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Indice  ~  Generale  ~  Shine a Light - il film di Martin Scorsese

MessaggioInviato: 13 marzo 2008, 16:44
Avatar utenteMessaggi: 430Iscritto il: 17 gennaio 2006, 21:22
jacopo ... 'stardo!
ciao
'pizza

ps tu sai perchè eh eh eh


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MessaggioInviato: 13 marzo 2008, 17:13
Avatar utenteMessaggi: 2486Iscritto il: 23 giugno 2006, 1:46
colditalianpizza ha scritto:
jacopo ... 'stardo!
ciao
'pizza

ps tu sai perchè eh eh eh


Immagino di cosa si tratta e straquoto fratello Pizza:
Jacopo.....'stardo!
Sici


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MessaggioInviato: 13 marzo 2008, 21:05
Avatar utenteMessaggi: 4253Località: ladispoliromaitaliaeuropamondoIscritto il: 9 gennaio 2008, 22:17
non mi dite che l'avete scaricato!?!?!?!?!???!?


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MessaggioInviato: 13 marzo 2008, 21:25
Avatar utenteMessaggi: 4253Località: ladispoliromaitaliaeuropamondoIscritto il: 9 gennaio 2008, 22:17
siccome non volevo aprire un nuovo topic la metto qui,leggendo tra le righe, penso ci siano belle notizie
http://www.rockol.it:80/news-92900/Roll ... rattative-


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MessaggioInviato: 14 marzo 2008, 11:24
Avatar utenteMessaggi: 1250Località: milanIscritto il: 26 luglio 2006, 11:09
grazie e complimenti....
ps per jacopo...se è come penso...mi unisco al bastardo di pizza e sici...
per caso c'eri anche tu???
o magari c'eravate tutti ???
tranne me :cry:


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MessaggioInviato: 14 marzo 2008, 12:37
Avatar utenteMessaggi: 4409Località: CelleIscritto il: 18 settembre 2006, 13:04
Grazie Chris, bellissima recensione, complimenti


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MessaggioInviato: 14 marzo 2008, 12:54
Messaggi: 25Iscritto il: 19 agosto 2006, 18:56
Ragazzi,

ri-posto qui, su richiesta di Jacopo, affinché tutto il materiale sul film sia nello stesso thread...

Ciao,
Chris

---

Ragazzi,

ieri sera, all'Apollo (in Galleria De Cristoforis, a Milano), proiezione alla stampa di "Shine a Light". Devo ancora metabolizzare appieno l'opera (le chiavi di lettura sono centinaia e non sto esagerando...), ma l'impressione a caldo è giusto regalarla al forum.

Oggi come oggi, nessuno pensa più al suo ultimo giorno e a quanto vicino possa, più o meno, essere. Siamo tutti troppo fatalisti, o egoisti, per riflettere su una cosa del genere. Gli Stones non fanno eccezione e in questo possiamo dare loro solo ragione, visto che la domanda "è il vostro ultimo tour" (quindi "è il vostro ultimo giorno?") gliel'hanno fatta svariate centinaia di volte.

Tuttavia, se anche quel momento non fosse lontano (in ottica strettamente anagrafica, time is not anymore on their side), con "Shine A Light" il problema smette di porsi. Quel film è infatti il miglior testamento che una rock band possa lasciare, anzi, è molto di più, è il loro lasciapassare definitivo verso l'immortalità. Se gli Stones hanno capito da anni che fare musica non significa aggiungere note al silenzio, ma toglierne dal rumore, Scorsese è arrivato ad analoga conclusione: il cinema non si fa spegnendo il buio con immagini, ma eliminando quelle inutili dalla luce. In questo senso, il film non è solo un incontro tra due grandi della musica e del cinema, è molto di più: è un incontro/scontro tra anime mosse dalla stessa filosofia.

