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MessaggioInviato: 19 ottobre 2012, 12:06
Avatar utenteMessaggi: 1435Località: bergamoIscritto il: 14 giugno 2006, 17:39
dal corriere di oggi:

http://www.corriere.it/spettacoli/12_ot ... 3328.shtml


Un successo eterno
Inesauribili, pazzi, inseparabili: perchè i Rolling Stones sono i più grandi
Il ricordo: a Napoli, nel luglio '82, compresi che Mick e gli altri sono un corpo solo

Era il luglio del 1982, e per il concerto dei Rolling Stones al San Paolo di Napoli eravamo partiti in tanti, da Roma come da tutto il sud. E arrivammo molto presto, per goderci ogni minima particella di quello che stava per accadere. Per proteggere il campo di gioco, erano stati impiegati dei grandi teli di plastica, che sotto la canicola diventarono incandescenti. Ma anche quel disagio infernale faceva parte dell'avventura, della felicità di essere lì, dentro quella marea umana anarchica e generosa, ribollente di ormoni, fiera come un esercito assetato e vittorioso.

Qualcuno decise di innaffiarci con delle grandi pompe, e così davvero iniziò la festa. Verso il tramonto, dopo un volo di palloncini, Mick Jagger attaccò con «Under my Thumb», seguita, se non ricordo male, da «Let's spend the night together». L'onda sonora ci travolse, ci portò in basso e poi in alto, e credo che nessuno sia rimasto indenne. Dopo quel momento, non mi sono mai stupito del fatto che gli Stones fossero ancora in giro, ancora tosti, ancora uniti. E che altro dovrebbero fare? Loro sono diversi da tutti gli altri, sono più pazzi, più veri, più poeti.

Il rito nevrotico dello scioglimento, tanto per citare una componente essenziale della storia del rock, non gli è mai passato seriamente per la testa. Si separano le cosidette «personalità», le prime donne che finiscono sempre per pestarsi i piedini. Ma nessuno degli Stones ha mai pensato a quello che faceva nei termini di una carriera, di un talento da mungere con accortezza, con vecchiaie da solisti dopo i bei tempi del gruppo. Quello che hanno, lo sprecano sempre tutto in una volta, perché la loro riserva è inesauribile. Di che cosa è fatto il rock, in fin dei conti? Il numero degli accordi, delle melodie, delle soluzioni ritmiche è incredibilmente limitato, se andiamo a osservare le cose da vicino.

Ma gli Stones hanno sempre interpretato questo materiale povero come un alfabeto di pulsioni, un secchio da calare nel pozzo oscuro e profondo della natura umana: l'infaticabile peccatrice, l'amica del diavolo. E dunque, in mano loro, un linguaggio innumerevoli volte dato per morto può suonare nuovo come se fosse stato appena inventato, in un colpo di genio e disperazione. E gli Stones, imperterriti come adolescenti, proprio questo fanno: come tutti i grandi artisti, continuano a inventare ciò che hanno già inventato, a scoprire ciò che hanno sempre scoperto. Perché mai dovrebbero andarsene in pensione? Sono sicuro che preferirebbero schiattare sul palco, tutti insieme, non più un «gruppo» come gli altri, ma organi di quell'unico corpo squassato da voglie e da ritmi che è il vero eroe della loro leggenda.


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