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Indice  ~  Generale  ~  Strutture del Blues e divagazioni varie

MessaggioInviato: 13 marzo 2007, 17:28
Messaggi: 2319Località: siciliaIscritto il: 24 maggio 2006, 15:51
figata....vai Papa vai.....


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MessaggioInviato: 14 marzo 2007, 14:45
Avatar utenteMessaggi: 185Località: Paese (TV)Iscritto il: 29 gennaio 2007, 1:18
Il Lessico Blues 2° ed ultima puntata

Gli accordi e le armonizzazioni
Sembrerà strano a chi non è del mestiere, ma la tipologia degli accordi usati in un pezzo può caratterizzarlo al punto di collocarne l’arrangiamento in un ambito abbastanza preciso. Ovviamente ho parlato dell’arrangiamento e non della composizione stessa, poiché lo stesso brano può essere confezionato in modi totalmente differenti. Porto ad esempio, perché assolutamente clamoroso, il pezzo “Gli amori” che Toto Cutugno presentò a San Remo nel 1990: una canzonetta tipicamente italiana senza storia e priva di ogni interesse. Poi però salì sul palco dell’Ariston Ray Charles e la ripropose a modo suo. Rimasi esterrefatto: improvvisamente la lagna precedente si era trasformata in un bellissimo brano Soul che mai mi sarei aspettato… potenza degli arrangiamenti! E delle capacità di “The Genius” ovviamente! Ma torniamo alle armonizzazioni. È prerogativa principalmente del Rock l’uso di bicordi sulle corde più grosse: sono composti da tonica e dominante (C-G) cui qualche volta si aggiunge di nuovo la tonica ma in ottava (C-G-C). Sono accordi eseguiti generalmente con ritmiche abbastanza larghe tesi più che altro ad esprimere una grande potenza. Tale effetto è dato sia dalla posizione “bassa” delle note stesse, sia dalla frequente duplicazione in ottava della tonica che, più che a donare all’armonizzazione serve a dare più risalto alla tonica stessa. Si pensi all’inizio di “Good Times Bad Times” degli Zeppelin: l’accordo di Mi iniziale è composto dalla corda più bassa suonata libera cui si aggiunge un altro Mi in settima posizione sulla corda del La, un Si in nona posizione sulla corda del Re e infine un altro Mi sempre in nona posizione sulla corda del Sol. Si ha quindi la sovrapposizione addirittura di tre ottave e una sola nota estranea costituita dalla quinta: l’effetto (ottenuto, ormai molti lo sanno, con una Telecaster amplificata da un piccolo Supro a valvole e non con un Les Paul attraverso un Marshall come si pensava) è di una potenza davvero clamorosa, e quei due colpi attorno ai quali sta solo la bravura dosatissima di Bonham hanno segnato l’ingresso nella storia di una delle più osannate band di tutti i tempi. Si noti, tra l’altro, che l’eliminazione delle terze dagli accordi, oltre a dare maggior libertà di improvvisazione poiché non c’è più distinzione tra maggiore e minore, dà una colorazione “epica” al tutto: gli intervalli di tonica-dominante furono spesso usati in musica classica per creare le parti degli ottoni, e si possono ritrovare in più di qualche esempio anche nelle opere di Wagner (l’epico per antonomasia), o nelle parti “trionfali” della musica rinascimentale e barocca. Anche nel Blues si usano spesso i bicordi, ma solo come punto fisso cui aggiungere alternativamente la sesta e la settima in ottava bassa per il tipico accompagnamento dello shuffle. Ciò che caratterizza peculiarmente il Blues è invece l’uso degli accordi di settima ma SOPRATTUTTO di quelli di nona in tutte le posizioni. Attenzione perché questo è un elemento distintivo che è presente in misura molto minore nel Rhythm&Blues, quasi del tutto assente nel Rock ed è invece estremamente più complesso nel Jazz. Se per assurdo dovessi stilare una graduatoria il cui criterio fosse la quantità di accordi alterati scriverei in ordine crescente: Rock, Rhythm&Blues, Blues e Jazz. Il Rhythm&Blues usa armonizzazioni tendenzialmente meno alterate, triadi maggiori e minori, qualche accordo di settima e raramente di nona, mentre appare qua e là qualche quarta o qualche diminuita di passaggio. All’interno di questo genere, come anche nel Rock che da questo deriva, si sentono inoltre diversi accompagnamenti ad “arpeggio” che sono invece assai rari nel Blues, ma che tornano nel Jazz anche se in misura minore. Gli accordi di undicesima e di tredicesima, pur essendo ammessi, si usano di solito solo per creare delle progressioni di passaggio, raramente in posizioni nodali. Le progressioni di II min7 – V – I sono scarsamente usate, ma sono presenti, mentre altre sostituzioni d’accordo porterebbero inevitabilmente il Blues nell’ambito del Jazz. Si noti infine che nel Jazz è invece regola comunemente accettata la necessità di cambiare le armonizzazioni quanto più possibile: mai fare due giri allo stesso modo! E quindi si rende necessario trovare sempre nuove e più ardite sostituzioni.