Così, per 122 minuti, le venticinque camere seminate un pò ovunque nel Beacon Theatre, stanno tutta la sera in campi strettissimi (particolare che, dal punto di vista della regia, rende l'opera molto simile a "The Last Waltz", diretto dallo stesso "Marty" Scorsese). Sorrisi, sfumature, rughe, mani che si agitano, plettri che volano, colpi di gomito e quant'altro. Quello che, anche in un club show, anche a un metro dal palco, si fa fatica a vedere. Sono i dettagli, a far la differenza, in questo caso. Una foto a figura intera siamo, bene o male, tutti capaci a farla, ma per beccare - quasi come se tu regista te lo aspettassi - Keith che fa l'occhiolino a Lisa, o altri particolari del genere, devi essere bravo. Ebbene, queste cose, nel film, si vedono tutte e fanno sì che "Shine A Light" renda finalmente palese ciò che abbiamo sempre saputo, ma che non sempre dai film dedicati agli Stones è venuto fuori: ovvero che quella non è una band impegnata in un concerto, ma che lo spettacolo vero e proprio sono le quattro persone sul palco.

In sostanza, ragazzi, siamo alle cinque stelle. Fare i modesti e dire "quattro, perché la perfezione non è facile da raggiungere" sarebbe da ipocriti. Chiudo con due cose. La prima è un consiglio: proprio per la caratteristica che vi ho appena raccontato, Shine A Light va visto al cinema. Il DVD uscirà senz'altro, ma secondo me sarà una bella gatta da pelare. A meno di avere in casa un home theatre di quelli tosti, questa pellicola su schermo piccolo perde sicuramente. La seconda è la lista dei momenti che da soli valgono il film (anche se non ce n'è bisogno, ma quattro, in particolare, me li sono segnati):

- Una versione di "Some Girls" con un Jagger talmente sopra le righe, da spazzare via con un sol colpo tutta la parentesi del Punk e i suoi infiniti eunuchi;

- Il duetto con Buddy Guy su "Champagne and Reeferer". Ad un certo punto, Scorsese si fa un baffo di tutte le leggi più o meno scritte della cinematografia e butta una telecamera in faccia al bluesmen per un tempo esagerato. Saranno 5 secondi al massimo, ma sembrano un mese. Ebbene, dallo sguardo di quell'uomo si capisce che i bluesmen non hanno venduto l'anima al Diavolo, se lo sono proprio fatto entrare dentro;

- Alla fine della stessa canzone, Keith si toglie la chitarra, la dà a Buddy e gli dice "it's yours". Così, il bluesman se ne va con due legni e la sua faccia è da vedere: felice come un bambino.

- La band intro, con Mick che dice a Charlie, dopo averlo presentato, "vuoi dire ciao?". Lui prende il microfono e dice un timidissimo "Hello" (ciao). Jagger: "Parla, signori!".

- Keith che spazza via definitivamente i dubbi sulla diatriba chitarristica nella band. Alla domanda: "chi è il migliore tra voi due?", Ronnie risponde "lui sa che sono io". Richards: "non avevo dubbi che avrebbe risposto così, ma il fatto è che io so la verità e cioé che siamo entrambi piuttosto scarsi, ma in due siamo meglio di dieci". Nello stesso segmento, Keith, alla domanda, "è vero che lui ha avuto il posto solo perché ti tiene botta nel fare festa?". Risposta: "è uno tosto, ma lo massacro".

- Una "She was hot" che diventa un'opera d'arte, con Lisa che, ad un certo punto, scuote i seni in maniera decisamente più provocante di quanto la bonazza del video dell'epoca riuscisse ad essere. Quella ragazza forse non è da copertina di Playboy, ma è colei con cui tutti vorremmo uscire una sera...

- Per questa sono pronto a prendermi degli ortaggi in faccia, ma andate a vedere il film e ne riparliamo: la voce blues di Christina Aguilera su "Live With Me".

- Keith che indugia a rialzarsi da terra, alla fine di "Satisfaction", in totale adorazione e ringraziamento del dono che le divinità gli hanno dato.

Nelle sale l'11 aprile, buona visione a tutti,
Chris


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MessaggioInviato: 14 marzo 2008, 13:46
Avatar utenteMessaggi: 4670Iscritto il: 8 luglio 2006, 17:02
Chris73 ha scritto:
fare musica non significa aggiungere note al silenzio, ma toglierne dal rumore......... il cinema non si fa spegnendo il buio con immagini, ma eliminando quelle inutili dalla luce.


di chi è questo fantastico pensiero?


