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Indice  ~  Concerti  ~  Opening - Madrid, Wanda Metropolitano 1/6/22

MessaggioInviato: 5 giugno 2022, 10:32
Avatar utenteMessaggi: 623Iscritto il: 26 marzo 2013, 11:47
Rosso, rispetto tutti i punti di vista, e non mi considero più innamorato degli Stones rispetto a chiunque altro, ognuno esprime le proprie sensazioni d'altronde a questo serve il forum, se la pensassimo tutti allo stesso modo si potrebbe chiudere.


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MessaggioInviato: 5 giugno 2022, 10:43
Avatar utenteMessaggi: 623Iscritto il: 26 marzo 2013, 11:47
D'altronde io stesso non credo che gli Stones abbiano fatto sempre cose eccezionali, tanto è vero che poco tempo fa ho aperto un topic sul disco più brutto degli Stones.
Ma ora è diverso, cosa si vuole di più da una band di quasi ottantenni, cosa si vuole pretendere da musicisti che hanno fatto tutto e di più, per sessant'anni non per dieci o venti, vedere se Keith sbaglia o azzecca un assolo? se Mick saltella bene oppure no? o Ronnie? se suonano oppure non suonano un certo brano? Preferirei per questi motivi che si fermino? ma non scherziamo nemmeno.
Esistono e suonano, a me questo basta e avanza, ora, nel 2022, mi rende felice.


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MessaggioInviato: 5 giugno 2022, 11:21
Avatar utenteMessaggi: 623Iscritto il: 26 marzo 2013, 11:47
L’urlo dei Rolling Stones, a Madrid si canta un inno alla vita.

L'apertura dello 'Stone Sixty Tour' per i 60 anni di carriera della band



di Ernesto Assante
02 GIUGNO 2022

"Della band originale che sessant'anni fa salì sul palco del Marquee di Londra il 12 luglio del 1962 ne sono rimasti solo due, Mick Jagger e Keith Richards. Ma è bellissimo vedere proprio loro due, infinitamente più vecchi, avendo ognuno di loro vissuto più vite di quante ne possa immaginare una persona normale, calcare l'enorme palcoscenico costruito davanti a una delle curve del Wanda Metropolitano, lo stadio dell'Atletico Madrid, con i volti sorridenti e divertiti sui maxischermi, instancabili e arzilli, per aprire il nuovo tour della band in cui celebrano il sessantesimo anniversario della loro incredibile vicenda artistica.

Loro due, sempre insieme, amici, nemici, fratelli, colleghi, sono in pista ancora una volta per riportare in Europa gli Stones, per la prima volta senza Charlie Watts, loro due circondati da un fratello acquisito, Ron Wood, e da tanti altri 'partner' musicali, per sostenere il loro circo rock'n'roll.



L'inizio è tutto per Charlie Watts, con i tre schermi che mandano foto e filmati di tutte le epoche, sul ritmo inconfondibile della sua batteria. Partono a razzo, con Street fighting man e 19 Nervous breakdown, Sad sad sad, Tumbling dice.

Jagger come sempre corre da una parte all'altra dei 55 metri del palco, e il pubblico gli va dietro, balla, dondola, canta, salta, urla come è giusto che sia. Intona Out of town e se la cava decisamente meglio di una gran parte dei trentenni che ancora cercano di imitarlo, facendo cantare tutto lo stadio.

Sta sul palco con la consueta sfacciataggine, per nulla mitigata dall'età, mentre alle sue spalle Wood e Richards martoriano le corde delle loro chitarre alla solita maniera. L'unica concessione alla modernità è una partecipazione 'social'del pubblico: sullo schermo scorre un elenco di brani richiesti on line dal pubblico e la scelta cade sulla classicissima e inconfondibile Beast of burden.



Gli Stones del tour del sessantennio sono meno inclini al circo, allo spettacolo e all'effetto speciale, suonano, al meglio del caos controllato delle due chitarre di Woods e Richards, ovviamente non riconducibili a schemi precisi, e puntano dritti alla sostanza, con You can't always get what you want, che fa cantare in coro tutto lo stadio, ma anche con la 'cronaca' della pandemia cantata con la recente Ghost town, che dal vivo è decisamente meglio che registrata, trasformandosi in un reggae oscuro e sinuoso.


