi effetti per chitarra |
Briano
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Inviato: 8 dicembre 2009, 22:10 |
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Messaggi: 1247Iscritto il: 11 giugno 2008, 19:39 |
Pizza Papa chitarristi...
Mi spiegate le famiglie dei distorsori: quali sono i primi, in cosa si differenziano e come si sono evoluti?
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il Papa
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Inviato: 9 dicembre 2009, 3:34 |
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Messaggi: 185Località: Paese (TV)Iscritto il: 29 gennaio 2007, 1:18 |
Briano, domanda da niente quella che fai!!! Credo ormai di conoscerti a sufficienza per sapere che vorresti una trattazione non dico scientifica, ma quasi, magari corredata da immagini, date e testimonianze... quello che però posso darti è solo qualche memoria personale, mentre, per la parte storica propriamente detta, lascio il campo a Marco che ne sa sicuramente di più. Allora, torniamo un po' indietro nel tempo, al 1964: avevo 13 anni e da poco avevo raggiunto la cifra necessaria per acquistare la mia prima chitarra elettrica, una Eko a semicassa che ho ancora e che costava la bellezza di 20.000 Lire usata (dati i tempi erano veramente cifre da capogiro!). Era un'epoca, quella, in cui le band si formavano ancora prima di aver imparato i primi rudimenti dello strumento, e dove i ruoli venivano spesso decisi a tavolino in base ai posti vacanti: l'importante era appartenere ad un "complesso" come venivano chiamati allora. A Venezia, dove vivevo, si suonava principalmente nelle cantine perché lì, date le caratteristiche, i garage non esistevano proprio, ma eravamo di fatto i precursori delle garage-band che vennero più tardi. Spesso il batterista somministrava i suoi colpi a vari bidoni da detersivo usati, e perciò vuoti, e i piatti erano costituiti da coperchi di pentola in risonante alluminio... il kit comprendeva regolarmente una cassa fatta col tondo fustino del Dixan, e il pedale per suonarla era quasi sempre costruito col Meccano... chi infatti avrebbe mai potuto permettersi una batteria vera a quell'età e a quei tempi??? Il resto della band usava in moltissimi casi un unico amplificatore per le rituali 2 chitarre, il basso e... anche le voci captate dal solito microfono a carbone della Geloso, i più ricchi invece avevano un Magneti-Marelli ceduto loro, di seconda o terza mano, dal prete della parrocchia, i nababbi un Davoli-Krundaal a gabbia bicolore. Ecco il principale motivo per cui gli amplificatori del tempo avevano tutti una serie incredibile di ingressi, spesso controllati a coppie da volumi indipendenti e da un unico master tono: così erano gli Ekosonic, i Meazzi, gli MB (che poi abbandonò l'acronimo e divenne Montarbo), i Farfisa, gli Akrosonic, i Davoli ecc. ecc. Nessuno aveva mai nemmeno toccato gli strumenti blasonati che facevano bella mostra di sè nei ben 4 negozi musicali della città, e che costituivano oggetto di adorazione per gli occhi sognanti di noi primi capelloni che spesso andavamo a vedere quelle vetrine come in un vero e proprio pellegrinaggio. Ovvio che in tale situazione si sapesse ben poco delle tecnologie usate dai grandi da noi venerati, e altrettanto ovvio che l'uscita di Satisfaction fosse salutata da una vasta platea di bocche aperte di fronte ad un suono che non eravamo in grado di decifrare. Qual era infatti lo strumento che faceva il riff portante del pezzo? Qualcuno azzardò l'idea che fosse un sax, altri addirittura un kazoo... nessuno poteva nemmeno lontanamente supporre che fosse una chitarra passata attraverso un distorsore... distorsore? cos'era mai un distorsore?? Per far comprendere qual era la situazione, bisogna rendersi conto di quali erano gli ascolti