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Indice ~ Generale ~ LUNGA INTERVISTA A MICK JAGGER |
carla
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Inviato: 7 agosto 2008, 19:58 |
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Messaggi: 4670Iscritto il: 8 luglio 2006, 17:02 |
Ecco un decimo dell'intervista a Jagger del 1995. Credo sia la più lunga mai rilasciata. La tradurrò poco per volta. Qui parla dei primi anni, dall'inizio al periodo di Satisfaction escluso.
QUANDO TI SEI ACCORTO DI ESSERE UN ARTISTA, DI PIACERE ALLA GENTE QUANDO ERI SU UN PALCO?
Quando avevo circa 18 anni. I Rolling Stones avevano appena iniziato a suonare nei club vicino di Londra, ed io mi resi conto che suscitavo un sacco di attenzioni femminili, quando invece normalmente questo non succedeva… Ero un po’ grezzo all’epoca…
FU L’ATTENZIONE DELLE RAGAZZE CHE TI FECE CAPIRE CHE SUL PALCO FACEVI QUALCOSA DI SPECIALE?
Ti rendi conto che queste ragazze impazziscono. E ti dici: “Beh, è bella questa cosa. E’ insolita”. A quell’età ci si impressiona facilmente, specialmente se fino al giorno prima eri un timidone.
In tutto questo ci sono due aspetti: c’è questa grande attrazione per la musica e questo amore verso il blues – non solo blues, rock & roll in generale. Ok, c’è questo. Ma c’è anche quest’altra cosa che è la capacità di esibirsi, che è qualcosa che I bambini hanno o non hanno.
Nell’era pre-televisiva toccava a tutti nelle riunioni di famiglia. Si recitavano poesie mentre Zio Tal-dei-Tali suonava il piano e cantava, tutti si faceva qualcosa. Io ero uno di quei bambini che adorava tutto ciò. Magari era ricerca di gratificazione, o di approvazione. Ma era anche soltanto il piacere di farlo, il divertimento.
TU STAVI FREQUENTANDO LA LONDON SCHOOL OF ECONOMICS QUANDO HAI INIZIATO CON GLI STONES. COME HAI FATTO A DECIDERE COSA FARE?
All’inizio facevo entrambe le cose. Al weekend gli Stones, durante la settimana lo studio. Dio, I Rolling Stones avevano così poco da fare, uno spettacolo al mese. Insomma, non era così difficile. N on riuscivamo a trovare ingaggi.
FINO A CHE PUNTO ERI IMPEGNATO CON IL GRUPPO?
Non molto. Era divertente, ma Keith e Brian non avevano nient’altro da fare e volevano provare tutto il tempo. A me andava di provare una volta a settimana e fare un concerto al sabato. In fondo avevamo solo tre o quattro canzoni. Non c’era granchè da provare.
ERI TORMENTATO DALLA DECISIONE SE LASCIARE GLI STUDI O NO?
Era molto difficile perché ovviamente i miei genitori non volevano. Mio padre era furioso.
Non si sarebbe arrabbiato tanto se avessi deciso di arruolarmi nell’esercito. Non riusciva a crederci. Io sono d’accordo con lui: non era una carriera promettente. Era una cosa stupida. Ma a me il college non piaceva, non è che ero a Oxford e mi stavo divertendo come un pazzo. Seguivo dei corsi noiosi.
DIMMI QUALCOSA DEL TUO INCONTRO CON KEITH
Non mi ricordo di quando non lo conoscevo. Abitavamo in strade vicine, sua mamma conosceva la mia, e siamo andati a scuola insieme dai 7 agli 11 anni. Giocavamo insieme ma non eravamo amici intimi. Però eravamo amici.
Io e Keith a 11 anni siamo andati in scuole diverse, ma la sua scuola era vicinissimo a casa mia. Ma sapevo sempre dove abitava, perché mia madre non perdeva I contatti con nessuno e
sapeva dove si erano trasferiti. Lo vedevo quando tornava a casa da scuola, che era a meno di un miglio da casa mia. E poi –e questa è una storia vera- ci siamo incontrati alla stazione. Ed io avevo questi dischi di rhythm&blues che erano molto pregiati perché non si trovavano in Inghilterra all’epoca. E lui disse. “ Wow, questa sì che è roba interessante” E’ iniziato tutto così.
