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Indice  ~  Generale  ~  La pelle del Re

MessaggioInviato: 21 novembre 2006, 2:31
Avatar utenteSite AdminMessaggi: 3974Località: MilanoIscritto il: 6 gennaio 2006, 23:20
vi riporto un articolo che ho trovato tempo fa online, e lo salvai perche mi era piaciuto,
e ora sono riuscito a recuperarlo dalla morte dell'hard disk.
qualche leggenda intorno al concerto di Roma 90...... buona lettura
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LA PELLE DEL RE di Joe Pinter
da Rock Star del 13 Novembre 1990


La storia inizia una sera di luglio del 1983. Circa 1500 rockers si riuniscono in un club privé, il Tortuga. C'è una festa pirata con la quale si intende salutare il ritorno dello "squalo branco" da un viaggio lunga la costa brasiliana, attraverso il deserto, da Rio a Belem. Aveva anche risalito il Rio delle Amazzoni fino a Manaos da dove, sempre solo soletto, aveva raggiunto Iquitos, nell'Amazzonia peruviana. Lo chiamano "squalo" per la facilità e la rapidità con cui raggiunge i suoi obiettivi e "branco" perchè molti gli riconoscono il fiuto strategico di un branco di lupi. E' l'uomo che controlla tutte le discoteche della costa, ma il suo covo preferito è il Tortuga, una specie di enorme scoglio cui si accede solo via mare, trasformato in una taverna pirata dove si fa festa tutte le sere. Ma questa è una sera speciale: Squalo mancava da diverso tempo. Sulla spiaggia ci sono immense braci dove cuoce ogni tipo di pesce. Tra gli scogli enormi vasche improvvisate per trattenere le aragoste che prima o poi qualcuno bollirà. Per dissetarsi, tini di sangria e banconi di frutta esotica. A largo un traffico di barche che cercano di buttare l'ancora in attesa delle scialuppe del Tortuga rende il contorno della festa congestionato come una piazza di RIo. Molti si vestono da pirati come i loro antenati. Tutte le bande Bruzie sono presenti per onorare l'ospite. Una scala scavata nella roccia parte dalla spiaggia privata e arriva fino alla sommità dello scoglio, dove sotto una tettoia spiovente di bambù è sistemato il bar. Qui, poco prima dell'alba, lo Squalo si trova coinvolto in una discussione alla quale partecipano i rappresentanti di quasi tutte le bande della zona. Quando parla Squalo lo ascoltano tutti in silenzio: è uno della vecchia generazione. Ma dopo una notte di follie anche Squalo può dire una stronzata. Ed infatti: "Tutte le rockstar viventi sono dei traditori". Cerca di approfondire il concetto.Sostiene che i morti del rock'n'roll sono stati uccisi dal senso di colpa per aver consentito all'establishment di imbrigliare la loro arte nelle fredde regole del business. Una sorta di morte per autodistruzione. Si sono lasciati andare perchè avevano capito di non essere più liberi. Un bel discorso che affonda in uno dei temi storici del rock'n'roll, e davanti a lui ci sono 300 rockers tra i più duri.

