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Indice  ~  Generale  ~  BRIAN IL RIVOLUZIONARIO

MessaggioInviato: 1 luglio 2009, 22:46
Messaggi: 3300Iscritto il: 29 giugno 2007, 9:18
Brian Jones visto e raccontato da un irriducibile stoniano. Dedicato alla sua memoria, alla sua arte, al suo rock e a tutti gli irriducibili stoniani.

Dedicato agli eventi in sua memoria del 5 luglio 2009 e alle bands che suoneranno la grande musica dei Rolling Stones.



Brian, il rivoluzionario.

Seduto su di una sgangherata sedia mi accendo un'altra sigaretta e non penso a nulla. E' da tempo che non penso più a niente. Gli altri della band mi sopportano, oppure fanno finta di essere miei amici, mordono il freno, vogliono andare avanti, spingere l'auto giu' nel burrone e saltargli sopra prima che tocchi terra. "Chiudi la porta di ferro, fa freddo in questo stanzone schifoso" dico a Roy in modo sgarbato. "Ci sono le prove da fare, stasera, Brian" Mi dice, col solito modo annoiato da una parte e feroce dall'altra.

"Cos'è per lei la rivoluzione, signor Brian Jones?" "Quando fai musica in un certo modo, o dici cose che scandalizzano, fai rivoluzione. Quando inventi un nuovo modo di suonare la chitarra, fai rivoluzione. Quando dici di essere "contro" al sistema e poi, pero', ci sguazzi dentro, fai rivoluzione, fai parlare di te, fai "contraddizione nel sistema". Se io sono un rivoluzionario? Beh, si".

“Roy, Rockin, Stey arriveranno piu' tardi, intanto noi cominciamo a fare il pezzo che aprirà il concerto di dopodomani. "Duryll, io non ho voglia di fare le prove, ho voglia di fumare e di bere fino a domani, non me ne frega nulla di fare le prove. Ti sei scopato la mia ragazza, ti sei preso la scena e poi, vieni qui a dare ordini come fossi il padrone della band. Noi facciamo rock'n roll, non produciamo scatole o lattine per il tonno, rock'n roll, rock'n roll!!!!! cristo!!!!!!!!"

"All'inizio ero io il leader della band, io l'ho fondata, l'ho forgiata, le ho trovato un nome. Io ho rivoluzionato il suono al suo interno, ho impostato un certo andamento musicale che doveva essere rivoluzionario, che tutti, in futuro, avrebbero copiato o dal quale, avrebbero attinto. Io, ho fatto nella mia mente la band." Ha altre domande, da farmi?"

"Duryll pensava di fare un giro di chitarra diverso, di dare piu' potenza e farlo piu' lungo, piu' strascicato, per questo dobbiamo provarlo." "Il resto della band è d'accordo di farlo cosi'? chiedo, con rabbia nel cuore. "Siete tutti d'accordo, vero? E' l'immediatezza del sound, che conta se vuoi fare un pezzo potente, che fulmini al cuore chi lo ascolta. Piccole sciabolate di chitarra, ogni tanto, lancinanti, sostenute da un ritmo incrociato tra batteria e chitarra ritmica. Questo è il pezzo da fare, senza fronzoli, ma se avete già deciso.....".

Sig. Brian Jones, qual'è il suo rapporto con la droga? "La droga? Lei mi cerca e io l'accontento quando posso. Ho già fatto due figli, sono contro tutte le regole, ho fondato un rock band, ho i capelli lunghi biondi, sono fragile di carattere e, lei, mi chiede qual'è il mio rapporto con la droga?."
Moriro' presto, lo so ma non ho paura. Quelli come me finiscono presto la vita, dimenticati, lasciando solo un piccolo segno nel cuore di chi ha fatto finta di amarli, di essere loro amico. I pezzi di rock'n roll devono sfondare le barriere dell'ipocrisia se vogliono essere rivoluzionari. Il sitar, il dulcimer il mellotron, li metti poi, come aggiunta alla base ritmica e a quella solista e definisci il pezzo. Io morirò presto e loro lo sanno, mi odiano già, dopo il successo, le donne, l'alcool, la musica, viene l'odio per quello sbagliato, fragile, per l'artista, per chi si lascia affascinare dai fiori e dal sole. Poi, viene l'odio.

