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Recensione "Black And Blue" 1976
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Autore:  totore [ 6 novembre 2016, 12:41 ]
Oggetto del messaggio:  Re: Recensione "Black And Blue" 1976

buon giorno a tutti;
non sono d'accordo con gli ultimi interventi di bill e giovanni.
Che Keith abbia dei "limiti" circa la tecnica, lo sanno anche i sordi. Chge questi limiti, le virgolette precedenti sono voluti, spesso ne costituiscono paradossalmente l'inimitabile marchio di fabbrica, altrettanto!

Il discorso non è l'invidia di Keith verso questo o quello, ma l'idea di suond che ha Keith che cozza con chitarristi dai lunghi assoli e dalle mille note (e questo mi vede stradaccordo, invece)

Il discorso l'ho (abbiamo) già affrontato in altri post e riguarda, tout court, il suond dei rolling stones.
Or bene, gli stones sono indubbiamente una rock'n'roll e blues band. Questi generi, intesi nella loro originaria forza mitologica, senza ancora le contaminazioni che li "infesteranno" (muddy water, howling wolf, robert johnson, elvis, Berry) non prevedono assolutamente finezze tecniche ed assoli alla david gilmour!

Keith questo lo sa benissimo e questo tipo di suono, devo dire magistralmente, cerca e sovente ci restituisce.
Basta rileggere con attenzione life quando parla di queste cose o vedere under the influece quando racconta del suo rapporto con la musica che l'ha formato/influenzato

Ragazzi, gli stones sono quelli di parathute woman, claudine, start me up, satisfaction, shake your hips, jumpin jack flash, sweet virginia, casino boogie, turd on the run, honky tonk women, beast of burden.

Ritmi tribali che privilegiano l'ossessività e la ripetitività del riff alla tecnica, che privilegiano il silenzio tra suono della batteria e quello della chitarra che la saturazione del tutto con note superflue.

Secondo me, se non si coglie a pieno questa peculiarità del gruppo, oltre a non capire granchè degli stones stessi (scusate la dura franchezza :lol: ), si finisce anche col fraintendere alcuni atteggiamenti di Keith Richards.

E' un OT a tutti gli effetti, ma l'argomente mi prende così tanto che non sono riuscito a tacere :D

Autore:  giovanni.cerri [ 6 novembre 2016, 12:48 ]
Oggetto del messaggio:  Re: Recensione "Black And Blue" 1976

Può darsi che non capisca gli Stones per carità, ma in tanti brani che hai menzionato c'è Mick Taylor che, almeno ai tempi era quel virtuoso che ritieni inutile in questa band e potrei essere anche d'accordo. Dico solo che l'atteggiamento snob di chi non ti caga in studio fino a quando gli hai dimostrato qualcosa non lo sopporto, indipendentemente dalla bontà della decisione di assumere Wood.

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Autore:  giovanni.cerri [ 6 novembre 2016, 13:07 ]
Oggetto del messaggio:  Re: Recensione "Black And Blue" 1976

Mi correggo, non nella maggior parte dei brani da te menzionati, ma come si era adattato MT sarebbe potuta avvenire la stessa cosa con Mandel. Ovviamente è inutile parlarne ora.

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Autore:  mark77 [ 6 novembre 2016, 13:11 ]
Oggetto del messaggio:  Re: Recensione "Black And Blue" 1976

Leggendo l'intervista a Wayne Perkins ed Harvey Mandel, si capisce benissimo che Keith, dopo l'esperienza con il virtuoso ed introverso Taylor, cercasse anche un amico, una persona piacevole con il quale, oltre ad intrecciare le chitarre come non accadeva con Taylor, si potesse creare un certo feeling.
Se qualcuno mi chiedesse: chi avresti scelto tra Mandel, Perkins e Wood? Io risponderei con convinzione Wayne Perkins, il cui assolo su Hand of Fate è maestosamente limpido e perfetto. E sono convinto che non avrebbe fatto rimpiangere Taylor, anzi...
Però, se mi dovessi calare nel Keith di allora, in quel preciso contesto, avrei scelto sicuramente Ronnie. Persona solare, positiva, tecnica chitarristica perfetta per quello che cercava Keith e, con il senno di poi, abbiamo visto anche la sua importanza per la tenuta della band

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Autore:  giovanni.cerri [ 6 novembre 2016, 13:19 ]
Oggetto del messaggio:  Re: Recensione "Black And Blue" 1976

Esatto Mark, è proprio questo il punto: una scelta basata sul rapporto, che poi si è rivelata quella giusta e più calzante.
Quello che critico di Keith è il comportamento tenuto verso un chitarrista, verso un altro musicista come lui.