usuali di noi giovani di allora: date le sempre carenti finanze, già l'acquisto di un LP a 33 giri e 1/3, come dottamente si specificava al tempo, era fuori budget; si prendevano, e non senza sforzo, i 45 che, accanto al successone del lato A, ammannivano un altro brano spesso poco considerato al lato B. Il tutto veniva ascoltato con il giradischi di papà, generalmente un LESA o un Geloso con altoparlante mono sul coperchio, dotato di una testina che leggeva sia i microsolco (grande tecnologia allora, eh?!) che i vecchi 78 giri del nonno. Lascio immaginare con quanta fedeltà avvenisse la riproduzione, e di conseguenza cosa fossimo in grado di capire noi con simili mezzi. Ma non basta. Fino al 1964, la musica che era stata il modello cui attenersi era stata quella degli Shadows e dei Beatles, tutta molto lirica, pulitina e per benino... Ma quello fu l'anno della svolta, e che svolta! A parte il feedback di I Feel Fine (si dice ottenuto dal basso Hofner appoggiato al Vox Super Foundation, cosa che oggi sembra una sciocchezza, ma allora sconvolse più di qualcuno), uscirono i Kinks coi suoni graffianti del super sessionman Page, e gli Yardbirds con gli strani suoni di clavicembalo di For Your Love. La strada era aperta alla sperimentazione, e subito dopo ecco Satisfaction che ne fu l'epitome. Qualche mese più tardi arrivarono anche in Italia i primi Tone Bender della Vox (in realtà non ne erano mai usciti poiché prodotti a Recanati dalla Eko, ma questo lo si seppe solo più tardi), robusti pedali in ghisa dotati di footswitch e di due regolazioni mediante i famosi chicken-pot: volume generale e quantità dell'effetto. Ricordo ancora che costavano 40.000 Lire. Ebbero però un successo limitato soprattutto per il prezzo esorbitante; e allora la Vox fece un altro modello: una specie di scatoletta che si inseriva direttamente nella presa jack della chitarra, con le stesse regolazioni, ma tramite potenziometri a ghiera sulla parte superiore e interruttore a slitta al centro della scatoletta, costo 20.000 Lire. Fu questa l'edizione che in Italia conobbe la maggior diffusione e che, nonostante fosse dotata dei famosi e oggi tanto sospirati transistor al germanio, faceva emettere ai virtuosi di allora lunghe teorie di note zanzarose che definivamo "Svizzere" nel senso diplomatico del termine: non si capiva mai infatti dove stesse esattamente la loro intonazione. L'anno dopo fu quello dei Troggs e soprattutto degli Yardbirds di Jeff Beck: basterà riascoltare "Mr. You're A Better Man Than I" e "Shapes Of Things", lato A e B dello stesso 45, per rendersi conto di cosa possano aver provocato questi pezzi nel 1966 dal momento che sembrano attuali anche adesso! Ora però mi fermo: se qualcuno vuole proprio soffrire me lo dica, e lo tormenterò con un'altra puntata!
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Briano
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Inviato: 9 dicembre 2009, 14:40 |
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Messaggi: 1247Iscritto il: 11 giugno 2008, 19:39 |
Bellissimo racconto!!! Papa lo prendo come regalo di natale. Non solo per le nozioni tecniche ma anche per il racconto umano. Mi è sembrato di vedervi... Grandioso io quando parlate di questo genere di cose, sto zitto, prendo appunti e faccio domande
inizio:
per il feedback ci sono: è un effetto di ritorno e quindi veniva confezionato "manualmente"
1965 Gibson Maestro Fuzz-Tone FZ-1A: a me sembra di aver letto che Keith usò questo. In Italia era arrivato?
Comunque per l'effetto distorsivo c'era una scatoletta hardware. Ma per gli effetti di echo, delay, reverbero, phasing, flanging Hendrix o i Beatles provvedevano in postproduzione? So di un hardware, l'echoplex, ma credo si usasse solo in ambito surf, tu lo conosci materialmente?