"Dai, ancora una volta, Brian attento all'entrata di chitarra di Duryll, mi raccomando"

"Tutti hanno qualcosa da sbatterti in faccia, prima o poi, loro hanno la lucidità di chi ha calcolato già tutto, di chi ha già contato di estrometterti perché sei troppo rivoluzionario, troppo libero nei gesti e nella mente, perché sai piangere e sei biondo, quasi femminile.

"Io ho una visione confusa della società cosiddetta. Non m'interessa sapere chi comanda o chi è sottomesso, io voglio fare ciò che sento dentro e, se significa, sfondare la faccia del perbenismo e del qualunquismo, lo faccio senza pormi problemi. La guerra serve a chi comanda per impedirti di essere libero. Il rock'n roll è libertà, è trasgressione e bisogna farlo nel modo più' violento, col sound più sporco possibile."

Non avranno il coraggio di venire alla mia partenza, di ammettere che il carbone, il lavoro sporco, per far partire il treno, l'ho messo io contro tutti e tutto. Un cappellone, uno che gira con tipi strani, fragili, già morti per la società. Io la rivoluzione l'ho fatta, non l'ho pensata. L'ho fatta mentre suonavo i pezzi di rock'n roll con la mia band, con quelli che amavo e che poi mi avrebbero dimenticato in un angolo di un garage. Picchia pesante sulla batteria ed entra di colpo con la chitarra ritmica, pesante e violento, perché questo è il rock. Questo è il rock.

La strada l'ho percorsa per poco, ma ho lasciato sangue sulle corde della chitarra e lacrime sul cuscino di notte. "Dai, prova un altro giro di chitarra e poi sfonda con la batteria.........."

"Chiudi la porta di ferro, quando esci e lasciami la bottiglia e le sigarette. Ci ritroveremo più' tardi, nel posto dove voi sapete starci e io no, pieno di gente che ammicca e sorride col pugnale nel collo e la sigaretta penzoloni dal labbro.”

Questo stanzone è troppo umido, anche i muri trasudano. Si fa fatica ad essere lucidi il necessario, per provare i pezzi senza rifarli più volte. Io mi sento distante dal resto della band, ho una diversa concezione della musica. Quando penso ad un pezzo nuovo, guardo dentro ad un mondo che immagino fuori da questa stanza, nel quale albergano situazioni diverse tra loro che possono essere tragiche, felici, sul filo della pazzia, impossibili, esistenzialmente sofferte, un miscuglio di vite apparentemente uguali, conficcate come lance in un cielo rossastro e opprimente.
Sono distante e randagio.

Signor Brian Jones, è vero che subirà un processo per detenzione di stupefacenti? “ Non lo so, forse. Tutti deteniamo qualcosa e siamo, allo stesso tempo, detenuti noi stessi. Voi continuate a farmi queste domande, siete ripetitivi. Chiedetemi cosa penso dell'arte, del rock'n roll, oppure cosa penso al mattino quando sono già sveglio perché non ho affatto dormito, se ho un cane, se nascondo dollari in una cerniera del collo. Invece no, continuate a girarci intorno su sta storia della droga. Tutto ciò è davvero stupido.”

“Sostieni la base ritmica e falla più' dura possibile, sfrondala da giri di accordi inutili e continua a intrecciarla con quella solista e con la batteria così da formare un sound pieno, unico, grezzo e inesorabile” Così dico a Duryll e cerco di convincerlo anche se la distanza cresce, si allunga come un ponte meccanico tra noi due e ci allontana sempre di più. “Brian, passami la bottiglia e le sigarette, finisco di fare la mia parte, poi registriamo e riascoltiamo........” .