Il dibattito si estende. Alla fine sono tutti d'accordo nell'accusare le rockstar viventi di tradimento e sfruttamento dei fans. Un improvvisato pubblico ministero chiede una certa pena, ma le bande più incazzate (Lupi Bruzii, Pani Bianchi, Litlle Square, Muti e Stadio) vogliono la morte di qualcuno. C'è anche la proposta di scegliere un capro espiatorio: dentro un bussolotto i nomi dei colpevoli, il primo estratto paga per tutti. Nonostante l'ira dilagante, prevale la moderazione: si decide di applicare il contrapasso. Che le rockstar siano condannate a essere tradite e sfruttate come lo hanno tradito e sfruttato i fans. Sono passati 7 anni da quella sera in cui Squalo festeggiava i suoi 32 anni. Oggi sembra un'altra persona: è un manager sposato con due bambini che va a pesca di lucci e a letto presto la sera. Molti lo scambiano per uno yuppie. Molti lo danno per contento, qualcuno anche per arrivato. Ma è una bugia. Squalo sta tornando a colpire. Sta tornando a "pinnare" cerchi concentrici sull'orlo del mare, eludendo angeli e demoni. Ha una missione da compiere: avvicinarsi a Mick Jagger sempre di più, sempre più minaccioso, smpre più determinato. Vuole fargli la pelle. Mi ha scritto una lettera per farmi sapere come è andata. Dallo Squalo Branco a Jo Pinter. Per filo e per segno. Ho visto un'intervista di Mick Jagger in TV. Gli Stones erano appena arrivati in Italia. Mick indossava un bellissimo giubbotto sopra il quale campeggiava lo stemma della Ciga Hotels. Quindi dovevano essere scesi al Grand Hotel Excelsior di Roma. Pensai: <<Guarda come vivono questi bastardi traditori a spese dei loro fans>>.Ma, a parte queste dolorose osservazioni, il giubbotto era effettivamente stupendo, e Micklo indossava come una seconda pelle. Mi era venuta una voglia matta di portargli via quell'indumento. Ma avevo altro da fare. Prevedendo un'estate di merda, dovevo sbrigare molte faccende e così per un pò mi passò di testa l'idea di fare la pelle alla "seconda pelle"di quell'uomo. Ma non per molto. La mattina del 25 luglio esco da casa di corsa. Alle 2 mangio a Via Veneto, poi due passi per strada. All'angolo dell'Excelsior ci sono sei o sette ragazzi con zainetto e taccuino in mano. Chiedo: <<E' qui che stanno gli Stones?>> Conoscevo già la risposta.

Risalgo fino ai tavoli di Doney. All'interno lo Squalo prendo nuovamente il sopravvento sul manager. Scatta una difficile operazione di guerriglia urbana che ha l'obiettivo di punire il "traditore" Mick e di sottrargli la sua "seconda pelle". Mi sembra un'idea quella di agire sotto la bandiera dei Lupi. Mi tingo il dito medio sinistro di rosso, quello destro di blu. Dato che Mick, benchè traditore, era sempre il re del rock'n'roll, chaimo la missione "La Pelle Del Re". Di fronte a me la porta girevole dell'Excelsior. Nell'atrio due sbirri e i pochi fans di prima. Mi dirigo verso il bar, come uno qualsiasi. All'ingresso del salone vado quasi a sbattere contro cinque dei famigerati Angeli del Diavolo, la security privata degli Stones. Paciocconi, tranquilli, hanno la pelle devastata dai tatuaggi, ma sopra hanno magliette strafirmate. Si godono la vecchiaia badando a qualche ragazza più capricciosa delle altre, e comunque è lampante che non hanno più lo scatto e l'anticipo di 20 anni fa. Penso che tutto sommato, visto l'ambiente, non si aspettano sorprese. Gli passo accanto evitando di disturbare il loro sogno, che ormai ha più di 25 anni. Ma è meglio tenerli d'occhio. Ce ne sono sette in tutto, al piano terra, ma la parte più consistente deve essere ai piani. Vengo a sapere che i Stones sono nella suite imperiale, al primo piano, e che il resto dell'entourage occpua ben 92 stanze. Non posso salire liberamente: scale e ascensori sono riservati ai possessori di pass o ai residenti accertabili. Controlli giustificati, ma niente di eccessivo. A questo modo si può superare qualsiasi ostacolo. Mi occorre qualche minuto per una perlustrazione. Mi avvicino ad una ragazza di colore che sta per prendere l'ascensore, la saluto, salgo su con lei. Quando l'ascensore si apre sono davanti alla suite imperiale. Ero esaltato e in parte stupito. Troppo poco mezz'ora per raggiungere l'obiettivo. Al piano, nessun angelo. Sulla porta della suite, c'era un biglietto: <<Caro Mick, sono con i bambini nella 111, aspetto quelli di "Vogue", siamo appena arrivati, vieni a salutarci quando puoi>>.Ciò significa che dentro non c'era nessuno e questo, a sua volta, significava che forse potevo provare ad entrare. Dopo una rapida analisi della situazione, preferisco perlustrare il piano. Per l'intervento è meglio aspettare che tutti siano al concerto. Passo davanti alla 111 dalla quale vengono le strilla dei bambini. Ritorno alla imperiale proprio mentre transita il ragazzo della room service con una bianco freddo e quattro bicchieri. Mi scambia sicuramente per uno degli angeli.