Iniziammo a frequentarci e ad ascoltare quei dischi. E poi andavamo a casa di altra gente ad ascoltare altri dischi. Sai, è quel momento della tua vita quando collezioni questa roba come se fossero francobolli.
Non mi ricordo come funzionava la cosa…Keith suonava la chitarra dall’età di 5 anni. E gli piaceva la musica country, i cowboys. Poi aveva questa chitarra elettrica e la suonava. Così io dissi.” Beh, io canto, sai? E tu suoni la chitarra” Cose ovvie, insomma.
A 15-16 anni io al sabato sera cantavo con tanti gruppi diversi. Facevo cose pazze, mi mettevo in ginocchio e mi rotolavo per terra. I miei genitori disapprovavano, perché erano cose che non si facevano, erano cose da classi sociali inferiori. I cantanti di rock&roll non erano persone istruite.
COSA PENSI CHE FOSSE CHE A 15 ANNI CHE TI SPINGEVA A ROTOLARTI PER TERRA SU UN PALCO?
Non avevo inibizioni. Vedevo elvis e Gene Vincent e pensavo “Posso farlo anch’io” E mi piaceva farlo. E’ una figata, anche davanti a 20 persone, fare lo scemo così. E alla gente sembrava piacere. Se mi avessero lanciato pomodori non avrei continuato. Ma piaceva a tutti, erano scioccati. Glielo leggevo in faccia.
SCIOCCATI DA TE?
Si. Capivano che era qualcosa che usciva dagli schemi della realtà suburbana di allora. I genitori non erano molto tolleranti. Ma devo dire che la mamma di Keith fu sempre tollerante con lui. Keith era figlio unico, e lei noin aveva molte altre cose a cui pensare, invece i miei genitori erano più del tipo “Fai i compiti!!!” Per me era dura. Così andavo a suonare da Keith e poi andavamo da Dick Taylor (che più tardi suonò con i Pretty Things). I suoi genitori
erano tolleranti, così andavamo a casa sua dove potevamo suonare ad alto volume.
COME E’ STATO AVERE SUCCESSO AD UNA COSI’ GIOVANE ETA’?
Emozionante. La prima volta che una nostra foto finì sul Record Mirror – sulla prima pagina, vendeva circa 20.000 copie- fu così emozionante. E c’era anche una bellissima recensione. E poi passare dalla stampa specialistica alla stampa nazionale, alla TV, e tutti che ti vedevano sui due canali che c’erano allora, e poi essere riconosciuti da tutti…..Ti da un po’ alla testa, un po’ come quando bevi champagne.
TU ERI DIVENTATO L’ ARISTOCRATICO POP DELLA “SWINGING LONDON”
Beh, ci volle un po’ prima di arrivare a quello. Ma il periodo precedente fu ancora più emozionante. I vestiti, le cravatte, prepararsi per il programma Thank Your Lucky Star, l’innocenza e l’ingenuità di tutto quel periodo, e fotografi famosi che volevano fotografarti, e apparire su Vogue. In Inghilterra erano pronti per un’altra band. Strano, perché I Beatles in fondo erano famosi solo da un anno. Le cose successero così in fretta. C’erano un sacco di gruppi di successo, ma venivano tutti dal nord dell’Inghilterrra. La maggior parte degli inglesi non vive al nord, e poi gli inglesi sono snob , volevano un gruppo del sud. Eravamo noi.
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wicked67
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Inviato: 7 agosto 2008, 21:19 |
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Messaggi: 4750Iscritto il: 29 ottobre 2007, 20:25 |
in sostanza son sempre le stesse cose che dice...però giusto ricordare :wink:
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zac
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Inviato: 7 agosto 2008, 21:34 |
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Messaggi: 4409Località: CelleIscritto il: 18 settembre 2006, 13:04 |
Grazie Carla
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Jim
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Inviato: 7 agosto 2008, 22:15 |
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Messaggi: 2239Località: BeneventoIscritto il: 11 settembre 2006, 22:40 |
grazie carla, questa è la famosa intervista che t'avevo chiesto di tradurre??grazie mille fai con comodo sarò qui per leggere il resto io... :wink:
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Jigi
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Inviato: 7 agosto 2008, 22:16 |
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Messaggi: 1703Iscritto il: 7 marzo 2008, 18:22 |
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carla
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Inviato: 7 agosto 2008, 23:04 |
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Messaggi: 4670Iscritto il: 8 luglio 2006, 17:02 |
un altro pezzettino......
