Pubblicazione: 22 Ottobre 1969 (40 anni !!!)

Etichetta: Atlantic Records
Durata: 00:41:25
Luogo di Registrazione: A&R Studios,
Atlantic Studios, Juggy Sound Studio (New York),
Morgan Studios (Londra), Mirror Sound (Los Angeles)
Disco d'Oro: 10 Novembre 1969
Whole Lotta Love - 5:34
What Is and What Should Never Be - 4:44
The Lemon Song - 6:19
Thank You - 4:47
Heartbreaker - 4:14
Living Loving Maid (She's Just a Woman) - 2:39
Ramble On - 4:23
Moby Dick - 4:21
Bring It On Home - 4:20

Robert Plant - voce
Jimmy Page - chitarra
John Paul Jones - basso
John Bonham – batteria
Il riff inquieto e urgente di “Whole Lotta Love” subito in apertura comunica istantaneamente, oggi come sempre, quel sentore di sospensione, di tesa attesa. Quando dopo poche battute la chitarra viene raggiunta e ingrossata dal basso, il tema da insinuante e provocante diviene potente e drastico. Quando poi la sirena di Plant attacca a cantilenare il suo richiamo sessuale, spavaldo e assai spiccio, l’atmosfera è bella che surriscaldata e manca solo il formidabile treno di piatti e pelli di Bonzo Bonham (in arrivo al primo ritornello) perché la frittata sia completa.
Comincia così, coi quattro musicisti che si presentano uno in fila all’altro in un fantastico incipit, uno degli album perfetti (a giudizio pressoché unanime) della storia del rock. Quando esce l’album è passato solo un anno dalla sera che i quattro si erano ritrovati per la prima volta a suonare insieme, e Page per rompere il ghiaccio aveva attaccato il classico Train Kept A Rolling…quale ghiaccio, gli altri tre gli erano andati dietro facendo esplodere la stanza! Alla fine di quella prima serata di prova erano con le lacrime agli occhi per la gioia e le mani che tremavano per l’emozione.
Per tutto quel 1969 il loro manager li aveva massacrati di serate ed impegni che essi, giovani gasati e ambiziosi, non chiedevano di meglio che rispettare: continue tourneè negli Stati Uniti, in Scandinavia, in Inghilterra, apparizioni televisive e promozionali e così questo disco nasce nei ritagli di tempo, provato e composto durante i sound check prima dei concerti e registrato a spizzichi e bocconi in studi diversi di nazioni diverse, spesso in pura emergenza (in un’occasione senza neanche disporre di cuffie per un adeguato ascolto durante l’esecuzione).
Tutta la forza, l’energia, la voglia del Dirigibile in vertiginosa ascesa sono convogliate in nove tracce brillanti e vivide, spettacolari ed epidermiche, istintive e dirette in cui prende piena consistenza la magica alchimia fra il profondo e fascinoso chitarrista Page, l’anarchico e strepitoso cantante Plant, l’attacco senza pietà del batterista Bonham ed il sottile e intelligente complemento del pluristrumentista John Paul Jones.
Descrivere puntualmente ancora “…Lotta Love” o gli altri quattro, cinque, sei superclassici contenuti in quest’opera potrebbe rivelarsi noioso ai più, e allora cerchiamo angoli di visuale diversi…ad esempio osservando che questo è l’album degli Zeppelin dove brilla maggiormente il talento di John Paul Jones, ammirevole nella linea di basso delle strofe di “What Is And What Should Never Be”, nel suo lavoro in primissimo piano, semi-solista, su “Lemon Song” contornato dai lamenti di Page e di Plant che gli cedono per molte battute tutto lo spazio, nella geniale cucitura fra gli “staccati” di Page nelle strofe di “Heartbreaker” ed infine nell’altra inimitabile, lunghissima linea di basso delle strofe di “Ramble On”…
E che dire dell’assoluta consistenza di due brani, i già nominati “What Is And What Should Never Be” e “Ramble On”, assai meno osannati della maggior parte degli altri probabilmente solo perché ebbero scarsissima presenza nelle scalette dei loro concerti, specie il secondo: sono entrambi fra le cose migliori mai fatte dal gruppo. Del primo mi piace sottolinearne lo splendido assolo di slide guitar, così sessantiano col suo carico di riverberi…del secondo rimane impagabile l’assoluta dinamica, con voce e strumenti prima sinuosi e poi, guidati dalla vera e propria mutazione della voce di Plant che ci mette una foga fantastica: fulminanti!
Ciascuno ha il suo preferito all’interno della discografia Zeppelin, il primo perché…è il primo!..è’ la scoperta, la novità, la bomba…altri favoriscono i misteri e il fascino obliquo del terzo, altri ancora il quarto perché…c’è “Stairway To Heaven” e tanto basta, alcuni si spingono fino a “Physical Graffiti” perché è “tanto”, è vario…ma la maggior parte credo punti il dito su questo secondo, il più potente, il più veloce, il più istintivo.
di Pier Paolo Farina