Le “blue note”, le scale, il tocco
Se fate anche una minima ricerca sul significato di “blue note” troverete una marea di interpretazioni diverse, perché si tratta di un termine coniato a posteriori dai “non musicisti”. Alcuni dicono trattarsi dell’emissione particolare di certe note in modo “calante” proveniente dalla cultura africana che non prevedeva la scala temperata. Per capirci prendiamo la “Sleepy Time Time” dei Cream: avete presente quella nota volutamente calante delle voci sul secondo “Time” del ritornello che sembra non arrivare mai a destinazione? Bene, quella è una “blue note”. Altri invece si riferiscono all’uso di terze minori e di settime minori nelle melodie maggiori (Eb e Bb in tonalità di C, e questo è sacrosanto)… sia quel che sia, il punto è quello di assodare quali sono i punti nodali che caratterizzano il Blues rispetto agli altri generi. Diciamo subito che il Blues e il Rhythm&Blues non hanno differenze, mentre il Rock è differenziato solo dalla presenza di fraseggi più lunghi, senza pause. Il jazz per contro si distingue per ricerca di sempre nuove soluzioni e inevitabilmente finisce per arrivare a cose arditissime ma anche meno dirette, e per questo riservate ad un pubblico più specifico. La maggior parte dei soli Blues è costruita attorno alla pentatonica che ogni chitarrista impara come prima cosa, perché basta mandare le dita un po’ a zonzo attorno alla posizione dell’accordo in barré corrispondente e la si viene a scoprire quasi subito. In C, tale pentatonica è costituita dalle seguenti note: C-Eb-F-G-Bb. E attorno a questa scoperta molti ci hanno costruito un’intera carriera, perché da lì non si sono più mossi. Ma non è che abbiano sbagliato più di tanto, perché in fondo il Blues non si dipana molto lontano da quelle note. Ora permettetemi di dire una cosa. Molti giovani (e anche meno giovani) inesperti della sei corde, imparata quella pentatonica che comunque usano solo perché sanno che quelle posizioni corrispondono a note intonate ed usabili, e non perché sentono nel cuore ciò che emettono, cercano di trovare degli escamotage per rendere meno evidente la loro pigrizia mentale e la loro mancanza di verve compositiva. Ed eccoli cercare “segreti del mestiere” per usare sempre le stesse posizioni solo spostandole sulla tastiera in altre tonalità, pensando di trovare meccanicamente un metodo di improvvisazione più vario ed efficace… No, signori, non funziona così!!! Si possono studiare ed apprendere tutte le scale dettate dalle sostituzioni d’accordo, tutte quelle modali, le pentatoniche maggiori e minori e chi più ne ha più ne metta, ma se si è chitarristi mediocri, tali si rimane lo stesso! Nulla può sostituire meccanicamente o ad artifizio la fantasia e la capacità creativa quando ci sono. È quando non ci sono che si vanno a cercare scorciatoie, e purtroppo non esistono scorciatoie in quest’ambito! Infatti, ammesso e assolutamente non concesso che lo studio delle scale possa portare a dei meccanismi inventivi, pensate che un orecchio anche non esperto non si accorga subito del trucco? Se fosse possibile operare in questo modo il mondo sarebbe pieno di musicisti eccellenti: basterebbe studiare e si sarebbe tutti a posto, no? Spero mi perdoniate questo sfogo: viene dall’anima, perché anch’io c’ero cascato, anch’io ho passato ore ed ore a studiare quello che all’epoca nessuno era disposto a spiegarti; ho speso soldi in libri, tempo che avrei potuto usare più proficuamente ed energie a far esercizi assolutamente inutili. Conclusione: ogni volta che mi sembrava di aver finalmente imparato qualcosa di usabile, andavo a provarlo con la band e NON FUNZIONAVA MAI! Non si suona con le scale in testa, si suona solo col cuore e col lessico che le tue attitudini ti fanno preferire. Non occorre essere strumentisti e cantanti straordinari per esprimere le proprie emozioni: guardate Bob Dylan, non è certo un Pavarotti come voce, no? Eppure è lo stesso una pietra miliare nella storia della musica, e che pietra! Beh, basta, scusatemi! Tutto questo per dirvi che certi ragionamenti non funzionano: non si può dire per esempio che dal momento che il Blues è o in settima o in nona c’è sempre la settima minore che diventa di fatto un’alterazione in chiave. Se così fosse in C si avrebbe il Bb in chiave e si salterebbe in tonalità di F. Ma dovremmo anche considerare l’uso frequente della terza minore che in C è Eb. Bb e Eb in chiave darebbero la tonalità di Bb. Il che significherebbe che in un Blues in C potremmo usare tre scale da cui si potrebbero ricavare tre pentatoniche diverse (quindi la stessa suonata su diverse posizioni ) cioè C-Eb-F-G-Bb-C (pentatonica minore di C); D-F-G-A-C-D (pentatonica minore di D che è la relativa minore di F) e G-Bb-C-D-F-G (pentatonica minore di G che è la relativa minore di Bb). Inoltre, per lo stesso principio, potremmo considerare le scale modali Missolidia e Dorica di C e cioè: C-D-E-F-G-A-Bb-C (Missolidia) e C-D-Eb-F-G-A-Bb-C (Dorica). Consiglierei a tutti di prendere con le pinze questi ragionamenti poiché, come già detto, possono portare del tutto fuori strada: un conto è sapere che posso usare certe soluzioni, acquisirle e farle talmente mie da scegliere coscientemente le note che faccio, e un conto è memorizzare nuove posizioni della vecchia minestra riscaldata che ottiene il solo effetto di nauseare chi ascolta. Diciamo comunque che nel Rock e nel Rhythm&Blues impera la pentatonica minore (che in C, ricordo, è C-Eb-F-G-Bb-C), con frequenti visite alla pentatonica costruita sulla relativa minore (in C è Am e quindi A-C-D-E-G-A). Nel secondo caso vi è la presenza della terza maggiore, che è in grado di connotare la scala come più “aperta” o “solare”: queste caratteristiche sono proprie specialmente del Rock sudista, del Texas Blues e del Chicago Blues di terza generazione. Inutile sottolineare che nel Jazz invece impera qualsiasi scala possiamo escogitare, spesso comprendendo anche quelle assolutamente dissonanti: sarà poi cura dell’accompagnatore cercare di intuire dove l’improvvisatore sta andando e mettergli sotto gli accordi opportuni. Ricapitolando, le scale più usate nel Blues in ordine di importanza sono:
1- la pentatonica minore della tonalità base
2- la Dorica sempre della tonalità base
3- La Missolidia della tonalità base
4- la pentatonica minore sulla relativa minore.
Menzione onorevole merita la pentatonica che io chiamo “di B.B. King”. Non è dato sapere se sia stato proprio lui a scoprirla, quasi certamente no, ma nel tempo è divenuta uno standard di citazione del suo stile usato dalla grande maggioranza dei chitarristi. Rimanendo in Do, le note in questione sono le seguenti: A-C-Eb-F-G fatte in ottava, e quindi con A collocato al XIV tasto. Si provi a giocare un po’ su queste note alternando di tanto in tanto un “downstroke” cioè un colpo di plettro verso il basso molto energico che prenda all’unisono i due C sul cantino e sulla terza corda rispettivamente al XX e VII tasto (con l’indice si stoppi la seconda corda): si scoprirà così una gran parte dello stile di B.B. King e anche la base del fraseggio di Mick Taylor. Woodie invece usa molto spesso la pentatonica base cui alterna la B.B. King di tanto in tanto. Keith infine, la cui cultura musicale è assai più vasta di quanto si pensa, usa prevalentemente la pentatonica, ma spazia spesso altrove anche in base alle accordature usate.
Un breve cenno infine sul tocco e sulle tecniche espressive: in origine il bending (tirar le corde) fu caratteristica del Blues, ma divenne ben presto una tecnica espressiva diffusasi ovunque. Il più restio dei generi ad adottarla è stato sicuramente il Jazz, che dovette naturalmente trovarne un’applicazione propria accanto alle tecniche assai più usate di glissato e di hammer-on e pull-off (rispettivamente far suonare una nota mediante il picchiare di un dito della mano sinistra sul tasto corrispondente senza un colpo di plettro o farne suonare un’altra mediante sempre un dito della sinistra che pizzica la corda tirandola verso l’esterno). Nel Blues la mano destra costruisce i ritmi usando però tutte le tecniche possibili al fine di creare dinamiche, e quindi alternando le pennate all’uso delle sole dita, gli accordi pieni a quelli parziali, gli accompagnamenti sui bassi a rapidi ed energici strappi sulle corde acute. In questo senso Richards è sicuramente un chitarrista Blues coi fiocchi che però ama fare delle puntate in altri contesti, a volte addirittura reggae e molto più spesso nel Rock&Roll à la Chuck Berry. Le stesse tecniche sono presenti quasi identiche anche nel Rhythm&Blues dove si ammette anche l’eccezione degli arpeggi. Nel Jazz infine si tende ad accompagnare soprattutto usando tantissimi accordi, a volte anche tre o quattro nella stessa battuta, creando in questo modo una specie di tappeto uniforme le cui variazioni sono solo tonali, non ritmiche (ovviamente questo è un discorso di massima, poiché vi sono tantissime distinzioni anche all’interno del Jazz, e ciò che è regola da una parte può essere solo eccezione da un’altra). Discorso a parte per il Delta Blues, dove spesso si usa il finger-picking perché i padri fondatori di quel genere si esibirono il più delle volte da soli, e dovettero quindi usare la chitarra in modo quasi pianistico, creando così una tradizione di autosufficienza che perdura anche ai giorni nostri.