RECENTEMENTE HO ASCOLTATO I PRIMISSIMI ALBUM, I PRIMI 4 O 5 , E SONO TUTTI UGUALI. FACEVATE BLUES E COVER, MA UNA CANZONE SPICCAVA SULLE ALTRE, “TELL ME”, IL VOSTRO PRIMO SUCCESSO IN USA E LA TUA PRIMA COMPOSIZIONE INSIEME A KEITH. E’ LA PRIMA CANZONE CHE CONTIENE IL SEME DEI MODERNI STONES.
Keith suonava una 12-corde e canticchiava nel microfono le stesse melodie che uscivano dalla chitarra. La registrammo in questo piccolo studio nel West End di Londra, il Regent Sound. Tutto l’album fu registrato lì, credo. Ma era molto diversa dalle cover di Marvin Gaye o cose del genere. E’ una canzone molto pop, diversa dalle cover blues e Motown che tutti facevano all’epoca.
IL PRIMO ALBUM DI NOTA E’ “OUT OF OUR HEADS”.
Che canzoni contiene? (ride) Non ho idea, mi dispiace.
“CRY TO ME”, “THE UNDER ASSISTANT….”, “PLAY WITH FIRE”….
Si, ancora un sacco di cover.
MA C’ERA UNA CERTA UNITA’ NEL SUONO
La maggior parte delle canzoni è stata registrata negli studio della RCA a Hollywood, e I tecnici lì erano molto meglio. Sapevano come ottenere un buon suono. Si sentono le sfumature, e questo influenza la performance, ti ispira.
IL TUO MODO DI CANTARE QUI E’ DIVERSO. SEMBRA CHE CANTI SOUL.
Beh si, è influenzato dal soul, era l’obiettivo dell’epoca. Otis Redding e Solomon Burke. “Play with fire” ha un suono sorprendente, limpido, immediate.
CHI L’HA SCRITTA?
Keith ed io. E’ uscita così, quasi per caso.
UNA COLLABORAZIONE TOTALE?
Si
E’ LA PRIMA CANZONE CHE PARLA DELLO STILE DI VITA CHE AVEVI IN INGHILTERRA E DELLA DIVISIONE DELLE CLASSI SOCIALI.
Nessuno lo aveva ancora fatto veramente . I Beatles, fino ad un certo punto, lo fecero, ma più tardi.
I Kinks forse lo facevano un po’…Io e Ray Davies eravamo sulla stessa barca. Una delle prime cose che, in modo molto ingenuo, si cercava di affrontare erano le cose che accadevano nella swinging London . Divenne una fonte di materiale interessante. Fino ad allora si dicevano cose ovvie …”Voglio stringerti le mani”(I want to hold your hands) …cose così. Invece ora queste canzoni arrivavano dall’esperienza e poi ci ricamavamo un po’ su per renderle più interessanti.
DA DOVE TI ARRIVAVANO CERTE COSE? CIOE’, SCRIVEVI COSE TIPO “ TUA MADRE E’ UN’EREDITIERA, POSSIEDE UN CONDOMINIO A ST. JOHN’S WOOD” PERO’ VA A LETTO CON IL POSTINO…COSE COSI’
Si si…Si parlava delle famiglie di certe ragazze ricche. In queste canzoni lo si faceva in modo naif .
MA ALL’EPOCA SCRIVERE COSE COSI’ ERA UN PO’ DA SFACCIATI
Non lo so. Semplicemente non era ancora stato fatto. Ovviamente c’erano autori che avevano scritto cose molto più interessanti e sofisticate, come Noel Coward, che io però non conoscevo.Era una cosa più da genitori. Uno bravo all’epoca era Bob Dylan. Tutti lko consideravano una specie di guru del testo. Magari molte cose non erano belle come pensavamo, ma all’epoca ci sembravano fantastiche. “Gates of Eden” e tutte quelle canzoni in stile messicano, e anche quelle un po’ “nonsense”: “Everybody must get stoned” e “Like a rolling stone”….