Richards è calmo e onnipresente, ma quando il suono della chitarra riempie completamente lo stadio con l'accordo e il riff di Honky tonk woman è chiaro a tutti che Jagger può essere "Sir Mick", solo perché a guardargli le spalle c'è lui, solido e vecchissimo, essenziale e monumentale come sempre, ancora sessant'anni dopo e manda in visibilio lo stadio quando va a cantare (niente male peraltro) e a dirigere la band al posto di Mick, per due pezzi che portano il concerto fuori dagli Stones ma dentro il rock blues del grande chitarrista.

Per tutta risposta Jagger si lancia in una versione supersexy di Miss you, con tutto il repertorio dei passi di danza e delle mossette che ha perfezionato negli anni, prima di lasciare Daryl Jones a un clamoroso assolo di basso.


Ma il momento migliore, senza dubbio, è quando "scendono in cantina" e suonano Midnight rambler, slegano, improvvisano, si lasciano andare al rock blues che li ha fatti diventare grandi e che loro hanno riscritto e reinventato. O quando infiammano letteralmente lo stadio con una Jumpin' Jack flash che è un tuono emozionante.

Non c'è click, non ci sono basi, computer, non c'è trucco e non c'è inganno nel loro suono, sono imprecisi, irregolari, se ne fottono delle buone maniere e della bella forma, sono gli Stones e non solo se lo possono permettere ma se non fossero così sarebbero degli eleganti e inutili imitatori di loro stessi.


Certo, sono sostenuti da una grande band, il leggendario Chuck Leavell alle tastiere, il solidissimo Darryl Jones al basso, le voci ultra appassionate di Bernard Fowler e Sasha Allen, i fiati di Tim Ries e Karl Denson, le tastiere di Matt Clifford. Per ognuno c'è un momento di gloria, soprattutto per Ronnie Wood, che festeggia il compleanno con gli auguri di tutto lo stadio. E per ognuno del pubblico, che canta e urla in coro Start me up o che balla Paint it black, giovani e attempati, con i capelli colorati o bianchi.


Tutti cantano tutto, ogni canzone è di chi Rolling Stones li ha vissuti e di chi li ha scelti. Di certo non era nato almeno un terzo dei quasi 50mila che hanno affollato lo stadio, ragazzi che gli Stones li hanno scoperti addirittura nel nuovo millennio, quando Jagger e Richard erano già morti e rinati almeno quattro o cinque volte.

Ragazzi che non sembrano avere alcuna Sympathy for the devil (ma la cantano in coro fino a perdere la voce), che del lato oscuro delle pietre rotolanti non ne hanno saputo granché, se non qualche riga su Wikipedia, ma che amano la loro musica senza se e senza ma, fanno la fila per comprare magliette e sticker, e si cuociono allegri sotto al sole aspettando di entrare, fianco a fianco con fratelli maggiori, zii, genitori e in alcuni casi anche nonni.

Rolling Stones, un video in omaggio a Charlie Watts

Sì, perché la cosa più interessante della celebrazione live dei sessanta gloriosi anni di carriera degli Stones è che al festeggiamento non ci sono arrivati da soli, ma insieme alla 'meglio gioventù' della loro epoca, che forse, e non crediamo di sbagliare di molto, intona ancora Satisfaction perché ci crede.

Ottantenni in fila? Sì, e non pochissimi quelli che avevano venti anni nel 1962 e ancora hanno il rock'n'roll che scorre nelle vene. Sì, si potrebbe anche prendere in giro i rock'n'rollers della terza età che sono sugli spalti, ma sarebbe un errore, perché loro sono li, a Madrid, al primo concerto dell'ennesimo tour europeo dei Rolling Stones, perché non hanno mai mollato, perché quelle note suonate dalla chitarra di Keith Richards negli anni Sessanta e in quelli seguenti sono servite sempre per trovare la strada di casa e non smarrirsi.


Conta l'età, dunque? Davvero si può essere 'too old to rock'n'roll' come recitava una famosa canzone? A Madrid, ma sarà lo stesso anche nelle altre date, anche a Milano, a San Siro il 21 di giugno, ci è sembrato di no, vedendo accanto a noi degli anziani che non facevano finta di essere giovani, sfoggiando con orgoglio i loro capelli bianchi, ma che sapevano di essere nel giusto, di aver fatto ancora una volta una scelta di campo, con gli Stones, non da un'altra parte.

