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Indice  ~  Generale  ~  Gli Stones non ti hanno mai salvato la vita?

MessaggioInviato: 1 maggio 2009, 3:11
Avatar utenteMessaggi: 2486Iscritto il: 23 giugno 2006, 1:46
Gli Stones non ti hanno mai salvato la vita?
Era il 1993, per il secondo anno consecutivo trascorrevo 15 giorni di vacanza a cavallo tra Aprile e Maggio facendo un raid in moto nel deserto africano.
L’anno prima, avevo contratto il “mal d’Africa” e quando mi propinarono di attraversare il deserto algerino per raggiungere l’Hoggar e Tamanrasset, accettai con entusiasmo.
Non mi soffermo sul viaggio in nave ed il rapido attraversamento della Tunisia, molto bella ma molto”europea”, con le sue ampie strade larghe ed i baretti di coca-cola.
Man mano che ci avviciniamo alla frontiera il paesaggio diventa più desertico, cominciano ad apparire i primi uomini che a bordo strada ti propongono cambio nero a valore doppio di quello ufficiale, benzina ed animali in cambio di pochi spiccioli.
In frontiera affrontiamo un durissimo passaggio per la registrazione, quattro o cinque ore nell’attesa di un visto (capirò più tardi che lo stile di vita dei magrebbini è basato sulla lentezza, sul cercare di capire chi hai di fronte magari offrendogli un comodo the alla menta o chiacchierando di calcio, uno stile di vita che noi vittime del consumismo abbiamo purtroppo completamente abbandonato, divorando panini in piedi nei bar in Piazza Duomo o camminando anche sulle scale mobili per accorciare il tempo).
Penso che Pierfelice, che ne ha viste e sentite molte più di me, sa di quello che sto parlando.
Dopo le formalità doganali ci abbandoniamo alla veloce strada che va da El Oued a Touggort, per poi affrontare la toule ondulè da Hassi Messaud a Bordj Omar Driss.
Centinaia di chilometri con il walkman che macina la cassetta d’Exile mentre il paesaggio cambia continuamente, sabbia, pietre, ma anche verde e di nuovo sabbia.
Dopo l’ultimo rifornimento imbocchiamo la pista dei 4 cammini, che ci porterà verso la duna d’Amguid e le gole che vanno verso la mitica TAM.
Qualcosa comincia a non andare, ci accorgiamo di nuvole all’orizzonte e purtroppo non sono nuvole d’acqua che magari farebbero anche piacere quando viaggi a 40°C, ma nuvole di sabbia.
Facciamo un veloce campo e prepariamo qualcosa di caldo da mangiare, di fronte a noi solo l’imponenza delle dune algerine.
Una folata di vento ed una tenda non fissata decide di andarsene, volando via insieme agli inermi piatti di carta e alla nostra ultima pastasciutta….
La notte passa dapprima con il vento fortissimo, imparo una nuova tecnica per cercare di riposarsi in una tenda quando c’è un forte vento: stare sulla schiena con le gambe alzate a tenere ferma la sommità, per evitare che ti schiacci…
Poi miracolosamente il vento cessò e si aprì un cielo come mai l’ho visto da allora.
Il nero impenetrabile della notte e le stelle a 180°, sembrava di essere dentro un immenso planetario ed il silenzio assoluto della notte.
Un tetto così sembra schiacciarti, sembra volerti avvolgere e far diventare parte della natura, come una delle immancabili piante d’acacia presenti.
Decido di non dormire più, mi guardo lo spettacolo della notte algerina canticchiando chissà perché Winter finché spunta un sole imperioso dall’orizzonte.
Tiriamo su il campo chiacchierando con i ragazzi che da allora mai più perderò di vista, insieme andremo anche a vedere concerti dei nostri in un altro viaggio ad IMST, 1999.
Partiamo scorazzando liberi nelle piste che vanno verso sud, cercando di non perdere mai di vista l’auto con la guida, i rifornimenti ed i viveri.
Ho cambiato cassetta ed adesso mi accompagna IORR.
Ogni tanto mi fermo a fotografare o anche solo ad ammirare il paesaggio.Dopo circa 180km vediamo nuovamente nuvole all’orizzonte.
Purtroppo non ce ne rendiamo conto che già il vento c’investe, con un impeto mostruoso e sabbia dappertutto che ti entra nel casco nei guanti,nel naso, in gola, nei pantaloni.
Ed allora facciamo la cosa più stupida che un motociclista può fare durante una tempesta di sabbia, invece di rimanere fermi come più volte raccomandato dalla guida sulla nave, presi dal panico cerchiamo di aggirarla.
Dopo circa un ora di spostamenti nella nebbia totale ne siamo finalmente fuori ma ahimè, non vediamo più l’auto con i viveri ed il rifornimento.Ci fermiamo, il cielo adesso è nuovamente limpido, il caldo opprimente ma noi motociclisti fortunatamente siamo tutti insieme, 6 moto.
