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Indice  ~  Generale  ~  "Blue & Lonesome" il nuovo album 2016

MessaggioInviato: 2 dicembre 2016, 21:38
Avatar utenteMessaggi: 2114Località: ItalyIscritto il: 20 dicembre 2010, 22:27
I virtuosismi non c'entrano nulla, Mark.
Ne riparliamo (almeno io) tra qualche ascolto.

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MessaggioInviato: 2 dicembre 2016, 21:45
Messaggi: 1577Iscritto il: 10 novembre 2012, 20:01
leeds71 ha scritto:
I virtuosismi non c'entrano nulla, Mark.
Ne riparliamo (almeno io) tra qualche ascolto.

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..allora, scusami, ma non ho ben compreso il passaggio su Keith!

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MessaggioInviato: 2 dicembre 2016, 21:52
Avatar utenteMessaggi: 2966Località: Lamezia TermeIscritto il: 16 febbraio 2007, 19:51
anch'io voglio prendermi qualche giorno.
al momento dico solo che Commite A Crime e Hoodoo Blues sono deliziose e che valgono il prezzo pagato.

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MessaggioInviato: 2 dicembre 2016, 23:40
Avatar utenteMessaggi: 2239Località: BeneventoIscritto il: 11 settembre 2006, 22:40
Lo sto ascoltando da giorni e non c'è nulla che non và, suonano tutti è un disco blues e Keith fa la sua parte nè più nè meno. Ha un suono ricercato "vintage" niente viene suonato fatto a caso, reinterpretano alla grande (a modo loro) vecchi pezzi blues.
Questo è un disco che va ascoltato alla vecchia maniera e non con lettori mp3.

Secondo me la voce/armonica di Mick sono in primo piano perchè la musica, nel blues, accompagna la voce, è un mio pensiero magari mi sbaglio.

Sono ancora "stonato" da questo disco ora me lo riascolto magari ho scirtto solo cavolate :lol: <) <)


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MessaggioInviato: 3 dicembre 2016, 0:13
Avatar utenteMessaggi: 4294Località: leccoIscritto il: 18 luglio 2009, 23:29
Cita:
Secondo me la voce/armonica di Mick sono in primo piano perchè la musica, nel blues, accompagna la voce, è un mio pensiero magari mi sbaglio.

....come negli anni 60 ! Anche allora suonavano molta armonica nei brani, certo c'era Brian oggi c'è Mick e bisogna dire che suona alla grande.
Però quanto è bello questo album ! Mi piace davvero tanto il suono non uniforme e quindi molto vario ma sempre coerente. Forse questo è uno dei motivi per cui non è per niente noioso, come spesso capita ad album interamente blues.


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MessaggioInviato: 3 dicembre 2016, 1:34
Avatar utenteMessaggi: 192Iscritto il: 6 novembre 2007, 15:44
Da noi non credo che ci sia stata la fila....

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MessaggioInviato: 3 dicembre 2016, 10:23
Messaggi: 1577Iscritto il: 10 novembre 2012, 20:01
vasco ha scritto:
Cita:
Secondo me la voce/armonica di Mick sono in primo piano perchè la musica, nel blues, accompagna la voce, è un mio pensiero magari mi sbaglio.

....come negli anni 60 ! Anche allora suonavano molta armonica nei brani, certo c'era Brian oggi c'è Mick e bisogna dire che suona alla grande.
Però quanto è bello questo album ! Mi piace davvero tanto il suono non uniforme e quindi molto vario ma sempre coerente. Forse questo è uno dei motivi per cui non è per niente noioso, come spesso capita ad album interamente blues.


Esatto Vasco. Il rischio di pubblicare un album noioso, su un genere per niente radio friendly o commerciale, già 'vecchio' prima ancora della sua pubblicazione (!) era altissimo. Invece , con la scelta giusta dei pezzi, la giusta durata ed il giusto sound, stanno vincendo anche questa sfida.
Adesso, la sfida più grossa saranno i pezzi originali...dopo un album così vecchia scuola ed un successo così meritato.

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MessaggioInviato: 3 dicembre 2016, 12:13
Avatar utenteMessaggi: 2114Località: ItalyIscritto il: 20 dicembre 2010, 22:27
Rolling Stones, blues a scacchi