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MessaggioInviato: 14 marzo 2008, 13:54
Avatar utenteMessaggi: 627Località: Brugherio (MI)Iscritto il: 5 luglio 2006, 19:30
Chris73 ha scritto:
Ragazzi,

ri-posto qui, su richiesta di Jacopo, affinché tutto il materiale sul film sia nello stesso thread...

Ciao,
Chris

---

Ragazzi,

ieri sera, all'Apollo (in Galleria De Cristoforis, a Milano), proiezione alla stampa di "Shine a Light". Devo ancora metabolizzare appieno l'opera (le chiavi di lettura sono centinaia e non sto esagerando...), ma l'impressione a caldo è giusto regalarla al forum.

Oggi come oggi, nessuno pensa più al suo ultimo giorno e a quanto vicino possa, più o meno, essere. Siamo tutti troppo fatalisti, o egoisti, per riflettere su una cosa del genere. Gli Stones non fanno eccezione e in questo possiamo dare loro solo ragione, visto che la domanda "è il vostro ultimo tour" (quindi "è il vostro ultimo giorno?") gliel'hanno fatta svariate centinaia di volte.

Tuttavia, se anche quel momento non fosse lontano (in ottica strettamente anagrafica, time is not anymore on their side), con "Shine A Light" il problema smette di porsi. Quel film è infatti il miglior testamento che una rock band possa lasciare, anzi, è molto di più, è il loro lasciapassare definitivo verso l'immortalità. Se gli Stones hanno capito da anni che fare musica non significa aggiungere note al silenzio, ma toglierne dal rumore, Scorsese è arrivato ad analoga conclusione: il cinema non si fa spegnendo il buio con immagini, ma eliminando quelle inutili dalla luce. In questo senso, il film non è solo un incontro tra due grandi della musica e del cinema, è molto di più: è un incontro/scontro tra anime mosse dalla stessa filosofia.

Così, per 122 minuti, le venticinque camere seminate un pò ovunque nel Beacon Theatre, stanno tutta la sera in campi strettissimi (particolare che, dal punto di vista della regia, rende l'opera molto simile a "The Last Waltz", diretto dallo stesso "Marty" Scorsese). Sorrisi, sfumature, rughe, mani che si agitano, plettri che volano, colpi di gomito e quant'altro. Quello che, anche in un club show, anche a un metro dal palco, si fa fatica a vedere. Sono i dettagli, a far la differenza, in questo caso. Una foto a figura intera siamo, bene o male, tutti capaci a farla, ma per beccare - quasi come se tu regista te lo aspettassi - Keith che fa l'occhiolino a Lisa, o altri particolari del genere, devi essere bravo. Ebbene, queste cose, nel film, si vedono tutte e fanno sì che "Shine A Light" renda finalmente palese ciò che abbiamo sempre saputo, ma che non sempre dai film dedicati agli Stones è venuto fuori: ovvero che quella non è una band impegnata in un concerto, ma che lo spettacolo vero e proprio sono le quattro persone sul palco.

In sostanza, ragazzi, siamo alle cinque stelle. Fare i modesti e dire "quattro, perché la perfezione non è facile da raggiungere" sarebbe da ipocriti. Chiudo con due cose. La prima è un consiglio: proprio per la caratteristica che vi ho appena raccontato, Shine A Light va visto al cinema. Il DVD uscirà senz'altro, ma secondo me sarà una bella gatta da pelare. A meno di avere in casa un home theatre di quelli tosti, questa pellicola su schermo piccolo perde sicuramente. La seconda è la lista dei momenti che da soli valgono il film (anche se non ce n'è bisogno, ma quattro, in particolare, me li sono segnati):

- Una versione di "Some Girls" con un Jagger talmente sopra le righe, da spazzare via con un sol colpo tutta la parentesi del Punk e i suoi infiniti eunuchi;

- Il duetto con Buddy Guy su "Champagne and Reeferer". Ad un certo punto, Scorsese si fa un baffo di tutte le leggi più o meno scritte della cinematografia e butta una telecamera in faccia al bluesmen per un tempo esagerato. Saranno 5 secondi al massimo, ma sembrano un mese. Ebbene, dallo sguardo di quell'uomo si capisce che i bluesmen non hanno venduto l'anima al Diavolo, se lo sono proprio fatto entrare dentro;

- Alla fine della stessa canzone, Keith si toglie la chitarra, la dà a Buddy e gli dice "it's yours". Così, il bluesman se ne va con due legni e la sua faccia è da vedere: felice come un bambino.

