Messaggi: 3371Iscritto il: 29 giugno 2007, 9:18 |
ROSSO57 ON THE ROAD ........ED ALTRO
racconto di Massimo Sala
ROSE E POLVERE
Sono qui seduto sul guard rail arrugginito di una impolverata strada ai margini della città in un pomeriggio di un improbabile giorno di ferragosto di questo imprevedibile anno 1994.
Di fronte a me, dall’altro lato della strada, sfavilla l’insegna dell’Hotel Rubino dove la padrona, la signora Rodriguez, ne sono sicuro, sta seduta, con tutta la sua mole, sullo sgabello dietro la cassa, annoiata a contare le mosche sperando che entri qualche falcotoso cliente a rimpinguare il suo magro bottino giornaliero. E’ quasi il tramonto e, per quanto mi riguarda, io devo alla signora Rodriguez, una bella somma della quale, al momento, non dispongo e, probabilmente, mai ne disporrò. Ogni sera mi chiede quando la pagherò e io, ogni sera, le rispondo che a pagare c’è sempre tempo e invece a, per morire, basta un secondo. Lei ride di quella risata grassa che riempie il locale di allegria e rimbomba sui muri come una palla sfuggente e imprendibile.
Questo gioco ormai dura da quindici giorni e non so fino a quando la sua pazienza mi sarà di sostegno. Se mi fa ancora credito è solo perché le sono simpatico, le scrivo poesie e le porto, tutti i giorni, rose rosse rubate in qualche villetta, giù in città, durante i miei vagabondaggi. Pablo, che è mio amico, dice che esercito un fascino misterioso sulle donne che risveglia in loro il senso materno e gli impedisce di essere dure con me.
Pablo ha trentadue anni, due più di me, vive in una baracca poco distante dall’Hotel Rubino e, i pochi soldi che ha in tasca, sono frutto dei servizi che fa alla signora Rodriguez che, in più, gli concede una minestra calda e una bottiglia di buon vino una volta la settimana.
Io non ho voglia di fare servizi all’Hotel e poi ruberei il posto a Pablo e questo non mi piace perché Pablo è mio amico. Lui divide con me il vino che gli da la signora Rodriguez, qualche volta anche la cena, perché è mio amico e con gli amici si dividono sempre il vino e la cena. Anche la notte Pablo divide con me l’unica ragazza che ci vuole bene. Il suo nome è Mila, beve il vino e mangia un po’ della mia cena perché, tra amici, si dividono la cena, il vino e l’amore. Pablo sostiene che, in questo modo, nessuno si rattrista e anche quando non splende il sole, l’animo è allegro e i pensieri volteggiano leggeri nell’aria lasciando scie d’argento sull’imbrunire della sera.
Questo Pablo sostiene e io gli credo. Tra poco dovrebbe essere qui di ritorno dai suoi servizi , porterà con se una boccia di vino e stasera starà a mangiare nella cucina dell’Hotel Rubino.
Poi, la signora Rodriguez, mi farà cenno di andare anch’io a mangiare con Pablo e poi arriverà anche Mila e mangeremo e berremo tutti insieme col permesso della signora Rodriguez, perché lei è la padrona e Pablo dice che è buona, lo fa lavorare, gli da da bere il vino e una stanza per stare con Mila e questo, dice lui, è importante nella vita di un ragazzo che vive ai margini della città.
Nei giorni di festa, arrivano dalla città ricchi signori e la signora Rodriguez gli aspetta con ansia e a Pablo tocca lavorare il doppio ma non si lamenta, lui è un ragazzo che lavora e ha capito che lavorando può ottenere le cose che gli interessano: il vino, un pasto e Mila per farci all’amore.
Questo dice e pensa Pablo e io gli credo perché lui è mio amico e agli amici bisogna credere.
Così, dato che oggi è festa, e la signora Rodriguez è vestita di rosso e porta una rosa tra i capelli e sta dietro la cassa a contare le mosche in solerte attesa, ho deciso di dire a Pablo, quando sarà qui, di chiedere alla signora il vino doppio, la cena doppia e la stanza doppia, dato che lavorerà il doppio delle altre volte. Pablo sarà d’accordo e anche Mila perché così potremo bere il doppio, mangiare il doppio, e fare l’amore con lei due notti consecutive anziché una soltanto. Però, rimane sempre il problema di come pagare la signora Rodriguez e io non ho soldi perché, posso rubare le rose nei giardini, ma non posso rubare il lavoro a Pablo. Pablo lo sa e mi ha detto che mi verrà in mente, prima o poi, come pagare la signora Rodriguez e lui sarà contento per me. Mila è d’accordo e anche lei è contenta di sapere che, prima o poi, mi verrà in mente.