I ragazzi sono tutti dentro, dunque: tutti tranne Mick. Si carburano col bianco. Due poliziotti mi si mettono vicino, e anche loro mi prendono per uno della security. <<Stesso lavoro e due paghe diverse noi, vero?>> mi fa uno di loro. Faccio finta di non capire. Mi chiede se capisco l'italiano. Arriva Mick. Prima di chiudersi in stanza chiede di non essere disturbato alla scorta. L'uomo di colore che accompagnava viene verso di noi (per lui evidentemente sono un poliziotto italiano) e ci prega di non far avvicinare nessuno. Gli parlo in inglese e i due veri poliziotti non capiscono una parola. <<Beato te che puoi farti un drink>>. Poi mi rivendo la battuta del poliziotto: <<Stesso lavoro ma due paghe diverse noi, vero?>> Decido di stare alla larga da tutto per un pò e scendo di sotto. Faccio due passi per Via Veneto. Quando torno la morsa della security è più robusta. Anche la polizia più alacre. Se cerco di passare adesso, penso, rovino tutto. La fortuna mi viene incontro. Davanti all'albergo inizia a scaricare la troupe di "Vogue". Mi infilo tra loro. Invandiamo la stanza di Jerry. Comincio a giocare con i bambini,mi sembrava una buona idea. Una ragazza mi chiede di Jerry. La manda un'agenzia, deve badare ai marmocchi. Da una porta vicino esce la ragazza di colore con la quale ero salito in ascensore. Lascia il "via libera" alla servitù sulla porta della stanza. Le faccio: <<Sto di servizio fino a tardi, se torni presto potremo fare due chiacchiere>>. <<Resisti fino alle quattro di mattina, e mi darai la buonanotte>>. Perfettto, non sarebbe tornata tanto presto. E in tutto questo avevo anche guadagnato un rifugio sicuro, con telefono, frigo-bar, musica, tv, a sette metri dalla stanza del faraone. Ogni tanto do una sbirciatina al corridoio. Durante una di queste sbirciatine incrocio il sedere di Jerry. Era uscita dalla stanza con un mini vestito nero. Doveva farsi fotografaree usava il corridoio come passerella. Una bambola bionda. Meglio sicuramente il culo di Jerry che il giubbotto di Mick. Ma il lavoro è lavoro. Un paio di governanti iniziano a lavorare nella mia camera covo. Una ragazza esce dalla stanza di Jerry, e attacca bottone. Accetto l'invito a parlare, devo comunque aspettare che si sgombri il campo. Dalle scale arriva un rock manager sulla cinquantina, orecchino a sinistra. Entra silenzioso nella suite imperiale lasciando la porta spalancata. Subito dopo la porta c'è un corridoio d'ingresso nel quale vivrebbe bene una famiglia di cinque persone. In fondo, il salone della suite, con un piano rialzato. A destra e a sinistra, altre porte. Stabilisco che la cosa migliore sarebbe nascondersi da qualche parte all'interno della suite. Ad un certo punto mi trovo di fronte Mick. Sbianca, ha paura, molta paura. Dura tutto pochissimo, quanto basta comunque per scaricargli addosso il caricatrore di una Mauser se al posto del micro registratore avessi avuto in tasca una Mauser e se fossi andato lì per fargli la prima pelle. L'uomo con l'orecchino riappare e si frappone tra me e il re, chiedendomi di uscire. Non so chi sia, ma deve avere qualche peso sulla gestione della sicurezza dei divi perchè è incazzatissimo. Gli dico di essere un amico di Juan Maria, che sono appena arrivato dal Perù e che sono stato incaricato di portare a Mick una marmellata di Hayuascyah, una pianta allucinogena. La marmellata ottenuta con quella pianta ha sempre mandato ai matti Mick. Me la squaglio, approfittando di una distrazione improvvisa di quasi tutti. Vado giù al bar, dove noto che stanno controllando tutto di tutti.L'uomo con l'orecchino mi indica ad un gruppo di angeli. GIoco d'anticipo: <<Ehi, ragazzi, volevo soltanto un autografo>>. Gli angeli, che sono rudi e spesso meno svegli di un anestetizzato, mi prendono senza esitare per un fan nostalgico. Ne prendo a braccetto uno e gli spiego che per me un autografo di Mick è decisivo. Vorrei portarlo fino in fondo al salone, buttarlo in una cabina telefonica e rompergli il culo, ma non ci riesco perchè prorpio mentre le mascelle dello squalo stanno per addentare l'angelo viene chiamato a rapporto. Decido di andare allo stadio.