Comunque a me piacerebbe una discussione tecnica sulla musica, magari una cumulativa dove i musicisti parlassero di tecniche di registrazione, strumentazione, strutture musicali, accordature, ecc
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il Papa
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Inviato: 9 dicembre 2009, 21:23 |
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Messaggi: 185Località: Paese (TV)Iscritto il: 29 gennaio 2007, 1:18 |
... non sarei così sbrigativo nel liquidare il feedback o Larsen che dir si voglia, perché un conto è usarlo musicalmente per far risuonare la chitarra su una certa nota, un altro è quando non se ne ha alcun controllo o quando fa fischiare fastidiosamente i microfoni in cui si canta. Ma veniamo alle altre attrezzature: I prodotti della Maestro erano distribuiti dalla Gibson, e questo è sempre stato un marchio sinonimo di prezzi alti o addirittura altissimi. Forse per questo, Monzino, allora importatore del marchio di Kalamazoo, scelse di escludere dai suoi listini prodotti che ben difficilmente avrebbero avuto successo qui in Italia. Ma a Recanati c'era la Eko che costruiva la maggior parte dei prodotti Vox, e non c'erano dogane da pagare perchè tali prodotti erano già sul suolo nazionale... quale occasione migliore per far pagare profumatamente gli articoli solo nominalmente "made in England" con la scusa di dazi e dogane? Ecco perché fu il Fuzz Tone della Vox il distorsore più diffuso in Italia. Solo più tardi, nel 1970, cominciarono ad arrivare i vari Supafuzz della Dallas Arbiter (Sound City), i Fuzzer della Colorsound, quelli della Rose&Morris (Marshall) e infine anche i Maestro grazie alla diffusione del famoso Ring Modulator di cui il marchio americano aveva l'esclusiva. Altro discorso per il riverbero a molla che era uscito già nel '62 in sostituzione degli impossibili plate troppo ingombranti per qualsiasi uso live. Ma negli studi era d'obbligo la lunga lastra metallica che occupava un'intera stanza, o il semplice ricorso agli ambienti naturali... Il termine "Delay" nacque molti anni più tardi, quando furono immessi sul mercato i processori analogici BBD (Bucket Brigade Device), inventati nel '69, ma usati industrialmente almeno 4 o 5 anni dopo. Nella prima metà degli anni '60 e anche oltre si usava l'eco a testina di registratore. I metodi erano 2: il nastro magnetico che abbisognava di frequenti sostituzioni e il ruotino di metallo magnetizzato che aveva la stessa funzione ma abbisognava solo di essere oliato sull'albero motore. In pratica il suono veniva diviso in due (ed ecco la necessità di un preamplificatore), parte veniva mandata direttamente all'uscita senza alcun cambiamento, e parte veniva registrata su nastro o su disco da una testina di registratore magnetico e letta dalla/e testina/e seguenti con un ovvio ritardo imposto fisicamente dalla stessa distanza. L'apparecchio più famoso fu forse il Copycat dell'inglese WEM che molto presto cedette il brevetto alla Maestro per distribuirlo in esclusiva negli States. L'altro marchio più famoso fu, udite udite, l'italianissima Binson i cui Echorec I e II fecero bella mostra di sè sopra gli amplificatori di David Gilmour, ma che già precedentemente erano apparsi sopra gli AC15 e 30 di Hank Marvin. Qui da noi il più usato, probabilmente perchè molto più economico, fu il Memorex della Meazzi, e l'Eco Semprini, brutte copie del Copycat. Phaser e Flanger elettronici sono marchingegni ben più moderni che apparvero oltre la metà degli anni '70. Prima erano invenzioni empiriche di qualche genio come Glynn Jones che otteneva l'effetto di batteria nel temporale semplicemente mettendo un dito sulla flangia della pizza di nastro per ritardarne il movimento... flangia->flange->flanger; o si potevano sfruttare gli effetti di controfase semplicemente collocando i microfoni in modo "sbagliato": ecco i Phaser di allora!! UUfff.... che roba! Mi hai fatto scrivere un fiume ancora una volta!!!