Lo stadio per le due ore di concerto esulta e fibrilla, fino ai bis, con una inevitabile Gimme shelter che all'epoca era cantata per la guerra del Vietnam e che ora racconta con la stessa potenza la guerra in Ucraina, mentre sui grandi schermi passa là bandiere del paese e le immagini delle città distrutte. E con una necessaria Satisfaction che è un monumento costruito dal vivo ogni sera.

È un grande concerto, con grande musica e grandi emozioni. Nella quale né gli Stones né il pubblico sono venuti a giocare con la nostalgia, piuttosto a ribadire che, per quello che si può in un momento storico come quello che stiamo attraversando, un concerto degli Stones è una vaccinazione contro la morte, è una straordinaria affermazione di vita, è l'antidoto contro il veleno. E per vedere se funziona bisogna provarlo."


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MessaggioInviato: 5 giugno 2022, 12:24
Messaggi: 3297Iscritto il: 29 giugno 2007, 9:18
Mythumb, ti ringrazio per l'articolo postato e sottoscrivo ogni parola di quello che vi è scritto. Io volevo solo muovere un po' il dibattito, ribadisco che gli Stones sono unici al mondo, non c'è nessuno come loro ma è scontato, io li amo da 50 anni, dico solo che dovrebbero selezionare brani dibersi da più album per quanto possibile e fare cmq quei pezzi che sono dei capisaldi di tutto il rock es: BS, IORR, Rock off, ma c'è ne sarebbero a decine e mi pare invece che sia un po' uguale al no filter tour. Tutto qua, poi vediamo nel proseguo del tour cosa succede. Scusate comunque se ho osato muovere un po' il dibattito, continuiamo pure a dormire. ( non mi riferisco a te Mythumb)


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MessaggioInviato: 5 giugno 2022, 13:04
Avatar utenteMessaggi: 623Iscritto il: 26 marzo 2013, 11:47
Non hai niente di cui scusarti caro Rosso, il forum serve a questo, non c'è niente di male a dire quali brani si preferirebbe che suonassero, a dire che il palco non è ai loro livelli soliti, a dire che qualcuno di loro è sotto tono, così come dire che di tutto questo uno può anche fregarsene,
insomma se non ci fossero opinioni differenti qui ce la canteremmo e ce la suoneremmo in maniera monocorde, e non sarebbe da stonesiani. Come dice Assante in maniera perfetta abbiamo il rock n' roll che scorre nelle vene amigos.
Francesco.


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MessaggioInviato: 5 giugno 2022, 14:20
Avatar utenteMessaggi: 4294Località: leccoIscritto il: 18 luglio 2009, 23:29
rosso57 ha scritto:
BS secondo me è come un marchio di fabbrica, non suonarla mi sembra che manchi qualcosa, è il primo brano di un capolavoro irripetibile, un simbolo. Chiaro che poi vorrei altri pezzi anni 60 o da SG o da Exile e anche da B&L ma ti prendi quello che arriva. Comunque non scaldarti tanto Vasco, non ho scritto una cosa così terribile, su con la vita, eh?!!

Non mi sono scaldato, cercavo di comprendere il punto...molti fans hanno fatto un testa tanta per le scalette, sostenendo che piuttosto che ascoltare l'ennesima versione della hit di turno, preferirebbero ascoltare canzoni poco suonate dal vivo o comunque qualcosa di alternativo e ora che hanno eliminato una canzone, non va ancora bene.
Tutte le hit degli Stones sono capolavori...dopodiché ognuno di noi può essere legato a un particolare brano.
Il problema è che se non tolgono qualche hit, non c'è spazio per le rarità, alcune le fanno girare, come IORR o Let's Spend The Night Together ad esempio, nel caso di BS immagino che abbiano preso la palla al balzo e viste "critiche" al testo hanno scelto di non suonarla, visto che con il loro repertorio non era un problema. Tuttavia non ne farei un dramma.


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MessaggioInviato: 5 giugno 2022, 19:39
Messaggi: 1822Iscritto il: 11 febbraio 2007, 4:36
Inoltre si dimentica spesso che l'80-90 % degli spettatori in uno stadio conosce probabilmente quasi esclusivamente i brani più popolari, che puntualmente suonano, e poco altro.

Il tempo è di 2 ore poco più e le canzoni non possono essere più di una ventina.