Arrivo al Flaminio alle 17.00. Tutte le entrate sono sorvegliate dalla Security di Zard. Quattro, qualche volta sei per cancello. Faccio il biglietto. Sotto al palco un muro umano a due metri dalle transenne. Poi altri 30 scagnozzi di Zard in posizione fissa e altri 7 a piantonarecon una ronda severa tutta la lunghezza dell'impalcatura. Mi faccio prestare un binocolo e noto che esiste un punto debole: il cuore della struttura. Infatti il centro del palco è come un pascolo senza cane pastore. Soltanto roadies, niente polizia. Alle 19.30 inizia a suonare il gruppo spalla. In prima fila osservo il comportamento del backstage di Zard. Non sembrava possibile fare niente. Soltanto un'onda di pubblico impazzito avrebbe potuto travolgerli. Gli Stones iniziano alle 20.50. Vero rock'n'roll, forse l'unico. Ad un certo punto dello spettacolo, dueo tre file dietro di me, c'è un focolaio di violenza. Interviene la sicurezza. Un cagnaccio di Zard mi si piazza davanti e ogni tanto si gira indietro a guardarmi. <<Che cazzo guardi?>> gli faccio. E lui: <<Squalo! Squalo!>>. Dopo tre secondi lo individuo.

E' uno che balzicava la costa ed erano almeno 7 anni che non lo vedevo. Non si riusciva a parlare per il frastuono. Ci scambiamo qualche complimento attraverso un paio di strette di mano. Andiamo a bere dopo il concerto e, forse senza volerlo mi dà un'informazione importante: mi dice che il lavoro della security di Zard finisce intorno al palco, cioè il palco è indifeso. Gli spiego che ho un problema e che forse lui può aiutarmi. Ho bisogno di una maglia della security e un pass per il concerto del giorno dopo. L'amico accusa il colpo. Gli chiedo molto, ma visto che si era offerto, ormai non può più tirarsi indietro. Il giorno dopo, alle quattro del pomeriggio, mi consegna "la merce". Camuffato riesco a ispezioanre tutto lo stadio, compreso naturalmente il palco, ancora deserto. Mi infilo in ginepraio di tubi, e nascondoduna busta con una maglia e un paio di bermuda neri. Aspetto le 21.45 per entrare in azione. Indosso nuovamente la maglia del backstage e con il pass al collo scivolo sino al palco dove indosso la maglia e i bermuda neri che avevo nascosto nel pomeriggio. Raggiungo il palcoscenico. Di fronte a me c'è Bill Wyman. Mick scatenato, si sfila la giacca e ha l'accortezza di indirizzarla proprio ai miei piedi. Mi sembra tutto troppo facile, e provo pena per l'uomo che sbraita davanti a me. Il re, dopotutto, è solo. Nessuno, paradossalmente, gli protegge le spalle. Mentre cerca di spiegare a migliaia di persone cos'è rimasto del rock'n'roll qualcuno dietro le quinte può fulminarlo con un solo colpo. La sua corte evidentemente pensa soltanto a sfruttarlo. Più tradito e sfruttato dei suoi stessi fans. Una sarta passa e si porta via la giacca. Ruoli, nient'altro che ruoli. Altro che estasi del rock'n'roll. Un fumetto, soltanto un grande fumetto che puzza di dollari e una stanchezza infinita. Forse la verità è che i veri Stones e i veri Angels sono morti da anni. <<Lupi, soltanto da lontano sembra vero!>>. Me ne vado strangolato da una profonda amarezza.

Lo Squalo non ha bisogno di romanzare sulle avventure degli altri? La sua vita è un insieme di storie ben più interessanti e ben più vere.

Come forse la vita di tutti.


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MessaggioInviato: 25 novembre 2006, 18:02
Messaggi: 2142Località: trevisoIscritto il: 24 febbraio 2006, 0:28
Ha detto F.Treves:"al Flaminio di Roma tanti dicevano che erano finiti.Invece potrebbero suonare anche delle latte e dei manici di scopa e sarebbero sempre i Rolling Stones." Ha detto Keith:"Continueremo a suonare anche dopo morti".


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MessaggioInviato: 25 novembre 2006, 18:43
Avatar utenteMessaggi: 3012Località: TORINOIscritto il: 26 luglio 2006, 0:15
:P <) <) <) <) :D


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