La polvere sollevata dal vento mi solletica il naso e Pablo e Mila tardano ad arrivare, la sete mi attanaglia la gola, la fame mi divora lo stomaco, e i pensieri vagabondano nella mia mente senza una meta e, questa volta, non fanno come dice Pablo, non lasciano scie d’argento nella notte.
Finalmente arriva Mila e dice che Pablo è alla baracca che sta male e non potrà lavorare stasera all’Hotel Rubino e sostiene che dovrò essere io a lavorare al suo posto altrimenti ne il vino, ne un pasto, ne una stanza per stare con Mila. “Pablo dice che tu devi lavorare e io gli credo, perché se no perderemo tutto e la signora Rodriguez diventerà cattiva e noi moriremo di fame, di sete e d’amore”
Questo mi ha detto Mila e io, seduto qui, sul guard rail, le ho creduto perché se lo ha detto Pablo vuol dire che non ha paura che gli rubi il lavoro perchè sono suo amico e non lo posso pugnalare alle spalle chiedendo poi, alla signora Rodriguez, nel lavoro all’Hotel Rubino. Ma c’è sempre il problema che io devo saldare il mio debito con la padrona e se prendessi il suo posto, il problema sarebbe risolto ma, Pablo, si sentirebbe tradito dal suo migliore amico e mi odierebbe, sempre che Pablo sia capace di odiare. E Mila? Forse farebbe l’amore solo con me e anche lei lo tradirebbe e così saremmo in due ad averlo tradito, qui in questo pieno di polvere, afoso, ai margini della città.
Questo sarebbe e questo ho detto a Mila col cuore in mano ma, ho aggiunto che non sarebbe un tradimento e che Pablo avrebbe certamente trovato un altro lavoro magari giù in città e saremmo rimasti ancora amici, bevuto lo stesso vino insieme e amato la stessa ragazza. Nulla, quindi, sarebbe cambiato. Mila è rimasta pensierosa e ha detto che era tardi e che la signora Rodriguez aspettava Pablo per il lavoro e l’Hotel si stava riempiendo di gente. Erano, diceva, signori e signore venuti dalla città a mangiare, a bere e a ridere forse anche di noi, della nostra povertà di ragazzi solitari qui, in questo posto di polvere e vento. Sarebbero poi certamente saliti su nelle stanze dell’Hotel per passarvi la notte e bere ancora vino fino all’alba.
“ Bisogna decidersi in fretta ad andare all’Hotel e tu devi prendere il posto di Pablo perché non ci sono altri Hotel nei dintorni.” disse Mila. Ora, dato che il tempo corre, Mila mi esorta a prendere una decisione e io decido di entrare all’Hotel Rubino, spiegare tutto alla padrona e chiederle di farmi lavorare fino al mattino. “ A quello che ne sarà della nostra amicizia con Pablo, penseremo poi” dissi a Mila che mi guardava con occhi ammirati, sicura della saggezza della mia decisione importante che ogni ragazzo, prima o poi, deve prendere se non vuole morire in questo posto. Quindi dico a Mila di tornare alla baracca e dire a Pablo che tutto è risolto e il mattino che seguirà, ci sarà di consiglio sul da farsi. Scendo dal guard rail, mentre Mila si allontana, attraverso la strada ed entro all’Hotel Rubino.
La hall è satura di profumo e spezie, di gente ricca e, il chiacchiericcio che proviene dalla sala da pranzo, è assordante. Stasera è davvero festa all’Hotel Rubino e, la signora Rodriguez, sorride a tutti e sembra non essere più annoiata.
Le spiego tutto e le chiedo di sostituirmi a Pablo per sempre e non solo per stasera così potrò saldare il mio debito che ho in sospeso e, mentre dico tutto questo, penso che non sto tradendo Pablo e che lui, al posto mio, avrebbe sicuramente fatto la stessa cosa.
La padrona sembra sembra essere poco convinta della mia proposta ma poi, dopo una risata delle sue, mi dice “ Al diavolo Pablo, peggio per lui, comincerai stasera e guarda che c’è da sgobbare poeta, qui i fannulloni e perditempo non durano molto e adesso fila al lavoro!!!!!”.
Il lavoro è stato duro, ma ho incontrato signori simpatici che mi hanno dato soldi e perfino offerto da bere. Uno in particolare, il signor Galvanez, un tipo con in testa un panama bianco, un abito dello stesso colore e un sigaro che non finiva mai, in compagnia di una signora molto appariscente e vestita con un abito color verde smeraldo, mi ha offerto di lavorare in città per lui.