di Cico Casartelli

Uscita la notizia che con Lonesome And Blue gli Stones si sarebbero dati al blues, subito ci siamo chiesti: a che blues? Di blues ne esistono tanti, quello rurale del Sud, quello peculiarmente texano di Lightnin’ Hopkins, quello di BB King forgiato a Memphis, quello unico e ipnotico di John Lee Hooker, anche quello bianco, aristocratico e poco battuto di Mose Allison – e naturalmente quello di Chicago, elettrico e metropolitano. Ecco, Lonesome And Blue non è solo un disco blues, è un disco Chess – ed è proprio per quello che consigliamo a chiunque non sia interessato a un ascolto di sottofondo, di andare a ripescare le incisioni che Mick Jagger, Keith Richards e compagni fecero nei leggendari studi di 2120 South Michigan Avenue che consacrarono al massimo della mitologia americana la musica dei vari Muddy Waters, Howlin’ Wolf, Etta James, Willie Dixon, Little Walter – qualche traccia ufficiale si trova in 12 X 5 (1964) ma esistono i bootleg, sempre benedetti. Piccola nota-stranezza: chi sviscererà il lavoro noterà la mancanza di almeno un numero del repertorio di Muddy Waters – che per essere roba degli Stones dediti al blues made in Chess fa strano.

Un album in presa diretta, dicono i protagonisti registrato in tre giorni – e si sente! Lonesome And Blue è monocromatico nel senso che l’intento era di fare un tributo alla musica ammaliò gli Stones imberbi, loro come tanti altri Brits del resto, dai ragazzi Yardbirds a quelli Pretty Things: naturalmente quello dell’etichetta Scacchi. Lo produce Don Was, ma a voler viaggiare con la fantasia sarebbe stato molto bello se dietro la console Mick & Keith avessero chiamato Jon Spencer: già, perché il signor Blues Explosion di quella roba lì è un conoscitore sopraffine, contando anche che è in assoluto un fanatico degli Stones – chi ricorda il tributo Exile On Main St EP (1986) al tempo dei Pussy Galore? Va bene, lo sappiamo: il big business certi gesti nel 2016 non li consente – men che meno il brand Rolling Stones, che oltre a Was gioca sul sicuro nel dare colore coinvolgendo vecchi collaboratori/amici come Eric Clapton, Jim Keltner, Chuck Leavell e Matt Clifford.

Suonato bene e con la giusta urgenza, sebbene lo attendessimo un po’ così Lonesome And Blue sorprende più di tutto nella scelta dei pezzi. Anzi, se prendiamo ciò che fece il loro ospite Manolenta in un’operazione analoga di un paio di decenni or sono, ossia con From The Cradle (1994), qui gli Stones sorprendono scegliendo brani non abusati – vedi, per contro, Clapton che nel suo album non risparmiò le solite Motherless Child, Hoochie Coochie Man, It Hurts Me Too. Semmai, se proprio si vuol essere un po’ maliziosetti, lascia un po’ perplessi che da A Bigger Band (2005), la bellezza di undici anni dopo gli Stones riescano a produrre solo un disco di pezzi altrui registrato in poche ore – tanto più che se l’album non fosse intestato a Mick Jagger e soci ma con eguale contenuto, giurateci che non leggereste gli stessi auto compiaciuti peàna scritti qui e là (spesso previo pagina pubblicitaria). Poi, sì, bisogna accettare che le nostre amate Pietre siano oramai dei settantenni – e quindi è pure giusto che guardino a un passato che tanto ha pesato sulla loro formazione artistica.

La scelta monochrome in molti passaggi comunque è azzeccata, vedi come spingono sull’acceleratore in Hate To See You Go e I Gotta Go, entrambe di Little Walter, nell’oscura Hoo Doo Blues del grande ma dimenticato Lightnin’ Slim, in Just Your Fool di Buddy Johnson – questa ha l’apparenza addirittura d’arrivare dalle leggendarie session di Jagger con i Red Devils, prodotte oramai quasi venticinque anni fa da Rick Rubin – in Blue And Lonesome di Memphis Slim dove brilla una gran bella cacofonia di chitarre a dodici battute, nella minacciosa Little Rain del sommo Jimmy Reed – bluesman con un ascendente lungo così, come testimoniano da sempre proprio gli Stones, Neil Young, Jerry Garcia e persino Elvis – in I Can’t Quit You Baby di Willie Dixon con ospite Clapton, molto più rilassata rispetto alla versione dei Led Zeppelin che tutti conoscono, e nell’atro numero con l’ex Cream Everybody Knows About My Good Thing, che dall’originale tendenza soul di Little Johnny Taylor diviene un robusto slow blues.

Qualche manierismo, dobbiamo dirlo, ci pare comunque che affiori, specie nel modo di cantare di Mick, come per esempio in Commit A Crime (Howlin’ Wolf) oppure All Of Your Love (Magic Sam) – o anche nei riff-oni spinti eppure convenzionali di Ride ‘Em On Down (Eddie Taylor) e di Just Like I Treat You (Willie Dixon) – ma si tratta sempre di un buon sentire dove la firma Stones, brand o non brand che sia nel 2016, si sente comunque.

http://www.gagarin-magazine.it/2016/12/ ... a-scacchi/

Questa, al momento, mi sembra la recensione più oggettiva.