La vita della band è come una fabbrica dove si costruiscono pezzi di ferro o acciaio da lavorare, smussare e fondere tra loro. E' una fabbrica coi vetri rotti e con cani randagi che gironzolano intorno a vecchi bidoni arrugginiti, in cerca di cibo. Fuori, nella strada, si vive d'altro, si respira il gioco allegro del vento e la vita scorre silenziosa, con orizzonti sempre aranciati.
In una band non puoi vivere questo, perché sei assorbito da essa e da essa trai linfa per vivere e morire. Sei spesso sulla strada ma la vivi come un'altra stanza in cui lavorare, forgiare, fondere per riuscire a essere un rocker spietato nel concerto serale che ti attende. Una sera dopo l'altra, tra bottiglie d'alcool e sigarette, suoni davanti a gente che non conosci e che spia nel tuo cuore per vedere se hai “l'anima” per essere una vera rock'n roll band. Sei sul palcoscenico e sei fuori dal mondo e vuoi entrare nella storia, ma è fatica, sudore, odio, amore, vita e morte.

Signor Brian Jones, lei ama il successo? “Noi siamo una band di successo? Io non mi presento mai in orario alle prove e spesso sul palco non sono presente mentalmente. Gli altri lo sanno e mi sopportano, cercano di assecondarmi perché faccio colpo sul pubblico e comunque completo sempre i concerti. Non sono un uomo di successo, sono di passaggio in una fabbrica dove si scarica no treni di illusioni e poi si accatastano ai margini del cuore in attesa che qualcuno le raccolga e le traduca in musica. Rockin, il nostro frontman e cantante, beve spesso con me e fuma le mie sigarette, ma mi è ostile, di un'ostilità velenosa che vedo quando mi sorride e quando si esibisce, come un'animale, sul palcoscenico. E' tutto cosi' strano, a volte, ed è nebbioso il porto dove attraccare la propria nave per far salire le tue emozioni.”

Domani abbiamo un altro concerto e poi ancora un altro, siamo sulla strada, siamo una grande rock band ormai , famosa, con numerosi guai giudiziari ma una grande realtà musicale. Una rock band deve essere potente e unita, abbandonare le spiagge sperdute dell'incoscienza per calcare l'asfalto della città con le sue luci e suoi compromessi.

“Attacca così e poi entro io con l'armonica, il blues deve soffrire per essere vero, per entrarti nel sangue” Rockin, questo dice e ha ragione. Misura la distanza tra me e lui con la forza della musica, del blues e del rock'n roll e gli altri della band, fanno lo stesso. “Sei arrivato tardi anche oggi, Brian, non possiamo andare avanti così, abbiamo delle scadenze per il prossimo album, non puoi essere così sempre distante da tutto”. Il sound è sporco, deve essere sporco se vivi come vivo io, sulla strada, su furgoni scassati che ti portano da un locale all'altro a fare concerti e a bere alcool di seconda mano, comprato in luridi negozi di provincia. Arrivo tardi perché mi perdo in questo modo di pensare, perché voglio che la band resti così, dipinta sui muri lerci dei palazzoni di periferia, perduta in un mare che travolge le navi e affoga i pescatori in cerca della meta..

“Cominciamo il pezzo col fraseggio di pianoforte che continua sotto fino alla fine e, in crescendo, gli andiamo sopra con le chitarre, una di sostegno e l'altra solista che, entrerà pesantemente a tratti, spietata, come una lama nella ferita, a fare da collante per tutto il brano. La voce cambierà tonalità e si srotolerà sinistra e notturna, quasi danzando come uno spettro invisibile”.mi dice Duryll, con fare deciso, mentre si scola un altro sorso di wysky. “Apro un'altra bottiglia, Brian, così poi cominciamo a registrare e ci prepariamo per il concerto di stasera.”