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Briano
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Inviato: 10 dicembre 2009, 1:07 |
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Messaggi: 1247Iscritto il: 11 giugno 2008, 19:39 |
Grazie infinitamente! sono quasi commosso. Mi piace proprio la tua analisi tecnica. Sei una miniera di informazioni. Grazie! Per ora mi ritengo soddisfatto! Ce ne fossero di più di discussioni del genere! Quando hai voglia di farne una solo sui pedali o Pizza solo sulle chitarre, io sono qui con il block notes
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il Papa
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Inviato: 10 dicembre 2009, 2:33 |
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Messaggi: 185Località: Paese (TV)Iscritto il: 29 gennaio 2007, 1:18 |
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Briano
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Inviato: 10 dicembre 2009, 14:02 |
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Messaggi: 1247Iscritto il: 11 giugno 2008, 19:39 |
Ma no Papa figurati era per non darti troppo da fare che mi sembra ti lamentavi di aver scritto troppo.... lo facevo per te e perchè sapevo che Pizza è ultrappassionato della questione. Fate come volete e grazie!
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il Papa
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Inviato: 10 dicembre 2009, 18:12 |
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Messaggi: 185Località: Paese (TV)Iscritto il: 29 gennaio 2007, 1:18 |
... era ovviamente una battuta! E comunque, anche se faccio un po' lo scemo fingendo improbabili ritrosie, e se indubbiamente scrivere a lungo in un post è grande fatica, mi è dolce ritornare ai vecchi tempi con la mente! Anzi, vorrei raccontarti un piccolo episodio personale legato a questa storia dei primi distorsori. Era l'inverno tra il '66 e il '67, ed io ero appena entrato in possesso di una bellissima Hofner 176 a 3 pickup che mi poneva al top dei chitarristi di allora. La hit del momento era I can't control myself dei Troggs, e il mio gruppo di allora, i Purple Hearts, l'aveva accuratamente studiata con tanto di suoni distorti procurati dalla magica scatoletta della Vox. A Venezia si era diffusa già da tempo la moda dei vari concorsi musicali per complessini, e spesso a gestirli erano perfino i preti che, saggezza della Chiesa, avevano ben capito la forza aggregante di tali manifestazioni e la concreta possibilità di guadagnarci parecchio promettendo in cambio ben poco, ma comunque qualcosa che potesse destare i sogni di noi poveri capelloni: un fantomatico articolo sul giornale locale che ci avrebbe SICURAMENTE aperto le porte ad un lussuoso contratto discografico... Bene in un'ennesima occasione del genere ci presentammo pure noi con la nostra I Can't Control Myself fresca di giornata. Il nostro abbigliamento per i tempi era da urlo: pantaloni a sigaretta scuri ed attillati, maglioncino dolce-vita, lunga sciarpa colorata, occhialini da sole circolari e cappellino alla John Lennon. La mise-en-scene prevedeva che, entrati in palcoscenico, facessimo il rituale inchino sincronizzato, dopo di che io dovevo fare un salto in avanti e urlare come sul 45 un fortissimo "oh no!!!" , da lì poi sarebbe cominciato il pezzo. E infatti così successe. Solo che qualche maledetto aveva tolto il coperchio dalla buca del suggeritore che stava giusto davanti al microfono, e io, urlando il mio "Oh no!!", feci il salto previsto sul tappeto che nascondeva il buco e così affondai con chitarra e tutto dentro la voragine... non mi feci male perché il tappeto rallentò la caduta, ma si sentì chiaramente il suono del manico che sbatteva sul bordo della fossa. "booonggg!". Non vincemmo il concorso.
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Briano
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Inviato: 10 dicembre 2009, 20:06 |
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Messaggi: 1247Iscritto il: 11 giugno 2008, 19:39 |
ah ah ah scusa ma è esilarante sto racconto... mi spiace per voi ma che scena che deve essere stata! Comunque con calpa continua che almeno a me fa molto piacere leggerti! Grazie
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