- La band intro, con Mick che dice a Charlie, dopo averlo presentato, "vuoi dire ciao?". Lui prende il microfono e dice un timidissimo "Hello" (ciao). Jagger: "Parla, signori!".

- Keith che spazza via definitivamente i dubbi sulla diatriba chitarristica nella band. Alla domanda: "chi è il migliore tra voi due?", Ronnie risponde "lui sa che sono io". Richards: "non avevo dubbi che avrebbe risposto così, ma il fatto è che io so la verità e cioé che siamo entrambi piuttosto scarsi, ma in due siamo meglio di dieci". Nello stesso segmento, Keith, alla domanda, "è vero che lui ha avuto il posto solo perché ti tiene botta nel fare festa?". Risposta: "è uno tosto, ma lo massacro".

- Una "She was hot" che diventa un'opera d'arte, con Lisa che, ad un certo punto, scuote i seni in maniera decisamente più provocante di quanto la bonazza del video dell'epoca riuscisse ad essere. Quella ragazza forse non è da copertina di Playboy, ma è colei con cui tutti vorremmo uscire una sera...

- Per questa sono pronto a prendermi degli ortaggi in faccia, ma andate a vedere il film e ne riparliamo: la voce blues di Christina Aguilera su "Live With Me".

- Keith che indugia a rialzarsi da terra, alla fine di "Satisfaction", in totale adorazione e ringraziamento del dono che le divinità gli hanno dato.

Nelle sale l'11 aprile, buona visione a tutti,
Chris


Dopo tutto quello che hai scritto mi spieghi come faccio ad aspettare l'11 aprile?


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MessaggioInviato: 14 marzo 2008, 13:59
Messaggi: 25Iscritto il: 19 agosto 2006, 18:56
Carla,

è brutto dire "è farina del mio sacco", si rischia di suonare immodesti, ma è un pensiero che ho da molto e che mi ha permesso di capire tante cose degli Stones. In passato avevo anche scritto questa...

Ciao,
Chris

---

IL SUONO DEL SILENZIO

Come l’aranciata amara. Così sono gli Stones. Difficilmente ti piacciono a quattordici anni. Anzi, a quell’epoca, col palato devastato da MTV, li puoi trovare solo impossibili da buttar giù. Però, quando capisci che quel retrogusto acidulo combacia, in realtà, col sapore stesso della vita, e che il beverone stucchevole trangugiato sino al giorno prima è falso come Giuda, allora non ti abbandoneranno più.

Mick e Keith. Un nome che finisce dove inizia l’altro. Un suono (la voce di Jagger) che inizia dove finisce l’altro (la chitarra di Richards). Tutto attorno, e nel bel mezzo, il silenzio. Eccola, la variabile misteriosa, a cui nessuno fa caso, che tutti ritengono marginale. E a dispensare pause negli Stones, con bacchette più simili a quelle magiche di una fiaba, che agli strumenti necessari a percuotere una batteria, pensa Charlie Watts.

Non c’entrano i quattro quarti, o i cinque ottavi. Quella è materia da conservatorio, dove la musica diventa scienza prima che coscienza; passa dal cervello, anziché dal cuore. Il segreto degli Stones, quel retrogusto acidulo, quel veleno che una volta ingurgitato non conosce antidoto, è tutto nei silenzi, sparpagliati qua e là, apparentemente a caso, ma seguendo regole tutt’altro che aleatorie, come per la punteggiatura in una frase.