Ci sono giorni in cui sento di non farcela a sopportare la vita, l'inutilità di tutta questa gente che gravita intorno alla band. Mi sento oppresso da tutto ciò, vorrei poter creare musica senza dar conto alle regole che pure esistono all'interno della band. Lo spazio si restringe e, anche il corridoio, che separa le stanze mentali, nelle quali, ognuno di noi, cerca di creare arte, si fa sempre più buio. Forse sono solo mie paure, insensate, senza motivo. Un tempo dividevamo un appartamento freddo, mangiavamo poco e ci scontravamo con problemi che io non avevo voglia di affrontare. Questo era essere un rock band? Questo significava essere fuori dai margini della realtà? Essere artisti? Stare in una grande rock band, significa viaggiare sempre in direzione contraria? Essere “contro”, continuare a inventare, ad andare sulla strada e non avere, come obbiettivo, nient'altro? Io ci credevo e anche gli altri della band, ci credevano.

Signor Brian Jones, mi parli del pubblico che viene ai vostri concerti. “Qualche settimana fa, abbiamo tenuto un concerto dove vi sono stati incidenti. La gente non ha ascoltato la nostra musica, ha raccolto in se, la rabbia contro una società che li vuol dividere, che li vuole ammucchiare in un unico pensiero dominante. I giovani identificano in noi, il loro desiderio di rivolta contro un sistema che emargina sempre di più la fantasia soggettiva in nome di una non ben chiara convivenza civile a suon di repressione e guerre. Questi signori hanno il volto sempre più impreciso, non sai mai chi è che tiene i fili di tutto. La nostra musica è considerata pericolosa e trasgressiva, perchè induce a svestirsi dell'ipocrisia e a lottare per scardinare i tabù e le regole imposte dai potenti”

Roy cammina pensieroso nella grande stanza dove sono ammucchiate, per terra, riviste di ogni genere, bottiglie di birra, bicchieri, portacenere colmi di sigarette spente a metà, mentre io, Rockin, Stey e Duryll siamo seduti intorno ad un tavolo ingombro di fogli scarabocchiati, immersi, ognuno, nelle sue meditazioni, mentre il fumo sale piano verso la luce fioca di un vecchio lampadario. Rockin mi lancia, ogni tanto, delle occhiate e si aspetta che io parli, ma mi sento sempre vuoto quando siamo tutti vicini, sento sempre, crescere ogni giorno di più, la distanza che separa il resto della band, da me. Musicalmente, so di essere più avanti di loro, mi sforzo di non farlo pesare ma Rockin non lo sopporta, non sopporta di essere meno visibile artisticamente di me. Lui è il cantante, il frontman, io sono il chitarrista, sto dietro nei concerti, sorreggo la baracca, faccio il lavoro “sporco”, non posso essere più visibile di lui, anche se il pubblico, impazzisce per i miei capelli biondi, per il mio modo di stare sul palcoscenico. Lui non lo sopporta e presto, mi troverò a fare i conti con tutto questo, con la sua vanità, il suo bisogno di essere al centro della discussione, delle decisioni.
“Provo a fare il suono del basso ancora più cupo” dice Roy, così da imprimere al pezzo un sound greve, pesante, profondo.” Roy riattacca col basso, mentre mi accendo un'altra sigaretta e fuori piove piano, il cielo è un mantello color bianco sporco e abbiamo voglia di dipingere il mondo di nero.

