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rosso57
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Inviato: 27 luglio 2008, 0:45 |
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Messaggi: 3371Iscritto il: 29 giugno 2007, 9:18 |
ESULI IN MEZZO AL MIO CUORE.
Lo scantinato puzzava di vino e alcool, in terra si vedevano chiazze di liquidi non meglio precisati. Era uno stanzone enorme con i muri scrostati, desolatamente vuoto. Loro, Mick,Keith,Bill e Charlie stavano provando un pezzo blues molto strascicato e sul tavolo, davanti a loro, stavano in fila bottiglie di birra vuote e di whiskey quasi vuote. Fogli sparsi, mozziconi di sigarette e sa il diavolo cos'altro. Io mi avvicinai cercando di non farmi notare e mi sedetti su una sedia mezza sgangherata. La musica era feroce e dolce allo stesso tempo. Carica di rugginosa rabbia e bella da far male. Perchè mi trovassi li in quel posto nell'anno 1972, non lo ricordo piu'. so che era meraviglioso essere a pochi passi da quelle leggende viventi e poterli vedere cosi' da vicino, sperare di poter toccare le loro chitarre, le loro giacche e bere dalla stessa bottiglia. Jagger sembrava un po' irritato da perfezionista quale è forse non sopportava il via vai di gente che entrava e usciva dalla porta di ferro di quello stanzone. Il pezzo continuava e adesso Keith faceva suonare la sua telecaster come mai l'avevo sentita in vita mia.Un suono sporco, ruvido che mi penetrava nel sangue come un dolce veleno e stordiva la mia mente. Ad un certo punto un tizio mi venne vicino e mi chiese come fossi entrato li dentro. Io gli risposi che forse venivo da un sogno oppure da un pullman che aveva sbagliato strada....insomma non ricordavo ma non doveva temere nulla, volevo solo ascoltare come si suona il blues. Lui mi guardo' un po' confuso, poi mise una mano nella tasca della giacca e tiro' fuori una sigaretta. Se l'accese e si mise a guardare e ascoltare anche lui quella musica. Erano gli Stones, non ci credevo, erano li a suonare per me e per il mondo il loro blues stradaiolo e arruginito con una semplicita' disarmante e allo stesso tempo enormemente complessa.
Finite le prove Mick si accese una sigaretta e resto' li in piedi un po' pensieroso, mentre Keith trcannava il suo ennesimo JD. Poi, posate le chitarre e i microfoni, lasciata la batteria e i fogli sul tavolo, si diressero verso l'uscita. Ad attenderli c'erano delle vecchie auto americane sulle quali salirono senza dire parola. Gli autisti si scambiarono battute tra loro, qualcuno si accese una sigaretta, poi si apri' il portone di ferro e scomparvero nella nebbia di quel pomeriggio di un mese invernale qualunque. Nel gelo di quello scantinato, ora il silenzio la faceva da padrone e le carte, le bottiglie e le chitarre erano li ad aspettare il loro ritorno per un altro blues. Mi avviai anch'io verso l'uscita accompagnato dal silenzioso tizio della sigaretta, Quando fui fuori, il portone si richiuse violentemente alle mie spalle. Domani non sarei tornato, avevo tanta strada da fare ancora, ma sicuramente li avrei incontrati ancora, ne ero certo.
Solo nella nebbia camminai senza pensieri, con ancora nella mente il blues creato da quelle mani, e gli Stones fragili, violenti, dolci esuli in mezzo al mio cuore. Da un sogno si puo partire per un viaggio, ma non si puo ' tornare.
ROSSO57
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Dario
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Inviato: 27 luglio 2008, 11:57 |
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Messaggi: 276Iscritto il: 16 febbraio 2006, 16:50 |
rosso57 ha scritto: <)
ESULI IN MEZZO AL MIO CUORE.