Con questa puntata si conclude il mio lavoro che sicuramente non è stato esaustivo, ma che spero abbia almeno contribuito a fare un po’ di chiarezza in un territorio spesso mistificato. Come penso abbiate potuto constatare, non è stato facile e ha richiesto un certo sforzo sia per scrivere tutte queste pagine, sia per ricordare con almeno sufficiente precisione tutto quello di cui ho parlato. Qualche errore me lo perdonerete tenendo conto che il tutto è stato scritto all’impronta e spesso sull’onda delle memorie emotive. Ora mi prenderò una bella pausa e non vi tormenterò più coi miei sproloqui, ma sarei davvero molto grato a chi, avendo trovato questi post di qualche utilità, volesse scrivere un proprio commento. Rimango comunque a disposizione per qualsiasi chiarimento o sviluppo desideriate.
Un abbraccio


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MessaggioInviato: 14 marzo 2007, 15:11
Avatar utenteMessaggi: 105Località: TarantoIscritto il: 29 marzo 2006, 17:15
Ragazzi, il copia-incolla è d'obbligo... ma io rilancio una proposta: PERCHE' NON PUBBLICARE IL TUTTO IN Un APPOSITO SPECIALE?


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MessaggioInviato: 14 marzo 2007, 15:57
Avatar utenteMessaggi: 430Iscritto il: 17 gennaio 2006, 21:22
si si si
speciale blues con autentica papale ... altro che encicliche, cazzi e mazzi di benedetto 16mo!
stefano, non riconosco papa all'infuori di te.
ti voglio bene
'pizza


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MessaggioInviato: 14 marzo 2007, 17:27
Avatar utenteMessaggi: 2279Località: TORINOIscritto il: 12 luglio 2006, 20:04
bella idea! :D
e soprattutto: GRAZIE PAPA!!!!!! sei un grande! :D
un abbraccione,
Goddess <)


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MessaggioInviato: 14 marzo 2007, 18:42
Avatar utenteMessaggi: 185Località: Paese (TV)Iscritto il: 29 gennaio 2007, 1:18
Beh, grazie davvero per le belle parole! Però mi sono accorto che c'è un errore: quando parlo del doppio Do in ottava uno è al XX tasto e l'altro ovviamente al XVII e non al VII come avevo scritto... scusate! :oops:


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MessaggioInviato: 14 marzo 2007, 21:25
Messaggi: 455Località: Pomezia (RM)Iscritto il: 14 marzo 2006, 17:44
Ciao Stefano , è veramente un piacere leggere
quello che scrivi e percepire la profonda passione
che ci metti nel farlo .
W il nostro papa , W il professore del blues !!!


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MessaggioInviato: 14 marzo 2007, 21:26
Messaggi: 455Località: Pomezia (RM)Iscritto il: 14 marzo 2006, 17:44
colditalianpizza ha scritto:
si si si
speciale blues con autentica papale ... altro che encicliche, cazzi e mazzi di benedetto 16mo!
stefano, non riconosco papa all'infuori di te.
ti voglio bene
'pizza


Quoto , sottoscrivo e sottolineo !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!