I concerti sono molto coinvolgenti, c'è un sacco di gente che ti grida in faccia, ti acclama, ti osserva suonare qualcosa che non ha mai sentito prima. E' tutto così nuovo, allegro, affascinante. Ma io non ce la faccio a partecipare a tutti i concerti. Suonare ogni sera nei locali, spostarsi da un posto all'altro, senza soffermarsi su stessi, su cosa stiamo facendo, mi logora dentro. Spesso non vado sul palcoscenico, resto tutta notte a gironzolare per la città con tipi strani, ci ubriachiamo e poi ritorno a casa e mi lascio cadere di peso sul letto, oppure mi metto in terra con la chitarra vicino e rimugino nella mente un pezzo blues o un giro di accordi che nessuno ha ancora mai scritto. Poi, il mattino è sempre Duryll a svegliarmi, mi dice che non devo impasticcarmi e bere alcool tutte le sere perché, in questo modo, finirò per non essere più parte del gruppo, della band. Non partecipo alle prove e questo irrita molto Rockin ma, nello stesso tempo, approfitta della mia assenza, per prendere in mano lui, le redini del gruppo. Spesso siamo su tutti i giornali, la stampa ci attacca o ci venera, ci sputa addosso o ci riempie di belle frasi farcite di ipocrisia borghese. A Rockin, piace tutto questo, mentre io, l'anima inquieta, quello particolare, lo subisco e mi sento schiacciato da questa falsità.

Spesso, vengono un sacco di ragazze, non sai mai chi sono. Roy, Stey, Duryll e Rockin si divertono, bevono molto e fumano, siamo famosi, siamo una grande rock band ormai e un sacco di gente ci gira intorno, così finisce che ti ritrovi in situazioni dove non sai più chi sei, ti perdi nelle pieghe delle parole altrui, continui a bere e a sostenere il gioco quasi per dovere e non per piacere. Gente che non sa cosa vuol dire essere un'artista, un compositore, stare in una rock band, faticare per conquistarsi la scena, fare centinaia di concerti. Io non ho nulla a che fare con costoro, devo vivere ogni giorno la fragilità del mio essere diverso, devo affrontare la stupidità di chi non capisce
che ci sono diverse sfumature in tutto quello che vediamo, sentiamo, amiamo, odiamo,cerchiamo. Spesso ho voglia di stare solo, ma amo essere parte della band, vivo per la nostra musica, ma sento sempre un vento gelido e punte di lama nel mio cuore, quando siamo insieme.

A volte le mie giornate mi sembrano radure deserte, senza alberi sotto i quali ripararsi dal sole. Mi sento scoperto, vulnerabile e non riesco a creare musica. A volte viene qualcuno e comincia a farmi domande, per lo piu' senza senso, solo per poter dire di aver parlato con Brian Jones. Stiamo facendo un nuovo disco, siamo nel 1968 e dobbiamo stare al passo con con il tempo che corre, dobbiamo creare, inventare e questi vengono a farmi domande stupide sulla mia vita e altre insulsaggini condite di falso moralismo. “L'armonica, deve avere un suono aggressivo e continuo che va a concludere il pezzo. Falla strascicata e allo stesso tempo con un sound pieno, corposo” “E' importante non cadere di ritmo durante il pezzo, deve stare sempre sulla stessa linea aggressiva e rozza, non concedere nulla, deve essere inesorabile.” Nello stanzone rimbalzano queste parole tra Rockin e Duryll, si prova e si riprova, io arranco, fatico, mi sento fuori dalla loro traiettoria, sono stanco, non ho dormito, ho bevuto molto, voglio uscire all'aria aperta e vagare come una iena in cerca della sua carogna, voglio essere libero, creare musica in libertà, senza regole di giorni e orari, senza pareti intorno, voglio rotolare nella musica come una pietra giù nella scarpata e travolgere tutto, spazzare via ogni falsità, ogni compromesso ed essere partecipe della rivolta. Il rock'n roll non deve avere briglie, dev'essere ribelle e puzzare d'alcool.

Il nostro gruppo è nato per essere rivoluzionario. Non ha senso fondare una rock band e allinearsi al pensiero comune, alle vigenti regole.