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MessaggioInviato: 3 dicembre 2016, 13:35
Messaggi: 1577Iscritto il: 10 novembre 2012, 20:01
Mah, a me sembra la recensione di chi vuole fare, per forza, un po' il bastian contrario in mezzo ad un diluvio di recensioni ultra positive. La peggiore tra quelle lette sino ad ora.

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MessaggioInviato: 3 dicembre 2016, 13:42
Messaggi: 1577Iscritto il: 10 novembre 2012, 20:01
...poi Leeds, io non ho ancora compreso il 'Keith grande assente'! E non lo dico con vena polemica, ma solamente per capire un aspetto che forse mi è sfuggito!

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MessaggioInviato: 3 dicembre 2016, 14:07
Avatar utenteMessaggi: 2114Località: ItalyIscritto il: 20 dicembre 2010, 22:27
Assolutamente niente di personale Mark, lo sai e sai la stima che ho nei tuoi confronti, ma a me l'omologazione (sopratutto quella mentale) anche nelle recensioni dà fastidio o per dirla meglio, penso sia un elemento poco costruttivo ai fini di un confronto, fatto senza nessuna polemica, su un album. Capisco che ormai gli album da stroncare e stroncati non esistono più (per il Buscadero ogni album è da avere) e sicuramente BAL non è uno di questi, e neppure un album brutto.
Quello che sto cercando di fare io è analizzare un album che si aspetta da sempre da tutti i punti di vista, senza creare polemiche inutili. Anzi mi fa piacere leggere i vostri posts che mi spingono ad ascoltare di più l'album. Poi le idee si cambiano, figurati.

Puo' anche essere che mi sia rincoglionito del tutto eh e che in tutto questo blues non riesca a trovare il filo, ma a me il tifo (pro o contro) da' fastidio.
Qui non è questione ne' di tifo, di bastian contrario, ne' d'orgoglio e, per il momento almeno per me, neppure di 'sanguinamento'. :lol:

Su Keith avrei preferito parlarne e risponderti tra qualche ascolto, ma non è un problema.
Io non sento il guizzo di Keith, il suono sporco, il tocco di classe, l'assolo monocorda (che nulla ha a che fare con il tecnicismo...), il brivido nell'imperfezione, che invece mi trasmette e mi ha trasmesso fin dalla prima nota del suo Crosseyed Heart.
Sento un ottimo Ronnie, su cui non avevo nessun dubbio, che fa bene il suo lavoro (bellissimo il solo sulla traccia numero 6, più di quello di Clapton, molto diretto) e che alcune volte è costretto a fare anche quello di Keith. Non è solo una questione di accompagnamento o di esecuzione dei brani o di qualità della registrazione. Capitemi.

Devo veramente fare un elenco dei grandi blues recenti in cui Keith è bene in evidenza? E devo veramente sottolineare quanto sia importante la presenza (seppur non invadente) di Keith in riferimento al suono di questa band?

Non vorrei che una sua assenza, così evidente, venga scambiata per rispetto del 'verbo', per essenzialità esecutiva, o rispetto dei canoni blues. Perchè il blues non è solo questo.
Mi piace veramente tanto l'inizio di questa recensione:
Di blues ne esistono tanti, quello rurale del Sud, quello peculiarmente texano di Lightnin’ Hopkins, quello di BB King forgiato a Memphis, quello unico e ipnotico di John Lee Hooker, anche quello bianco, aristocratico e poco battuto di Mose Allison – e naturalmente quello di Chicago, elettrico e metropolitano.

E per il momento mi fermo con questi tanti blues che ci sono. Tanti appunto, come tante devono essere le opinioni.


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MessaggioInviato: 3 dicembre 2016, 14:36
Messaggi: 1577Iscritto il: 10 novembre 2012, 20:01
leeds71 ha scritto:
Assolutamente niente di personale Mark, lo sai e sai la stima che ho nei tuoi confronti, ma a me l'omologazione (sopratutto quella mentale) anche nelle recensioni dà fastidio o per dirla meglio, penso sia un elemento poco costruttivo ai fini di un confronto, fatto senza nessuna polemica, su un album. Capisco che ormai gli album da stroncare e stroncati non esistono più (per il Buscadero ogni album è da avere) e sicuramente BAL non è uno di questi, e neppure un album brutto.
Quello che sto cercando di fare io è analizzare un album che si aspetta da sempre da tutti i punti di vista, senza creare polemiche inutili. Anzi mi fa piacere leggere i vostri posts che mi spingono ad ascoltare di più l'album. Poi le idee si cambiano, figurati.