Lo scantinato puzzava di vino e alcool, in terra si vedevano chiazze di liquidi non meglio precisati. Era uno stanzone enorme con i muri scrostati, desolatamente vuoto. Loro, Mick,Keith,Bill e Charlie stavano provando un pezzo blues molto strascicato e sul tavolo, davanti a loro, stavano in fila bottiglie di birra vuote e di whiskey quasi vuote. Fogli sparsi, mozziconi di sigarette e sa il diavolo cos'altro. Io mi avvicinai cercando di non farmi notare e mi sedetti su una sedia mezza sgangherata. La musica era feroce e dolce allo stesso tempo. Carica di rugginosa rabbia e bella da far male. Perchè mi trovassi li in quel posto nell'anno 1972, non lo ricordo piu'. so che era meraviglioso essere a pochi passi da quelle leggende viventi e poterli vedere cosi' da vicino, sperare di poter toccare le loro chitarre, le loro giacche e bere dalla stessa bottiglia. Jagger sembrava un po' irritato da perfezionista quale è forse non sopportava il via vai di gente che entrava e usciva dalla porta di ferro di quello stanzone. Il pezzo continuava e adesso Keith faceva suonare la sua telecaster come mai l'avevo sentita in vita mia.Un suono sporco, ruvido che mi penetrava nel sangue come un dolce veleno e stordiva la mia mente. Ad un certo punto un tizio mi venne vicino e mi chiese come fossi entrato li dentro. Io gli risposi che forse venivo da un sogno oppure da un pullman che aveva sbagliato strada....insomma non ricordavo ma non doveva temere nulla, volevo solo ascoltare come si suona il blues. Lui mi guardo' un po' confuso, poi mise una mano nella tasca della giacca e tiro' fuori una sigaretta. Se l'accese e si mise a guardare e ascoltare anche lui quella musica. Erano gli Stones, non ci credevo, erano li a suonare per me e per il mondo il loro blues stradaiolo e arruginito con una semplicita' disarmante e allo stesso tempo enormemente complessa. Finite le prove Mick si accese una sigaretta e resto' li in piedi un po' pensieroso, mentre Keith trcannava il suo ennesimo JD. Poi, posate le chitarre e i microfoni, lasciata la batteria e i fogli sul tavolo, si diressero verso l'uscita. Ad attenderli c'erano delle vecchie auto americane sulle quali salirono senza dire parola. Gli autisti si scambiarono battute tra loro, qualcuno si accese una sigaretta, poi si apri' il portone di ferro e scomparvero nella nebbia di quel pomeriggio di un mese invernale qualunque. Nel gelo di quello scantinato, ora il silenzio la faceva da padrone e le carte, le bottiglie e le chitarre erano li ad aspettare il loro ritorno per un altro blues. Mi avviai anch'io verso l'uscita accompagnato dal silenzioso tizio della sigaretta, Quando fui fuori, il portone si richiuse violentemente alle mie spalle. Domani non sarei tornato, avevo tanta strada da fare ancora, ma sicuramente li avrei incontrati ancora, ne ero certo. Solo nella nebbia camminai senza pensieri, con ancora nella mente il blues creato da quelle mani, e gli Stones fragili, violenti, dolci esuli in mezzo al mio cuore. Da un sogno si puo partire per un viaggio, ma non si puo ' tornare.
ROSSO57
Bello il racconto, pensa che figata sarebbe stato vivere in realta' delle storie del genere.
Capitare cosi' in uno di quei luoghi e riuscire poter entrare senza che nessuno se ne accorga e poter vivere alcuni momenti con loro (proprio come in sogno).
E magari all'uscita di quell'esparienza portarsi via un pezzo di loro tipo un bicchiere, le sigarette o che so....respirare la stessa aria che loro hanno respirato,
Mi sento sentimentale oggi solo perche' sto ascoltando street of love, e poi perchè mi mancano gli Stones, vorrei rivederli ancora o almeno solo Mick.
L'ultima volta che l'ho visto rientrava al Geoge v (Four Season) di Parigi dopo il concerto nel 2007, erano le 2 am circa e ci ha detto Good Night.
Ciao
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bigpaul72
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Inviato: 27 luglio 2008, 12:01 |
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Messaggi: 4253Località: ladispoliromaitaliaeuropamondoIscritto il: 9 gennaio 2008, 22:17 |
sarebbe stato stupendo,respirare tutta l'aria di quel periodo,bel racconto :wink:
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