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Autore:  leeds71 [ 6 novembre 2016, 14:50 ]
Oggetto del messaggio:  Re: Recensione "Black And Blue" 1976

giovanni.cerri ha scritto:
Esatto Mark, è proprio questo il punto: una scelta basata sul rapporto, che poi si è rivelata quella giusta e più calzante.
Quello che critico di Keith è il comportamento tenuto verso un chitarrista, verso un altro musicista come lui.

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Beh, avendo a che fare con un certo Mick Taylor...
E' come avere nel proprio giro un tale laureato a pieni voti alla Normale di Pisa.
Gente che è uscita dall'università del blues di Mayall e cha sempre saputo di saper suonare (e non strimpellare) la chitarra elettrica. Parliamo di uno dei più grandi chitarristi di blues degli anni 70. E' chiaro che ci fossero certe dinamiche, considerando anche l'età dei due.

Giro la frittata, dei grandi chitarristi inglesi del periodo Taylor è stato forse quello più malleabile musicalmente e non solo. Clapton e Beck non ci pensarono su, mai più di tanto ,ad entrare negli Stones conoscendone bene il giro.
Taylor nobilitò la musica gli Stones di quel periodo, era la persona giusta al momento giusto, questo lo sa bene anche Keith. E lo sappiamo bene tutti.

Autore:  giovanni.cerri [ 6 novembre 2016, 15:46 ]
Oggetto del messaggio:  Re: Recensione "Black And Blue" 1976

In ogni caso Black and Blue è stato un campionario di possibilità. Hanno scelto Wood e tutto il resto è storia.
Personalmente mi piace fantasticare e pensare a come sarebbero stati con Mandel o Perkins, a quale direzione musicale avrebbero preso.
Forse davvero Wood è stato fondamentale nei rapporti umani e nella sopravvivenza del gruppo.
Ma tanto che ne capisco io di Stones.

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Autore:  Wield [ 6 novembre 2016, 23:15 ]
Oggetto del messaggio:  Re: Recensione "Black And Blue" 1976

giovanni.cerri ha scritto:
Quello che critico di Keith è il comportamento tenuto verso un chitarrista, verso un altro musicista come lui.

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Che gli Stones siano duri e risoluti non mi pare una novità per la quale stupirsi.
Probabilmente il malinteso nasce dal fatto che pensiamo debbano essere necessariamente delle persone gradevoli in quanto nostri beniamini.
A me non crea alcun imbarazzo la possibilità che Keith sia uno stronzo, anzi, considero un'aberrazione l'idea condivisa da alcuni fans che lo immaginano - forse per un eccesso di affetto nei suoi confronti - come una specie di bonaccione tutto cuore.

Autore:  giovanni.cerri [ 7 novembre 2016, 0:07 ]
Oggetto del messaggio:  Re: Recensione "Black And Blue" 1976

Non penso proprio sia un bonaccione, come nessuno di loro.
Comunque mi scuso se ho portato tutti OT

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Autore:  bill75 [ 7 novembre 2016, 13:57 ]
Oggetto del messaggio:  Re: Recensione "Black And Blue" 1976

vasco ha scritto:
bill75 ha scritto:
in effetti e' cosi,Keith non e mai stato un mostro di tecnica,la sua grandezza sta tutto nella creazione di riff immortali,piu autore che esecutore tecnicamente perfetto..e cmq l'ha detto lui anche nella sua autobiografia che taylor gli rubava la scena sul palco.