Così, comporre, per Jagger & Richards, non significa aggiungere al silenzio, ma togliere al frastuono. “I’m called the hit-and-run raper in anger…”. Pausa, nessuno si muova. “…The knife-sharpened tippie-toe…”. Pausa, l’orologio di Milano fa tic-tac, fermi tutti. “…Or just the shoot ‘em dead, brainbell jangler…”. Senza quelle parentesi a racchiudere il nulla, infinitesimali ma logoranti come secoli di attesa, in cui il bianco del pentagramma cancella il nero delle note, quei versi non avrebbero acquisito diritto d’asilo nella storia della musica.

Non bastano, per andarci vicini (riuscirci, è escluso a priori), una chitarra e la voglia di rivalsa sulla mamma, per i ripetuti rimbrotti contro il rock sorbiti in gioventù. Serve qualcosa di più, serve la vitamina che rende amara l’aranciata, che eleva ad adulto un gusto da adolescenti né carne, né pesce. Si chiama classe e, se in Italia giace da decenni all’ufficio oggetti smarriti senza nessuno che la reclami, nemmeno in Inghilterra è più merce tanto comune.

A volte spunta un gagno, Fender a tracolla, chiodo sdrucito e sguardo marmoreo (e procuratore paraculo che resta dietro le quinte), blaterando alla luna che lui ha provato per mesi in una cantina di periferia. Sui giornali, popolati da suoi pari tutti estetica e chiacchiere (con l’aggravante di non essere capaci a suonare), lo osannano al volo. Lui sì che “lacrime, sudore e sangue”. Lui è il Messia, colui che consegnerà al mondo le dodici tavole del nuovo rock. E’ fra noi e, stavolta, per restare.

Tempo un anno e, con puntualità elvetica, il nostro svanisce, inghiottito dalla quotidianità, come la luna all’alba. Sopraffatto dal peso schiacciante dell’imbarazzante leggerezza delle sue canzoni. Mentre lo sventurato percorre mesto il viale del tramonto, dimenticato da tutti (procuratore compreso), Mick Jagger e Keith Richards, dall’alto dell’Olimpo rock, lo guardano con faccia da schiaffi d’ordinanza. Eri solo rumore, baby. E, mentre i due sghignazzano e sgomitano, Charlie Watts solleva la bacchetta dalla pelle del tamburo. Pausa, fermi tutti.

Christian Diemoz


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MessaggioInviato: 14 marzo 2008, 15:06
Avatar utenteMessaggi: 4253Località: ladispoliromaitaliaeuropamondoIscritto il: 9 gennaio 2008, 22:17
splendido, complimenti


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MessaggioInviato: 14 marzo 2008, 16:03
Avatar utenteMessaggi: 430Iscritto il: 17 gennaio 2006, 21:22
chris
quello che hai scritto dovrebbe essere bibbia per tutti coloro che vogliono suonare la musica degli stones. less is more dice il buon keith ... tensione, respiro, pathos quello che ha fatto di un chitarrista tecnicamente non eccelso un genio, che ha fatto di un batterista non muscolare il cuore pulsante del gruppo più fenomenale del mondo.
ciao
'pizza


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MessaggioInviato: 14 marzo 2008, 16:07
Avatar utenteMessaggi: 2134Località: RomaIscritto il: 8 giugno 2007, 0:58
carla ha scritto:
Chris73 ha scritto:
fare musica non significa aggiungere note al silenzio, ma toglierne dal rumore......... il cinema non si fa spegnendo il buio con immagini, ma eliminando quelle inutili dalla luce.


di chi è questo fantastico pensiero?


a volte mi sorprende la nostra sintonia... anche io sono stata colpita da questo pensiero...

complimenti Chris... la tua è una visione dell'arte (anche la musica e il cinema lo sono) michelangiolesca del togliere la materia... bella!!