POI AVETE FATTO DECEMBER’S CHILDREN. CHE SIGNIFICA IL TITOLO?
Era un’idea del nostro manager, Andrew Loog Oldham, era la sua idea di poesia beat.
NEL DISCO C’E’ “GET OFF OF MY CLOUD”
La melodia è di keith, le parole sono mie.
QUESTA NON E’ PER NIENTE UNA CANZONE D’AMORE.
Si, è una canzone del tipo “smettila di rompere”, una canzone che parla dell’alienazione post adolescenza. Il mondo adulto dei primi anni 60 era una società molto rigida ed io ne stavo uscendo. L’America era anche peggio, una società restrittiva per quanto riguarda il pensiero, il comportamento e il modo di vestire.
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fra74
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Inviato: 7 agosto 2008, 23:07 |
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Messaggi: 464Iscritto il: 28 maggio 2008, 17:57 |
L'avevo gia letta.comunque grazie per averla riproposta. :wink:
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bigpaul72
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Inviato: 8 agosto 2008, 9:40 |
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Messaggi: 4253Località: ladispoliromaitaliaeuropamondoIscritto il: 9 gennaio 2008, 22:17 |
grazie Carla,sei stupenderrima
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Jackspie
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Inviato: 8 agosto 2008, 10:53 |
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Messaggi: 25Iscritto il: 22 aprile 2008, 0:32 |
Bellissima, non l'avevo ancora letta grazie mille!...veramente un bel lavoro.
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carla
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Inviato: 8 agosto 2008, 11:53 |
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Messaggi: 4670Iscritto il: 8 luglio 2006, 17:02 |
fra74 ha scritto: L'avevo gia letta.comunque grazie per averla riproposta. :wink:
fra, ma l'hai letta in italiano? ti prego dimmi dove che così faccio taglia e incolla e avanzo di tradurla....
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carla
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Inviato: 8 agosto 2008, 14:31 |
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Messaggi: 4670Iscritto il: 8 luglio 2006, 17:02 |
un altro spezzone di intervista
QUESTO GIUDIZIO E’ BASATO SUL VOSTRO TOUR IN USA DEL 64?
64-65, si. E sul tour fuori New York. A NY fu meraviglioso, e anche LA fu interessante. Ma al di fuori di queste città abbiamo trovato una società repressiva e piena di pregiudizi. C’era ancora la segregazione. E gli atteggiamenti erano incredibilmente all’antica. Gli americani mi scioccarono per il loro comportamento e ristrettezza mentale. E’ cambiato tutto negli ultimi 30 anni .
HAI ANCORA COSE DA DIRE SU SATISFACTION CHE NON SIANO STATE DETTE?
SCRITTA SUL BORDO DI UNA PISCINA IN FLORIDA…..
Keith non voleva che diventasse un singolo.
GUARDANDO INDIETRO A QUELLA CANZONE, DOPO MOLTI ANNI, CREDI CHE FOSSE SPECIALE PER TE?
La gente a volte se la tira per i loro grandi successi. Fu la canzone che “fece” i Rolling Stones, che ci cambiò da una delle tante band in una band mostruosamente grande. C’è sempre bisogno di una canzone. Non eravamo americani, e per noi l’America era un mito, volevamo avere successo là. E’ stato impressionante il modo in cui quella canzone e la nostra popolarità divennero una cosa a livello mondiale. I Beatles avevano aperto la strada, ma per ripetere quel successo c’era bisogno di una canzone. Altrimenti saremmo rimasti solo una foto sul giornale, con tanti piccole canzoni di successo.
SATISFACTION E’ UN GRANDE CLASSICO?
Beh, più che un grande classico, è la nostra firma, che tutti conoscono.
COME MAI? QUALI SONO GLI INGREDIENTI?
Ha un titolo accattivante, un riff accattivante, un grande suono di chitarra, che all’epoca era originale. E cattura lo spirito del tempo, e questo è importante, in quel tipo di canzoni.
E QUAL ERA?
L’alienazione. O forse qualcosa di più, un tipo di alienazione sessuale. Beh , alienazione non è proprio la parola giusta, ma rende l’odea.