È comprensibile che scelgano quelle che vediamo suonate


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MessaggioInviato: 6 giugno 2022, 18:14
Messaggi: 422Iscritto il: 9 ottobre 2016, 23:30
per una volta che sono d'accordo con Rosso, no che viene attaccato da tutti...ben felice di non aver preso il biglietto per questo Tour... :lol:


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MessaggioInviato: 28 giugno 2022, 19:59
Avatar utenteMessaggi: 434Località: Venezia centro storicoIscritto il: 15 giugno 2006, 15:37
mythumb ha scritto:
L’urlo dei Rolling Stones, a Madrid si canta un inno alla vita.

L'apertura dello 'Stone Sixty Tour' per i 60 anni di carriera della band



di Ernesto Assante
02 GIUGNO 2022

"Della band originale che sessant'anni fa salì sul palco del Marquee di Londra il 12 luglio del 1962 ne sono rimasti solo due, Mick Jagger e Keith Richards. Ma è bellissimo vedere proprio loro due, infinitamente più vecchi, avendo ognuno di loro vissuto più vite di quante ne possa immaginare una persona normale, calcare l'enorme palcoscenico costruito davanti a una delle curve del Wanda Metropolitano, lo stadio dell'Atletico Madrid, con i volti sorridenti e divertiti sui maxischermi, instancabili e arzilli, per aprire il nuovo tour della band in cui celebrano il sessantesimo anniversario della loro incredibile vicenda artistica.

Loro due, sempre insieme, amici, nemici, fratelli, colleghi, sono in pista ancora una volta per riportare in Europa gli Stones, per la prima volta senza Charlie Watts, loro due circondati da un fratello acquisito, Ron Wood, e da tanti altri 'partner' musicali, per sostenere il loro circo rock'n'roll.



L'inizio è tutto per Charlie Watts, con i tre schermi che mandano foto e filmati di tutte le epoche, sul ritmo inconfondibile della sua batteria. Partono a razzo, con Street fighting man e 19 Nervous breakdown, Sad sad sad, Tumbling dice.

Jagger come sempre corre da una parte all'altra dei 55 metri del palco, e il pubblico gli va dietro, balla, dondola, canta, salta, urla come è giusto che sia. Intona Out of town e se la cava decisamente meglio di una gran parte dei trentenni che ancora cercano di imitarlo, facendo cantare tutto lo stadio.

Sta sul palco con la consueta sfacciataggine, per nulla mitigata dall'età, mentre alle sue spalle Wood e Richards martoriano le corde delle loro chitarre alla solita maniera. L'unica concessione alla modernità è una partecipazione 'social'del pubblico: sullo schermo scorre un elenco di brani richiesti on line dal pubblico e la scelta cade sulla classicissima e inconfondibile Beast of burden.



Gli Stones del tour del sessantennio sono meno inclini al circo, allo spettacolo e all'effetto speciale, suonano, al meglio del caos controllato delle due chitarre di Woods e Richards, ovviamente non riconducibili a schemi precisi, e puntano dritti alla sostanza, con You can't always get what you want, che fa cantare in coro tutto lo stadio, ma anche con la 'cronaca' della pandemia cantata con la recente Ghost town, che dal vivo è decisamente meglio che registrata, trasformandosi in un reggae oscuro e sinuoso.


Richards è calmo e onnipresente, ma quando il suono della chitarra riempie completamente lo stadio con l'accordo e il riff di Honky tonk woman è chiaro a tutti che Jagger può essere "Sir Mick", solo perché a guardargli le spalle c'è lui, solido e vecchissimo, essenziale e monumentale come sempre, ancora sessant'anni dopo e manda in visibilio lo stadio quando va a cantare (niente male peraltro) e a dirigere la band al posto di Mick, per due pezzi che portano il concerto fuori dagli Stones ma dentro il rock blues del grande chitarrista.

Per tutta risposta Jagger si lancia in una versione supersexy di Miss you, con tutto il repertorio dei passi di danza e delle mossette che ha perfezionato negli anni, prima di lasciare Daryl Jones a un clamoroso assolo di basso.


Ma il momento migliore, senza dubbio, è quando "scendono in cantina" e suonano Midnight rambler, slegano, improvvisano, si lasciano andare al rock blues che li ha fatti diventare grandi e che loro hanno riscritto e reinventato. O quando infiammano letteralmente lo stadio con una Jumpin' Jack flash che è un tuono emozionante.