Di notte mi sveglio spesso in preda ad allucinazioni varie, sensi di colpa, manie strane da nottambulo. La notte ha il colore blu, striato di sogni evanescenti, galleggianti su di un immenso oceano. Emergono alla superficie come pezzi di latta e plastica rimbalzati da un'onda all'altra. Mi verso da bere ancora, accendo una sigaretta e suono un vecchio blues con la mia chitarra. Dove sono gli altri? Dov'è la band? Dov'è il rock'n roll?. Mi aspettano, dobbiamo partire per un altro concerto, per un'altra serata. Sballottati sul furgone, carico di amplificatori scrostati, chitarre, borse strapiene di tutto, pacchetti vuoti di sigarette, bottiglie vuote, fogli pieni di parole senza senso, corriamo come pazzi nella sera incontro alla musica, ai fans, alle stupide domande dei giornalisti. Siamo la piu' grande rock band del mondo, no? Rockin si diverte durante il viaggio, ride di me, della mia fragilità, della mia dolcezza strappata da un pezzo di cielo, di quello che ho creato. Ma non mi odia, lui è così, vuole essere primo in tutto, è il leader del gruppo. Vuole esserlo e ride con Duryll, beve e fuma poi, silenzio. Il furgone si ferma sgangheratamente vicino ad una porta di ferro. Scendiamo, cade una pioggia rugginosa sulle nostre menti e sulle chitarre. Siamo in tour.

Gli altri del gruppo, restano sempre a bere dopo il concerto in compagnia delle ragazze, un sacco di gente che ci gira intorno, che ci succhia la vita. Io sto da solo, penso, guardo il pavimento, dimentico, il mio passato e cancello il presente. Viene sempre gente a cercarmi, mi offre da bere, mi da delle pasticche e vuole che suoni per loro, vogliono sentire la mia chitarra, vogliono parlare e farmi domande e non capiscono che la solitudine di un musicista è la sua perfetta compagnia per non morire di mediocrità e farsi schiacciare dalle loro coscienze vuote.

La nostra vita è un tour infinito, quando entri a far parte mentalmente di questa continua visibilità, non torni più indietro. Tutta la band è immersa in questo modo di affrontare la musica, il rock'n roll,il blues, non ha paura di stare sulla strada perché, la strada è la nostra esistenza. Forse, prima di altre rock bands, abbiamo capito che essere visibili fa parte dell'essenza stessa del rock. Noi non possiamo stare lontano dal palcoscenico, esso è la strada da seguire per essere i più grandi. Il pubblico ci segue con gli occhi luminosi, rabbiosi, ribelli, le ragazze guardano più me che Rockin e questo crea, tra noi due, una rivalità velenosa, che ci porta per mano fino alla fine della performance. Lui sembra volare sul palcoscenico, muove le gambe in modo nevrotico, il suo corpo magro e le sue labbra, sono una parte essenziale della musica stessa, movimento corporeo e ritmo, sono l'essenza artistica della band. Io lo ammiro, ma non lo sopporto, il suo narcisismo è sfrontato , villano, senza umiltà. E' il migliore di tutti i frontman, ma non amerò mai il suo modo di ferire.

“Il basso è potente e va bene, la batteria deve picchiare selvaggia e primitiva e le chitarre devono essere rabbiose e sanguinanti, questo pezzo deve essere così. Dai, proviamo ancora” Abbiamo tutti le facce colorate in questo brano, non so se qualcuno l'ha fatto prima di noi, di certo ci divertiamo e, sulla copertina del 45 giri, Rockin stringe un coltello tra i denti e Stey ha una lampadina in bocca, io ho in mano un tridente e un bicchiere di vino e porto una giacca bianca, Duryll porta occhiali da sole e indossa un giubbotto di pelle con un foulard colorato e ha le unghie rosse, Roy ha una maschera rosa con i baffi finti e indossa una camicia di seta color bronzo. Mi accendo ancora una sigaretta e il cielo si fa violaceo sopra questa città deserta e ostile.