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MessaggioInviato: 20 marzo 2007, 23:02
Avatar utenteMessaggi: 185Località: Paese (TV)Iscritto il: 29 gennaio 2007, 1:18
Permettetemi di rispondere a Max anche qui con quest'ultimissimo post, perché credo che la sua obiezione abbia fondamento e merita una chiarificazione con tutti. In molti libri sull'argomento, accanto alle scale da me citate, appare la famosa "Scala Blues", costituita da un'esatonica basata sulla pentatonica minore cui si aggiunge una quinta bemolle. Rimanendo nella tonalità di riferimento che è il C avremo quindi: C-Eb-F-Gb-G-Bb-C. Io ho provato in mille modi ad inserire quella fatidica quinta bemolle nelle mie sperimentazioni, ma l'unico uso che sinceramente mi pare plausibile è quello di nota di passaggio come tante altre che si possono ovviamente aggiungere a proprio gusto. Trovo assai difficile poterla usare come nota d'appoggio e, come me, molti altri chitarristi esprimono lo stesso parere. Essendo, in questo contesto, costretto entro certi limiti di spazio, ho inoltre privilegiato la citazione solo delle cose veramente usabili ed usate, e ho scartato (come in una specie di Bignami) tutto quello che mi sembrava non essenziale. Anche il "trucco" di usare la pentatonica minore costruita sulla relativa per ottenere quella maggiore serve unicamente a velocizzare l'apprendimento delle diteggiature: basterà infatti imparane una, almeno all'inizio, e solo spostandola si otterranno scale diverse... sono solo piccoli trucchi ovviamente, ma già il "sentire" sonorità diverse aiuta a farle proprie e poi ad usarle per scelta e non per puro caso. Rendo atto a Max comunque che effettivamente mancava l'esatonica e che la pentatonica maggiore andrebbe presa dalla tonica e non dalla sesta, anche se quella stessa sesta può suggerire soluzioni molto diverse. Un abbraccio a tutti e un ringraziamento a Max per l'attenzione usata nel leggermi.


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MessaggioInviato: 20 marzo 2007, 23:34
Messaggi: 3784Iscritto il: 7 luglio 2006, 14:44
Stefano, non ci capisco una mazza di quello che hai scritto visto che non suono, però è sempre un piacere leggerti, fossero anche i prof come te! <)


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MessaggioInviato: 21 marzo 2007, 0:28
Avatar utenteMessaggi: 2279Località: TORINOIscritto il: 12 luglio 2006, 20:04
mick87 ha scritto:
Stefano, non ci capisco una mazza di quello che hai scritto visto che non suono, però è sempre un piacere leggerti, fossero anche i prof come te! <)


:lol: :lol: concordo! anch'io avrò capito un quarto di quello che hai detto perchè neppure io so suonare:oops: :oops: , ma è bellissimo leggere quello che scrivi... sei davvero un grande! :D


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