FA PARTE DELLA GIOVINEZZA.
Si, quando hai all’incirca 20 anni. Spesso non è facile mettere questa sensazione in parole.
CHI HA SCRITTO SATISFACTION?
Beh, Keith aveva questo verso, “I can’t get no satisfaction” che in realtà è il verso di una canzone di Chuck Berry, “30 days”, che fa “I can’t get no satisfaction from the judge”
LO SAPEVATE, ALL’EPOCA?
No, io no. Ma Keith probabilmente ce l’aveva in testa, a forza di ascoltare tutti quei dischi. Non si tratta di plagio, fu inconscio.
PROBABILMENTE SI, GLI FRULLAVA IN TESTA.
Si, e poi io ho scritto il resto del testo. Non c’è una vera e propria melodia.
COSA PROVI QUANDO LA CANTI ADESSO? DEVI CANTARLA AD OGNI CONCERTO…
Cerco di farlo meglio che posso. La canto in modo più dolce, cerco di renderla melodica. Forse non dovremmo farla ad ogni concerto….Non lo so….
“AS TEARS GO BY” FU LA VOSTRA PRIMA BALLATA CLASSICA. CHI L’HA SCRITTA?
Io honscritto le parole e Keith la melodia. A volte non c’è una melodia finchè il cantante non inizia a cantare. A volte invece c’è una melodia ben definita sin dall’inizio, ma molto spesso è opera del cantante inventarsi la melodia. Io comincio con una, poi ne provo un’altra sulle stesse parole.
L’HAI SCRITTA A 21 ANNI. COSA NE PENSI OGGI?
E’ una canzone piuttosto malinconica da scrivere a 21 anni…E’ un po’ sciocca e ingenua, ma ha una nota di tristezza che ti fa pensare sia stata scritta da una persona più adulta. E’ una metafora della vecchiaia: guardi I bambini giocare e ti rendi conto che non sei più un bambino. E’ una canzone relativamente matura, se paragonata a cosa scrivevamo all’epoca. E non pensavamo di farla, perché eravamo un gruppo blues. La versione di marianne faithfull fu comunque un successo.
PERCHE’ L’AVETE POI REGISTRATA? SEI AFFEZIONATO A QUELLA CANZONE?
Beh, era già un successo, così, (ride) e Andrew era un tipo pragmatico, una mente commerciale. Un sacco di queste cose si fa per motivi commerciali.
TI SORPRESE CHE UNA COSA DEL GENERE FOSSE USCITA DA TE A 21 ANNI?
E’ una delle prime cose che ho scritto. Secondo me scrivere canzoni ha a che fare con l’esperienza, più ne hai meglio scrivi. Ma deve anche esserci un po’ di immaginazione, e questa è la paerte divertente. Sei alla finestra e vedi dei bambini giocare…Magari non provi un granchè, ma poi lasci vagare la tua mente e immagini che seduto alla finestra ci sia un uomo più adulto, vedi la cosa dal suo punto di vista, e cominci a scrivere, è una cosa che esce dal tuo subconscio, E’ così che escono pensieri maturi da un ragazzo giovane.
Se leggi Pushkin, le sue storie sono autobiografiche. Ma non del tutto, perché non è mai stato in Siberia, però I suoi amici si, e lui sfrutta questo fatto. Usi la tua esperienza e la arrichhisci con le osservazioni dei tuoi amici e con la tua immaginazione.
POI C’E’ STATO AFTERMATH, CON “PAINT IT BLACK”, “UNDER MY THUMB”, “STUPID GIRL”. E’ U8N DISCO CHE RITIENI IMPORTANTE?
Assolutamente. Fu il primo disco interamente nostro, niente cover. A noi piaceva fare cover, ma sentivamo di non rendere giustizia a certi capolavori, non avevamo la maturità per farlo. E poi lo facevano già tutti.
In Aftermath ci sono stili di versi. “Paint it Black” era questa specie di canzone turca, poi c’erano cose molto blues come “Going Home”, e ricordo anche delle ballate. C’erano un sacco di belle canzoni, stili diversi, ed era ben registrata.
PERCHE’ UNDER MY THUMB FUNZIONA COSI’ BENE?