È una lama sottile che mi entra nel fianco, ogni risveglio, la mattina dopo. Non sono pronto per affrontarli, per crearmi uno scudo contro la loro violenza. Stare in una grande band come la nostra, è faticoso, mi distrugge, mi annienta. Io amo i colori e loro preferiscono il nero, mi accusano di non partecipare alle prove, non capiscono il mio smarrimento, la mia sofferenza dentro il cuore che mi divora costantemente come un fuoco feroce. Ho lasciato loro tutto lo spazio che volevano, hanno occupato ogni stanza del nostro vivere insieme, del nostro creare musica insieme e adesso mi vedono come un problema da riporre in qualche armadio come un vecchio abito in disuso. Seduti intorno al tavolo della nostra vita, scrivono la mia fine nella band come l'ultimo atto di una commedia mal recitata. Si sono vestiti per anni d'ipocrisia e di lustrini, offrendomi da bere e succhiando la mia arte per miscelarla abilmente alla loro, si sono serviti del biondo dei miei capelli per avere quell'oro che, altrimenti, non sarebbero mai stati in grado di trovare. Oggi è buio fuori dalla finestra anche se è pieno giorno.

Suonare diversi strumenti per me, è come inebriarmi di nuove forme d'arte. Essere un musicista è l'unica cosa che mi da sollievo dal tormento che la vita mi procura, dalla prepotenza dell'amore che spesso mi ha messo da parte stillando, nel mio cuore, gocce di inchiostro nero. Loro non sanno il dolore, i loro volti sono duri, tirati, la distanza è ormai infinita, cado per terra, non mi reggo in piedi, la mia parte la suonerà Duryll........Ho bisogno di bere ancora e di sognare.

Il portacenere è pieno di sigarette fumate con rabbia, Rockin mi guarda e mi dice che sono fuori dal gruppo e Duryll si accende un'altra sigaretta e mi ripete che sono fuori dal gruppo. Indosso pantaloni rigati, una giacca rossa e porto una camicia gialla di seta. Ho sonno, ho voglia di bere, di fumare, di andarmene per sempre, di suonare un blues, ma resto seduto a guardarli e mi stupisco di non odiarli. Abbiamo attraversato insieme fossati immaginari, sfidato le regole, infranto i vetri di certezze futili, abbiamo fatto della strada la nostra casa, abbiamo scritto la ribellione sulle corde delle nostre chitarre, abbiamo lordato i muri dell'ipocrisia con la nostra voglia di essere liberi, abbiamo giocato duro, non abbiamo avuto paura di urlare in faccia a tutti quanti la nostra musica ma, tutto questo, non è bastato a farli sentire diversi come lo sono io.
Se ne sono andati sbattendo la porta, prendo in mano la chitarra e suono l'ultimo sporco pezzo di rock'n roll. E' l'anno 1969.

Signor Brian Jones, lei pensa di essere un rivoluzionario? “Per qualcuno, forse, lo sono stato.”

.
ROSSO57 (Massimo Sala - 2009)


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MessaggioInviato: 3 luglio 2009, 19:16
Avatar utenteMessaggi: 706Località: Acqui Terme (AL)Iscritto il: 12 luglio 2007, 12:01
meraviglioso; un bel modo di ricordare Brian, fuori dalle solite ipocrisie e idiozie del "sarà sempre con noi" o "non lo dimenticheremop mai";
con questo racconto sei andato al succo delle cose; non ho parole, o le lacrime agli occhi.


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MessaggioInviato: 3 luglio 2009, 20:26
Avatar utenteMessaggi: 4750Iscritto il: 29 ottobre 2007, 20:25
questo è un bel topic interessante altro che Undercover!!! cose già lette ma fa sempre piacere...bravo rosso :!: <)


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MessaggioInviato: 4 luglio 2009, 21:01
Messaggi: 3300Iscritto il: 29 giugno 2007, 9:18
Grazie, Varuna e grazie Wicked, anche se qualche volta abbiamo avuto discussioni forti, questo non cambia la passione comune per i Rolling e per Brian. Domani sarò a Verona, ci vediamo la?

ROSSO57


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MessaggioInviato: 4 luglio 2009, 21:05
Avatar utenteMessaggi: 4750Iscritto il: 29 ottobre 2007, 20:25
no non ci sono purtroppo...ma ci sarà qualche altra occasione! :wink:


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