Dopo un’ ora fermi ad aspettare l’auto con i viveri cominciamo a pensare che magari è rimasta indietro, ha rotto qualche pezzo, ecc.
E facciamo un altro grave errore, cerchiamo di tornare indietro.
Finché dopo 4-5 ore ininterrotte di marcia, cambiando continuamente direzione realizziamo di esserci definitivamente persi.
Uno sconforto totale ci assale, parliamo di cominciare a razionalizzare l’acqua che abbiamo e intanto si avvicina la notte.
Ad un certo punto decidiamo di fermarci e cercare di fare un campo, ma tutti i viveri sono sull’auto, abbiamo solo l’acqua e ne tende né sacchi a pelo (il deserto di notte a causa dello sbalzo termico sembra gelido, molto di più di quello che è realmente).
Consumiamo qualche litro di benzina nella speranza vana di bruciare un vecchio copertone trovato su una pista poi mettiamo le moto in cerchio e ci adagiamo al centro, cercando di dormire.
Siamo tutti schiacciati uno contro l’altro, avevamo il deserto a disposizione e noi non riuscivamo quasi a girarci.
E’ incredibile come gli istinti primordiali, la paura, lo sconforto ti prende in quei momenti.
Confesso che pensavo di morire, senza acqua nel deserto algerino.
Ricordo perfettamente che nella notte cominciai a scrivere su un blocchetto di viaggio che usavo portare e scrissi alla mia ragazza (quella che sarebbe diventata mia moglie), ai miei genitori, a mia sorella, ai miei amici.
L’unica costante era il walkman, con la musica dei Rolling Stones.
Non è retorica, forse era inconsapevolezza ma era l’unica cosa che riusciva a mettermi coraggio in quella notte fredda algerina.
Un mio amico qualche mese fa affermò che gli Stones gli salvarono la vita, quando tutto il suo gruppo d’amici passò all’eroina lui si dedicò alla musica degli Stones.
Ecco, penso che nel mio piccolo anche quella notte in Algeria, con le note d’Exile e Iorr gli Stones mi aiutarono al pari della fede ritrovata in Cristo (in questi casi viene sempre fuori, una preghiera esce sempre), al pensiero della propria famiglia ed un’inesauribile fortuna.
Ma torniamo al racconto.
Nella notte un rombo di motori appare da lontano e due fari si avvicinano.
Euforia incontenibile, accendiamo le moto, luci, urla e clacson a manetta, finalmente la guida ci ha trovati!
Con grandissimo sconforto non è la guida ma un camion che riporta gli operai algerini nei propri villaggi dopo una giornata di lavoro nelle piccole stazioni d’estrazioni del petrolio che si trovano un po’ ovunque in Algeria.
Chiediamo la strada ai guidatori dei camion e ci assicurano che non è difficile, bisogna seguire le tracce dei loro copertoni, un’impronta profonda nella sabbia.
Balle, le vedi solo nei film, basta un venticello per coprirle.
Scambio una tanica d’acqua (che ho ancora appesa nel mio garage) con qualche medicina per la dissenteria.
Poi il camion prosegue il suo cammino in direzione opposta di quella dove l’indomani dovremmo andare.
All’alba, mai nessuna sveglia fu più efficace, presi da una piccola speranza cominciamo a seguire le fantomatiche tracce.
Come nella peggiore trama di un film americano cominciamo a finire la benzina alle moto più piccole e decidiamo di abbandonarle caricando il passeggero (e facciamo la terza cazzata poiché se non ritrovavamo le moto eravamo ancora là perché ci avrebbero accusato d’averle vendute clandestinamente).
Quando verso sera avevamo perso ormai le speranze incrociamo un altro camion.
Decidiamo che a costo di sequestrare l’autista stavolta ci facevamo portare indietro.
Però è un camion che porta l’acqua nei villaggi e ci spiega che se gli facciamo fare ritardo perderà il posto.
Gli offriamo tutto quello che abbiamo in contanti, duecento dollari.
Decide che ne vale la pena rischiare il posto…
Quando incontriamo sulla pista un acacia che avevo notato già all’andata e fotografato perché c’era posto di lato un differenziale di un fuoristrada, capisco che il pericolo è passato.
Usciamo dal deserto e subito dopo esce la guida che non aveva mai smesso di cercarci nel nostro pellegrinare in cerchio (lasciavamo dei segni, adesivi su paletti di legno con cui segnavamo a penna cosa stavamo facendo, la guida ce li riportò tutti e li tiene ancora anche lui nel proprio garage di Roma).
Ecco, questo è un giorno dove penso che in una piccola parte gli Stones mi aiutarono a salvare la vita.

