La ‘school of rock’ dei Guns N’ Roses trionfa a Imola: la recensione del concerto
"Not in this lifetime”. Mai, in questa vita. La frase pronunciata nel 2012 da Axl all'ennesima domanda sulla possibilità di rivedere su un palco la formazione originale dei Guns N' Roses non è solo il titolo del tour che ieri, 10 giugno, ha fatto tappa in Italia. E’ stato anche il pensiero di tutti i fan che hanno iniziato a seguire il gruppo dopo la metà degli anni 90. Anni di di litigi, frecciate e denunce avevano reso quasi nulle possibilità di vedere assieme Axl, Slash e Duff. Il nome della band era in mano al solo Axl e non era ovviamente la stessa cosa.
il miracolo è avvenuto, e si è ripetuto anche ieri sera: non è solo una reunion, i Guns N’ Roses del 2017 hanno ancora carica e chimica da vendere.
L'unica data italiana è all'Autodromo di Imola, già teatro del Jammin' Festival e riportato alla musica nel 2015 con concerto degli Ac/Dc (band nella quale ha militato Axl dopo la defezione di Brian Johnson lo scorso anno). Il recente attentato al concerto di Ariana Grande a Manchester e gli incidenti in piazza nella notte di Champions a Torino hanno costretto l'organizzazione ad alzare ulteriormente il livello di sicurezza. diramando anche una guida sugli oggetti ammessi nell’Autodromo. Nonostante questo, la voglia di divertirsi era tanta: si percepiva negli occhi di tutti i 90 mila fan la sensazione di assistere ad un evento unico e irripetibile. I primi cancelli hanno aperto alle 10 di mattina, e in molti hanno passato la notte in tenda assediando già dalle prime ore del mattino l'entrata.
Lo show è una macchina ben rodata: nel tardo pomeriggio allentano l’attesa prima i Phil Campbell and the Bastard Sons, poi i Darkness con il loro rock energico a metà tra le band glam/rock degli anni '80 e i Queen dai quali ereditano molte sonorità. Manca poco alle 21.00 quando Slash e Duff anticipano l'ingresso di Axl sulle note di "It's so easy”: nonostante il caldo torrido non rinuncia alla giacca di pelle e alla camicia di flanella legata in vita, come da iconografia.
Lo show parte a razzo: la scaletta è un susseguirsi di successi, la maggior parte tratti dal loro album più famoso, dal quale si conteranno ben 8 canzoni. "You know where you are?" urlata da Axl introduce il brano per eccellenza “Welcome To The Jungle”: già alla quarta canzone il pubblico è completamente conquistato. Con la sequenza “Live and Let Die”, “Rocket Queen “e “You could be mine” i Guns dimostrano di essere ancora una delle più grandi rock band in circolazione. Gli assoli di Slash, con l'immancabile cilindro nero e gli occhiali scuri, le movenze di Axl sono le stesse degli anni gloriosi, anche se il fisico è inevitabilmente cambiato.
L'intesa tra i membri sembra molto alta. Gli spazi vengono divisi equamente: nella prima parte c'è spazio anche per alcuni brani di “Chinese Democracy", l’album della discordia con il solo Axl al comando senza i membri originali. Duff canta la cover dei Misfits “Attitude” e Slash si prende lunghi assoli, di cui uno (il tema de “Il padrino”) che sfocia su "Sweet child o' mine".
“Yesterday” è le sorpresa della serata: la canzone tratta da “Use your Illusion II”, dal forte sapore nostalgico, è accolta positivamente dai fan, soprattutto se si considera che è stata inserita in scaletta in pochissime occasioni. Nel finale le ballad come la lunghissima “November Rain”, introdotta al piano dalla coda di “Layla” dei Derek & The Dominos di Eric Clapton, la corale “Knockin' on Heaven's Door" con il pubblico che risponde al coro di Axl e la romantica “Don't cry.”
Anche a Imola non è mancato il tributo per la recente scomparsa di Chris Cornell con la toccante esecuzione di “Black Hole Sun”, questa volta posizionata nei bis: Axl, nonostante il timbro di voce differente, riesce a renderla al meglio. Sono lontani gli anni in cui i Guns e Kurt Cobain (e in generale tutto il movimento grunge) si punzecchiavano. Il tempo, come si dice porta consiglio, ed ha sistemato molte faccende sia all'interno della band che verso l'esterno. Una pace suggellata da tutto l'autodromo e dalla curva della Rivazza, illuminati da accendini e smartphone: un'atmosfera difficilmente dimenticabile.
Nei bis spunta anche “The seeker” degli Who: tante le cover e le citazioni di brani altrui (si è sentito anche un accenno di “Only women bleed” di Alice Cooper): una serata che è stata veramente una lezione della miglior “school of rock”. “Paradise City” sancisce la chiusura del concerto in un tripudio di coriandoli fuochi d’artificio e assoli di Slash che regala plettri ai ragazzi delle prime file.
Cosa succederà dopo la fine del tour programmato fino a dicembre ancora non è dato saperlo: ieri, prima del concerto, il capo di Live Nation Roberto De Luca ha manifestato la volontà di riportare la band in Italia ne 2018, magari negli stadi. Ma stasera i Guns n’ Roses hanno radunato un pubblico eterogeneo che ha ancora voglia di rock classico fatto di chitarre basso batteria e voce, quella graffiante di Axl.
Bentornati, arrivederci, a presto.
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