Perché a te sembra che ci sia uno Stones mostro di tecnica ? A me non risulta ed è proprio questo che amo degli Stones. Mick J. non può certo essere considerato un cantante tecnico, Charlie men che meno, Bill è un bassista normale, Keith come sopra, Brian era forse un genio del suono, suonava vari strumenti ma anche lui non era certo un mostro di tecnica, ma metti questi musicisti assieme e avrai il suono Stones !!!!

forse mi sono spiegato male,io intendevo che il valore assoluto degli stones e del suono stones e dovuto non alla tecnica ma alla grande capacita' che hanno sviluppato nel corso degli anni keith richards e la sezione ritmica del gruppo,poi bisogna ammettere che taylor ha portato una ventata d'aria fresca nel suono,cioe' l'uomo giusto al posto giusto in quel determinato periodo della loro carriera

Autore:  mark77 [ 7 novembre 2016, 21:25 ]
Oggetto del messaggio:  Re: Recensione "Black And Blue" 1976

Quanto mi piace questo video...incentrato sulla chitarra di Perkins su 'Hand of Fate':
https://www.youtube.com/watch?v=dsP_VcqORA8

Autore:  leeds71 [ 9 gennaio 2017, 18:38 ]
Oggetto del messaggio:  Re: Recensione "Black And Blue" 1976

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Autore:  vasco [ 9 gennaio 2017, 20:26 ]
Oggetto del messaggio:  Re: Recensione "Black And Blue" 1976

totore ha scritto:
buon giorno a tutti;
non sono d'accordo con gli ultimi interventi di bill e giovanni.
Che Keith abbia dei "limiti" circa la tecnica, lo sanno anche i sordi. Chge questi limiti, le virgolette precedenti sono voluti, spesso ne costituiscono paradossalmente l'inimitabile marchio di fabbrica, altrettanto!

Il discorso non è l'invidia di Keith verso questo o quello, ma l'idea di suond che ha Keith che cozza con chitarristi dai lunghi assoli e dalle mille note (e questo mi vede stradaccordo, invece)

Il discorso l'ho (abbiamo) già affrontato in altri post e riguarda, tout court, il suond dei rolling stones.
Or bene, gli stones sono indubbiamente una rock'n'roll e blues band. Questi generi, intesi nella loro originaria forza mitologica, senza ancora le contaminazioni che li "infesteranno" (muddy water, howling wolf, robert johnson, elvis, Berry) non prevedono assolutamente finezze tecniche ed assoli alla david gilmour!

Keith questo lo sa benissimo e questo tipo di suono, devo dire magistralmente, cerca e sovente ci restituisce.
Basta rileggere con attenzione life quando parla di queste cose o vedere under the influece quando racconta del suo rapporto con la musica che l'ha formato/influenzato

Ragazzi, gli stones sono quelli di parathute woman, claudine, start me up, satisfaction, shake your hips, jumpin jack flash, sweet virginia, casino boogie, turd on the run, honky tonk women, beast of burden.

Ritmi tribali che privilegiano l'ossessività e la ripetitività del riff alla tecnica, che privilegiano il silenzio tra suono della batteria e quello della chitarra che la saturazione del tutto con note superflue.

Secondo me, se non si coglie a pieno questa peculiarità del gruppo, oltre a non capire granchè degli stones stessi (scusate la dura franchezza :lol: ), si finisce anche col fraintendere alcuni atteggiamenti di Keith Richards.

E' un OT a tutti gli effetti, ma l'argomente mi prende così tanto che non sono riuscito a tacere :D

...non capisco perché ci si dimentica di Brian...mettiamola così, chi assomiglia di più a Brian sia come personaggio, chitarrista e artista ?

Autore:  Gianpietro [ 9 gennaio 2017, 20:41 ]
Oggetto del messaggio:  Re: Recensione "Black And Blue" 1976

Sono d'accordo con Leeds, grande fortuna che dopo Jones é entrato Taylor negli Stones.....
Vorrei chiedere una cosa dato che voi sicuramente sapete più cose di me, è vero che nel '75 tra i papabili per sostituire Taylor vi fu anche Steve Marriott degli Small Faces?

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Autore:  Gianpietro [ 9 gennaio 2017, 20:42 ]
Oggetto del messaggio:  Re: Recensione "Black And Blue" 1976

.....e Humble Pie....un grande Marriott

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