Non c'è click, non ci sono basi, computer, non c'è trucco e non c'è inganno nel loro suono, sono imprecisi, irregolari, se ne fottono delle buone maniere e della bella forma, sono gli Stones e non solo se lo possono permettere ma se non fossero così sarebbero degli eleganti e inutili imitatori di loro stessi.


Certo, sono sostenuti da una grande band, il leggendario Chuck Leavell alle tastiere, il solidissimo Darryl Jones al basso, le voci ultra appassionate di Bernard Fowler e Sasha Allen, i fiati di Tim Ries e Karl Denson, le tastiere di Matt Clifford. Per ognuno c'è un momento di gloria, soprattutto per Ronnie Wood, che festeggia il compleanno con gli auguri di tutto lo stadio. E per ognuno del pubblico, che canta e urla in coro Start me up o che balla Paint it black, giovani e attempati, con i capelli colorati o bianchi.


Tutti cantano tutto, ogni canzone è di chi Rolling Stones li ha vissuti e di chi li ha scelti. Di certo non era nato almeno un terzo dei quasi 50mila che hanno affollato lo stadio, ragazzi che gli Stones li hanno scoperti addirittura nel nuovo millennio, quando Jagger e Richard erano già morti e rinati almeno quattro o cinque volte.

Ragazzi che non sembrano avere alcuna Sympathy for the devil (ma la cantano in coro fino a perdere la voce), che del lato oscuro delle pietre rotolanti non ne hanno saputo granché, se non qualche riga su Wikipedia, ma che amano la loro musica senza se e senza ma, fanno la fila per comprare magliette e sticker, e si cuociono allegri sotto al sole aspettando di entrare, fianco a fianco con fratelli maggiori, zii, genitori e in alcuni casi anche nonni.

Rolling Stones, un video in omaggio a Charlie Watts

Sì, perché la cosa più interessante della celebrazione live dei sessanta gloriosi anni di carriera degli Stones è che al festeggiamento non ci sono arrivati da soli, ma insieme alla 'meglio gioventù' della loro epoca, che forse, e non crediamo di sbagliare di molto, intona ancora Satisfaction perché ci crede.

Ottantenni in fila? Sì, e non pochissimi quelli che avevano venti anni nel 1962 e ancora hanno il rock'n'roll che scorre nelle vene. Sì, si potrebbe anche prendere in giro i rock'n'rollers della terza età che sono sugli spalti, ma sarebbe un errore, perché loro sono li, a Madrid, al primo concerto dell'ennesimo tour europeo dei Rolling Stones, perché non hanno mai mollato, perché quelle note suonate dalla chitarra di Keith Richards negli anni Sessanta e in quelli seguenti sono servite sempre per trovare la strada di casa e non smarrirsi.


Conta l'età, dunque? Davvero si può essere 'too old to rock'n'roll' come recitava una famosa canzone? A Madrid, ma sarà lo stesso anche nelle altre date, anche a Milano, a San Siro il 21 di giugno, ci è sembrato di no, vedendo accanto a noi degli anziani che non facevano finta di essere giovani, sfoggiando con orgoglio i loro capelli bianchi, ma che sapevano di essere nel giusto, di aver fatto ancora una volta una scelta di campo, con gli Stones, non da un'altra parte.

Lo stadio per le due ore di concerto esulta e fibrilla, fino ai bis, con una inevitabile Gimme shelter che all'epoca era cantata per la guerra del Vietnam e che ora racconta con la stessa potenza la guerra in Ucraina, mentre sui grandi schermi passa là bandiere del paese e le immagini delle città distrutte. E con una necessaria Satisfaction che è un monumento costruito dal vivo ogni sera.

È un grande concerto, con grande musica e grandi emozioni. Nella quale né gli Stones né il pubblico sono venuti a giocare con la nostalgia, piuttosto a ribadire che, per quello che si può in un momento storico come quello che stiamo attraversando, un concerto degli Stones è una vaccinazione contro la morte, è una straordinaria affermazione di vita, è l'antidoto contro il veleno. E per vedere se funziona bisogna provarlo."



Questo articolo è stato scritto per il concerto di Madrid ma può essere benissimo declinato per Milano. Concerto S P E T T A C O L A R E, l'unico difetto è che sia già finito...speriamo tornino prestissimo!


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