Sici
i
A El Oued cercano di venderci un fennec
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la durissima toule ondulè
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villaggi ad Hassi Messaud
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un campo
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la nutella!
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pista dei 4 cammini, all’orrizzonte si avvicina la tempesta di sabbia
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dopo il vento
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la guida
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il cerchio 1
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il cerchio 2
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i pozzi di petrolio
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Acacia e differenziale
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dopo la tempesta di sabbia e fango
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siciImmagine


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MessaggioInviato: 1 maggio 2009, 3:27
Avatar utenteMessaggi: 3205Iscritto il: 12 gennaio 2006, 1:44
Bellissimo racconto, grande esperienza , sono le cose che ti rimangono, chissa' che emozioni che ansie e paure....e che questa cosa sia legata alla band in qualche modo....no scusa non in qualche modo ma molto di piu', la fa diventare ancora piu'.....come dire intima, tua.
No a me gli Stones non mi hanno mai salvato la vita, ma me l'hanno fatta diventare molto piu' bella di quella che sarebbe stata senza.....ne sono sicuro....naturalmente x prima cosa la musica, la mia passione da quando avevo 3 anni, e poi tutto quello che ci e' girato intorno, concerti amicizie viaggi.
E sempre in maniera diversa , in un modo quando avevo 12 anni in un altro a 15 e cosi via fino ad oggi, ma senza mai affievolirsi


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MessaggioInviato: 1 maggio 2009, 12:24
Avatar utenteMessaggi: 4670Iscritto il: 8 luglio 2006, 17:02
bellissimo racconto, sici

mi è venuta in mente una cosa successa molti anni fa, in cui non so se la mia vita era in pericolo, ma i rolling stones mi hanno aiutata ad uscire da una situazione sgradevolissima....