C’è Briam che suona le marimbas e il riff suonato sulle marimbas è fantastico. E poi alla fine aumenta il ritmo…Non uscì mai come singolo, ma fu sempre una canzone molto famosa. E poi le femministe si sono scagliate contro.
A TORTO, PENSI TU?
Ma è una canzone scherzosa in realtà. Non è più antifemminista di altre.
PIU’ CHE DI DONNE REALI PARLA DI CARICATURE DI DONNE.
Si, è una caricatura, è la risposta a una ragazza piuttosto insistente.
QUALCUNO IN PARTICOLARE?
No, non credo.
ANCHE STUPID GIRL E’ UNA CANZONE CATTIVA.
Si, è molto peggio di Under my thumb
CHE SUCCEDEVA NELLA TUA VITA QUANDO HAI SCRITTO STUPID GIRL?
Ovviamente avevo qualche problema. Avevo una relazione difficile. O forse troppo relazioni difficili. Avevo un sacco di donne in quel periodo. Il fatto che io non fossi soddisfatto non sembrava importare a nessuna di loro.
POI CI FU BETWEEN THE BUTTONS. COSA PENSI DI QUELL’ALBUM?
Frank Zappa diceva sempre che gli piaceva. E’ un bel disco, ma rovinato dalla pessima registrazione, troppi missaggi. Si è perso un sacco del suono che aveva.
QUEL DISCO SIGNIFICA MOLTO PER TE?
No. Che canzoni ci sono?
CONNECTION.
Bella. Connection è bella.
YESTERDAY’S PAPERS
Ah si, la prima canzone che ho scritto completamente da solo per un disco. My Obsession, un’altra bella canzone. Ma più avanti queste canzoni non mi dicevano più niente . C’è anche Ruby Tuesday? Non credo che le alter canzoni in quell’album siano granchè. Ruby Tuesday è bella, è una canzone meravigliosa
PERCHE’?
Una bella melodia, bel testo. Non ho scritto niente io, ma mi è sempre piaciuto cantarla. Ma riguardo alle altre canzoni probabilmente non mi piacevano neanche allora.
POI AVETE FATTO THEIR SATANIC MAJESTIC REQUEST. CHE STAVA SUCCEDENDO?
Probabilmente avevo iniziato a drogarmi troppo.
CHE NE PENSI ORA?
Non è un grande disco. Ci sono cose interessanti ma nessuna delle canzoni era granchè. Un po’ conme Between the buttons. Ci sono suoni, più che canzoni. Due canzoni belle sono She’s a rainbow e 2000 light years from home. Il resto è nonsense
L’HO ASCOLTATO RECENTEMENTE E SEMBRAVA DI SENTIRE GLI SPINAL TAP
Eh lo so.
STAVATE CERCANDO DI ESSERE COME I BEATLES?
Credo che stessimo prendendo troppo acido. Ci siamo lasciati trascinare, pensavamo che qualsiasi cosa avessimo fatto sarebbe stata divertente e tutti l’avrebbero ascoltata. Eravamo strafatti di acido,
Anche mentre facevamo la copertina. Me lo ricorderò sempre. Era come essere a scuola, a incollare pezzi di carta colorata. Era davvero sciocco. Ma ci divertivamo. (ride) L’abbioamo anche fatto per fare arrabbiare Andrei, perché era un tale rompicoglioni. Non capiva. Volevamo liberarcene. E così iniziammo a fare cose che gli davano fastidio.
PER FARLO FUORI?
Si. Senza farlo formalmente, lo abbiamo costretto ad andarsene. Cioè, lui voleva andarsene comunque. Eravamo così fuori di testa.
COME CONSIDERAVATE QUEST’ALBUM, QUANDO USCI’?
Una fase, un capriccio temporaneo.
POI CI FU JUMPING JACK FLASH
Lo facemmo come singolo, senza tutto l’acido di their Satanic..
DI COSA PARLA LA CANZONE?
Parla di uscire dalle difficoltà, da tempi duri. Una metafora del liberarsi da tutto quell’acido.