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MessaggioInviato: 14 marzo 2008, 16:19
Avatar utenteSite AdminMessaggi: 3976Località: MilanoIscritto il: 6 gennaio 2006, 23:20
14 Marzo 2008

Ieri sera anche RollingStonesItalia era presente alla proiezione in anteprima per la stampa di "Shine A Light" a Milano.
L'attesa ha pienamente compagato le aspettative sotto tutti i punti di vista, e' come ce lo aspettavamo: SPETTACOLARE

Scorsese fantastico, riesce a far trasparire dai loro sguardi in maniera perfetta le 4 personalità cosi diverse fra loro ma cosi forti, ognuno a modo suo.
Un'altra perla per il cineasta cresciuto a Little Italy, che si aggiunge a numerose altre opere da lui dirette. Già aiuto regista nel documentario di Woodstock, filma i concerti del Beacon Theater impiegando decine di telecamere riuscendo a catturare tutta l'energia e la straordinaria confidenza che esiste tra i membri della band.
Immagini mozzafiato, montaggio secco veloce ma non frenetico, inquadrature bellissime, ma soprattutto traspare alla grande la vera essenza dei Rolling Stones ....sono veri, proprio come ce li siamo sempre immaginati e si/ci divertono ancora tantissimo
L'idea di dare risalto ad un riff, ad una rullata, di accentuarne l'esecuzione, di rimarcarne il suono e' molto bella da parte di "Marty", da sempre grande e vero loro fan

Gli Stones, non vogliono nascondere il tempo, la cinepresa gioca sui loro visi, scavati e diabolici, icone del rock, unici ed inimitabili.
Keith sorride e gode mentre suona; Mick non sta fermo un attimo, anfetaminico e magrissimo, eterno satiro, padrone come sempre della scena; Charlie e Ron leggermente indietro, ma non piu di tanto; una vera squadra vincente.

Sorprendente all'inizio una rapida carrellata di un'ipotetica setlist, si leggono centinaia di canzoni come "Sittin' On A Fence", "Take It Or Leave it", dimenticate, mai eseguite dal vivo, rari gioelli di un passato lontano, e la prima cosa che ti viene in mente e': "ma questi che cosa hanno scritto mai? esiste un gruppo con un potenziale di hit cosi vasto?
Keith si dimostra come sempre dotato di un grande senso dell'umorismo, ma l'ironia e' sempre stata una della armi degli stones, si prendono in giro, si denigrano, ma e' evidente che sanno di non avere eguali

Avendo avuto la fortuna di assistere a diversi dei loro spettacoli nei teatri possiamo capire l'atmosfera che si respirava all'interno di quello newyorkese, totalmente diversa dalle grandi locations, anche il rapporto della band con il pubblico non e' lo stesso, e questo il film lo rappresenta al meglio

Le canzoni sono eseguite e registrate in maniera divina, al top "Some Girls", "She Was Hot", "All Down The Line", "Just My Imagination", il blues con Buddy Guy, ma soprattutto "Far Away Eyes" con una scena davvero bellissima che testimonia il rapporto indissolubile di amicizia e di amore fra Jagger e Richards. E' stato un momento emozionante che vale da solo tutto il film.

Se vogliamo trovare una pecca, troppo incentrato su Jagger, quasi sempre al centro dell'obbiettivo, ma e' comprensibile nel momento in cui regala una prestazione galattica.
Sono fatti davvero bene anche gli intermezzi ogni 3/4 pezzi che staccano i momenti salienti del concerto per rivivere i preparativi del Beacon e delle riprese, e vecchie divertenti interviste degli anni passati.

Tutti noi acquisteremo il dvd quando sarà pubblicato, ma questo e' un film da vedere assolutamente sul grande schermo.

Lungometraggio vivamente consigliato non solo ai super-fanatici del gruppo, un'importante testimonianza ed un tassello storico imperdibile, resterà nell'elite dei piu grandi film musicali di sempre


Jacopo Ruozzi - Andrea Ruozzi - Isy Araf - Andrea Pagano



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MessaggioInviato: 14 marzo 2008, 16:27
Avatar utenteMessaggi: 430Iscritto il: 17 gennaio 2006, 21:22
jac ... 'stardo! ci fosse un giornalista uno nella foto! vedo un cantante da strapazzo (pupo) un chitarrista 'stardo (tu) il babbo di un chitarrista 'stardo (andrea r) un turco che ama celentano (isy) ... a proposito che cazzo ci fa isy davanti ad una vetrina con scritto campioni del mondo 2007? devi cancellarlo dalla foto stile bill wyman dalla cover di rarities ... 100 anni per niente! ah ah ah
ciao
'pizza


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