Anno: 1989
Località: Austin, Texas

Durante il mio anno di lavoro in Texas vivevo con un'amica in una casa in periferia, a mezzora di distanza dal centro...una sera ero stata invitata al dipartimento di italiano dell'università per assistere alla proiezione di un film di Fellini.
Distratta come sempre, invece dell'autobus per il centro prendo quello che esce dalla città e va al deposito. Vedevo che l'autobus invece di riempirsi ad ogni fermata si svuotava sempre più, era strano perchè era venerdì sera...Comincio ad innervosirmi quando invece delle luci della città vedo il paesaggio fuori diventare sempre più scuro...mi avvicino all'autista e gli chiedo dove sta andando....."Al deposito, baby" è la risposta. Certo non potevo scendere lì, in mezzo al deserto...Il tipo mi dice che dopo 10 minuti di pausa sarebbe ripartito per il centro. Io ero terrorizzata, l'autista aveva una faccia da psicopatico, me lo ricorderò per sempre... Arrivati al deposito,(deserto!) mi dice bruscamente di scendere, io penso che non è il caso di fare storie...Inizia a fissarmi, mi chiede come mi chiamo, tira fuori un panino ed inizia a mangiare lentamente, sempre fissandomi. Poi improvvisamente mi dice che le donne sono tutte puttane, ed allora capisco che sono nei pasticci. Decido di assecondarlo, e gli dico, che ha proprio ragione, che le donne fanno soffrire gli uomini ingiustamente, che gli uomini sono tanto buoni e la maggior parte delle donne sono stronze. Inizio a parlare a raffica, lo stordisco di parole, gli chiedo dettagli sulla sua vita, famiglia, ecc....Ma lui finisce il panino e mi dice "Parli un sacco tu..." E continua a fissarmi, fa scorrere il suo sguardo su tutto il mio corpo e voi non potete neanche immaginare come mi sono sentita...da sola, al buio, in un altro continente, in mezzo al deserto, in compagnia di un uomo che odia le donne....Gli chiedo se non è ora che l'autobus riparta, gli dico che ho un appuntamento, gli spiego del film....,ma lui dice "Ohhh c'è ancora tempo" Non so più che dire, sono bloccata dalla paura...e in quel momento, non so perchè, mi vengono in mente i Rolling Stones, ma davvero non so come mai, mi viene in mente Angie e mi viene da piangere, penso che quell'uomo potrebbe farmi qualsiasi cosa, e poi anche uccidermi e seppellirmi nel deserto, nessuno mi avrebbe più trovata, e c'è sempre Angie nella mia testa ed allora mi esce la domanda che mi salva:" Do you like The Rolling Stones?" Lo vedo che si illumina un po', i suoi occhi torvi mi guardano in un altro modo, e mi sorride, e mi dice che sono il suo gruppo preferito, allora io mi sento teribilmente sollevata e iniziamo a parlare di canzoni, lui si lascia coinvolgere, dimentica che sono una donna e che le donne sono cattive, e alla fine mi dice "Dai salta su che è ora di partire" e l'autobus riprende il suo viaggio verso la città, ed io sono salva....
Scendo davanti a casa, non ho più voglia di vedere Fellini, le gambe mi tremano, sono spaventata...vado a casa e metto su Angie e piango tutta la sera.....


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MessaggioInviato: 1 maggio 2009, 13:24
Avatar utenteMessaggi: 3205Iscritto il: 12 gennaio 2006, 1:44
Potrebbero anche averti salvata....non lo saprai mai ma potrebbero....anche questa e' una delle cose che non si dimenticano. Certo che e' stato un bel rischio....se fosse stato un accanito fans dei beatles Angie sarebbe stata la tua condanna definitiva!!!


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MessaggioInviato: 1 maggio 2009, 13:40
Avatar utenteMessaggi: 4670Iscritto il: 8 luglio 2006, 17:02
isy ha scritto:
se fosse stato un accanito fans dei beatles Angie sarebbe stata la tua condanna definitiva!!!


:lol: :lol: :lol: :lol:


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MessaggioInviato: 2 maggio 2009, 12:07
Avatar utenteMessaggi: 2486Iscritto il: 23 giugno 2006, 1:46
carla ha scritto:
bellissimo racconto, sici

.....


Emozionante anche il tuo.Beh,sono stati decisivi anche per te!
Sici


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MessaggioInviato: 2 maggio 2009, 14:45
Avatar utenteMessaggi: 2239Località: BeneventoIscritto il: 11 settembre 2006, 22:40
avete scritto due storie emozionanti davvero ... a me gli stones non hanno fatto conoscere la musica ma di sicuro tanta bella gente nei concerti e questo forum con tutti voi...musicalmente invece mi hanno aperto nuovi orizzonti...


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MessaggioInviato: 6 maggio 2009, 12:42
Messaggi: 851Località: CagliariIscritto il: 14 novembre 2006, 21:20
Proprio salvato la vita non direi, però hanno curato qualche maldipancia e un sacco di dolori di cuore.
Baci Daniela <)


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MessaggioInviato: 6 maggio 2009, 13:55
Avatar utenteMessaggi: 2825Località: SienaIscritto il: 25 agosto 2007, 15:22
Carla fortuna sei fan degli Stones!!!!!!secondo me ti hanno salvata alla Grande!!
a me non mi hanno mai salvato la vita....ma sono molto di conforto durante i
momenti no


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MessaggioInviato: 7 maggio 2009, 17:02
Messaggi: 2144Località: trevisoIscritto il: 24 febbraio 2006, 0:28
belle foto,bel racconto Sici.. <)


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