E COMINCIO’ L’ETA’ DELL’ORO: BEGGARS BANQUET, LET IT BLEED, STICKY FINGERS, EXILE…
COMINCIAMO DA BEGGARS BANQUET, UN’OPERA INIMMAGINABILE SE ASCOLTI I PRIMI ALBUM. E’ POTENTE E SOFISTICATO, CON CANZONI COME STREET FIGHTING MAN, SALT OF THE EARTH, STRAY CAT BLUES…CHE SUCCEDEVA NELLA VOSTRA VITA? COSA ASCOLTAVATE, COSA LEGGEVATE?
Oddio, che facevo? Con chi vivevo? Fu registrato tutto a Londra, ed io vivevo in affitto in Chester Square, con marianne faithfull. Scrivevo molto, leggevo molto. Mi stavo facendo una cultura. Leggevo un sacco di poesia, filosofia. Uscivo molto con il gruppo di Robert Fraser (gallerista), E non mi drogavo più tanto da rovinare il mio processo creativo. Era un bel periodo, il 1968, c’erano delle belle sensazioni nell’aria. Un periodo creativo per tutti. C’erano molte cose nuove a teatro, Marianne recitava, così andavo spesso a teatro con I giovani registi teatrali e cinematografici dell’epoca.
COMINCIAMO DA SYMPATHY FOR THE DEVIL.
Credo che derivi da un’idea di Baudelaire, ma potrei sbagliarmi. Quando guardo sui miei libri di Baudelaire non la trovo. Ma fu un’idea che mi venne da un autore francese. Presi un paio di versi e poi continuai. La scrissi come una specie di canzone di Bob Dylan. E questo si vede nel film di Godard, lui voleva fare un film su di noi in studio. Oggi non succederebbe più, avere qualcuno in gamba come Godard.
Comunque, stavamo registrando proprio quella canzone. Poteva essere My obsession, e invece era Sympathy for the devil
L’HAI SCRITTA TU.
Si
QUINDI E’ UNA CANZONE INTERAMENTE DI MICK JAGGER
Si. Cioè, Keith suggerì di cambiare il ritmo, ecco come il gruppo ti aiuta.
C’E’ UN PRECISO MESSAGGIO FILOSOFICO? CANTI “COSì COME I POLIZIOTTI SONO CRIMINALI E I PECCATORI SANTI…”
Si, c’è tutto questo rovesciamento di cose, di opposti…
QUANDO LA STAVI SCRIVENDO SENTIVI CHE SAREBBE DIVENTATA UN CAPOLAVORO?
Sapevo che c’era qualcosa di buono, la continuavo a cantare ossessivamente finche la fottuta band si è decisa a registrarla.
SIGNIFICA CHE C’ERA RESISTENZA VERSO LA CANZONE?
No, è solo che la volevo fare a tutti I costi. E non avevo scritto tante canzoni da solo, e quella l’avevo scritta tutta io, volevo farla capire agli altri, fagliela piacere. Puoin obbligarli a suonarla ma non a farsela piacere. E se gli piace, suoneranno molto meglio.
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Jim
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Inviato: 8 agosto 2008, 14:52 |
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Messaggi: 2239Località: BeneventoIscritto il: 11 settembre 2006, 22:40 |
finalmente ammette che prendeva troppo droga nel periodo in cui stavano uccidendo brian ...... ammette che sono dei buffoni che hanno cacciato anche andrew facendo di tutto pure registrando un'album che non gli sarebbe piaciuto....che buffoni però sò stati....straccioni...ma grandi
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wicked67
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Inviato: 8 agosto 2008, 14:59 |
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Messaggi: 4750Iscritto il: 29 ottobre 2007, 20:25 |
o son dei buffoni o son dei grandi..deciditi!occhiolino :wink:
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Jim
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Inviato: 8 agosto 2008, 15:06 |
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Messaggi: 2239Località: BeneventoIscritto il: 11 settembre 2006, 22:40 |
wicked67 ha scritto: o son dei buffoni o son dei grandi..deciditi!occhiolino :wink:
tutte e due le cose , ah e aggiungo anche dei gran cafoni maleducati che sanno fare buona musica.....
però riepilogando restano sempre...
buffoni
grandi
cafoni
maleducati....
occhiolino
uhahahhhahah :wink:
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wicked67
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Inviato: 8 agosto 2008, 15:11 |
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Messaggi: 4750Iscritto il: 29 ottobre 2007, 20:25 |
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