“Tu non sei delle baracche, vero? Lavori per la signora Rodriguez, ragazzo? Beh, se lavori per lei, puoi lavorare anche per me, due lavori, due paghe, che te ne pare, ragazzo?”. Così diceva, il signor Galvanez e io pensai che avrei potuto parlargli di Pablo e dirgli di prendere lui a lavorare in città, perché io lavoravo già per la signora Rodriguez, ma non lo feci, non gli parlai di Pablo e accettai di lavorare anche per lui. In questo modo, avrei avuto molto più vino e avrei potuto perfino mangiare due volte al giorno e avrei avuto Mila tutta per me senza dividerla con Pablo. Raccontai tutto questo a Mila prima che mi dicesse che Pablo stava ancora male, giù alla baracca e che aveva capito di essere tradito dal suo migliore amico. Nel silenzio polveroso della strada, già rovente a quall’ora del mattino, provai per la prima volta in vita mia una sensazione di vuoto e indifferenza come mai mi era capitato. Mila mi guardava pensierosa e mi disse che dovevo venire alla baracca per spiegare tutto a Pablo e ricucire la nostra amicizia, bere del buon vino e passare la notte tutti insieme senza rancore. Io le risposi che aveva ragione e che quella era la cosa giusta da fare, ma non potevo venire alla baracca perché dovevo andare in città a lavorare per il signor Galvanez. Aggiunsi che coi soldi guadagnati all’Hotel Rubino e, quelli che mi avrebbe dato Galvanez, avremmo potuto bere, mangiare e passare tutta la notte insieme in una stanza tutta per noi.
Lei riflettè su ciò che le avevo detto poi, disse che in fondo era più importante il mio lavoro, il vino, il cibo e il fare l’amore tutta la notte, invece di andare a Pablo. A lui penseremo stasera quando tornerò dal lavoro, le dissi.” Tu aspettami qui, seduta sul guard rail, quando tornero’ dal lavoro, avremo i soldi, faremo festa e staremo insieme tutta la notte.
Mila mi aspetta va, quando il sole era già insopportabile e la signora Rodriguez, era tornata, nuovamente, ad annoiarsi e a contare le mosche dietro la cassa. La polvere svolazzava dappertutto e, il cielo, era di un azzurro intollerabile. In quel luogo derelitto, ai margini della grande città.
Vidi Mila che giocherellava con dei sassolini nella mano e sembrava tranquilla in attesa del suo ragazzo che tornava dal lavoro coi soldi e il vino e l’amore per lei. Giochi? Le chiesi, quando lei fui davanti. Mila mi piaceva e adesso era la mia ragazza in quel posto deserto dove c’era solo l’Hotel Rubino, poche case e le baracche dei poveri, giù verso il mare. Giocherellava e piangeva sotto quel sole violento, coi suoi bei capelli lunghi e neri sciolti sulle spalle, dentro al suo vestito a fiori, l’unico che avesse. Piangi? Le chiesi, senza un soldo in tasca, senza il vino e senza più amore per lei perché, giù in città, il signor Galvanez mi aveva fatto lavorare duro, ma non mi aveva pagato avendo saputo che anch’io vengo dalle baracche e i poveri non si pagan, si fanno lavorare per i ricchi e basta. “Piangi per Pablo? Le chiesi. Io e Pablo siamo amici e io non l’ho tradito perché lui avrebbe la stessa cosa, perché ti amava come ti amo io ma era povero come sono povero io e, la signora Rodriguez, può dare lavoro solo a un povero. Io gli avrei portato il vino e gli avrei spiegato tutto e avrebbe capito perché era mio amico e agli amici si crede, sempre.
Piangi per me? Perché non ti farò più ridere, non verserò più il vino nel tuo bicchiere e non infilerò più, nei tuoi capelli, una rosa rossa tra i capelli come alla signora Rodriguez”?
“Piangi Mila, poiché questo è il momento giusto per farlo, perché non ci sono più illusioni in un posto come questo ai margini della città”
Quando gli uomini portarono via il corpo di Pablo e sfasciarono la sua baracca, il cielo era quasi violaceo e il sole stentava a rivelarsi nella sua violenza. L’insegna dell’Hotel Rubino si era staccata e penzolava, sbattuta dal vento, come un’impiccato dall’albero.
Seduto sul guard rail pensavo al vestito rosso della signora Rodriguez, mentre altre baracche, giù verso il mare, venivano sfasciate dalle ruspe, per far posto a nuove povertà.
Pablo era mio amico, pensavo, abbiamo bevuto lo stesso vino e amato la stessa ragazza in questo sporco posto dove, il sole non ha pietà, la polvere volteggia perpetua, e le rose sono rubate.
Massimo Sala 2008
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