Puo' anche essere che mi sia rincoglionito del tutto eh e che in tutto questo blues non riesca a trovare il filo, ma a me il tifo (pro o contro) da' fastidio.
Qui non è questione ne' di tifo, di bastian contrario, ne' d'orgoglio e, per il momento almeno per me, neppure di 'sanguinamento'. :lol:

Su Keith avrei preferito parlarne e risponderti tra qualche ascolto, ma non è un problema.
Io non sento il guizzo di Keith, il suono sporco, il tocco di classe, l'assolo monocorda (che nulla ha a che fare con il tecnicismo...), il brivido nell'imperfezione, che invece mi trasmette e mi ha trasmesso fin dalla prima nota del suo Crosseyed Heart.
Sento un ottimo Ronnie, su cui non avevo nessun dubbio, che fa bene il suo lavoro (bellissimo il solo sulla traccia numero 6, più di quello di Clapton, molto diretto) e che alcune volte è costretto a fare anche quello di Keith. Non è solo una questione di accompagnamento o di esecuzione dei brani o di qualità della registrazione. Capitemi.

Devo veramente fare un elenco dei grandi blues recenti in cui Keith è bene in evidenza? E devo veramente sottolineare quanto sia importante la presenza (seppur non invadente) di Keith in riferimento al suono di questa band?

Non vorrei che una sua assenza, così evidente, venga scambiata per rispetto del 'verbo', per essenzialità esecutiva, o rispetto dei canoni blues. Perchè il blues non è solo questo.
Mi piace veramente tanto l'inizio di questa recensione:
Di blues ne esistono tanti, quello rurale del Sud, quello peculiarmente texano di Lightnin’ Hopkins, quello di BB King forgiato a Memphis, quello unico e ipnotico di John Lee Hooker, anche quello bianco, aristocratico e poco battuto di Mose Allison – e naturalmente quello di Chicago, elettrico e metropolitano.

E per il momento mi fermo con questi tanti blues che ci sono. Tanti appunto, come tante devono essere le opinioni.


Massimo rispetto per le opinioni altrui, ci mancherebbe! Ognuno è libero di promuovere o stroncare un album!
Così come a te non piace, giustamente, l'omologazione con il pensiero altrui, a me non piace il critico musicale troppo celebrale, il quale deve per forza trovare un difetto per non omologarsi!
Detto questo, rispetto ma non condivido quel concetto sull'assenza di Keith, che hai rafforzato con quel '...così evidente...'.
Mi sto sforzando, ascolto dopo ascolto, ma questa assenza non la noto proprio!

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MessaggioInviato: 3 dicembre 2016, 15:56
Messaggi: 272Iscritto il: 9 marzo 2015, 18:29
Il blues rimane un dialetto particolarmente ostico per chi non è autoctono, e i manierismi sono presenti anche nella tanto celebrata Hoo Doo Blues, però attenzione che da qui a sostenere che i bianchi non lo possono suonare il passo è breve...

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MessaggioInviato: 3 dicembre 2016, 18:56
Messaggi: 3297Iscritto il: 29 giugno 2007, 9:18
Io, scusate, trasecolo nel leggere certe recensioni di giornalisti che scrivono su riviste patinate, senza anima ne colore. Ma che cazzo vuol dire manierismo??!!! Ma questa gente da dove minchia viene???Scendano giu' dal trono e mettano i piedi per terra, perché questo disco è un disco di terra e sudore, lo si respira nell'aria. è l'afrore dei vecchi bluesman che viene a cercarci, a stanarci dalla musica stantia di oggi giorno, è il ritorno per niente scontato, alla profondità dell'anima, a ciò che gli Stones sono sempre stati, è il sangue più genuino del blues più vero e autentico. Come fu per Exile del 1972, Blues & lonesome sono quattro banditi e altri diavoli chiusi in una stanza intenti ad appiccare il fuoco a un deposito di benzina ben lontani dall'idea di spegnerlo per sempre. Manierismo!!??? Ma basta con questi intellettualismi da quattro soldi!!! Sale al sale e terra alla terra, basta con le cazzate da finti docenti di musica, imparino a scrivere con senso di libertà senza obbedire a canoni imposti, scrivendo quello che viene dal cuore e dalle emozioni. Questo è un gran disco e gli Stones ci stanno dentro benissimo, stringato e diretto come cristo comanda, blues e sudato, autentico, senza perfezionismi, crudo e grezzo come un diamante non ancora raffinato. Manierismi!!!Ma va a ranare!!!Va!!!. Presto la mia personale recensione su questo disco bellissimo e vero.

rosso57 <) :twisted: ragazzi c'è solo da essere felici senza farsi troppe menate, gli Stones sono qui, non serve altro, non serve molto, solo l'essenziale....rock' n roll!!!


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MessaggioInviato: 3 dicembre 2016, 20:30
Messaggi: 177Iscritto il: 10 luglio 2006, 16:28
Ho scoperto dal Sig. Casartelli che i Rolling Stones nel 2005 hanno pubblicato un disco col titolo A Bigger Band.. a me risultava un titolo simile ma diverso...


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